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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Razor - Executioner`s Song
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06/06/2020
( 1372 letture )
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Canada: terra di grandi foreste, vasti laghi, giacimenti auriferi (fu teatro della celeberrima corsa all'oro del Klondike, cui prese parte anche il buon Zio Paperone) e... band metal. Il paese nordico, difatti, fin dagli anni 80 ha prodotto una scena musicale di importanza considerevole, che ha dato vita a band come Sacrifice, Voivod, Anvil, Annihilator, senza dimenticare i precursori Steppenwolf e, in ambito estremo, Gorguts, Martyr, Cryptopsy, Kataklysm, Strapping Young Lad. Ci dev'essere qualcosa di buono nell'acqua dello Yukon! Eppure, quando si parla di band provenienti dalla terra degli aceri, si omette spesso di citare un altro gruppo di una certa importanza, non famosissimo ma divenuto ormai di culto fra gli appassionati: stiamo parlando dei Razor, fondati nel 1983 dal chitarrista Dave Carlo ed autori di uno heavy metal presto sconfinato in territori thrash. Probabilmente il gruppo non ha mai composto un vero e proprio capolavoro, non ha mai avuto il suo Alice in Hell, il suo Nothingface, ma si è comunque distinto per una manciata di lavori di buonissima fattura, veloci e divertenti.
Oggi, in particolare, parliamo dell'esordio discografico del gruppo, Executioner's Song, pubblicato ad aprile 1985, che per tener fede al proprio titolo presenta in copertina un truce boia con una chitarra che sembra un'ascia (o forse un'ascia che sembra una chitarra?). Le danze sono aperte da Take this Torch, che mette subito in mostra i punti salienti del sound dei Razor: chitarra ritmica precisa e tagliente suonata dall'abile Dave Carlo (che, curiosamente, risulta essere il chitarrista preferito di Jack Owen, a sua volta ascia di Cannibal Corpse e Deicide), voce un filo sgraziata ma energica di Stace “Sheepdog” McLaren. Il ritornello, pensato per far faville dal vivo, ricorda in parte quello di Ride the Sky degli Helloween o, per meglio dire, è quest'ultimo a ricordare quello di Take this Torch, giacché risale a dicembre del 1985. La produzione, vero cruccio del disco, non è ahinoi eccellente, ma fortunatamente permette di apprezzare l'abilità di Carlo, da sempre cuore pulsante del gruppo, nonché le linee vocali del frontman. Fast and Loud (titolo che è un vero e proprio manifesto programmatico!) punta nuovamente su riff ed impatto del ritornello, semplice ma efficace, come del resto la musica proposta dal gruppo, qui più tendente all'heavy che al thrash. Si torna invece su territori più veloci con la sferzante City of Damnation, dove un Carlo in stato di grazia, ben coadiuvato dal bassista Mike Campagnolo e dal batterista Mike Embro, dà ancora buona prova di sé. Con le dovute precauzioni, sembra di ascoltare un pezzo dei primissimi Slayer, quelli di Show No Mercy, compresa la produzione un po' cupa. Riff entusiasmanti aprono anche Escape the Fire e March of Death, dove la voce del cantante è particolarmente lugubre e sofferente, ma anche Distant Thunder, più marcatamente heavy soprattutto nella prima parte, mostra i due principali fulcri del sound del gruppo in ottima forma; per la verità, anche Campagnolo tesse un'eccellente trama di basso! Basso e chitarra, ancora, fanno un figurone su Hot Metal (altro titolo “trve”!), che tuttavia, nel complesso, convince meno di Gatecrasher e Detahrace, che viceversa riteniamo due dei pezzi forti di Executioner's Song; le strofe della seconda, in particolare, sono fra le migliori di questo album. Forse anche per l'elevato livello dei pezzi che la precedono, Time Bomb non colpisce allo stesso modo, così come The End, che vorrebbe suonare come una conclusione minacciosa, risentita oggi sembra più che altro tratta da un film horror di bassa lega.
Questa lieve flessione finale non cancella il valore di un disco che, pur non essendo certo perfetto (come detto, la produzione è dolorosamente approssimativa), si è comunque guadagnato un posto nel cuore di molti appassionati: i Razor, come detto, non hanno probabilmente mai dato alle stampe il loro Reign in Blood, anche perché il loro essere a cavallo fra heavy e thrash non ha forse permesso mai loro di eccellere né in un genere, né nell'altro. Tuttavia, ancora oggi, è un piacere ascoltare la furia primigenia di certe canzoni, l'abilità di Dave Carlo e, perché no, anche le vocals un po' sguaiate di Stace McLaren.
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4
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Lo sto riascoltando ora!!
Testa bassa e pedalare!!! e così sia! |
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3
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Il mio preferito dei Razor, purissimo speed metal, l'album è un assalto sonoro senza tanti fronzoli dall'inizio alla fine!
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2
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Grandissima e underrated band. Insieme a 'evil invaders' e 'malicious intent' ovviamente anche il primo mini album, platter che ogni amante dello speed/thrash dovrebbe avere. Qui c'è tutta la thrashandatezza primigenia che accompagna l irruenza di questo album, compresa la produzione molto raw. Qui non si bada alle 'rifiniture certosine', qui si va dritti al punto. Speed/thrash di pregevolissima fattura, con mc Laren che con la sua timbrica 'sporca' ben si adatta al contesto. Imho |
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1
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...bel disco...rozzo,violento senza troppi fronzoli.... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Take this Torch 2. Fast and Loud 3. City of Damnation 4. Escape the Fire 5. March of Death 6. Distant Thunder 7. Hot Metal 8. Gatecrasher 9. Deathrace 10. Time Bomb 11. The End
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Line Up
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Stace McLaren (Voce) Dave Carlo (Chitarra) Mike Campagnolo (Basso) Mike Embro (Batteria)
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RECENSIONI |
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