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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Nocturnal Rites - In a Time of Blood and Fire
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26/06/2021
( 1013 letture )
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Umeå, situata nel nord-est della Svezia, è una città universitaria che nei decenni ’80 e ’90 ha visto sbocciare diverse metal band europee. Fra le più conosciute vi sono senz’altro i Cult of Luna, i Meshuggah, e una tra le principali esponenti del power svedese, i Nocturnal Rites. Proprio questi ultimi si formano, appena quindicenni o poco più, su iniziativa del chitarrista Fredrik Mannberg e del bassista Nils Eriksson, e propongono, nei tre anni successivi, alcuni demo in chiave death metal, seguendo più o meno lo stile di molti gruppi connazionali. Nel 1994, con l’ingresso in formazione del vocalist Anders Zackrisson, decidono di svoltare verso un power metal di matrice prettamente teutonica e ottantiana, e un anno dopo pubblicano il loro disco d’esordio.
La scena svedese non è particolarmente nota per tale genere, anche se la caratura di band come HammerFall e Sabaton potrebbe fare pensare il contrario. I Nocturnal Rites riescono in ogni caso ad emergere grazie ad un album caratterizzato da una proposta compositiva più che accettabile, ma in molti tratti piuttosto derivativa ed eccessivamente influenzata da giganti come Helloween e Iron Maiden. I nostri comunque dimostrano in molti passaggi di aver imparato bene la lezione, in In a Time of Blood and Fire abbiamo infatti perizia tecnica e delle buone canzoni, e non è poco. I primi tre brani, non particolarmente originali, sono esplicativi di quanto appena espresso, poca creatività ma onesto power, e di certo non si può dire che siano da scartare. Con la terna successiva si sale decisamente di livello. Ritengo infatti la superba ed epica title track l’apice del disco (consigliatissima la meravigliosa versione acustica contenuta nella compilation del 2005 Lost in Time, cantata da Jonny Lindqvist), così come notevoli sono le successive Dawnspell, maideniana fino all’osso, e l’ottima cavalcata power Lay of Ennui. Winds of Death è anch’essa decisamente ispirata alla leggendaria band di Harris, ma è pure, ahimè, l’ultima traccia di rilievo dell’album. Particolarmente poco interessante è soprattutto Dragonisle, che vorrebbe innalzare il tono epico del disco, ma la cui prolissità e l’incedere doom rendono l’ascolto piuttosto tedioso. Una considerazione sulla prestazione vocale di Anders Zackrisson. Pur rimanendo molto distante dal livello di cantanti stellari come Scheepers o Kiske, è tipicamente inquadrata nel genere e abbastanza funzionale alla riuscita del disco. Dopo i successivi due (buoni) album, Zackrisson verrà sostituito dal più potente Jonny Lindqvist; ciò coinciderà tuttavia con una virata da parte della band verso un heavy più canonico e non particolarmente esaltante.
Alla fine dei conti vale probabilmente la pena rispolverare l’esordio dei Nocturnal Rites, gruppo, evidentemente, non imprescindibile, ma che, soprattutto agli inizi, ha realizzato senza dubbio degli album più che dignitosi in una terra, quella di Svezia, in cui il power è sempre stato un genere piuttosto minoritario all’interno del mondo metal.
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3
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Sono stradaccordo col commento 1, i due successivi sono bellissimi. |
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2
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Album stupendo. Voto 85. |
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1
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Band che ha contribuito al genere. Dopo l’esordio sfornarono due grandi album, i migliori della loro carriera. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Sword of Steel 2. Skyline Flame 3. Black Death 4. In a Time of Blood and Fire 5. Dawnspell 6. Lay of Ennui 7. Winds of Death 8. Rest in Peace 9. Dragonisle
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Line Up
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Anders Zackrisson (Voce) Fredrick Mannberg (Chitarra) Mikeael Soderstrom (Chitarra) Nils Eriksson (Basso) Ulf Andersson (Batteria)
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RECENSIONI |
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