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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Mastodon - Hushed And Grim
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04/11/2021
( 9991 letture )
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Hushed and Grim è un disco che richiede del tempo, ma non per la sua natura di doppio album da ben novanta minuti complessivi, bensì per via dell’assenza di un’offerta che realmente possa catturare gli ascoltatori così… a colpo “d’orecchio”. Attenzione, non si sta qui sottendendo la necessità di una “cura Ludovico” da parte del fan rimasto deluso dal primo ascolto -perché lo rimarrà- al fine di farselo forzatamente piacere, ma di un cambio di prospettiva su di un lavoro che a primo impatto non potrà rievocare subito quei climi dirompenti a cui i Mastodon ci hanno abituati per anni. Hushed and Grim presenta un songwriting ben lontano dall’energia dei primi dischi, dalla perfezione squisitamente progressive di Crack the Skye o dal rockeggiante The Hunter. L’offerta di questa release è piuttosto di una band in costante maturazione e che sempre di più si è mostrata attenta alla resa finale del sound piuttosto che alla complessità delle partiture: insomma, i Mastodon sono divenuti ora più cinici o, mi si passi il termine, utilitaristi. E, va detto, un’analisi brano per brano non potrà di certo rappresentare un’opera così organica, così tracotante di elementi dipanati in un’ora e mezza di musica e che solo il suddetto cambio di prospettiva e tanta dedizione potranno valorizzare a dovere. Proprio per questo forse l’approccio migliore per parlare dell’ottavo viaggio imbastito dagli americani è di preferire il tutto alla parte, un approccio Gestaltista insomma. Ed è chiaro che molte sfumature verranno tralasciate nel tentativo, se si volesse risultare esaustivi riassumendo gli intenti e le pietre angolari di quest’opera bisognerebbe scrivere almeno qualche pagina e non le poche righe di una recensione. Per tale motivo, ci saranno omissioni anche di una certa importanza, ma per capire Hushed and Grim non bisogna analizzare a fondo la musica quanto piuttosto farla parlare al nostro posto, come ben direbbe Hanslick.
Appena si butta un occhio alla copertina si rimane già attoniti, salutiamo i colori di Once More ‘Round the Sun o il rosso acceso di The Hunter: qui è tutto grigio, cupo, tetro e con solo qualche rimando al simbolismo elementare della terra come avveniva in Blood Mountain. All’interno del tronco dell’albero il volto di Nick John, manager fondatore dei Mastodon venuto a mancare nel 2018 a causa di un lacerante cancro. E se tutto questo non bastasse a immergere l’ascoltatore nel già chiaro aere del concept, una placca nera immortala il nome del gruppo e del disco in modo lapidario, quasi colpendoci negli occhi con un sentore sinistro e di straniamento. La copertina in questione è poi solo una parte di un magnifico lavoro ben più esteso di Paul Romano, storico illustratore della loro discografia e che qui ha inserito riferimenti a dischi passati, culturali e ad opere d’arte tra le quali “Il Mare di Ghiaccio” di Caspar Friedrich, un lavoro che non si può ignorare dunque. La produzione invece è affidata a un vero professionista dei viaggi uditivi, qui capace di mixare le linee dei vari musicisti -soprattutto le chitarre con il loro tono distorto personalissimo- tramite il giusto compromesso tra psichedelia lisergica e pesantezza sludge: David Bottrill, di scuola Peter Gabriel, Tool, King Crimson e così via. La formazione invece? Monolitica, ferma da oltre vent’anni, e menomale aggiungerei.
Il percorso inizia con un pezzo piuttosto standard per la band, se non fosse per questi echi pesanti che se da un lato rimandano al loro debutto Remission, dall’altro lo fanno con meno acerbità e aggressività. Lo sludge è però preponderante e claustrofobico in questa iniziale Pain with an Anchor aperta dal solito attacco (qui quasi alla Hot for Teacher) del grandioso Brann Dailor, che in questo disco si dimostra ancora una volta fuori dal mondo per creatività e performance sia batteristica che vocale, grazie al suo timbro fresco e perfetto per le sezioni meno pesanti dei brani. Impossibile poi non citare il suo drumming nella opener summenzionata, nella successiva The Crux, nel suo classico attacco fatto di terzine o cinquine pesantissime come in Savage Lands, o dello zenit assoluto del suo lavoro: il tiro ottenuto nella seconda stanza della mini-suite Gobblers of Dregs, a dir poco mozzafiato e mixato ad arte. E tutte le tracce appena citate sono un tripudio di riffing metallico distruttivo, di quei Mastodon a cui ci siamo abituati per anni ma che qui imbastiscono atmosfere più introspettive e tonalità stoner riflessive, le quali aprono a riffoni semplici ma che schiacciano l’ascoltatore sotto di un monolite di psichedelia feroce e mai troppo pacata ove melodica. La conclusione della primissima Pain With an Anchor è infatti l’invito ufficiale a percorrere questa avventura unica, con questa ripetizione compulsiva se non ipnotica del riff di Brent e Bill, supportati da inserti sinfonici che mai prima d’ora come in questo platter sono stati utilizzati a supporto del songwriting. Proprio questi ultimi condiscono poi anche il finale mozzafiato di Sickle and Peace, singolo che i fan avranno già spolpato prima delle release e che, a fronte di numerosi ascolti, si innalza nell’olimpo dei brani mastodoniani meglio scritti, arrangiati ed emozionanti, con il suo ritornello introdotto da una pentatonica in stile Leviathan che farà sentire al suo interno tutto ciò che di buono i Mastodon hanno creato nel corso degli anni.
Death comes and brings with him sickle and peace Shelter from storms come with long flowing robes
E a questa carrellata delle prime quattro tracce più dirette e “standard”, ecco seguire un trittico più soft, in uno stile progressive rock in cui sarà presente una seconda novità per i fan di lunga data: l’uso preponderante di tastiere e sintetizzatori, affidati a João Nogueira. A seguire, la floydiana The Beast con il grandioso Marcus King alla chitarra -forse per occupare il vuoto creatosi con l’assenza della solita comparsata di Scott Kelly dei Neurosis- e con il suo tono folk e blues; Skeleton of Splendor nella sua essenza rockeggiante old school anni ‘70 e infine l’altro singolo rilasciato ossia Teardrinker, un pezzo cantabilissimo e groovy riconoscibile tra mille per la polifonia tra voce e cordofoni nel ritornello e per l’assolo di basso e chitarra magistrale sul finale. Si chiude così il primo disco, con il terzo e ultimo singolo Pushing the Tides, un brano che difficilmente ci si schioderà dalla testa per il suo refrain. I ritornelli di Hushed and Grim non dovrebbero nemmeno essere svalutati da semplici aggettivi sensazionalistici, questi non sono solo tutti di una qualità eccelsa, ma risultano sempre cantabili senza apparire scontati, mielosi o radiofonici… e tutto ciò è a dir poco incredibile.
Forse i due brani più atipici, più particolareggiati di tutta l’offerta, sono i primi due del secondo CD: Peace and Tranquillity e Dagger. La prima con un inizio chitarristico quasi alla Protest the Hero, un riffing marittimo sul lontano richiamo di Leviathan e melodie incantevoli; il secondo -a cui partecipa Dave Witte alle percussioni- nella sua indescrivibilità, nel suo essere un brano che difficilmente si può attribuire su due piedi ai Mastodon, eppure funziona in egual modo lasciando ai gusti dell’ascoltatore il compito di giudicare il pezzo, sottraendosi all’analisi più formalizzata. Altra tripletta è quella costituita invece dalle tracce più emozionanti dell’intero disco, capaci di distruggere emotivamente chiunque vi si approcci tramite dei testi superbi, un impianto melodico ed armonico maturo, e le prestazioni vocali di Troy e Brent da brividi. Le tre voci principali della band, a cui si somma sporadicamente quella di Bill per i cori, si fanno protagoniste di un dolore a tratti inesprimibile, danzando continuamente tra loro in un amalgama di timbriche uniche e sempre coerenti con le canzoni in cui figurano, ma questo i fan di lunga data lo sanno bene. Had It All è spiazzante, Eyes of Serpents è poesia pura rasentando la perfezione compositiva, e poi c’è lei, la conclusiva Gigantium. Quest’ultima inizia senza particolari salti dalla sedia per poi elevarsi, con la sua outro, a momento migliore dell’intero album se non tra i migliori momenti dell’intera discografia della band. Si viene investiti da un tripudio vorticoso di emozioni cantate con linee vocali e melodie splendide, portati per mano sino all’ennesimo assolo di Brent. E se tutti i precedenti presenti nel disco erano ottimi, con questo si è scritto un nuovo tassello nella storia della band, uno degli assoli e delle conclusioni migliori sentiti negli ultimi anni di progressive metal. Quando l’ultima nota verrà fuori dalle corde della chitarra di Brent, e giungeranno gli archi, capiremo che il viaggio è finito, con commozione, con un senso di appagamento catartico e con la consapevolezza che i Mastodon, ancora una volta, hanno reso onore al proprio nome.
The mountains we made in the distance Those will stay with us
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reputo questo disco superiore ai 4 precedenti ad iniziare da The Hunter. Con questo doppio album i Mastodon rialzano la testa!! veramente un grande disco. |
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@galilee: Badaben alle parole che usi, da te mi aspetto un linguaggio più elevato. Non si dice "piacione" ne tantomeno "scarto degli AIC"... piuttosto "orecchiabile" ed "outtake di Rainier Fog".
Nell'economia di un album così lungo, ci sta un momento di respiro. |
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È stato proposto come singolo perché è il brano più piacione. Non lo trovo brutto, ma rispetto al resto a parer mio stona. |
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@Galilee: boia deh (cit) scarto mica tanto!
E' stato pubblicato anche in versione acustica come singolo ed in entrambe i casi lo trovo un signor brano. Il contesto generale è piuttosto ampio per non includerlo, imho.... meno male che hai potuto ascoltarlo come si deve  |
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Finalmente sono riuscito ad ascoltarlo come si deve. Magari non sarà il miglior disco dei Mastodon, ma di sicuro è il loro lavoro più maturo ed equilibrato. L'ispirazione è molto forte e non cala per tutta la durata del disco, che non è certo breve o sbrigativo. Sembra quasi che i Mastodon abbiano voluto fare un riassunto di quello che sanno fare meglio come per chiudere un cerchio e regalarlo ai propri fan. Unica nota leggermente stonata è la stopposa e ripetitiva teardrinker che esula un pò dal contesto generale. Sembra uno Scarto degli Alice in chains ultimo disco. Per il resto direi che siamo ad altissimi livelli. |
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Un viaggio lisergico e malinconico dal quale una volta partiti non si vuole più ritornare. Una delle band più incredibili che il metal potesse partorire, li amo alla follia! Capolavoro assoluto! |
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Album bellissimo. Sicuramente dopo Crack the Skye quello che ho ascoltato di più di loro. Se bisogna citare qualche pezzo direi che gli ultimi tre Gobblers of Dregs, Eyes Of Serpents e Gigantium li scrivono solo i fuoriclasse. Ma c'è tantissima bella musica in questi due cd come ad esempio conferma The beast con l'ospite Marcus King chitarrista che mai mi sarei aspettato a fare l'ospite dei Mastodon. 85 |
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Da poco ho scoperto i Mastodon.. grazie allo sponsor degli Opeth.
Ho ascoltato remission, blood mountain e questo. Quest'album non è male. Tra quelli ascolati è quello che preferisco. Credo il più maturo. ci sono canzoni davvero belle...un album un po lunghetto..avrei fatto una selezione. Voto 80! |
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Grande bande e gran bel disco |
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Un doppio album non me lo aspettavo dai Mastodon.Disco superbo |
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Anche di più. Qui siamo di fronte ad un lavoro di definitiva maturazione e consacrazione di un gruppo di grandissima perizia tecnica e compositiva, fra i più significativi negli ultimi decenni nel rock |
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Questo è un grandissimo album, un viaggio di 1 ora e mezza tra sonorità apparentemente distanti tra loro eppure perfettamente amalgamate dallo stile della band. Musicalmente rappresenta un pò la summa del Mastodon-pensiero, i trademark della band sono sempre presenti seppur interpretati in chiave più rock come da The Hunter in poi, ma si colgono anche spunti prog (chi ha detto Pink Floyd?) e country (The Beast) soprattutto nel lavoro delle chitarre di Brent. In ogni caso, non è un disco facile per contenuti e durata: dopo il primo ascolto non lo avevo capito, mi ci sono voluti più passaggi per apprezzarlo appieno e ora è già un classico. Voto 90 |
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Non sono un fan dei Mastodon, del loro stile e conosco decisamente poco la loro musica (pur avendoli visti ben due volte dal vivo ai tempi degli esordi). Eppure, questo è un grande disco! |
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Qua siamo davanti alla Musica senza Se e senza Ma.. Qualsiasi cosa che ho ascoltato di questo Gruppo non mi ha Mai deluso.. Sono Unici! |
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Sono DACCORDISSIMO DISCO DELL'ANNO E ANCHE DI MOLTI ANNI A VENIRE ALBUM EPICO LA BAND N1 AL MONDO LI AMO GRAZIE MASTODON DI ESISTERE 💯💯💯💯💯💯🤘🏼🤘🏼🤘🏼💥❤❤🎤🎤🎤 |
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Album enorme, magnifico, pesante, sognante, commovente... I riff sono splendidi, il cantato perfetto e il tutto é suonato con gusto invidiabile e tecnica sublime..di gran lunga il disco dell anno, forse anche dell anno prossimo. Mi inchino di fronte a tanta beltà |
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Fantadticoooo album epico TOP 2021THANKS mastadon💯💥🎤🤘🏼 |
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Hushed and grim. Sussurrato ed oscuro. Titolo calzante, dai sussurri di cold dark place si richiude il cerchio su crack the skye, recuperando alcuni elementi dei primi album e condensando tutto in una forma (relativamente) nuova.
Mi ha colpito il suo essere "organico" rispetto a tutta la carriera della band, non solo perchè la rappresenta bene, ma anche perchè se per gioco se metti una the beast su crack the skye... ci sta, cosi come qui ci stanno una toe to toes o una jaguar god... oppure una Teardrinker su Emperor... poi, ma questo è un mistero, una had it all la metti su rainer fog e ci sta, alla grande pure, sebbene la chitarra non sia di Cantrell!!!
Un paio di pezzi non mi fanno impazzire (more than I could chew, pushing the tides) ma le altre sono una meglio dell'altra e nonostante la lunghezza scorre via che è un piacere, Voto 90 |
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Doppio album meraviglioso. Gigantium capolavoro. Certo, in alcuni passaggi mi sembra All friends and kingdom come dei monster magnet... |
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Devo ancora ascoltare questa nuova fatica, però mi sembrano tra i migliori gruppi odierni tra le sonorità diciamo più moderne, anche se senza Voivod o Nevermore probabilmente non ci sarebbe stato questo sviluppo, molto più lisergici che prog secondo me |
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lol ma come fa ad essere il disco piu' prog dei mastodon? crack the skye dice niente?  |
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Il primo ascolto mi ha lasciato buone sensazioni, è un lavoro in cui c'è veramente tanto, dalla psichedelia al thrash, il tutto amalgamato con sapienza. |
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Questo gruppo ha avuto una maturazione artistica straordinaria, un po'lo stesso percorso di crescita che hanno avuto gli enslaved con quella capacità di alzare sempre l'asticella. Il disco è splendido e prosegue sulle coordinate dei lavori recenti, io li ho scoperti dopo e infatti preferisco gli ultimi ai primi lavori. Musica di classe, non tecnica fine a se stessa, tanta melodia e atmosfera dove si sente parecchio l'influenza di certi Pink Floyd specie per gli assoli di chitarra. La voce alla gene Simmons di Sanders è sempre un piacevole valore aggiunto |
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Disco STRATOSFERICO! Questo è forse il disco più prog che abbiano mai composto (con tutti i pro e i contro della cosa)...ma alla fine, che dire...ancora una volta hanno fatto il BOTTO! Ad ogni loro uscita, mi sorprendo sempre di quanto cazzo la band sia consistente...questi qua sono dei fottuti ANIMALI! Se personalmente ho sempre amato i Mastodon più "POP" degli ultimi anni, qui l'assenza di singoli particolarmente radiofonici (come Motherload o Show Yourself) NON crea nessun tipo di vuoto poiché, sostanzialmente, quello che hanno fatto è POTENZIARE TUTTO il RESTO! Veramente, in questo disco non ho riscontrato MAI un accenno di banalità. In ogni pezzo cìè sempre qualcosa di NON prevedibile che emerge poi...Eyes Of Serpents...che pezzo CAPOLAVORO! Insieme a The Czar, The Last Baron e Jaguar God sono tra i pezzi più EMOTIVAMENTE prog di tutta la loro discografia...IMPRESSIONANTE! Che c'è da aggiungere...Mastodon R.E.L.I.G.I.O.N.E.! |
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Lo devo ascoltare ancora meglio per valutarlo,ma posso dire che,a mio avviso, i Mastodon nel 2021 hanno ancora un'attidune e una creatività incredibili.
Mitici!
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Non ho ancora la mia copia fisica del disco, per cui commento dopo averlo ascoltato cinque volte, a distanza di qualche giorno, via streaming. Premetto di parlare da fan di Emperor of Sand, che mi pare di capire non sia tra i favoriti di molti appassionati della band di Atlanta. Questo Hushed and Grim mi è piaciuto, presenta all'ascoltatore un'ora e mezza (!) di musica di pregevole fattura, con dei picchi non indifferenti (chi ha detto Sickle and Peace? E Teardrinker? E Had It All? Potrei continuare, non sono casi isolati); alcuni dei brani che ho menzionato sono, a mio gusto, tra i migliori mai composti dal combo statunitense, che si conferma ancora una volta come la formazione migliore mai partorita dalla scena metal dopo il 2000 (sempre per giudizio personale). La cosa che mi ha lasciato un po' di amaro in bocca, però, è stata proprio la scelta di realizzare un doppio disco, sicuramente variegato al suo interno, ma non al punto tale da giustificare i quindici brani. Nove brani su quindici sono eccezionali (#1, brani dal 3 al 7, 11, 13 e 15), gli altri sicuramente sono buoni ma non li ho trovati indispensabili, tanto che se avessi avuto tra le mani dodici pezzi anziché quindici sarei stato più che felice. Da qui a chiamare quei pezzi filler ce ne passa, perché comunque non parliamo di composizioni banali, e probabilmente il pezzo che meno piace a me è il preferito di qualcun altro. Detto ciò, mi attesto su un 80 che potrebbe comunque crescere, perché il materiale a disposizione è quanto mai ricco e interessante. |
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Andrà ascoltato con calma quest'album, ma dalle cose lette in giro sul web sono molto fiducioso... |
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Finalmente i Mastodon riescono a deliziarmi all'apparato uditivo con emozioni che non provavo da dopo crack the sky.
Che dire... un album, complesso, mai banale, variegato e mi verrebbe da aggiungere pensato, sentito, voluto e suonato con il cuore, non la solita uscita commerciale dettata da obblighi verso le etichette discografiche.
Lo sto ancora assimilando, ma le emozioni, sempre nuove, scorrono come un fiume in piena.
Aspetterò per dare un giudizio complessivo, ma concludo con "bravi e grandi Mastodon!"
Una menzione anche a Gabriel "Fox" Galiano per la bella recensione che condivido e dove si evince la passione che ci ha messo per scriverla. |
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Più lo ascolto e più mi piace. Il migliore dai tempi di Crack the Skye. Bello davvero. Voto 83 |
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ah dimenticavo. per me un 70 lo vale tutto |
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qualche filler di troppo, ma cmq un lavoro convincente. i binari sono gli stessi di emperor of sand e cold dark place (ep che adoro). solo non capisco perche' fare un doppio album da 86 minuti, quando bastava farne uno da 80 tagliando una-due canzoni |
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Me lo farò come regalo di compleanno/Natale: fino ad allora non voglio ascoltare nulla, ma i giudizi che leggo non fanno che aumentare l'hype verso una delle mie band preferite. Non vedo l'ora. |
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10
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Clamoroso davvero, non ho altro da aggiungere, magari ripasserò fra un paio di mesetti quando lo avrò metabolizzato perché la carne al fuoco è davvero tanta, ma è pur vero che dal 29/10 non sto ascoltando altro. Ogni brano, bene o male, splende di luce propria, con alcuni picchi che non sentivo da anni (Emperor of Sand non lo ascolto credo da tre anni, eccetto la meravigliosa Jaguar God). Per ironia della sorte i brani più anonimi e che non mi hanno ancora convinto del tutto sono proprio il primo e l'ultimo. Perfettamente in linea anche col voto del recensore. Giganti, Mastodon. |
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9
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Mi accodo agli elogi. In attesa che arrivi fisico lo ascolto in rete. Che sia superiore a Crack non lo penso. Che sia l'ennesima perla di questo gruppo - d'accordissimo con @Danimanzo - non ci piove. |
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8
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Tendo ad essere sempre di parte con i Mastodon ma obiettivamente siamo di fronte ad un album clamoroso, magnetico. Un viaggio. E' inutile spendere troppe parole, m'inchino e basta. |
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7
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Grandi! Miglior recensione da Crack the sky. E dire che non ci speravo più. |
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Inizialmente la durata e i primi si gli estratti non mi avevano molto convinto, l’ho ascoltato, con attenzione e mi sono ricreduto.. oltre ogni aspettativa, il loro miglior album da Crack the Skye. Splendido! |
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5
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Bravo Gabriel, scritta con passione, questo lo si percepisce. E il disco non mi pronuncio, attendo un paio di mesi, come ogni loro album… per ora me lo gusto in silenzio, è un viaggio assurdo. |
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4
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Disco clamorosamente bello. In un certo senso racchiude tutti gli stili e le influenze passate della band e va oltre. Decisamente il miglior gruppo Metal degli anni 2000. |
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3
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Devo ancora finire di ascoltarlo, ma mi sembra un lavoro molto interessante (dopo il precedente EOS non ci speravo più). Devo però purtroppo rilevare ancora una volta quelli che secondo me sono sempre stati i punti deboli di questa band, ovvero le voci di Sanders e Hinds (molto migliore quella di Dailor, ma solo per le parti melodiche) e la produzione, che le "impasta" troppo e le penalizza ancora di più. Inoltre, pur riconoscendo una certa abilità chitarristica a Hinds, trovo che i sui assoli siano sempre un po' troppo simili tra loro e troppo "southern", almeno per i miei gusti.
Tuttavia, i brani sono complessi, al punto che non mi entrano in testa completamente nemmeno dopo svariati ascolti, il che lo considero comunque un pregio, oltre che un invito a scavare a fondo delle composizioni, mai banali.
Il voto dato dal recensore è secondo me giusto. Bravi Mastodon! |
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2
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Bella recensione, mi avvicinerò con curiosità a questa band che ancora non conosco. |
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1
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Recensione perfetta. Concordo su tutta la linea. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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CD 1 1. Pain With An Anchor 2. The Crux 3. Sickle And Peace 4. More Than I Could Chew 5. The Beast 6. Skeleton Of Splendor 7. Teardrinker 8. Pushing The Tides
CD 2 9. Peace and Tranquillity 10. Dagger 11. Had It All 12. Savage Lands 13. Gobblers of Dregs 14. Eyes Of Serpents 15. Gigantium
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Line Up
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Brent Hinds (Chitarra, Voce) Bill Kelliher (Chitarra) Troy Sanders (Basso, Voce) Brann Dailor (Batteria, Voce)
Musicisti ospiti:
Darby Rose Tapley (Voce nella traccia 3) Marcus King (Chitarra nella traccia 5) Kim Thayil (Chitarra nella traccia 11) João Nogueira (Tastiere, Sintetizzatori) Dave Witte (Percussioni nella traccia 10) Rich Doucette (Sarangi nella traccia 10) Jody Sanders (Corno nella traccia 11) Kevin Fox (Violoncello, Arrangiamenti nella traccia 15) Drew Jurecka (Viola, Violino nella traccia 15)
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RECENSIONI |
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ARTICOLI |
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