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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Napalm Death - Utopia Banished
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29/01/2022
( 2978 letture )
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Scum, From Enslavement to Obliteration, Harmony Corruption. Se dopo tre album simili i Napalm Death avessero annunciato il ritiro, col senno di poi non si sarebbe lamentato praticamente nessuno. Tre capolavori, tre album fondamentali. Ma per nostra fortuna, nonostante alcuni dissidi interni e l’uscita dal gruppo di Mick Harris, sostituito dall’allora esordiente ventitreenne Danny Herrera, il gruppo di Birmingham non accenna a fermarsi e anzi, registra un album che per certi aspetti può sembrare “inaspettato”.
Harmony Corruption, uscito due anni prima, è diventato nel tempo una pietra miliare del death metal e un album che ha sancito il legame del gruppo proprio con il death: a rafforzare questa intenzione se vogliamo, vi erano due ospiti non da poco su quel disco, Glen Benton dei Deicide e John Tardy degli Obituary, ma non solo, perché il lavoro venne registrato in uno degli studi più noti in ambito death: il Morrisound Recording di Scott Burns. Un album che allungava le composizioni e metteva in secondo piano il grindcore che loro stessi avevano creato. Utopia Banished sembra invece fare un passo indietro andando a porsi come la via di mezzo perfetta tra i due stili dando vita ad uno dei dischi death/grind più importanti della musica estrema. I discorsi distorti ed estratti dal film Essi Vivono (1988) e dal Mein Kampf fanno da preludio alla prima grande traccia del disco, I Abstain, inizialmente un mid-tempo in cui possiamo già apprezzare il lavoro del neoentrato batterista che sostanzialmente prepara l’assalto guidato da riff veloci, blast beat e un Barney che con il suo ormai caratteristico growl si scaglia contro imperialismo, padroni, religione, omofobi, razzisti e sistema. Temi ricorrenti nella discografia del gruppo e che ovviamente non vengono a mancare anche qui.
«I abstain! Don't be a colonial slave!»
Quello che possiamo notare da subito in termini di composizione è come i ritmi dei brani siano sempre dinamici e vari, dando così una chiara dimostrazione di come il death metal più puro dell’uscita precedente abbia effettivamente portato qualcosa al gruppo; Christening the Blind ad esempio si fa notare per quelle ritmiche e quell’accompagnamento in quattro quarti lineare e che pesca proprio dal death vecchia scuola, mentre in altri momenti abbiamo dei veri e proprio rallentamenti che fanno da passaggio tra una sezione e l’altra. Bisogna soffermarsi ancora una volta su Danny Herrera, che d’improvviso si trovò a dover sorreggere l’eredità di un tornado come Harris e che per tutto il disco dimostra di essere un ottimo sostituto in grado di reggere tranquillamente il paragone; la varietà data dai cambi di tempo è infatti qualcosa su cui lui ha un ruolo fondamentale, così come i riff di chitarra del duo Pintado/Harris pescano sostanzialmente dal loro passato e in modo particolare dall’esperienza del primo con i Terrorizer; basti prendere ad esempio The World Keeps Turning e Idiosyncratic per rendersene conto, ma in generale tutti quei momenti in cui death metal e grindcore suonano come una cosa sola dando forma a brani spietati come Cause and Effect (Pt. II), Distorting the Medium o Exile, che in due minuti o neanche vanno a rafforzare ed imporre uno standard per tutti i gruppi che verranno dopo. Curioso e piuttosto importante è il brano posto in chiusura, Contemptuous; dopo mezz’ora circa di blast beat, qualche rallentamento e in generale delle atmosfere caotiche, ecco che il gruppo registra un pezzo totalmente diverso e che va a pescare sostanzialmente dall’industrial di scuola Godflesh/Fall of Because. I ritmi sono infatti lenti, ossessivi, non ci sono veri e propri riff ma chitarre rumorose che fanno da tappeto sonoro grazie ad effetti applicati su tutti gli strumenti e sulla voce di Barney che si limita ad urlare parole di un testo dai toni decadenti:
«Sadness, despair Sometimes the things I cherish Sometimes that’s all I’ve got And that’s enough
Bitterness, anger Man-made torture Not to be shared»
Qualcosa di decisamente nuovo ma non scontato se si conosce la storia del gruppo. Sarà un brano importante non solo perché preannuncia in qualche modo il futuro del gruppo non solo in termini di sonorità, ma più che altro in termini di sperimentazione. Quello che forse non brilla di Utopia Banished, ma è paradossalmente uno degli aspetti che più lo caratterizzano: le chitarre sono infatti lasciate un po’ in ombra rispetto alla batteria e la voce, ma dall’altro lato abbiamo la distorsione al basso di Embury che, oltre a “compensare” le sei corde, dona al tutto un taglio tra l’oscuro e il post-apocalittico che i dischi precedenti non avevano. Una piccolezza che si scontra con le preferenze di chi ascolta, ma sta di fatto che a distanza di anni possiamo dire che anche questo è uno dei motivi per cui Utopia Banished è considerabile come uno dei più importanti dischi in ambito death/grind.
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per me il miglior disco fatto dai NApalm Death a cui ho dato ben 95. E\' sempre stato quello che mi è piaciuto piu di tutti |
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Sottoscrivo in tutto e per tutto il commento qui sotto, sei un grande!  |
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Cronologicamente, è il quarto capolavoro dei Napalm Death. E personalmente invece lo metto al primo posto, il migliore assoluto ed il picco massimo della loro leggendaria carriera. Qui riprendono in tutto e per tutto la loro componente grind (dopo la parentesi più death metal del precedente), e lo fanno tirando al massimo il loro sound, dando vita al loro lavoro più bestiale di sempre! Un classico dalla prima all\'ultima nota, ma picchi come \"I Abstain\", \"Dementia Access\", \"The World Keeps Turning\", \"Cause And Effect (part II)\", \"Got Time To Kill\", \"Awake (To A Life Of Misery)\" si devono citare per forza! Il passo successivo per forza di cose era quello di iniziare a sperimentare dal disco successivo, più di questo in termini di intensità grind non avrebbero potuto fare. Goduria infinita metterlo nello stereo e spararlo a palla! Il TOP assoluto!!! |
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Come avevo già scritto, il mio disco preferito dei Napalm. Più violento, più crust e più industriale di HC. 100 tondi tondi. |
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Mi associo agli ultimi 3 commenti. Un gran bell album, grande band |
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Discone.... Napalm una garanzia |
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Vabbeh, volevo essere più contenuto. Ma 100 va bene lo stesso. Il fatto è che qui sono di parte.  |
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Non vorrei fare l\'antipatico, ma giusto un anno fa quando fecero la recensione gli avevi dato 100! Il post n. 3 parla chiaro! |
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Album tostissimo. Meno death metal del precedente, ma più crust e noise nell\'insieme. Songwriting di altissimo livello e via andare. Ma tutto dei Napalm death è fichissimo. Vi sfido a trovare un loro disco davvero brutto. 90 |
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Il mio preferito dei Napalm Death,insieme al secondo disco,capolavori del genere. |
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Il mio preferito dei Napalm Death,insieme al secondo disco,capolavori del genere. |
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Senza nulla togliere all\'importanza (stratosferica) dei precedenti, questo rappresenta probabilmente il loro apice. Faranno benissimo anche dopo, tra molti alti e pochi bassi, e probabilmente tra gli ultimi ce ne sono un paio che ascolto più spesso di questo, che però trova facilmente posto su un ipotetico podio della loro discografia. voto 90 |
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Concordo sul 90 ... strameritato |
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90 decisamente da 90 questo disco |
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Penso che dei classici sia il mio preferito insieme all successivo FED
Davvero, un album che mi ha sempre attirato da I abstain a The World Keep Turning, Fino ai pezzi più belli (insieme al precedente) Aryanism e Got Time to Kill. Se riesco a recuperarlo a bello cuore me lo conservo con gelosia. Voto 88 |
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Grandioso! Album da avere assolutamente, come pure tutti quelli prima (compreso l’ep Mentally Murdered, strepitoso). Una versione più furiosa del precedente album-svolta Harmony Corruption. Difficile scegliere tra tanti pezzi fantastici, ma la doppietta iniziale I Abstain / Dementia Access è da antologia! Arrotondo a 90 |
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11
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...un altro capolavoro....dei maestri della musica estrema... |
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10
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Con questo album i Napalm continuano sul solco tracciato a partire da Harmony.... pezzi più lunghi, rallentamenti del ritmo ecc... una grandissima prova! |
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9
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alle mie preferite ci aggiungo per forza anche "upward and uninterested"... che disco ragazzi. |
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8
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I Napalm sono sempre stati Un passo avanti... |
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7
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Disco bomba di un gruppo che non mi ha mai deluso, ma qui siamo agli apici |
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Tra i miei preferiti della band. Una spettacolo di cattiveria, potenza, idee, tecnica.....qui c'è tutto. |
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finalmente è arrivato il momento! l'ho sempre detto, il mio preferito dei Napalm, un pugno sui denti che rappresenta il perfetto bilanciamento tra il grindcore dei primi due e il death metal del terzo album... "dementia access", "the world keeps turning" e "got time to kill" sono le mie preferite, ma anche di tutte le altre non butto via nulla... voto: 95. |
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Lo comprai ad un mercatino dell'usato di Amsterdam,da allora di tanto in tanto mi fa compagnia.capolavoro comunque |
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Uno dei miei dischi preferiti di sempre e forse apice dei Napalm death. 100 capolavoro assoluto. |
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Daje che mo inizia Sanremo, seguitelo che forse smettete di ascoltare sta roba impresentabile |
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1
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Un must per il genere, che peraltro non amo. Disco cattivissimo e con produzione maestosa. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Discordance 2. I Abstain 3. Dementia Access 4. Christening of The Blind 5. The World Keeps Turning 6. Idiosyncratic 7. Aryanisms 8. Cause and Effect (Part II) 9. Judicial Slime 10. Distorting the Medium 11. Got Time to Kill 12. Upward and Uninterested 13. Exile 14. Awake (To A Life of Misery) 15. Contemptuous
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Line Up
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Mark “Barney” Greenway (Voce) Jesse Pintado (Chitarra) Mitch Harris (Chitarra) Shane Embury (Basso) Danny Herrera (Batteria)
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