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Rush - Exit... Stage Left
( 7422 letture )
Ogniqualvolta spunta, ad opera di riviste specializzate nel settore (o presunte tali), una classifica dei migliori live della storia del rock, la situazione che si presenta è all'incirca la stessa: un disco che tendenzialmente domina incontrastato (tale Made In Japan...) e le reazioni opposte dei detrattori/fan di certe band famosissime -Iron Maiden, Kiss, AC/DC e altre- alternativamente per la posizione troppo alta o per la scandalosa assenza da tale classifica delle loro produzioni.

In mezzo a questo crogiolo di dischi che oscillano da posizioni di tutto rispetto alla totale assenza, ve n'è uno che personalmente non ho mai visto fuori dalla Top 10, e che senza far clamore mette d'accordo tutti gli amanti della buona musica.

Exit... Stage Left fu registrato parte durante il tour successivo a Moving Pictures e parte (le tracce dalla 4 alla 7) durante quello che seguiva l'uscita del disco Permanent Waves, in ogni caso nel periodo d'oro della band.

Il prodotto non è eccessivamente lungo (il CD originale non presentava neanche la traccia A Passage To Bangkok in quanto la lunghezza massima al tempo era di 75 minuti) ma contiene alcuni dei punti più alti raggiunti dai Rush per quanto riguarda l'attività live poi pubblicata su CD (e non è poco, considerando l'alto numero di DVD e Live album prodotti dalla band).

La tracklist contiene molti dei pezzi storici della band (sebbene un maniaco di 2112 -come il sottoscritto- lamenterà la presenza di una sola canzone tratta dal suddetto album), iniziando con la bellissima The Spirit Of Radio, introdotta dall'inconfondibile riff di chitarra su cui si appoggiano, con un precisione chirurgica, i magistrali virtuosismi della sezione ritmica; la canzone, che mette in risalto il lavoro di Alex Lifeson e la stupenda prestazione vocale di Geddy Lee cede il passo a uno dei pezzi più riusciti del lotto: Red Barchetta, col suo ritmo lento ma inesorabile, gli stupefacenti acuti di Lee, trascina l'ascoltatore in un vortice musicale che culmina nell'assolo della parte centrale.
Sulla successiva YYZ, uno dei pezzi più famosi della storia di questa band, ho già avuto modo di dilungarmi nella recensione di Moving Pictures, per cui mi limiterò a segnalare che l'esecuzione live è perfettamente adeguata alla versione su album, arricchita da un suono più d'impatto, soprattutto a favore del basso e dei suoi numerosi virtuosismi; il vero capolavoro è il Drum Solo che Neil Peart infila nel mezzo della canzone: utilizzando in maniera intelligente tutta l'enorme batteria di cui dispone, Peart spazia da ritmi tribali a sfuriate eseguite a velocità sovrumana, fino a pezzi suonati utilizzando lo xilofono o anche solo con l'aiuto della grancassa, una vera e propria summa delle capacità di questo fenomenale batterista canadese, che sembra ribadire che un motivo esiste, se migliaia di giovani batteristi si ispirano a lui.
A Passage To Bangkok e l'accoppiata Closer To The Heart/Beneath Between & Behind ci catapultano in un sound più allegro e hard rock (anche se il discorso per Closer To The Heart vale solo in parte), fatto di sezioni ritmiche accentuate e vivaci, su cui si staglia l'acutissima voce di Lee, caratteristica del primo periodo della band, e spesso maggiore fonte di critiche alla band.
Jacob's Ladder è invece il tripudio del lato più atmosferico e per certi versi intimista della band, grazie allo splendido lavoro del basso di Lee, coadiuvato dal massiccio uso dei synth nella creazione di un sound cupo e avvolgente; ma è con il successivo trio Broon's Bane/The Trees/Xanadu che il disco raggiunge il suo punto di massimo splendore: una suggestiva ballad in cui è presente solo la chitarra acustica ci accompagna per i primi minuti, cedendo il passo al rock di The Trees, pezzo tecnico e vivace, costruito su imprevedibili cambi di ritmo, stupefacenti acuti di Lee, una sezione centrale dominata dai synth che sfocia in un pezzo strumentale di rara bellezza, sulle cui fondamenta -gettate come al solito dal lavoro congiunto di basso e batteria, impegnati in continui cambi di tempo- si snoda un bellissimo assolo; è poi il magnifico gioco di synth ad introdurci a Xanadu, la mitica città costruita Kubilai Khan che ci accoglie con tutta la maestosità della complessa struttura che vede aggrovigliarsi complessi giri di basso, tastiere acute -e in alcuni splendidi momenti uniche protagoniste- una batteria indomabile sempre impegnata in cambi di ritmo e una superba linea vocale, impegnata in incredibili acuti; questi elementi così sapientemente miscelati tra di loro trovano la loro sublimazione nell'accompagnarci alla parte finale del pezzo, in cui la perfezione tecnica, compositiva ed esecutiva della band mette insieme un gioiello ineguagliabile dell'hard-progressive come solo i Rush sanno proporlo.
Freewill mette di nuovo in mostra una forte vena hard rock, oltre ad evidenziare ancora la notevole estensione vocale di Lee, impegnato qua in alcuni dei più difficili acuti della sua carriera; Tom Sawyer è il tipico pezzo di grande presa sul pubblico, grazie alla melodia orecchiabile -ma tutt'altro che banale- e al suo inconfondibile ritornello; l'esecuzione è ancora una volta del tutto aderente alla versione in studio, con un maggior spazio concesso ai synth.
La conclusiva La Villa Strangiato è un lunghissimo pezzo quasi interamente strumentale, che mette in mostra tutto il lato progressive del trio canadese, infarcita com'è di tecnicismi, soprattutto della chitarra che Lifeson domina egregiamente, piegandola secondo il suo volere a velocissimi assoli o raffinate melodie, o ancora a taglienti riffing hard rock; il pezzo, ricco anche di complessi tempi dettati da una sezione ritmica ancora una volta sopra le righe, rischia di risultare noioso a chi non è particolarmente avvezzo ai pezzi strettamente prog (cosa che di solito coi Rush non accade), ma è un must per tutti gli altri.

Exit.... Stage Left è uno dei live più belli della storia del rock, ed è necessario concedergli una buona dose di ascolti qualunque siano i vostri gusti: per gli amanti dei Rush sarà una sorta di Greatest Hits in versione live, per molti altri un eccellente modo per conoscere quanto di meglio questa storica band ha fatto; per i più sfortunati sarà solo un ottimo disco.



VOTO RECENSORE
89
VOTO LETTORI
83.51 su 100 voti [ VOTA]
Tino
Mercoledì 16 Marzo 2022, 8.00.53
21
Cioè praticamente la mancanza di 2112 stessa, non è che ci siano poi tanti brani in quel disco
Philosopher3185
Martedì 15 Marzo 2022, 22.38.33
20
Live straordinario,alcuni pezzi sono anche piu' suggestivi dal vivo.L'unico difetto,la mancanza di maggiori brani da 2112,penalizza leggermente il risultato finale.
Argo
Lunedì 19 Aprile 2021, 11.16.42
19
Grazie, per le risposte... mi sa che mi fiondo direttamente su D.S., con la calma poi mi compro anche gli altri... sapevo che sarebbe finita così...
Max1
Lunedì 19 Aprile 2021, 10.15.00
18
Io Different Stages ce l'ho..una bomba..forse il migliore live dei Rush!
Rob Fleming
Lunedì 19 Aprile 2021, 8.28.30
17
Ciao @Argo, io non ho né l'uno né l'altro, ma ho ordinato da tempo Different Stages (poi per qualche ragione non è mai arrivato). I Rush avevano una abitudine che trov(av)o interessantissima. Ogni 4 album a chiusura di un ciclo pubblicavano un live. A chiusura del periodo hard rock, All the World's a Stage, a chiusura del periodo prog, Exit..., di quello "pop", A Show of Hands. Così D.S. potrebbe essere considerato la conclusione del ciclo iniziato con Presto e chiusosi con Test for Echo.
Argo
Domenica 18 Aprile 2021, 18.36.19
16
Siccome non ci sono le recensioni dei live che cerco, chiedo qui: tra Time Machine e Different stages, quale dei due mi consigliate? Io pensando a Different Stages, che ha 3 cd, però Time Machine è più recente... sono combattuto, che mi dite?
Rob Fleming
Giovedì 30 Aprile 2020, 15.58.40
15
Dei Rush mi mancavano 5-6 album. La scomparsa di Neil Peart mi ha spinto a riascoltarli tutti e a colmare la lacuna. Questo era uno degli album che non avevo. Grave errore. Il periodo prog è forse il loro migliore e questa ne è la degna conclusione. Veramente bellissimo (e la voce di Geddy risulta anche meno aspra del solito). 85
Marco
Martedì 11 Febbraio 2020, 0.53.52
14
Riposa in pace grande batterista e poeta......
fasanez
Venerdì 10 Gennaio 2020, 23.27.47
13
un grandissimo che se ne va, RIP Neil Peart.
thrasher
Venerdì 10 Gennaio 2020, 23.03.55
12
R. I. P. NEIL PEART
Psychosys
Lunedì 16 Gennaio 2017, 21.12.33
11
Uno dei più grandi live album di tutti i tempi assieme a No Sleep 'Till Hammersmith e If You Want Blod... You've Got It
hm is the law
Lunedì 31 Gennaio 2011, 19.39.17
10
Bello ma non essenziale a mio avviso. Consigliato a chi non conosce i Rush ed intende avvicinarsi al loro sound.
onofrio
Domenica 6 Giugno 2010, 13.23.12
9
Non si discute un gruppo come i RUSH grandissimo live album, La Villa Strangiato è ancora più bella della versione originale.
Cygnus
Martedì 30 Settembre 2008, 13.21.42
8
Ricordo quando (tanto tempo fa) aquistai questo disco. Avevo appena conosciuto i Rush e suonava in modo diverso rispetto a tutto quello che avevo ascoltato prima. Bella la recensione, immenso il disco.
Luca2112
Martedì 30 Settembre 2008, 13.04.30
7
Bellissima recensione Nikolas , complmenti e sono d'accordo su tutto. La segnalo anche agli altri seguaci del trio.....
Thomas
Venerdì 26 Settembre 2008, 8.38.10
6
We love you Niko
Simone
Giovedì 25 Settembre 2008, 17.51.22
5
Che disco, che band! Straordinari.
Khaine
Mercoledì 24 Settembre 2008, 18.13.40
4
Si si fa lo stesso
Nikolas
Mercoledì 24 Settembre 2008, 16.49.33
3
Azz... fa lo stesso pezzo da 89? Grazie per i complimenti
Khaine
Martedì 23 Settembre 2008, 12.56.29
2
Disco spettacolare, assolutamente quello che si dice un pezzo da 90. Complimenti per la scelta del cd e per la recensione!
Yossarian
Lunedì 22 Settembre 2008, 22.34.37
1
Semplicemente fantastico!
INFORMAZIONI
1981
Anthem Records
Prog Rock
Tracklist
1. The Spirit Of Radio
2. Red Barchetta
3. YYZ
4. A Passage To Bangkok
5. Closer To The Heart
6. Beneath, Between & Behind
7. Jacob's Ladder
8. Broon's Bane
9. The Trees
10. Xanadu
11. Freewill
12. Tom Sawyer
13. La Villa Strangiato
Line Up
Geddy Lee - Voce, Basso, Synth
Alex Lifeson - Chitarra elettrica e acustica
Neil Peart - Batteria e percussioni
 
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