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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 4737 letture )
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Atteso comeback a distanza di circa tre anni dal precedente Free, (vedi recensione https://www.metallized.it/recensione.php?id=1060 a cura del nostro Luca Chieregato Arakness), per gli OSI – Office of Strategic Influence - singolare creatura musicale che, a dispetto del background musicale dei suoi componenti principali e di almeno uno dei guests presenti nel Cd, si muove invece su coordinate principalmente elettroniche ed ambient appena imbarbarite dall’uso di alcune ritmiche più pesanti.
Gli OSI sono – per chi non lo sapesse – un progetto portato avanti dal duo Kevin Moore, (Fates Warning, Dream Theater, Chroma Key) Jim Matheos, (Fates Warning), che dopo essersi avvalsi in passato della collaborazione alla batteria di tale Mike Portnoy tanto per citare un nome, tornano ora assieme a gente del calibro di Gavin Harrison dei Porcupine Tree alla batteria , ospitando in un brano Mikael Åkerfeldt degli Opeth ed affidando il mixaggio a Phil Cagnotti, già vincitore di un Grammy.
Fatte queste premesse – e sempre riferendomi a chi non li conosce già – sarebbe lecito attendersi una realizzazione prettamente Prog Metal, ed invece Blood è un disco assolutamente lontano dai suoni delle band di provenienza dei soggetti interessati. A farla da padrona è un’elettronica massicciamente usata, ma sempre in chiave soffusa, oscuramente onirica, maleficamente ipnotica, ed un cantato di Kevin Moore sottotraccia, apparentemente in maniera garbata, ma in realtà molto disturbante. Tenendo da parte episodi come False Start - che mostra decisamente il lato più tipicamente Heavy del progetto – sono invece songs quali The Escape Artist e Terminal - rispettivamente primo e secondo pezzo dell’album – a comunicare maggiormente l’atmosfera generale del lavoro.
We come Undone è un piccolo compendio di come l’elettronica può e deve essere usata in questo ambito per non risultare soffocante nei confronti della forma-canzone pur ammantando il pezzo di un alone malato e lisergico-depressivo che la rende irresistibile per chi apprezza certe derive psichiche. In Radiologue - uno dei picchi dell’album – emergono con maggiore chiarezza le radici dei musicisti interessati, mentre in Be the Hero si sente una certa influenza più o meno latente dei Porcupine Tree. Ho poi decisamente apprezzato Microburst Alert a causa dell’uso di soluzioni sonore liquide, quasi impalpabili all’interno di uno strumentale che si integra benissimo col resto della tracklist, ed introduce poi a Stockholm, il brano in cui è all’opera Mikael Åkerfeldt. Qui voglio aprire una piccola parentesi: tutti noi conosciamo il lavoro degli Opeth ed il cantato dell’interessato sia in clean che in growl, bene, avete anche voi l’impressione che in clean risulti uno dei cantanti più coinvolgenti di questo periodo? Ecco, in questo brano ben costruito su di lui egli mostra il suo lato migliore interpretando magnificamente una canzone che colpisce l’anima. A chiudere il tutto Blood, molto vicina alla produzione precedente.
Un lavoro che complessivamente soffre forse della mancanza dell’effetto sorpresa delle realizzazioni precedenti, ma che conferma la realtà OSI come una delle più interessanti all’interno di un sottosettore di difficile collocazione e certamente non mainstream. Magari da ascoltare – lo consiglio – in cuffia ed in un ambiente isolato da rumori e disturbi di qualsivoglia genere ed assimilato lentamente con ripetuti ascolti per poterne apprezzare le numerose sfaccettature, ma che non mancherà di soddisfare i suoi acquirenti.
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13
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Uno dei miei ascolti preferiti in assoluto. Il voto dei lettori è oltremodo fuorviante. 90 pieno, senza dubbio. |
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12
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Amo tutti i dischi degli OSI, questo per me è da 90. |
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11
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Anche questo lavoro è stupendo certo non immediato, distante dagli abusati canoni del prog metal, ma di spessore assoluto.Gavin Harrison è il valore aggiunto . |
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10
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Radiologue mi incanta... |
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9
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Stratosferico, e la prima parola che mi viene in mente ascoltando Blood! Nn so se sia all`altezza dell`album precedente - Free! Ma posso dire con certezza, che il songwriting mi ha colpito profondamente! Nn c`è nient`altro da aggiungere! Il mio voto:95!! |
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8
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ENTROPIA: "...misura la quantità di incertezza o informazione presente in un segnale aleatorio....ovvero il limite inferiore della compressione dei dati"[da Wiki]. Questo è Kevin, lontano dalla sua partiture trigonometriche musicali. Essere definito genere musicale:"inclassificabile" è il compimento cerebrale degli OSI. Un disco che non puo essere ascoltato senza creare la giusta confusione, l'incertezza,il dubbio in ognuno di noi "....dubitare e ricercare sono fondamentalmente termini sinonimi...poichè è un Processo attraverso il quale l’esistenza individuale matura la consapevolezza su Quella Assoluta" mantenento il dubbio,...."dubbio....è la cosa più bella che un uomo possa provare...."(A.Einstein). Questo è riflettere porta tutti noi ad elevarci sopra un mondo che ricerca l'assolutismo piattismo dell nostre menti. Ancora Grazie Raven per l'assolutismo incerto che fai apparire nelle tue recensioni. Buona filosofia a tutti. JTG |
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7
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Altro errore di battitura, ragazzi, fin lì ci arrivo, prendetevela invece con la mia malefica collega che interferisce con metallized quasi quasi la affogo nella chimay. |
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6
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Complimentoni x la recensione! P.S. Si scrive Theater non Theatre... ahi ahi  |
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5
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Ehehehe ti capisco. Comunque ho ascoltato l'album e mi è apparso diviso da due contesti: una parte avant-grade e l'altra che si rifà al vecchio prog. Tutto sommato è ben fatto e sono in linea con quanto detto da te nella rece. |
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4
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Si, scrivere una rece in ufficio sotto lo sguardo tra l'incazzato e lo schifato di una collega solo perchè il pc serve per trasmettere il file delle presenze mensili alla sede centrale, induce in errori banali come quello sgli Opeth: incredibile, anteporre il lavoro ad una recensione per metallized, che tempi....che tempi..... |
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3
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Ho tutti i tre dischi e concordo in pieno con Francesco. Blood, seppur discreto, è il più fiacco della discografia. Il primo Office of Strategic Influence resta inarrivabile, con un set di tracce sorprendenti, una ritmica prodigiosa (non per nulla c'erano Malone e Portnoy) e un mood psichedelico da manicomio. Poco da aggiungere al cameo di Mikael, al solito sopra le righe. |
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2
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Recensione allettante, cercherò di ascoltare quest'album al più presto. P.S. immagino sia stato un errore di battitura, comunque sono gli Opeth, non Ophet  |
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1
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Non ho ancora ascoltato il disco... ma concordo pienamente sul discorso su Akerfeldt... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Escape Artist 2. Terminal 3. False Start 4. We Come Undone 5. Radiologue 6. Be The Hero 7. Microburst Alert 8. Stockholm 9. Blood
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Line Up
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Kevin Moore - Vocals, Keyboards and Programming Jim Matheos - Guitars, Keyboards and Programming Gavin Harrison - Drums Mikael Åkerfeldt - Vocals in “Stockholm”
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