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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Hypocrisy - A Taste Of Extreme Divinity
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( 7591 letture )
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Finalmente!!! Quattro lunghi anni son troppi per tutti, persino per un iper-impegnatissimo Peter Tagtgren e per i suoi Hypocrisy. Li avevamo felicemente lasciati nel 2005 con quel Virus che tante soddisfazioni ci aveva dato ed ora li ritroviamo con quest’ultima fatica dove le novità di certo non mancano. A Taste Of Extreme Divinity è cattivo, è potente, è maestoso; al suo interno c’è tutto e più di tutto: death, melodic, heavy, thrash e perfino epic. Un tutto condito dall’incommensurabile retro gusto -estremamente divino (!?)- nel songwriting dei tre ipocriti. Avrete poi notato dall’artwork che i nostri hanno decisamente accantonato quello stile alienante (in tutti i sensi) che li aveva contraddistinti dalla massa fino a qualche tempo fa. A Taste Of Extreme Divinity pare guardare indietro nel tempo, anche nello stile, senza tuttavia macchiarsi di eccessiva ripetitività.
Si parte fortissimo con una valle dei dannati che fin da subito si presenta come la probabile regina dell’intero lotto. E già questo la dice tutta sulle intenzioni dei nostri: death metal senza troppe remore e remissioni di peccati. Siamo solo all’inizio e la prima traccia già ci presenta gli Hypocrisy in tutta la loro maestosità, potenti, tecnici e violenti come solo loro riescono ad esserlo. E poi c’è Peter, con il suo growling immenso che non sconta, negli anni, un solo attimo di cedimento: un animale! Ma ciò che sinceramente più mi colpisce in questo lavoro è la grossa varietà di idee che gli svedesi ci propongono; intenti ben carburati dalla notevole tecnica e, soprattutto, dalla grande eleganza con cui sono via via proposti, cosa che permette a A Taste Of Extreme Divinity di accontentare un ventaglio di “sapori” che partono dal death più melodico di Hang Him High per terminare in quello più violento e furioso della title-track, passando per l’epica The Quest (da pelle d’oca il triste coro nell’intermezzo) e la repentina Sky Is Falling Down, che porta con se l’unico vero assolo pulito e quasi heavy dell’intero album. Come avrete potuto intuire, nei solchi di questo platter troverete una miscela rara ed esplosiva di grande tecnica, ispirato songwriting ed ancora estrema malleabilità e creatività. Ed è proprio a livello tecnico che i nostri non eccedono mai dando il meglio di se su riff massicci e inossidabili; questi risultano sterentorei perché pompati al massimo da una produzione esaltante e perfetta; le chitarre gridano violenza e non si fermano dinanzi a nessuno: le scale degli Hypocrisy (ed il loro utilizzo) dovrebbe far scuola ovunque. Peter sa poi molto bene come interpretare il volere del pubblico attraverso le proprie doti naturali: da questo punto di vista (il vocalism) credo che con l’uscita di A Taste Of Extreme Divinity egli non abbia rivali per la posizione di maggiore lustro, Stanne escluso. Bravi anche Hedlund e Horgh, il primo ad ammorbidire tutto ciò che Tagtgren crea -senza subire la grossa personalità del frontman- il secondo dimostrando estrema classe da dietro le pelli. La performance, per picchi e continuità, lo disegna come evoluzione del buon vecchio Lars Szoke; aspettando la conferma, prima di elargire facili ed equivocabili giudizi, egli merita comunque un elogio.
Così descritto A Taste Of Extreme Divinity potrebbe dunque apparire come una sorta di capolavoro indiscusso o pietra miliare del genere. In realtà non riesco e posso ritenerlo tale poiché giunge -tardivo- in un momento con poca carne al fuoco e con una traklist disomogenea -per efficacia- contenente perle indiscutibili, ma pure pezzi inutilmente autocelebrativi come la monotona Solar Empire e l’eccessivamente melodica No Tomorrow. Al loro posto avrei preferito folate di pura violenza echeggianti un passato mai morto ed estremamente aggressivo. Si, sono fermamente convinto che in alcuni momenti il gusto verso la melodia sia davvero eccessivo, più di quanto lo fu in Virus, episodio che annoverava una bella e struggente ballad come Living To Die e una semiballad come la decadente, ma pur sempre unica, A Thousand Lies. Di certo il prodotto rimane costantemente incollato ad uno spessore di tutto rispetto e mai scanzonato come il 90% del falso e ruffiano death melodico tanto di moda oggigiorno. E intanto ascoltatevi Global Domination, non solo perché è la mia preferita!
Concludo tributando agli Hypocrisy un meritato applauso. Sconsiglio inoltre, qualora si materializzassero dalle vostre parti, di ignorarli in sede live: tra l’altro in accompagnamento di Peter ci sarà quel figliol prodigo di Alexi "Wildchild" Laiho. Che ciò vi piaccia oppure no!!!
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21
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.. e sì, rispetto al mio commento messo 3 anni fa ora il giudizio è un po' migl
iorato |
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20
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La spinta evolutiva si è fermata con il grande e sottovalutato Catch 22, ma ancora una volta siamo di fronte ad un ottimo album, potenza, melodia e atmosfera.
Band immensa e sottovalutata. |
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19
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disco solido e potente che perde un po' la sua spinta verso la fine ma che mi ha comunque soddisfatto |
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18
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Strano non lo avessi commentato. Per me se la gioca con Virus per rimanere negli ultimi 3, apparte che mi piacciono tutti e dico tutti i loro album, cosa che accade solo con le garanzie. Inoltre questo disco ha sia un opener che sia la traccia in chiusura che ti stendono, chiaramente si sente il dinamismo di Horgh, senza nulla togliere a Lars che a tutti gli effetti era e forse rimarrà il loro drummer storico e aveva sempre fatto bene. Un bel 8,5 |
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17
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la loro evoluzione e' terminata con il bellissimo (e per me sottovalutato) Catch 22. Dopo album sicuramente validi, ma la spinta creativi pare finita. Concordo con MetalFlaz |
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16
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non male come album, però alcune parti mi sembrano un po' autocitazioni di quanto già fatto. La voce è una delle migliori in assoluto nel genere. |
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15
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Bello, uno dei miei preferiti del gruppo. Voto: 80 un po tirato |
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14
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Quando significa ritornare in grande stile. Hang Him High!!! |
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13
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Gli Hypocrisy sono una certezza. Molto buono questo disco, degno successore di "Virus". Compatto, dinamico, orecchiabile senza essere banale. Cercate Death melodico svedese con gli attributi? Rivolgetevi al buon Peter e alle sue occhiaie, siete in buone mani. |
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12
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veramente un bel disco. voto 80 |
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11
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Ormai Peter Tagtgren è sempre più il Dio Malato di tutti noi...Imprescindibili sopra ogni cosa gli Hypocrisy ormai non riescono a non farmi spaccare la cervicale ogni volta che mettono qualcosa di nuovo sul mercato...Grandissimi...Taste the extreme divinity.... |
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9
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Sempre eccellenti e mai ripetitivi |
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8
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gran bel disco...violento e con bei suoni....complimenti !!!! |
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7
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mi piacciono molto i primi 3 dischi e anche il mini inferior devotes, grande cover di black magic, da li' in poi mi sembrano troppo cambiati. |
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6
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A me non è che mi dica più di tanto questo album...cmq. la rece è fatta davvero bene. |
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5
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Grazie Hm e Alessandro Ve... |
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4
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Grande disco,ineccepibile sotto tutti i punti di vista. |
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3
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...e bravo quatto al cubo  |
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2
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Puff...polverizzato tutto il death svedese degli ultimi anni. Ottimo ritorno, per me anche meglio di Virus. |
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1
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Ottima recensione il disco me lo procurerò certamente. Piccolo ricordo: durante il tour di Virus suonarono all'Alpheus di Roma fino alle 2 di notte! Una cosa memorabile! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Valley Of The Damned 2. Hang Him High 3. Solar Empire 4. Weed Out The Weak 5. No Tomorrow 6. Global Domination 7. Taste The Extreme Divinity 8. Alive 9. The Quest 10. Tamed (Filled With Fear) 11. Sky Is Falling Down
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Line Up
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Peter Tägtgren - Vocals, Guitars, Keyboard Mikael Hedlund - Bass Reidar "Horgh" Horghagen - Drums
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