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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Mercyful Fate - In the Shadows
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( 8277 letture )
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Hanno influenzato schiere e generazioni di futuri astri dell'heavy metal, hanno attirato l'indignazione scandalizzata dei censori per il presunto 'satanismo' di King Diamond, si sono beccati l'ingrata etichetta di black metal band -a causa dei testi oscuri- nonostante una musica complessa, articolata, fortemente melodica, alle soglie del progressive; hanno scritto pagine importanti di storia, i Mercyful Fate, misteriosa compagine comparsa nelle notti di plenilunio a Copenhagen, Danimarca, con lo scopo unico di far tremare i polsi ai bigotti e ai bacchettoni. La saggezza e il realismo del proprio deus ex machina, appunto King Diamond, hanno da sempre scatenato le ire e le polemiche delle associazioni religiose, non tanto per quell'immagine da blasfemia orientata più che altro allo spettacolo -cerone bianco e microfono costituito da alcune ossa, intersecate a forma di croce rovesciata- quanto per le sue parole e i suoi testi anticonformisti, additati come 'satanisti' in quanto tesi spesso e volentieri a screditare la visione 'timorata' e quasi scaramantica che la gente ha delle religioni e della realtà che la circonda. Dopo quattro demo datati 1981 e un Ep omonimo rilasciato l'anno successivo, il Fato Misericordioso era uscito allo scoperto nel 1983 con Melissa, capolavoro assoluto e ineguagliabile che proietta i cinque nordici nella stratosfera dell'acciaio. Melissa era, secondo il brano presente sul debut, una donna accusata di stregoneria e quindi bruciata al rogo da un prete cattolico; nel pezzo venivano illustrate le sofferenze e il desiderio di vendetta del marito della donna, metafora evidente di tante ingiustizie e discriminazioni compiute dalla Chiesa Cattolica e dalla gente in generale.
A inizio carriera King Diamond soleva presentarsi on stage con un teschio autentico (successivamente trafugato da un fan, a quanto pare, in quel di Amsterdam durante il tour del 1984), che attribuiva fantasiosamente proprio a Melissa: la strega era tornata protagonista in Come To The Sabbath, dal successivo Don’t Break The Oath, quando viene invocata una maledizione nei confronti del prete che la uccise. Nel 1993, a seguito della reunion, fu pubblicato il terzo disco del combo scandinavo, In The Shadows, rilasciato da Metal Blade Records, full length in cui la saga di Melissa viene conclusa con Is That You, Melissa? L'heavy metal tipicamente targato Mercyful Fate, intriso di cori spettrali e falsetti inquietanti, poggia decisamente sulla melodia avvolgente ed intricata che sgorga liquida dalle due chitarre: fin da subito le strutture dei pezzi appaiono complesse, zeppe di riffs, sezioni e armonie differenti, sia dal punto di vista strumentale che vocale, con l'ottima prestazione di King Diamond al microfono. Il singer, naturalmente, utilizza la tecnica che lo ha reso celebre e immortale, ovvero l'alternanza tra il falsetto -anche se in maniera leggermente meno insistente che in passato- ed una voce 'pulita' dalle tonalità molto giovanili e melodiche. Architettando pezzi costituiti da un riffery incisivo, dalla preponderanza delle melodie, dai guitar solos cristallini e brillanti e sostenuto da una potente sezione ritmica, l'act danese dà alla luce un disco gradevole fin dai primissimi ascolti nonostante la sua complessità stilistica. Proprio il vocalism di Diamond è destinato però a dividere, inevitabilmente, coloro che lo amano da coloro che, invece, proprio non riuscirebbero ad ascoltarlo; il suo stile particolare, la sua voce affilata e acuta, gotica e sacrale, è sicuramente uno dei tratti distintivi più marcati del sound di questa formazione, ma potrebbe incontrare qualche riscontro negativo negli ascoltatori più giovani, troppo abituati a credere che la musica dura pretenda esclusivamente voci possenti e primitive (beata ignoranza). Nella serie di mid-tempos sfoggiati in tracklist spicca decisamente la trepidante sezione solista: come una magia colata lavica modella e trasforma il paesaggio, così le note liquide accarezzate dalle dita di Hank Shermann e Michael Denner prendono possesso dei brani e li trascinano in una dimensione parallela, spruzzata di venature orientaleggianti e vellutati arazzi dallo stile maideniano. Tutte le canzoni proposte sono ugualmente valide e ben composte, pienamente in linea con lo stile classico della band; accelerazioni dinamiche in direzione speed metal ed un ottimo utilizzo del doppio pedale contribuiscono a inspessire e irrobustire la musica, facendo da contraltare ai fendenti melodici e tracciando un quadro globale di spessore e multidimensionalità. La complessità delle strutture è veramente considerevole ed evoluta: più che al singolo riff in sé, i Maestri danesi puntano sul collettivo, un'Orchestra che tesse trame gotiche, magniloquenti e sinistramente evocative.
L'opener Egypt è uno dei pezzi migliori di una scaletta ricchissima di episodi vincenti: la melodia 'egiziana', sia vocale che strumentale, trascina fin da subito e guida l'ascoltatore all'interno delle oscure lande dei Mercyful Fate, che mettono le cose in chiaro già con The Bell Witch, pezzo irrorato da un assolo molto heavy, che alza la tensione dopo i due minuti con la sua melodia sorprendente. Dinamica, dura e trascinante, anche la successiva The Old Oak si manifesta ricca di intersezioni e assoli piacevoli, con una sezione centrale più soft e onirica, mentre sono ancora le armonie mediorientali ad intingere di piacere pezzi dal solismo puramente squisito e fiammante come Shadows, dall'elegante ritornello vocale, e A Gruesome Time, densa di stacchi e atmosfere sinistre, anch'essa molto gradevole dal punto di vista vocale. La prova di King Diamond è efficace sotto tutti gli aspetti ed il singer non manca di far bella figura anche in un passaggio più potente e compatto come Thirteen Invitations; ma l'album deve ancora scoccare frecce importanti come Room of Golden Air, splendida strumentale nella quale s'incontrano fluide melodie, morbidi tecnicismi ed un raffinato e lievissimo supporto sintetizzato, o Legend of The Headless Rider, sinistra e maligna nel suo incedere lento, prima che un ritmo quasi thrash la faccia decollare dopo '3''15. Is That You, Melissa, sequel lirico che si collega al primo album, al primo acchito presenta un refrain vocale un po’ commerciale, ma con gli ascolti si fa piacere, diventando trascinante e collocandosi al pari delle altre tracce del lotto, peraltro concluso da Return of the Vampire.. 1993, episodio discreto che poco aggiunge se non l'ospitata di Lars Ulrich dietro le pelli. La voce inconfondibile e poliedrica di King Diamond vi prenderà per mano e vi guiderà piacevolmente attraverso un disco per palati fini, suadentemente oscillante tra i guitar solos ultramelodici, altamente goderecci, tecnici e scottanti, e la classe, l'eleganza e la maestria che solo i Grandi come i Mercyful Fate possiedono.
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VOTO LETTORI
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84.43 su 115 voti [
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14
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Riascoltato stasera! Grandissimo album, tutt’ora il mio preferito dalla reunion (anche se per me non ce ne è uno che non sia valido) e neanche poi tanto lontano da quanto fatto con i due capolavori degli anni ottanta. Scaletta che presenta ben pochi cedimenti e con pezzi strepitosi come l’opener Egypt o la conclusiva Is That You Melissa. Voto 87 |
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13
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Il quarto capolavoro in ordine cronologico (compreso anche l\'EP omonimo) dei Mercyful Fate, un album di una maestosità incredibile! Si, inferiore ovviamente alla doppietta essenziale degli anni 80, ma \"In The Shadows\" è sicuramente il loro capolavoro del dopo reunion (solo \"Time\" ci si avvicina un pò). Delle composizioni favolose, l\'ispirazione si sente che era ai massimi livelli.. \"Egypt\", \"The Bell Witch\", \"Shadows\", \"Room Of Golden Air\", \"Is That You, Melissa?\", \"Return Of The Vampire\", per me sono tra le loro canzoni più belle in assoluto. Riffs e assoli meravigliosi, melodie sopraffine, potenza e raffinatezza che si uniscono in modo magistrale alla loro classica maniera! Per favore, non sottovalutate la discografia dei Fate della reunion, soprattutto questo album!!! |
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12
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Ascoltato ora. Semplicemente affascinante |
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11
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Ascoltato ora. Semplicemente affascinante |
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10
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l'ultimo vero capolavoro del rock metal black, il resto? ahahah! roba da educande, ma potrei anche essere smetito |
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9
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Ca##o! Non avevo commentato sto discone del Fato...Poco da dire 8 pieno. Ovviamente lasciando a parte Melissa e Don't Break...dopo la reunion hanno fatto tre bellissimi dischi partendo da questo, passando per Time e arrivando a Into the unknown. Gli altri non gli ho mai ascoltati. Comunque Album davvero bello...la classe non è acqua. |
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8
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Per me questo è il disco migliore dei MercyfulFate, lo trovo molto più coinvolgente rispetto ai primi due......... |
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7
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Mi allineo al primo commento del caro The Nightcomer:come si fa a dare voto basso ad un disco di questo spessore.. ignoranti(musicalmente parlando ovviamente)! Ed aggiungo insulsi.. |
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6
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La pensiamo proprio allo stesso modo! Nella musica ho sempre ricercato anzitutto l'intensità emozionale (se poi a questa si aggiungevano altre qualità, tanto meglio), aspetto che -nel mio caso- è stato spesso gratificato dai duetti di Hank Shermann e Micheal Denner, due musicisti meno considerati di quanto avrebbero meritato, poiché adombrati dalla straripante ed inconfondibile personalità di King Diamond. Ho sempre avuto un debole per le composizioni lunghe ed articolate, ricche di variazioni (anche nelle atmosfere), alla "Satan's Fall", per capirci... In questo album sono presenti due episodi del genere (contrariamente a quanto avvenuto su "Time" e "Into The Unknown") i quali, pur non raggiungendo le vette toccate da Satan's Fall, ribadiscono le capacità dei Mercyful Fate nel gestire composizioni anche più complesse. Imho |
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5
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Ci sono davvero delle canzoni bellissime in questo album, la sola Bell WItch vale l'acquisto e, personalmente, ho sempre approezzato moltissimo lo stile di Michael Denner, ottimo elemento capace di piazzare composizioni commoventi come Room of Golden Air. Degnissimo contraltare per Hank Shermann e per il superbo King Diamond. |
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4
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Concordo ancora una volta con Lizard: sicuramente uno dei pochi casi nei quali la reunion ha prodotto ottimi risultati! Probabilmente sarò di parte (anzi, sicuramente ) ), ma non riesco a trovare difetti particolari in questo album, che dal punto di vista della maturità rappresenta sicuramente un passo avanti; è un disco da apprezzare man mano con gli ascolti. I lavori storici sono a mio avviso nel complesso superiori, ma la discografia dei Mercyful Fate fino a Into The Unknown compreso, secondo me è da avere. I simpaticoni che si divertono a distribuire voti insulsi (la media lettori di questa ed altre recensioni parla chiaro) farebbero meglio a scopare di più, ammesso che ne abbiano la possibilità... Poveretti. |
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3
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Altro discone dei mercyfull che come ricirdato va assolutamente rivitalizzato. Come detto nell'ottima rece di rino il disco è un po' più "difficile" rispetto ai primi due capolavori, un re meno falsettaro ma sempre meraviglioso, le chitarre poi.... |
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2
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Disco davvero bellissimo. Dopo la reuniun i MF hanno dimostrato di saper fare grandissima musica senza scopiazzare dai capolavori precedenti. La sola "Egypt" vale il prezzo del cd. Adesso pregherei il buon Rino di adoperarsi per una bella recensione del capolavoro intitolato "Time"... |
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1
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Nemmeno un commento per questo disco strepitoso???? Una delle poche reunion significative del metal, seppur con un andamento più complesso e cadenzato, meno effervescente rispetto ai primi due album. A mio avviso un disco poco capito quando uscì e fin troppo dimenticato oggi... Da riscoprire assolutamente!!!! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Egypt 2. The Bell Witch 3. The Old Oak 4. Shadows 5. A Gruesome Time 6. Thirteen Invitations 7. Room of Golden Air 8. Legend of the Headless Rider 9. Is That You, Melissa 10. Return of the Vampire.. 1993
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Line Up
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King Diamond - Voce Hank Shermann - CHitarra Michael Denner - Chitarra Timi "Grabber" Hansen - Basso Snowy Shaw (accreditato come Batteria) Morten Nielsen - Batteria
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