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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 4643 letture )
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Una delle più note voci femminili nella scena heavy metal degli anni ottanta, tuttora "appetibile" a giudicare da come si ostinano a disegnarla sulle copertine dei dischi, la bionda Doro Pesch celebra nel 2004 il proprio quarantesimo compleanno con l’uscita di Classic Diamonds, una raccolta di brani editi ed inediti riarrangiati in chiave classica, ed eseguiti insieme ai trenta giovani musicisti della Classic Night Orchestra. Non nuova ad esperimenti del genere (nel 2001 e nel 2003 erano già stati tenuti due concerti di successo con accompagnamento orchestrale, rispettivamente nella natia Dusseldorf e nella extracircondariale Bochum), la stessa Doro dedica otto mesi a produrre uno degli album più costosi della propria carriera, ottenendo un disco ben pensato, rotondo e piacevole all’ascolto, masterizzato dal poliedrico Mika Jussila ai finlandesi Finnvox Studios, essi stessi garanzia di qualità tecnica. Particolarmente azzeccati appaiono sin dalle prime battute bilanciamento e suoni, con batteria e chitarra presenti ma di una tonalità genuinamente classica, di impatto immediato, che ben si fonde con le note liquide di archi e strumenti a fiato: sotto questo aspetto l’opener I Rule The Ruins è un mid-tempo nel quale si trovano a proprio agio sia il cantato comunicativo e scandito in puro German-style, sia un’orchestrazione classica pertinente ed arrangiata con garbo.
Si ha l’impressione, confermata nel corso dell’ascolto, che la presenza della Classic Night Orchestra sia stata accuratamente dosata per aggiungere senza snaturare, ottenendo risultati convincenti alla pari di Yngwie Malmsteen (Concerto Suite for Electric Guitar and Orchestra in E flat minor, Opus 1, 1998), Metallica (S&M, 1999) ed i compatrioti Scorpions (Moment Of Glory, 2000). Sono tanti gli stili nei confronti dei quali la paziente opera di innesto risulta riuscita: Metal Tango, nella quale gli archi suggeriscono la ritmica del famoso ballo argentino, è ad esempio una ballad pop alla Kate Bush ma in stile tedesco, di quella romanticheria quadrata e precisa che loro più di tutti sanno creare, e proporre in modo kitsch ma entusiasmante. Let Love Rain On Me è un lento delicato dalle tinte country, riprese dalla pimpante Always Live to Win, tra le cose più belle del disco: chitarra acustica sollecitata con forza ed una batteria che si avverte quasi solo nel rullante creano un quadro folk semplice e sincero, credibile, spontaneo e reso con apprezzabile senso di verità. Sembra un’improvvisazione perfetta (ma i tedeschi raramente improvvisano), un bellissimo inganno, una gustosa merendina confezionata che di confezionato non sa. Sempre lente e bilanciate sono la lirica I'm In Love With You e l’intimista The Last Goodbye (we might meet again in a different life, we might meet again in paradise, insomma), mentre sono i curiosi toni spagnoleggianti ad affiorare sulle placide acque di Undying. In un’ideale progressione di incisività e velocità, l’incipit militaresco di Fur Immer ricorda la cupa Russians di Sting (The Dream of the Blue Turtles, 1985), salvo poi illuminarsi grazie al lavoro delicato ma onnipresente degli archi, la cui dolcezza crea uno scintillante contrasto col cantato in tedesco. Tausend Mal Gelebt concede ulteriore spazio agli interventi orchestrali, al punto che la canzone si abbandona complice a qualcosa di più simile ad una colonna sonora. All We Are, forte di un bel coro, è invece una ballad veloce, nella quale fa capolino anche un filo di gradita doppia cassa, e costituisce la valida anteprima per la cover dei Judas Priest Breaking The Law: lentamente introdotta da un dolce arpeggio di chitarra, interpretata in modo impeccabile, la canzone ha una buona personalità che si spinge al di là dell’originale, al punto da richiamare per intensità e spessore esecutivi certo rock autoriale anni ’70. Burn It Up è una delle canzoni più graffianti del lotto, perché nella sua longilinea struttura si esaltano un bel mid-tempo, un cantato accompagnato da cori maschili che riesce ad essere incisivo pur nella veste classica, ed interventi orchestrali che accorrono nei punti giusti, nei quali la canzone rischierebbe di perdere intensità. Allo stesso modo She's Like Thunder, pur non proponendo nulla di nuovo, riesce ad essere semplice nella continua ripetizione di un ritornello azzeccato e, sfruttando l’umana debolezza per qualcosa da canticchiare fin dal primo ascolto, irresistibilmente trascinante.
Classic Diamonds, al termine della breve outro orchestrale The Final, dà una sostanziale impressione di equilibrio, di generale buon gusto, di professionalità e di attenzione per il materiale musicale che si è scelto di riproporre in questa veste commercial-classicheggiante, forte anche del contributo di importanti musicisti della scena tedesca quali Udo Dirkschneider (Accept, U.D.O.), Oliver Palotai (Kamelot) e Kai Hansen (Helloween, Gamma Ray). Il mix tra costruzione sinfonica e sonorità rock dà i suoi frutti migliori dove il contrasto è più forte ed abrasivo, i ritmi più intensi, l’intreccio più fisico e viscoso: meno convincenti, dal punto di vista del risultato finale, sono invece parte degli episodi lenti, che possono tutti ridursi -con l’eccezione dell’ammiccante Love Me in Black- a canzoni di un’onesta ed anacronistica Normalità (di quel romantico Top-Gun-iano alla Take My Breath Away dei Berlin), nella quale l’interdizione orchestrale introduce solo qualche asessuata vibrazione in più.
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2
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non riesco a capire se la ragazza nella copertina è gnocca oh no ??!!  |
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1
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molto bella la rivisitazione di alcune canzoni, meno riuscita su altre, tutto sommato d'accordo con pckid anche nel voto |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. I Rule the Ruins 2. Metal Tango 3. Breaking the Law 4. All We Are 5. Für Immer 6. Let Love Rain on Me 7. Burn It Up 8. Tausend Mal Gelebt 9. I'm In Love With You 10. Always Live to Win 11. Undying 12. Love Me in Black 13. She's Like Thunder
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Line Up
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Doro Pesch (Voce) Joe Taylor (Chitarra Acustica su 10 e 14) Nick Douglas (Basso su 10 and 14) Johnny Dee (Batteria su 10 and 14) Klaus 'Major' Heuser (Chitarra acustica) Wolf Simon (Batteria) Mario Arrangonda (Percussioni)
The Classic Night Orchestra Arnt Böhme (Direttore, Arrangiamenti orchestral su 1, 2, 5) Hye-sin Tjo, Ardan Saguner, Nonna Parfenov, Elda Teqja, Marco Stankovic, Ingrid Illguth (Primi Violini) Carolin Kosa, Arhan Saguner, Emma Fridman, Jee-eun Lee, Alexander Schneider (Secondi Violini) Wiebke Corssen, Urs Beckers, Kristina Iczque, Manuela Crespi (Viole) Lev Gordin (soloist), Martin Henneken, Jens Peter Jandausch, Luise Schroeter (Violoncelli) Milivoj Plavsic (Contrabasso) Daniel Edelhoff, Jörg Brohm (Prime Trombe) Wolfgang Mundt, Carsten Gronwald (Seconde Trombe) Andreas Roth, Peter Schatlo (Tromboni) Jan Böhme (Trombone Basso)
Ospiti Udo Dirkschneider (Voce solista su 3) Oliver Palotai (Piano, arrangiamenti orchestrali su 6, 7, 12, 15) Kai Hansen (Chitarra e basso su 13, Chitarra acustica, Cori) Claus Fischer (Basso su 4) Dirk Schoppen (Basso su 4, Cori) Martin Wagemann (Tromba) Oliver Best, Thomas Nathan, Klaus Vanscheidt (Cori)
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