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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Iced Earth - Something Wicked This Way Comes
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( 9629 letture )
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L’heavy metal, negli anni ’90, viveva una crisi che oggigiorno, a distanza di diversi lustri, non esiterei a definire drammatica: i generi come il classico heavy, il potente thrash ed il più melodico power, ma anche il glam tanto detestato dai puristi erano stati letteralmente spazzati via prima dal ciclone grunge e poi dall’avvento del nu metal: solo i generi più estremi come black e death si erano salvati dalla marea che aveva trascinato con sé almeno un decennio di successo musicale inarrestabile, rimanendo comunque un fenomeno più legato all’underground che al mainstream, ora appannaggio di chitarristi in camicia da boscaiolo e giovani DJ rampanti, oppure ancora di gruppi “convertiti” (chi ha detto Metallica?). Eppure, anche negli anni ’90, alcuni gruppi si rifiutarono tenacemente di abbandonare la vecchia via, guadagnandosi per questo un rispetto che le nuove leve di metallari del 2000 non avrebbero tardato a tributargli. E, infine, un ristretto insieme di gruppi riuscirono persino a nascere nel disastrato decennio dei ’90, salendo alle luci della ribalta grazie a qualità compositive di livello superiore ed alla capacità di non fossilizzarsi su un solo genere, variando il genere proposto abbastanza da far ringiovanire heavy e thrash, che molti avevano ormai bollato come sorpassati e vetusti.
Un gruppo, in particolare, riuscì in quei tumultuosi anni a creare un misto di classico heavy metal alla Iron Maiden, di power metal e di furioso thrash proveniente direttamente dalle calde acque della Bay Area di San Francisco: stiamo parlando degli Iced Earth, gruppo fondato nell’ormai lontano 1984 dal chitarrista Jon Schaffer, virtuoso dello strumento e compositore dalla visione estremamente poliedrica e variegata. Il genere proposto nel corso degli anni dal suo gruppo, delle cui canzoni è il principale compositore, è difatti variato nel corso degli anni anche all’interno degli album stessi, passando come già detto indifferentemente da classic heavy metal ad un robusto thrash, condendo il tutto con un senso della melodia non comune. Il successo per questa band, tuttavia, giunse solo un decennio dopo la sua formazione, quando Jon Schaffer reclutò dalla sconosciuta band Cauldron il cantante Matthew Barlow, imprimendo una svolta decisiva alla musica degli Iced Earth con la sua notevolissima estensione vocale. Il suo primo album, Burnt Offerings, terzo della discografia della band, spinse difatti quest’ultima verso il successo anche grazie alla sua alternanza fra toni baritonali e lancinanti slanci su ottave molto più alte (debitrici del maestro Rob Halford), il tutto poggiato sul sapiente sottofondo musicale di Jon Schaffer; di lì a poco giunse anche quello che è tuttora considerato il capolavoro della band, vale a dire il concept album The Dark Saga, che proiettò definitivamente gli Iced Earth nell’elite del metal mondiale. Bissare quel duo di album, specialmente il secondo, era a quel punto un’impresa non di poco conto ed il successivo lavoro del gruppo sarebbe pertanto stato atteso al varco da orde di fan trepidanti quanto da spietati battaglioni di critici pronti a demolire il gruppo. Nel 1998, dunque, dopo due anni da The Dark Saga, gli Iced Earth sfornano Something Wicked This Way Comes, il cui titolo è ispirato ad una frase tratta dal Macbeth di Shakespeare:
By the pricking of my thumbs, something wicked this way comes.
Sono riusciti a bissare il capolavoro di due anni prima? A distanza di molti anni dall’uscita, vediamo cosa ci resta oggi del terzo album del gruppo con Barlow al microfono. Il disco si apre con il roccioso mid-tempo Burning Times, un’eccellente opener in cui Barlow ci narra della famigerata Inquisizione Spagnola, mentre Schaffer scandisce il tutto con riff dall’andamento quasi marziale. La traccia sfocia poi in un autentico capolavoro del gruppo, vale a dire la ballad Melancholy (Holy Martyr): il cantante tocca picchi di espressività assolutamente eccezionali nel raccontarci la Crocifissione di Cristo vista dagli occhi dello stesso Figlio di Dio, determinato a morire per veder cessare il dolore che vede attorno a sé.
I see the sadness in their eyes Melancholy in their cries Devoid of all the passion The human spirit cannot die Look at the pain around me This is what I cry for Look at the pain around me This is what I'll die for
Dopo una simile dimostrazione di melodia e pathos musicali gli Iced Earth scelgono di sorprenderci di nuovo con un brano veloce e cattivo, che per giunta si presenta in netto contrasto con la precedente canzone: come quella trattava della sofferenza di Cristo, Disciples Of The Lie riprende la rabbia dell’opener dell’album e ci riversa addosso l’ipocrisia di coloro che di Cristo avrebbero dovuto raccogliere il messaggio, vale a dire i sacerdoti della sua Chiesa. Dal punto di vista musicale il brano è ancora una volta notevole, anche se il ritornello urlato non è certamente fra le cose più originali che il gruppo abbia partorito. Watching Over Me è invece un’altra ballad, ancor più delicata di Melancholy (Holy Martyr) (anche se non mancano i momenti più veloci), scritta da Schaffer in memoria di un amico morto giovane in un incidente stradale.
We shared dreams like all best friends Blood brothers at the age of ten We lived reckless, he paid the price But why? Why did he have to die? It still hurts me to this day Am I selfish for feeling this way? I know he's an angel now Together we'll be someday
Anche i più spietati critici del gruppo, a questo punto, magari non apprezzandone la musica, avrebbero però dovuto notare la notevole capacità di introspezione di questi musicisti e la loro varietà tematica. Stand Alone è uno dei brani più veloci dell’album, caratterizzato da un riff di chiara matrice thrash metal che poi rallenta per consentire al cantante di spingere al limite la sua ugola. E’ un brano dall’originalità non particolarmente marcata, che in alcuni punti ricorda vagamente gli HammerFall?), ma in ogni caso si lascia ascoltare e coinvolge. Seguendo l’ormai consolidata prassi di alternare momenti di pura energia ad altri più lenti e riflessivi, Consequences è per una buona metà un delicato brano rock che potrebbe essere stato scritto dagli Alice in Chains più riflessivi ed intimisti, dal ritornello estremamente dolce e suggestivo; successivamente aumenta la propria carica di potenza grazie anche ad un bellissimo assolo del chitarrista, ma ritorna presto a lidi più delicati. E’ pacifico ovviamente che My Own Saviour sia un brano veloce e difatti quest’ultimo non tradisce, aprendosi con un riff squisitamente proveniente dalla Bay Area e portato avanti da Schaffer per tutto il brano; convince leggermente meno, stavolta, il cantato di Barlow, che resta notevole soprattutto nel ritornello, ma che appare un po’ più piatto rispetto ai precedenti brani, dove la sua espressività era quasi commovente. Con Reaping Stone torniamo alla melodia, almeno inizialmente, dato che poi il brano evolve in una canzone mid-tempo; qui il cantante del gruppo mostra tutta la sua estensione vocale, passando da un cantato cupo e sussurrato alla Peter Steele ad acuti lancinanti; menzione d’onore anche per il sempre valido Schaffer, a sua volta capace di variare il tempo ed addirittura il genere all’interno dello stesso brano in maniera pressoché perfetta. 1776 è un’epica traccia strumentale dall’andamento marziale, che inaspettatamente viene resa più dolce da un accompagnamento di flauto; è proprio il flauto che eleva il livello della composizione, ben fatta ma relativamente ordinaria. Blessed Are You torna ancora una volta su lidi più melodici, ma nuovamente sfocia in un brano più granitico, piacevole nonostante l’espediente ora inizi a suonare un po’ ripetitivo. Di tutt’altra pasta è la suite finale, che si articola lungo tre brani in cui Jon Schaffer sfodera ancora una volta tutto il suo genio compositivo, alternando arpeggi di vaga matrice mediorientale a tiratissimi riff thrash, passando anche per il pianoforte nei primi istanti della terza canzone. Non si può, naturalmente, non evidenziare anche il lavoro di Matthew Barlow, a sua volta ai massimi vertici della propria espressività.
Something Wicked This Way Comes, insomma, risponde pienamente alle aspettative: è un album maturo, sorprendente per la varietà di temi trattati e di soluzioni musicali sperimentate; è vero che, come ho scritto, non sempre l’espediente di variare tempo e tono del brano paga, nel senso che alcune cose appaiono sicuramente forzate oppure un po’ troppo scolastiche, al pari di alcuni ritornelli che non brillano di luce propria. Tuttavia sono di gran lunga maggiori i momenti in cui non si può non restare sbalorditi di fronte alla capacità degli Iced Earth di esplorare indifferentemente lidi heavy, power, thrash e persino momenti da alternative rock in piena voga negli anni ’90; tutto questo è merito sicuramente del compositore Jon Schaffer, ma anche di un marchio e di uno stile ormai inconfondibili, che hanno reso questo gruppo uno dei più amati degli anni ’90 dagli appassionati di metal e che ancora oggi conta milioni di fan in tutto il mondo.
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VOTO LETTORI
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86.54 su 150 voti [
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Buon album, anche se a mio parere inferiore ai tre precedenti grandi album. Dopo questo il calo compositivo sarà progressivo. 75 |
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Capolavoro. Insieme a The Dark Saga e col celebrativo Alive in Athens l’apice della band. Album sostanzialmente senza passi falsi lungo tutta la sua ora abbondante di durata, con un grandissimo Barlow e pezzi meravigliosi come l’opener, le cattive Disciples of the Lie e Stand Alone nonché la tutte e tre le parti della suite finale. Voto 92 |
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Quello che dice il recensore che nei '90 siano sopravvissuti solo i generi estremi è tutto relativo...in quel periodo nonostante tutto andava avanti, degnamente bene lo stesso di cui qualche capolavoro è anche uscito. Grande mente Jon Schaffer degli Iced Earth e interpretazione superlativa di Matt Barlow...una delle più belle voci che abbiano avuto il genere metal. Ho dei bei ricordi di questo disco... |
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poi dipende pure dai generi @rinuzzo.ci sono tantissime band valide e tanti capolavori,per ogni genere di musica e sottogenere! |
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Sarebbe un capolavoro se gli Iced Earth non avessero scritto Dark Saga. É comunque un disco pazzesco, che all'epoca mi fece innamorare degli Iced Earth. |
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non ce n'e' uno solo in particolare.ma tantissimi.io adoro per quanto riguarda il metal l'avantguarde metal,e tutte le band che propongono qualcosa di nuovo.sono un grande fan di mike patton e di tutti i suoi progetti,che sono infiniti,come fantomas,peeping tom,tomahawk,faith no more,mr.bungle,mondo cane,ecc....e tutte le altre cose che ha fatto con quell'altro genio che e' john zorn.in generale mi piace la sperimentazione.mi piacciono tanto anche i blut aus nord,gli urgehal,gli hail spirit noir.poi ascolto tutti i tipi di musica,dall'opera classica,fino al grindcore.sono troppi i nomi che ti dovrei fare! |
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Romania ma abito vicino catanzaro da quasi 3 anni. Il tuo album in generale di tutta la musica metal |
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degli iced earth intendi @rinuzzo?di dove sei? |
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@shadowplay quale è il tuo album preferito??? Tu sai molto, io vorrei ascoltare di più nuova musica. Grazie e scusa per mio italiano |
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capolavoro.mi piace tanto the dark saga! |
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Questo e' un album capolavoro, fora le chiappe, la voce di Barlow e' qualcosa di imponente, veramente lodevole il suo cantato.Tra i miei cantanti preferiti, come timbro come edpresdivita' ,interpretszione, nella mia lista dei miei 12 cantanti metal preferiti in assoluto.Che album! libidine pura. |
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Io, per fortuna, ho la primissima edizione in digipack.. Ascoltato dopo tanti anni, ho notato che, a parte le melodie chitarristiche à la Metallica, il timbro di voce di Barlow è molto simile a quello di un certo Paul Stanley! |
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Io sono sempre dell'idea che le bonus tracks andrebbero inserite in un ipotetico bonus disk, perchè alle volte -questo penso sia un esempio lampante- il risultato è grottesco.. :-/ |
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Anche io la penso come @lux caos e @Malleus, non mi piace e trovo fuori luogo la cover di Shooting, per il resto e' un ottimo equiilibrio tra ritmica power/thrash e sound chitarristico unito a voce strabiliante e ritornelli acchiappanti al primo impatto, poi vabbe' adoro l'ugola di Barlow, probabilmente il loro migliore, per me 94. |
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Quoto Malleus, anche per me probabilmente il migliore dell'era Barlow, quello dove si crea il bilanciamento perfetto tra durezza power thrash e fraseggi e ritornelli catchy. Grandissimi. |
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Album praticamente perfetto, potente ed equilibrato nell'alternanza di pennate diaboliche e arpeggi melodici. Forse l'unico neo è Reaping stone, che pur essendo un ottimo brano, per le mie orecchie suona un po' troppo rockeggiante per filare a dovere nel contesto complessivo. Altro neo, ma questo non c'entra niente col disco in sè, sono le bonus track della ristampa.. Ottima la cover dei Black Sabbath, ma la cover di Shooting star si inserisce malissimo sul finale di The coming curse.. non c'entra proprio niente. Io la butto lì: 93. Probabilmente il loro album migliore. |
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Grandissimo album di heavy Metal, personalmente il mio preferito della band. Barlow canta divinamente sopra vere e proprie sfuriate di chitarra e mid tempos epocali! Riff accattivanti e dannatamente pesanti ma anche dolci melodie e cupi fraseggi in puro stile "classic"! Insomma se cercate del vero Heavy Metal questo stupendo lavoro non vi deluderà! |
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*Leather Rebel volevo dire |
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Burning Times ha qualcosa di One Shot At Glory, credo che siano le due note a fine ritornello a ricordarmela. Cmq gran bell'album, probabilmente il loro masterpiece. Voto 85 |
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Il meglio degli iced earth con canzoni da paura e un barolw immenso. il mio voto è 95 |
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l'album della maturità, con un equilibrio perfetto tra melodia e potenza, un lavoro ritmico letale nella sua apparente semplicità ed una voce, quella di Barlow, che ha va oltre ogni limite umano; l'ultimo album grande album heavy-thrash della storia. |
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Anche a me è piaciuto da subito questo album, ma quello che preferisco è senz'altro il secondo Night of the stormrider, ancora più oscuro ed heavy. |
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grande album, barlow all'apice della forma |
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Quoto Maurizio per Alive in Athens, semplicemente stratosferico per il suono e le canzoni. A quando la recensione? Secondo me uno dei migliori live di sempre in campo metal ( io ho i cd e anche il dvd). |
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L'album perfetto della band americana! Punti deboli? Zero, voto? 95 |
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quoto Metal4ever90: secondo me il migliore rimane The Dark Saga. La storia di Spawn mi ha sempre fatto immedesimare un sacco in quegli anni. Comunque anche SWTWC merita alla grande. P.S. posso vantarmi di avere l`autografo di Barlow sul retro del ticket del lontanissimo Gods of Metal 1998. Incontrato in mezzo alla folla. Mitico! |
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Chiarendo subito che fino a questo lavoro mi piacciono tutti gli album degli Iced Earth, passo a dire che questo se non è un capolavoro assoluto poco ci manca. Watching over me è sublime, come Holy Martir, burning times. Se volete conoscerli consiglio Live in Athens, triplo semplicemente incredibile per qualità del suono. |
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che album paura!! lo riascolto sempre con piacere. condivido voto e recensione.. |
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rimasi bruciato con dark saga...e non volendo rompere l'idillio con la band all'epoca lo cannai...leggendo la rece, mi tocca rimediallo... |
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capolavoro....la ritmica di scheffer al top, al voce di barlow pure..l'apice della band! |
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A Wacken ha fatto tutta la title-track di questo disco. Veramente emozionante... il disco lo metto a pari merito a Burnt Offerings, il mio preferito rimane Dark Saga; ma anche questo è bellissimo! |
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7
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Me lo sentivo che Qualcosa di sinistro sta per accadere!!!! |
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Bellissima recensione e grandissimo album, secondo me il migliore degli IE perché piú vario degli altri. Finalmente qualcuno che rende giustizia a questa grande band, in Italia forse un pó sottovalutata mentre osannata per esempio in Germania. Bravo Andrea! É vero peró che questo é l' ultimo capolavoro, con gli altri cd andranno poi sempre in declino. Speriamo in un ritorno a questi livelli con il prossimo cd, ma purtroppo ci credo poco vista la scarsa vena di Shaffer negli ultimi due album. |
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L'ultimo grande disco degli Iced Earth, riff micidiali e un Barlow stellare...85/100 |
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@ Eddie: vai sciolto, questo è un discone. Garantito! |
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lo ascolterò...sembra a prima impressione interessante |
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L'ultimo grandissimo disco dell'era Barlow, il successivo "Horror Show" sarà buono ma non sfiorerà per nulla i capitoli che lo antecedono. Ci sono pezzi che ti entrano in testa e chi te li toglie tipo la tripletta d'apertura disco che è quanto di più devastante abbia mai scritto Schaffer. "Something Wicked" la saga è solo questa, gli album che ne riprendono la storia sono solo dei filleroni pazzeschi. |
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fantastico disco heavy/thrash...ottimi riff, bella produzione, grandi canzoni e un Matthew Barlow superlativo! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Burning Times 2. Melancholy (Holy Martyr) 3. Disciples Of The Lie 4. Watching Over Me 5. Stand Alone 6. Consequences 7. My Own Saviour 8. Reaping Stone 9. 1776 10. Blessed Are You 11. Something Wicked I: Prophecy 12. Something Wicked II: Birth Of The Wicked 13. Something Wicked III: The Coming Curse
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Line Up
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Matthew Barlow (Voce) Jon Schaffer (Chitarra) Larry Tarnowski (Chitarra) Mark Prator (Batteria) James MacDonough (Basso)
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