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Redemption - This Mortal Coil
( 6204 letture )
Al giorno d’oggi il concetto di album è stato, almeno parzialmente, perso. Non è mia intenzione discutere sui lati positivi o negativi della tecnologia, questione irrisolta e che occuperebbe troppo tempo per essere semplicemente accennata. Tuttavia è un dato di fatto che il download ha dato un grosso contributo nel rende la musica un usa e getta, ed è stata persa di vista la filosofia dell’album e il pensiero che vi sta a monte espresso da ogni singolo artista. Così è ormai comune ascoltare col proprio lettore musicale un coacervo di canzoni totalmente slegato tra loro, preferendo l’immediatezza ad analisi più profonde, introspezioni che dovrebbero essere la vera finalità dell’ascoltatore. Il mercato ha poi spesso imposto al musicista di comportarsi di conseguenza…

Fatte queste premesse, This Mortal Coil mi ha di fatto colpito per la sua incredibile profondità, che non avvertivo da tempo in un disco. Il quinto full-lenght dei Redemption infatti non nasce per caso, non è il classico compitino fatto da una band attiva da più di un decennio, ma è generato dall’insopprimibile bisogno di un uomo che ha affrontato e vinto la malattia di esprimere tutti i propri sentimenti e metterli in musica. Come saprete, al chitarrista solista Nick van Dyk era stata pronosticata tempo fa una malattia molto probabilmente mortale, tanto da far temere che il cd Snowfall on Judgment Day sarebbe stato il suo testamento, ma egli è riuscito a vincere la battaglia e a raccontarcela con la sua chitarra in quest’ultima fatica. This Mortal Coil, a cominciare dal titolo, è infatti una narrazione intensa ed emozionante del tragico periodo passato da Nick e del turbinio di pensieri che attraversano necessariamente la mente umana quando si ritrova nella condizione del sapere di dovere, probabilmente, lasciare questa vita. La musica scaturita dalla mente del principale compositore è singolarmente affascinante.

Inutile dire che è necessario più di un ascolto per comprendere ed apprezzare questo lavoro molto ricercato. L’attrice principale dell’album è, ovviamente ed indiscutibilmente, la chitarra, sia in fase ritmica in cui sforna miriadi di riff granitici, sia nell’ampissima sezione solista in cui un funambolico Nick van Dyk non si fa pregare e sforna una gran quantità di assoli. L’eccellente shredding risulta sempre come minimo piacevole ed azzeccato alla canzone e al sentimento che il chitarrista intende far emergere. Altra grande protagonista è senza dubbio la tastiera, di grande aiuto nella ricerca musicale attuata dai Redemption. Basso e batteria eseguono il loro lavoro con precisione e concretezza senza farsi notare troppo, mentre la prestazione dell’arcinoto ex singer dei Fates Warning, Ray Adler, è un po’ anonima, troppo monotonale per un album particolare che, forse, necessitava di maggiori doti interpretative.

Ma a prescindere dalle indubbie qualità tecniche della band, è senza ombra di dubbio l’emozione a fare da padrona in questo This Mortal Coil. Mettendo a tacere i detrattori della band, spesso accusata di avere scarsa personalità, con quest’ultima fatica i Redemption si siedono con orgoglio tra i grandi del progressive metal; l’album è organico, nessun riferimento è casuale, nessuna canzone è al di fuori del progetto, tutte raccontano qualcosa. Il livello medio delle canzoni, inutile dirlo, è qualitativamente elevatissimo, ma spiccano tra le altre No Tickets To The Funeral, in cui Nick Van Dyk dà pieno sfogo alla sua creatività alle sei corde con assolo che ricordano Steve Vai, Begin Again, messaggio di ingresso in una nuova condizione, e la lunga Departure Of The Pale Horse, che sancisce la definitiva vittoria sulla insidiosa stretta mortale. L’accattivante cover realizzata da Travis Smith (già all’opera con, fra gli altri, Opeth e Nevermore) e la produzione eccellente del noto Neil Kernon (Queensryche, tra gli altri) danno una mano al successo di un lavoro che senza ombra di dubbio merita ogni apprezzamento.

Sono immensamente felice per la guarigione di Nick van Dyk, che ha potuto realizzare un’altra volta una grande opera come questa.



VOTO RECENSORE
86
VOTO LETTORI
49.74 su 35 voti [ VOTA]
Claudio
Lunedì 13 Gennaio 2020, 20.57.03
20
Disco che mi piace molto, ispirato e massiccio
Lizard
Giovedì 23 Agosto 2018, 13.59.15
19
Beh... considerando che l’ultimo commento è del 2012 in risposta ad uno del 2011, direi che come contesto è molto più comprensibile, no?
Alessandro
Giovedì 23 Agosto 2018, 13.13.05
18
ma perché ogni recensione di un disco prog cagate il cazzo con questi DT?? pare che ogni cosa fatto in ambito prog deve essere messa a paragone con i loro lavori … e basta su .
Andrea
Venerdì 17 Febbraio 2012, 19.26.22
17
@nightblast: cito "Se questo disco è stato valutato oltre l'80 praticamente ovunque e quello dei Theater è stato criticato da chiunque (mi riferisco agli addetti ai lavori), un motivo ci sarà..."...si, un motivo ci sarà, lo dice Franco 73 poco sotto, cioè che il 90% della gente li critica per forza, sempre e comunque....poi tu citi scopiazzature a radiohead, muse e U2...probabilmente sei rimasto ad octavarium, e l'ultimo cd manco l'hai sentito...no?
ste
Martedì 8 Novembre 2011, 16.33.54
16
D'accordo in toto con il commento di Franco 73 sull'impatto emotivo del lavoro dei Redemption, penalizzato in parte, va detto, dalla prova non eccelsa di Alder
Franco 73
Mercoledì 26 Ottobre 2011, 13.22.35
15
Se c'è una cosa "mille volte meglio", è sicuramente il potere evocativo ed il trasporto emotivo che "This Mortal Coil" è capace di dare, rispetto all'ultimo dei D.T. E posso assicurare che non sono uno di quelli che li critica per forza, sempre e comunque (alcuni brani di "A dramatic..." mi hanno sorpreso positivamente, eccome). La voce di Alder ha un timbro molto più espressivo di La Brie. Purtroppo è onesto riconoscere che il passare degli anni sta penalizzando parecchio l'estensione e la potenza del cantato di Ray.
ayreon
Mercoledì 26 Ottobre 2011, 13.19.26
14
e comunque ricordiamoci sempre la brutta figura che abbiamo fatto a non andare a vedrli,io per primo
Mascherato
Mercoledì 26 Ottobre 2011, 13.09.00
13
Niente male lo compro e non compro l ultimo DT perchè mi hanno stancato .
Nightblast
Mercoledì 26 Ottobre 2011, 9.43.57
12
@salvatore:magari lo sarà per te, ma in tutta obiettività nell'ultimo Redemption non si trovano scopiazzature ai Muse, agli U2 o ai Radiohead...Inoltre Alder anche se acciaccato è molto meglio di un James la Brie patetico che prova ad emulare se stesso senza mai riuscirci...Se questo disco è stato valutato oltre l'80 praticamente ovunque e quello dei Theater è stato criticato da chiunque (mi riferisco agli addetti ai lavori), un motivo ci sarà...E aldilà di tutto i Redemption hanno fatto un disco coerente con il loro stile, potente che non si basa solo su sfoggi di tecnica fine a se stessa... i DT fanno ridere da circa due lustri dato che ormai vivono solo per dimostrare di sapere suonare...
ayreon
Mercoledì 26 Ottobre 2011, 8.13.05
11
ora non esageriamo, il prog metal dei Redemption è sempre stato tutt'altra cosa rispetto a quello dei DT,cosi' come non mi pare cosi' disastrosa la prova di Alder.E' un disco meno riuscito,ma da chi mi ha sfornato dei capolavori come "The fullness...","Snowfall..." ci può anche stare un mezzo passo falso
Salvatore
Lunedì 24 Ottobre 2011, 14.26.14
10
Superfluo dire che l'ultimo album dei Dream Theater (riferito a chi fa paragoni imbarazzanti con i Dream) è mille volte meglio di questo ultimo full lenght dei, pur godibili, Redemption. Da notare la prestazione scadente del povero Ray Alder.
Mascherato
Sabato 22 Ottobre 2011, 8.57.01
9
Gli darò un ascolto , ciao a tutti .
ROSSMETAL65
Sabato 22 Ottobre 2011, 8.48.25
8
Disco notevole,ma con un cantante vero!Oramai Alder non ha piu' la forza per esprimersi a questi livelli,peccato.
Skogarmaidur
Venerdì 21 Ottobre 2011, 14.57.16
7
Disco che cresce ascolto dopo ascolto. "Snowfall..." forse presentava molta più melodia, refrain e riff più diretti e orecchiabili. Qui c'è da ascoltare il disco più e più volte, le melodie ci sono, ma sono "nascoste", vanno scoperte con calma. Dopo ne sarete pienamente appagati. Ottimo!
Metal3K
Venerdì 21 Ottobre 2011, 14.06.41
6
"Inutile dire che è necessario più di un ascolto per comprendere ed apprezzare questo lavoro molto ricercato. " Confermo, all'inizio mi aveva lasciato un po' perplesso, ma guadagna sempre piu' il mio favore man mano che lo ascolto. Buona prova, anche se forse Snowfall... era superiore a questo.
ayreon
Venerdì 21 Ottobre 2011, 13.41.11
5
bello,ma nettamente inferiore a "Fullness" (capolavoro di prog metal) e "Snowfall",qui si va molto più sul metal classico e anche un pò thrash,comunque da avere .Concordo sulla produzione,suoni un pò impastati e sporchi
ludwig
Venerdì 21 Ottobre 2011, 10.06.33
4
Non me ne vogliate ma concordo poco con alcune delle cose scritte, ovvero: 1) produzione: a mio avviso insufficiente, negli album precedenti firmati Tommy Hansen/Tommy Newton i suoni erano nitidi e cristallini, davvero di un altro pianeta; qui è tutto confuso e coperto dalle chitarre; 2) la batteria fa il compitino? Quirarte è uno dei più raffinati drummer sulla piazza, i suoi continui fill impreziosiscono di continuo anche questo disco...certo (vedi sopra) è penalizzato da una produzione quasi oscena; 3) Alder: il problema è di calo di estensione e di potenza, non direi di interpretazione, nella quale è ancora Maestro e recupera quanto perso...inoltre (devo ripetermi) la produzione lo nasconde esageratamente a aggrava i suoi (eventuali) cali. Concordo invece sul resto, in particolare sulla creatività delle chitarre e sulla compattezza del disco "come album" sia per sonorità sia per i testi. Nel complesso quindi buon disco da consigliare (anche se lo ritengo inferiore ai precedenti 3: mio voto circa 75/100).
Electric Warrior
Venerdì 21 Ottobre 2011, 9.37.04
3
Lo so che non c'entra una mazza, ma a quando la recensione del lavoro di John Arch e Jim Matheos, "Sympathetic Resonance"?
Nightblast
Venerdì 21 Ottobre 2011, 9.29.16
2
Grandissimo album, senza alcun dubbio...Verso la fine si nota qualche piccolo segno di cedimento, ma nell'insieme è un disco assolutamente riuscito...I Theater avrebbero giusto un paio di cosine da imparare da questi signori...ma giusto un paio.
luci di ferro
Venerdì 21 Ottobre 2011, 1.06.20
1
io ho il cd originale di The Fullness Of Time ed è un SUPER CAPOLAVORO del prog, vedendo il voto della rece....& dei lettori gli darò un ascolto su you tube adesso non posso esprimermi, spero che sia bello. E........poi di corsa dal negoziante di cd.
INFORMAZIONI
2011
InsideOut
Prog Metal
Tracklist
01. Path Of The Whirlwind
02. Blink Of An Eye
03. No Tickets To The Funeral
04. Dreams From The Pit
05. Noonday Devil
06. Let It Rain
07. Focus
08. Perfect
09. Begin Again
10. Stronger Than Death
11. Departure Of The Pale Horse
Line Up
Ray Alder − vocals
Nick van Dyk − lead and rhythm guitars, keyboards
Bernie Versailles − lead guitar
Sean Andrews − bass guitar
Greg Hosharian − keyboards
Chris Quirarte – drums
 
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