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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 7065 letture )
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Quando Breaker venne pubblicato, l’era d’oro degli Accept era in procinto di raggiungere la sua vetta più alta. I fiorenti anni 80 erano appena iniziati, l’heavy metal stava diventando la nuova espressione musicale di tanti giovani e dall’Inghilterra arrivavano gli echi -forti, non c’è che dire- di band agguerrite e pronte a rivoltare la scena del rock duro come un banale calzino. La formazione capitanata da Udo Dirkschneider, ormai definitivamente assestatasi con l’innesto del batterista Stefan Kaufmann, già presente nel precedente disco in studio (I’m a Rebel, 1980), non voleva certo restare indietro coi tempi e andò così a sfornare un terzo album degno di rivaleggiare a testa alta con gli altisonanti nomi della scena heavy dell’epoca (Judas Priest, Iron Maiden, ecc.). Breaker era un album che aveva -senza mezzi termini- le palle per guadagnarsi lo scettro di miglior lavoro della band tedesca, restando persino negli anni tra i prodotti più venduti ed osannati del combo di Solingen. In Breaker la vena hard rock non è scomparsa, ma certo si può notare una predominanza di suoni duri e cattivi, già più che in passato, accompagnati dall’oramai riconoscibilissima voce tagliente del leader Udo. L’irruenza del combo tedesco era tale da far sì che molte band power/thrash prendessero più di uno spunto dalla loro musica, granitica e graffiante come poche. Nessun dubbio, quindi, sul fatto che la svolta sonora di questo terzo capitolo sia stata il primo grande passo di Udo e compagni verso una nuova concezione della propria musica e dell’heavy metal in generale.
I dieci brani qui presenti hanno tutti dalla loro parte una carica ineguagliabile, un’adrenalinica voglia di spaccare i timpani con le urla di Udo ed i riff del duo Hoffman/Fischer e, oggettivamente parlando, ci riescono molto bene. L’iniziale Starlight presenta infatti una buona linea chitarristica, incentrata su riff heavy ed assoli calibrati, a cui si va ad aggingere un ritornello sempliciotto ma efficace. Magari manca ancora un po’ quel “tiro” alla Accept a cui la stessa band ci abituerà negli anni seguenti, ma le buone idee, quelle sì, sono già presenti. Ben più mordace la bellissima Breaker, adatta ad esser scelta all’unanimità come nuovo inno della band tedesca, più convincente dell’opener sia nella ritmica sia nel cantato. Ma ancor meglio costruita è la seguente Run If You Can, canzone 100% heavy metal, con un cantato cattivo ed arcigno, riff taglienti ed un assolo ben piazzato. Molto convincente inoltre il refrain, dove troviamo un Udo perfettamente a suo agio nelle liriche. La calma Can’t Stand the Night evidenzia in special modo le capacità melodiche ed interpretative del singer, presentando anche delle linee di chitarra accattivanti; i ritmi lenti ci permettono di assaporare ancor meglio gli assoli di chitarra e la grandiosa potenzialità del combo tedesco, dotato di un range compositivo assai largo. L’irriverente Son of a Bitch è forse l’episodio meno convincente dell’intero lavoro, ma si può notare lo stesso la bravura di Udo nell’interpretare a modo suo la canzone. È chiaro che la voce tagliente di cui egli è dotato può lasciare perplessa più di una persona, ma se da un lato si tratta di una limitazione qualitativa, dall’altro è senz’altro il marchio di fabbrica più riconoscibile degli Accept. Da parte mia, non posso che elogiare l’ottimo operato del singer su queste dieci tracce. Si ritorna ad una sana miscela di hard’n’roll con la furiosa Burning, perfetta per fare headbanging davanti allo stereo o, ancor meglio, sotto al palco; è qui che la band fa mostra di tutta la sua carica, di tutta quell’energia che un semplice ascolto casalingo non può certo rendere al meglio. Burning è una canzone da corsa automobilistica, con la levetta del contachilometri pronta a fuoriuscire dal cruscotto, una canzone da assorbire nella sua interezza stando appoggiati alle transenne, insomma. Feelings ci riporta un po’ più avanti nel tempo, senza ovviamente perdere quella virilità a cui ci eravamo abituati, anzi, quasi incrementandola con la solita grandiosa prestazione vocale di Udo. Ineccepibile il lavoro dei chitarristi e della sezione ritmica, quest’ultima sempre molto attenta e precisa, ma con l’unica pecca di limitare troppo il proprio operato ad un’esecuzione “di sfondo”, abbastanza in secondo piano rispetto a voce e chitarre. Salvo singoli e rari momenti di fuga dai soliti schemi, infatti, Baltes e Kaufmann appaiono più come gregari che come un’agguerrita prima linea di sfondamento. Convince poco Midnight Highway, mentre molto buone sono le conclusive Breaking Up Again e Down and Out, due ottimi brani per portare a termine un disco di tutto rispetto: il primo dall’alto della sua delicatezza, un po’ inconsueta se si pensa che stiamo parlando degli Accept, il secondo invece dotato della solita carica esplosiva ormai diventata canonica per la band di Udo e compagni.
Quando si parla di Breaker ci si dovrebbe tenere quindi ben ancorati alla definizione di heavy metal, in quanto la proposta degli Accept è diventata con quest’album ancor più esplicitamente “dura” e, soprattutto, convincente. Certo, come abbiamo visto, non mancano gli episodi legati all’hard rock, ma quella teutonica è una formazione che grazie a questo album può concorrere alla pari di Priest ed altri esponenti della N.W.O.B.H.M. allo scettro di regina dell’heavy più classico. E per fortuna che i favolosi anni 80 erano appena agli inizi.
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Album fantastico, preludio al loro capolavoro assoluto Restless And Wild, ed al transitorio ma sempre ottimo Balls To The Wall, per arrivare al più anthemico Metal Heart. Ma questi sono gli Accept migliori secondo me, pregni della loro tradizione teutonica, senza tentazioni americaneggianti per così dire. Piccola nota a margine, per chi ha vissuto questo periodo e non riesce a toglierselo dalla testa, cronologicamente, andrebbe recuperato anche il disco dei Bad Steve ( \'Killing The Night\' dell\' 84, dove per altro c\'erano proprio gli ex Accept Fritz Friedrich e Jan Komet ), disco ottimo da affiancare a questo ( invece ) superbo classico. Voto 85 |
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@Mic,non lo sapevo.Ad ogni modo ottimo album che segna la saclata al successo della band. |
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Qualcuno dovrebbe dire a Zancato che “l’ottimo operato di audo” è relativo a 9 tracce. Breaking up la canta il bassista |
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Ma quanto cazzo è bella can't stand the night?non riesco a levarmela dalla testa..la voce di Udo è sgraziata,roca,tagliante ma-come Scott e pochi altri-estremamete espressiva e,a suo modo,toccante. |
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Eh... qua iniziano ad aggiustare il tiro. Apertura micidiale fino alla dolcissima ballata. Poi, sparate le cartuccie, lato B impreziosito dalla rockeggiante Burning, che mostra di che pasta sono fatti live, e dalla memorabile soluzione melodica di Feelings. Il resto, almeno x quanto mi riguarda, poca cosa, tolte le sempre eccellenti trovate solistiche del mitico duo HOFFMAN/FISCHER, che non bastano a riempire una canzone. |
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Una mazzata metallica sulla nocciola del collo!
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Un classico !!!!!!!!! E l'anno successivo riusciranno addirittura a superarsi con il l'irraggiungibile Restless and wild !!! Avercene ancora perle di tale caratura !!! |
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COCKSUCKIN' MOTHERFUCKER, I WAS RIGHT.... UUUUUUH! |
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Album a cui sono particolarmente legato e che contribuì, assieme ai classici del genere di quel periodo, ad alzare l'asticella del mio amore per il metal. |
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Dopo le prime due prove con quest'album gli Accept si inquadrano stilisticamente e pongono con consapevolezza le basi per tutto ciò che faranno in futuro. Gli album successivi (fino a Roussian Roulette) sono i miei preferiti ma anche qui c'è tanta roba: Burning, Run if You Can, la title-track e la splendida Can't Stand the Night, cantata magistralmente da Udo, che non avrà certo un bel timbro (questo è assodato), ma in quanto a carica interpretativa ha molto da dire. Voto 85 |
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Con questo album, ma anche il propedeutico i'm rebel, gli accept definiscono un certo tipo di heavy metal, molto squadrato e 'marziale' che sulle riviste inglesi lo definivano un po spregiativamente : plod metal. Molti titoli contenuti in questo vinile finiranno sul live album stayng alive, confermando la qualità del disco. Gli accept hanno il merito di essere riconoscibili per songwriting e naturalmente per dirkschneider, e con grande merito hanno consegnato agli annali dell' heavy metal pregiato metallo. (Imho) |
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Album eccezionale praticamente perfetto |
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Breaker, molti heavies con i denti da latte |
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A parte il clamoroso plagio dei Rainbow su Breaker (proprio identico... Non simile) è un grande album. |
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Disco capolavoro o quasi, altro che storie, questi tutti pezzi perfetti, nasciata del power-speed europeo (soprattutto alcuni brani in particolare) del primo tipo, cioè melodico ma anche potentissimo, ruvido, prime citazioni classicheggianti nei soli da parte di band metal -escludendo quindi ovviamente le band dei '70 di Blackmore o gente come Uli Jon Roth- che poi gli Helloween porteranno all'estremo così come le ritmiche ancora più thrashy e speed ecc., ma le radici di tutto e anzi le forme quasi definitive in certi casi appunto (title-track su tutte) sono qui, compresi i cori che si fanno molto più "grossi" e "wagneriani" a volte, rispetto al tipico heavy classico (non a caso "power" vuol dire originariamente proprio potenzialmento/estremizzazione dell'heavy, non il contrario come successo spesso negli ultimi lustri). Il tutto pur non perdendo qua e là del tutto un feeling e qualche ritmica più hard come è normale che sia per band con le radici in realtà nei primi '70 come loro. Nulla o quasi da invidiare ai 2 dopo, e tantomeno a "Metal Heart", che ha alcuni pezzi-picco ma complessivamente si pone sotto i precedenti 3 e di sicuro sotto a questo. |
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L'album della maturita',non un capolavoro ma un ottimo album. |
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Il miglior disco degli Accept? Forse, comunque uno dei loro capolavori. 85/100 |
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Lo sto sentendo orora in vinile, che botta il lato a - contando solo il lato a darei 95 , ma da come mi ricordo mi sa che scende parecchio nel lato b. evviva! |
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79 a breaker e 88 a stalingrad. per me 88 a questo il loro migliore con metal heart e un pochino dietro restless. impressiona come si somigliano in vari punti con i judas priest. |
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79 a breaker e 88 a stalingrad. per me 88 a questo il loro migliore con metal heart e un pochino dietro restless. impressiona come si somigliano in vari punti con i judas priest. |
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la donna nella copertina la scoperei |
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@ Metal3K: approvo pienamente la scelta. Da quando frequento questa splendida webzine penso sia un peccato che l'uso del commento libero da parte di certi elementi finisca talvolta per insudiciare le pagine del sito. Non sono per le censure (credo nella massima libertà di espressione, purché nei limiti di educazione e rispetto), ma a volte il desiderio di leggere articoli, recensioni e notizie viene meno a causa dei comportamenti di alcuni. Detto ciò, torno a sentirmi questo gran bel disco che è Breaker.  |
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L'ultimo commento e' stato eliminato, non e' il luogo giusto per commenti di cosi' bassa lega, grazie. |
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Non siamo ai livelli di Balls to the Wall nè di Restless and Wild, ma la qualità anche qui è alta. Per me un 82 pieno. Le mie preferite la tostissima title track, Run if you Can, e Midnight Highway. |
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Bello, insieme a Restless and wild e Metal heart il loro Top album. |
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Pensare che per me quello che rende mitici gli Accept è proprio solo la voce di UDO. Penso che potrebbe rendere tosta persino una canzone di Masini. Il mio unico cruccio è che lui sia appunto unico. Tutte le altre band metal che mi piacciono purtroppo non possono contare su un tale timbro vocale. Grandioso!!!! |
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Non il mio preferito in assoluto degli Accept (ritengo il successivo Restless & Wild ineguagliabile), ma un ottimo album, con alcuni pezzi davvero coinvolgenti (la title track su tutte). Gli Accept hanno contribuito in modo notevole ad evolvere il genere verso il power/speed e, a mio parere, le testimonianze di tale apporto, poi palesate nel masperpiece del 1982, iniziavano ad avvertirsi proprio da questo lavoro. Con il voto sono leggermente più generoso: direi un 85. |
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fa parte della mia nursery-metal. Oggi come allora 'Burning'...just like fire! |
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Si Dave insane, anche a me...mò che me l'hai fatto notare li ho ascoltati entrambi in successione ed effettivamente ci hai preso! |
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grande album, ma secondo voi il riff di Breaker non somiglia troppo a Light In The Black dei Rainbow? |
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10
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Uno dei dischi migliori dell'heavy tedesco; pensare che era solo il 1981 e questi già suonavano a questo livello! Grandissima band davvero. Mi unisco però a coloro che non amano più di tanto Dirkschneider, più per il personaggio che per la voce x me. Il voto è 90 secco! |
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9
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Breaker per me è tra i migliori dischi della storia del metal e sicuramente il migliore degli Accept. Sono legatissimo a questo disco anche per motivi sentimentali, ricordo che per la mia comapagnia al brindisi iniziale di ogni sonora bevuta veniva intonato come un mantra il ritornello di Breaker (una volta all'Oktober Fest si sono unito una ventina di metallari Krucchi). Per quanto riguarda il disco tranne forse Son of a Bitch il resto sono canzoni azzeccatissime Udo è superlativo specialmentee nel lento Can’t Stand the Night riesce a "devastare" in modo sublime una canzone un po' troppo mielosa, in fondo Udo o piace o si odia (@Rada). Bella la recensione ma per me il voto e troppo basso io gli do un bel 98. |
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8
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Il loro primo capolavoro |
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...a mio avviso Breaker e' un passaggio fondamentale dell'heavy metal ed e' sicuramente un grande album. Per quanto riguarda il vocalist,per me e' nella norma del periodo,cioe' Buona. |
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Breaker è il primo grande disco degl' Accept. Udo è il mio cantante preferito in assoluto, certo che con le voci bianche che vanno di moda adesso lui fa la figura del troglodita. La sua voce è perfetta per il genere che fa, cattiva, ruvida e ( a sua modo ) epica. Voto 95. |
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Ah ah Lux, ottima risposta la tua!  |
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@rada: io non sono ai tuoi livelli di insopportazione, ma di certo se stilo una classifica dei miei primi 50 cantanti preferiti lui arriva dopo il 100 però è un trademark, love or hate |
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3
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Ma sono davvero l'unico che non sopporta la voce di Udo o c'è qualcun'altro che la pensa come me? |
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Beh... Diciamo che con questo discone siamo a buon punto ;D |
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@metallized: ma state rispolverando la discografia degli Accept? Comunque questo album come tutti eccetto gli ultimi due della band ha un solo problema: la voce di Udo che proprio non reggo, non sopporto!!!! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Starlight 2. Breaker 3. Run If You Can 4. Can’t Stand the Night 5. Son of a Bitch 6. Burning 7. Feelings 8. Midnight Highway 9. Breaking Up Again 10. Down and Out
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Line Up
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Udo Dirkschneider (Voce) Wolf Hoffman (Chitarra) Jörg Fischer (Chitarra) Peter Baltes (Basso) Stefan Kaufmann (Batteria)
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RECENSIONI |
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