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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 11107 letture )
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Una spinta ulteriore alla definizione di ciò che oggi definiamo heavy metal, oltre che un assist fondamentale per la nascita di nuovi generi, come il power: questo è ciò che rappresenta Metal Heart, che nel 1985 incarnò la sesta fatica in studio degli Accept, seminali e leggendari metallers di Solingen, seguito di elo-quenti dichiarazioni d’intenti come Restless and Wild (1982) e Balls to the Wall (1983). Prodotti che contribuirono ad evolvere il sound dell’act sorto nel 1978, meglio definendone i contorni e indirizzandoli in maniera indiscutibile verso il movimento heavy metal piuttosto che lasciarli propendere verso il rock simil-AC/DC de-gli esordi. L’album viene edito dalla CBS e copre quaranta minuti di durata, la-sciando presagire un irrobustimento sonoro già nel titolo, a dir poco significativo: il messaggio cromato che da tempo veniva promulgato in Terra d’Albione, per mano dei tanto cari Judas Priest era il fine ultimo per il quale questi ragazzi della Renania Settentrionale marciavano allineati, schiacciando sotto i propri temibili cingoli ogni ostacolo che si parasse di fronte. La parabola acceptiana aveva forse già toccato vertici capaci di garantire un posto nella leggenda, per cui questo album fu una specie di surplus, una scintilla ulteriore capace di sospingere ancora più in alto una corazzata che già così sarebbe rimasta nella storia: il messaggio visionario tramandato nelle liriche, incentrato sull’imminente dominazione delle macchine a cui sarebbe stato sottoposto il nostro pianeta, profetizzava l’estinzione della razza umana nel 1999. Più metallizzati che mai, sospinti da un drumworking compatto, quadrato, solido e dai suoni nitidissimi, i cinque panzer teutonici sferrano una serie di marce e inni da paura, triturando i timpani attraverso le bordate tipiche dell’hard’n’heavy tedesco e, soprattutto, attraverso il vetriolo gracchiante sputato dal carismatico Udo Dirkschneider, che a 33 anni era ormai una sorta di guru, nonostante la sua timbrica irritante si discostasse dallo screaming più nobile e blasonato alla Rob Halford, non a caso considerato la sua fondamentale fonte di ispirazione e riconosciuto come heavy metal singer per antonomasia.
La performance del tarchiato borchiato di Wuppertal, inevitabilmente, o la si ama o la si odia: per alcuni potrebbe essere addirittura fastidiosa -come su tutti i dischi precedenti e successivi al qui presente- eppure, a suo modo, è un manifesto storico indiscutibile di un heavy rock stradaiolo, primordiale, verace e abrasivo: quel sapore, insomma, che fa fottutamente Accept, che lo si voglia o meno. Potente e roccioso nel riffing anthemico, caldo e avvolgente nelle sezioni soliste, fulgide ed ampiamente melodiche, il sound del five pieces mitteleuropeo sciorina una tracklist costituita da dieci pezzi, dei quali la sola Wrong Is Right possiede le caratteristiche di tipica fast-song devastante e implacabile: il resto è costituito da potenti mid-tempos, alcuni intimidatori e corposi (Metal Heart, Living for Tonite e Bound to Fail) ed altri più rockeggianti (Up to the Limit, Screaming for a Love-Bite, Too High to Get It Right, Dogs on Leads, Teach Us to Survive), che fedelmente sintetizzano la consueta direzione stilistica mossa da questa band. Il tutto viene completato dalla più easy-listening Midnight Mover, il biglietto da visita più catchy e, forse, conosciuto dai seguaci meno specializzati e fedeli del combo europeo. Ci si potrebbe aspettare dieci serrate incalzanti e sfrenate, ma è bene chiarire subito che non è così; gli ascoltatori più giovani, che si avvicinano per le prime volte a questa formazione -magari proprio attraverso un masterpiece come quello qui analizzato, che per molti è stato il primo contatto con Udo e compagni- deve tener ben presente che, pur avendo ispirato ed influenzato in grandi dosi il power metal e qualche altra manciata di nuovi generi, gli Accept non possedevano certo le caratteristiche che oggi associamo per tradizione a quel filone: ecco allora la presenza di tanti brani pesanti ma non velocissimi, l’ispirazione hard rock che si fa palese in altre tracce decisamente più moderate e, infine, una tecnica di base schietta e ancora distante dalle evoluzioni più ricche di arazzi riscontrabili nelle generazioni successive. Tutto ciò è anche sintomo della grande fascia di stili e potenzialità abbracciata da questa realtà, che nel 1985 poteva effettivamente riunire sotto un unico tetto tutte le peculiarità compositive che ne avevano segnato la carriera, passo dopo passo. Del guitarism di Wolf Hoffmann si è, in parte, già detto: eppure è essenziale spendere ancora qualche parola sulla capacità di traslare dalle rocciose e arcigne soluzioni ritmiche, tipicamente teutoniche, alle più morbide sfumature presenti in assolo, tanto avvincenti quanto capaci di toccare le corde giuste nel gusto dell’ascoltatore medio: insomma, perfettamente congegnate nonostante la loro essenzialità e semplicità globale, soprattutto se ponderate con i canoni dei giorni nostri. L’opera si avvia sospinta dal riffato corposo e minaccioso della titletrack, Metal Heart, mid-tempo marziale sul quale si staglia la voce acidissima di Udo, che la traina fino ad un refrain corale semplicemente da brividi; l’assolo di chitarra è emozionante e nel complesso il brano possiede tutte le caratteristiche per essere considerato un autentico inno, nonché un classico intramontabile, grazie alla sua atmosfera tesa e intimidatoria. Midnight Mover, altrettanto possente nel giro di chitarra portante, risulta assai più catchy nel refrain, canticchiabile e radiofonico: l’intero andamento del brano è più orecchiabile ed agile, ancora una volta arricchito da un valido guitar solo. Se la successiva Up to the Limit è un inno da stadio che tende prevalentemente all’hard rock, lento nelle strofe e più dinamico nel chorus, Wrong Is Right lascia finalmente spazio alle classiche folate acceptiane, regalando dosi copiose di velocità e potenza: adrenalina a mille e ritmiche da headbanging la rendono il cazzotto più virulento della tracklist, peraltro dotato anche di un valido ed incalzante ritornello.
L’operato con il doppio pedale del batterista è eccellente, mentre l’ampia sezione solista riflette uno spettro molto vasto, passando dalla corsa a perdifiato ad altre sezioni più musicali. Con Screaming for a Love-Bite si torna a strizzare l’occhio all’hard rock fortemente ottantiano, nelle atmosfere spensierate come nei cori quasi glam: anche in questo caso, è il lavoro alle sei corde -pur se eccessivamente breve- che fa la differenza, confermandosi su Too High to Get It Right (un esercizio di heavy rock lineare e supportato da cori esaltanti) e Dogs on Leads. Questi ultimi due pezzi sembrano leggermente perdere un po’ di mordente, anche se con Teach Us to Survive si riguadagna parzialmente in velocità (anche se solo in sparuti frangenti); molto più convincenti sono Living for Tonite, un altro grosso calibro dalle coordinate mid-tempo che si ricollega ai toni solenni e al riffato-macigno della titletrack ed è impreziosito dall’ennesimo assolo fibrillante, e Bound to Fail, anch’essa debitrice di melodia suadente e struttura d’acciaio. Hoffmann dichiarerà, in seguito, di non possedere un grande ricordo legato a questo lavoro: infatti, il produttore Dieter Dierks era malvisto da tutti i componenti della band, in quanto “lento, spocchioso ed eccessivamente rigido”. Il pregio principale di quest’opera va ricercato, probabilmente, nei trepidanti assoli di chitarra, a volte veramente deliziosi, unitamente al riffato incisivo e possente; con un singer rappresentativo come Udo è inevitabile aspettarsi anche qualche refrain da knockout, di quelli capaci di restare ben impressi nella memoria, che infatti non mancano affatto. Se proprio dobbiamo trovare dei difetti in quest’opera, diremmo la presenza troppo nutrita di brani eccessivamente rock-oriented, così come l’assenza di qualche up-tempo in più, che avrebbe certamente giovato alla dinamica del platter: ma sono solo piccole note a margine, perché la qualità qui presente è veramente elevata e Metal Heart va a rimpolpare quella frangia di dischi chiave, imprescindibili, che non bisognerebbe nemmeno ascoltare prima dell’acquisto, tanta è l’importanza che riveste all’interno della prosopopea metallica da noi tanto amata. Per quanto abusata e scontata, la classica formuletta che si usa in queste circostanze calza ancora una volta a pennello: album obbligatorio per ogni appassionato degno di tale nome, probabilmente il miglior prodotto discografico in assoluto degli Accept (anche se poi, ovviamente, ognuno ha le sue preferenze) il più eloquente, significativo, simbolico.
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...oggi me lo sto gustando....capolavoro....!!!! |
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Concettualmente, il miglior disco heavy metal europeo (continentale) |
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Capolavoro assoluto, esattamente come i due che lo precedono. Qui si ha forse il picco massimo, la sublimazione totale dell\'Accept sound, fiero e portentoso heavy metal purissimo!! Il mio preferito rimarrà sempre \"Balls...\" ma a questo disco sono STRA-affezionato, essendo stato il mio primo Accept. Album praticamente consumato, e ogni volta che lo rimetto nello stereo, sono inondato da una scarica di emozioni metalliche a non finire, dalla prima all\'ultima nota! Un disco pieno di classici, di inni metal da stadio, la perfezione pura di cosa voglia dire suonare ed essere METAL!! Lacrime ogni volta, grazie Accept!!! |
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La (quasi) perfezione del Metal, almeno per come lo intendo io: riff potenti e precisi, voce graffiante, melodie che ti restano in testa per sempre, sezione ritmica di rilievo.Voto 95. |
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La prima parte e' tutta eccezionale,la seconda va un po' meno bene(to high,dogs on leads,bound to fail);ma per il resto si tratta di capolavori,a partire dalla bellissima title track-con quei cori possenti in russian style-,up the limit,wrongs is writgh,sono brani da cui gli helloween prenderanno non pochi spunti(e non solo loro). |
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Hoffman è un po' sottovalutato come chitarrista ma l'idea di omaggiare Beethoven in quegli anni nel metal merita sicuramente un plauso.L'album è sempre un altro ottimo compendio di grandi pezzi ma anche qualche filler(dog,to high,sono troppo simili e un po' scontate). |
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Chi altri meglio dei suoi compatrioti ACCEPT, poteva omaggiare LUDVIG VAN BEETHOVEN nel panorama Metal?! Uno sputo in faccia e una rivalsa a chi all'epoca bollava il Metal come massa di ignoranti. Proprio a questo riguardo trovo inappropriato il paragone tra AC/DC ed ACCEPT, solo x la similitudine dei vocalist, una cover di famiglia e l'uso di riff semplici ed immediati. La differenza sostanziale quanto enorme, sta proprio tra la natura rigorosamente Blues dei primi, e l'impostazione classica di HOFFMAN, che qui diventa appunto ancora + palese. ... e poi un sound ed un approccio completamente differenti. Partenza e chiusura da antologia. In mezzo Metal Heart, sfuma in qualche alto e basso di troppo x risultare un capolavoro, ma a parte questo, nel complesso rimane un Classico. |
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Da Breaker a Russian Roulette gli Accept hanno fatto la storia inanellando quattro albums consecutivi da Gotha del Metal ed un quinto (Russian Roulette) al di poco di sotto l'eccellenza dei suoi predecessori ! |
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Il mio album preferito degli Accept insieme a Balls!
Concordo con la recensione che lo definisce il miglior album del gruppo.
Andando contro corrente, la mia canzone preferita dell'album é Midnight Mover, il cui video spettacolare (e che fa il mal di testa) oltretutto all'epoca sarà stato avantissimo! |
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Metal Heart è la prima canzone degli Accept che ho ascoltato, indubbiamente sono molto legato a quest'album. Non so se è il migliore, è dura a scegliere... ma comunque da Breaker a Roussian Roulette sono tutti album da conoscere assolutamente. Storia del metal (non solo teutonico). Voto 88 |
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Ahahahah..mi fai morire! No, non lo sono.. |
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Lisa non sarai mica innamorata? |
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Stamani sono in vena di heavy metal come si deve..cosa di meglio di questo classico? Album bellissimo, title track da sogno, un vero inno. |
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Restless and wild e Balls to the wall sono in arrivo.... |
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@Argo: molto male, non aver mai ascoltato gli Accept, una delle migliori band metal di sempre. Questo, Restless and wild, Ball to the wall, Russian roulette e gli.ultimi tre da comprare a scatola chiusa. THIS IS HEAVY METAL!!!!!!!!! |
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Appena arrivato il cd... prima volta che ascolto gli Accept in vita mia: ah, grave errore non averlo fatto prima! Grande album! |
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Hard 'n' heavy teutonico di prima classe. "Midnight mover", "Screaming for a love bite" e "Livin' for tonight" apici di un album fantastico. Che voce il colonnello Udo, e che chitarrista Wolf Hoffmann. Per me, gli Accept sono quelli con Udo Dirkschneider: quelli di "Eat the heat" , del 1989, con alla voce David Reece(peraltro ottimo vocalist, in seguito nei Bangalore Choir) non sembrano gli Accept, perdono completamente la loro identità. |
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Una cosa che mi piace di questa band è che anche quando alleggerisce i toni,e va a ripescare nell'hard rock,vedi Living for tonight,too high to get it right,riescano a non perdere nulla in potenza,rispetto ai judas che reputo a livello di sound,inferiori agli accept(le chitarre e la batteria in particolare sono favolose,forse superiori ad ogni altra band metal dell'epoca),ma sopratutto non suonano come una copia sbiadita degli acdc..i Judas,hanno avuto come vizio quello di tentare ben piu' di una volta,di scrivere un pezzo simile ai fratelli young,senza però averne la stessa classe compositiva,cosa che invece è sempre riuscita meglio agli accept. |
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Comprato oggi. Già ascoltato 5 volte di fila. Grandiosi! |
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Altro grandissimo album..credo che gli Accept,siano una band sottovalutata,ma che non aveva nulla da invidiare a maiden e Judas priest,anzi..forse era anche superiore in quanto a ferocia..solo i maiden del primo periodo avevano questa carica stradaiola,con un influenza netta dell'hard rock piu' classico,con Chitarre Metal. |
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peccato nn ricordare russian roulette! |
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Stefano, credo, ma chiedo conforto anche ad altri utenti, che nell'85 HM non c'era ancora, se non ricordo male il primo numero è dell'86. Ok su Tuttifrutti, ma non aveva una rubrica. 'RR' infatti è sempre uno dei migliori come anthem metal, ma preferisco leggermente 'Metal Heart'.Ciao! |
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Sorry, Fabio II, ma mi pare che ci fosse anche HM se non erro, e c'era (o era appena sparito, non ricordo) Tuttifrutti che anche se trattava rock in generale dedicava sempre buoni spazi e recensioni al metal... Comunque, a parte questo, mi permetto di dire la mia: Metal Heart è un gran bel disco però Russian Roulette è ancora superiore...insomma, uno scontro tra titani...averne adesso di dischi così!!! |
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Come i più anzianotti di noi ricordano, nell'85 le uniche pagine ufficiali erano quelle di Rockerilla, e il decano Riva valutò quest'album quasi come fosse di routine; sinceramente non ero e non sono d'accordo, per il semplice fatto che, probabilmente, dal punto di vista vocale questo 'Metal Heart' 'rischia' di essere il migliore dei tedeschi,come anthem metal; i cori sono quasi tutti irresistibili e freschi ancora oggi. Poi 'R&W' resta di un altro pianeta, d'accordo. |
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che voce ha UDO.... tra le tante cose che mancano oggi al metal sono voci incredibili e fuori dagli schemi come la sua |
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...da poco le mie orecchie avevano dimenticato il suono pop delle band/tuttibelli per scoprire chitarre pesanti e batterie. Il tramite fu 1984 dei Van Halen, poi un nano con i capelli da velina gridando Two minutes to midnight usci dalla tomba e fu Live after death, ma il contagio fu totale solo quando il grande Amadeus Mozart reincarnandosi cominciò a farsi chiamare Wolf e imbracciando una chitarra....... |
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Uno dei loro capolavori insieme a Balls to the wall...Per me comunque da restless a Roussian roulett non hanno mai toppato...e comunque con UDO erano i veri Accept che hanno fatto la storia dell'Heavy teutonico!! Mitici |
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Questo e 'Restless...' sicuramente i miei preferiti! |
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Semplicemente divino. Fa parte dell' Olimpo in compagnia dei Painkiller, dei Master of puppets, dei Killers,degli appetite for destruction; cioè di quelli che tutti devono avere sullo scaffale per non sentirsi come privi di una costola. |
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Disco perfetto,impossibile dargli meno di 100! |
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Anche se per motivi sentimentali resto sempre più affezionato a Breaker devo dire che questo disco segna anche lui la storia del metal. L'ottima ed esaustiva recensione spiega bene la forza degli Accept contestualizzandola nel tempo. Voto giusto. |
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Gran bel disco di classic metal . |
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Lo consumai. Bound to fail è imho uno dei momenti più epici dell'heavy metal tutto. |
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Uno dei pochi lavori che riesco ad amare e apprezzare degli Accept per valore affettivo e storico, musicalmente non li ho mai adorati. |
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Complimenti per la recensione, che mette bene in evidenza lo spirito che animava il metal in quegli anni, generalmente contraddistinto da un approccio più semplice e genuino, sia compositivamente che per quanto riguarda le produzioni. Mancavano i mezzi di oggi (allora, ascoltando alcuni dischi pensavo a come avrebbero potuto elevarsi qualitativamente), ma tutto suonava meno freddamente, senza lasciar percepire le sensazioni di omogeneità ed appiattimento che diverse releases odierne tradiscono, neanche fossero fatte con lo stampino. |
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Disco meraviglioso, tutte le tracce hanno un gran tiro, emozionanti e ben scritte. Le migliori sono la prima e l'ultima, con due assoli da manuale. Poco da aggiungere alla recensione molto ben scritta di Rino, condivido anche il voto 90/100. Giusto tributo per una band essenziale per lo sviluppo del metal europeo, che ancora oggi, nonostante l'abbandono di Udo, spacca ancora culi a ripetizione (leggasi: "Stalingrad è un disco spettacolare"). Giù il cappello davanti agli Accept! |
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La vetta compositiva degli Accept e un capolavoro da ascoltare almeno una volta nella vita. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Metal Heart 2. Midnight Mover 3. Up to the Limit 4. Wrong Is Right 5. Screaming for a Love-Bite 6. Too High to Get It Right 7. Dogs on Leads 8. Teach Us to Survive 9. Living for Tonight 10. Bound to Fail
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Line Up
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Udo Dirkschneider (Voce) Wolf Hoffmann (Chitarra) Herman Frank (Chitarra) Peter Baltes (Basso, Seconda voce) Stefan Schwarzmann (Batteria)
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RECENSIONI |
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