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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Anno 1984: al Festival di Sanremo trionfa Ci sarà, brano interpretato dall’inossidabile (beh, più o meno) coppia Al Bano – Romina, con Toto Cutugno ed anche Pupo che devono accontentarsi di posizioni meno nobili. La categoria delle nuove leve viene invece sbancata da un giovane che farà molto parlare di sé negli anni ’90, Eros Ramazzotti, grazie all’hit Terra Promessa. Ma, ad alcune centinaia di chilometri da Sanremo, nell’operosa Milano, una band locale raggiunge uno dei risultati più importanti della storia dell’intera musica italiana. Il tutto, si intende, senza la benché minima attenzione da parte di media e grande pubblico. Stiamo parlando dei Vanadium, uno dei primi gruppi hard ‘n’ heavy del nostro Paese, che nel 1984 confeziona quello che è il suo apice quantomeno in termine di vendite: alla fine saranno ben in 50.000 a far loro Game Over soltanto in Italia, ma quel che più conta è che l’album proietterà il gruppo sulla scena internazionale e verrà lodato persino dagli spocchiosissimi francesi e dagli inglesi, che di questo genere musicale si ritengono i maestri insuperabili. Un simile risultato val bene una menzione d’onore da parte nostra, giusto?
L’album si apre con il classico Streets of Danger, introdotto dalla chitarra sognante di Stefano Tessarin e da un sottofondo tastieristico semplice e corposo al tempo stesso; poco dopo entrano in gioco basso e batteria e la chitarra inizia a tessere un riff che, volenti o nolenti, si piazza nelle orecchie per non uscirne più. Il brano in sé è una piccola gemma di hard rock ed appare chiaro che il termine di paragone più ovvio per i nostri ragazzi siano gli immortali Deep Purple, forse più quelli di David Coverdale che quelli di Ian Gillan. La voce di Pino Scotto, oggi noto (tristemente, oserei dire) prevalentemente per la sua colorita trasmissione su Rock TV, possiede difatti poco della grazia dell’ugola di Gillan, incentrandosi più su uno stile graffiante alla Coverdale. La successiva I’m Leaving At Last conferma quanto di buono ascoltato sulla traccia precedente, grazie ad una prova splendida di Tessarin alle sei corde e grazie ad un Pino Scotto che qui si diverte a fare il Vince Neil, scimmiottando lo stile e le linee vocali del biondo leader dei Motley Crue. War Trains si apre in modo simile a Streets of Danger, con chitarra e tastiera affiancati, ma stavolta prosegue il suo stile più melodico ed atmosferico, dando vita ad una power ballad in pieno stile anni 80, con tanto di ritornello più muscolare rispetto alle strofe; la voce di Pino forse non è la migliore per cantare un brano lento, ma ciò nonostante dice comunque la sua e, in ogni caso, la prestazione dei musicisti in sottofondo, con il tastierista Ruggero Zanolini che fa la parte del leone, fa passare in secondo piano questa piccola dissonanza. Si prosegue con Too Young To Die, altra traccia alla Deep Purple con un bel riff coinvolgente, un ritornello discretamente melodico ed una tastiera variegata, nonché con una bella prestazione alla batteria di Lio Mascheroni. Si tratta, insomma, di ascoltare un brano suonato da una band dal grande talento, che si esprime all’unisono. Lo stesso si può del resto dire dei brani successivi, la bella Pretty Heartbreaker, con dei giri di chitarra splendidi e, soprattutto, la terremotante strumentale The Hunter, dove il gruppo mostra nuovamente le proprie notevoli abilità. Al di là di cosa si possa pensare del gruppo, ad avercene di band così in Italia, che ne dite? E, per fortuna, qualche altra band di gran valore (gli Strana Officina solo per dirne una) possiamo annoverarla. Game Over si chiude con Don’t Let Your Master Down, più oscura ed atmosferica come suono (l’inizio può sembrare la colonna sonora di un film horror) ed infine con la title-track, più classica ma, onestamente, meno brillante di altre tracce che la precedono.
In sostanza, Game Over è un ottimo disco, rivestito per di più di quell’alone di mito che caratterizza tutti i grandi album: vuoi per l’effettiva qualità delle canzoni, in linea generale molto alta a dispetto di qualche sbavatura qui e là e di una produzione non sempre efficace, vuoi per il coraggio enorme dimostrato dai Vanadium nel cimentarsi con una simile musica in Italia; vuoi per la leggenda che caratterizza un po’ tutti i mitici anni ’80. Verrebbe quasi da dire che dischi così non se ne fanno più e, pur non essendo del tutto vero, non possiamo far altro che riconoscere, con una punta di nostalgia, la validità e l’importanza di Game Over.
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Nulla da dire ..un bell'album...Band compatta ed ognuno fa la sua porca figura al proprio strumento...Pino sfodera il suo timbro corposo e supera se stesso sulla stupenda "War trains".... |
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Volevo scrivere qualche pensiero su Game Over. Non ricordavo di aver scritto tutta 'sta tarantella, ma, da buon fulminato, non posso non darmi ragione da solo. Solo non avrei voluto rivivere quei terribili interminabili momenti di spazzatura ottantiana, su quell'ignobile programma chiamato deejay television; non perdonerò mai gerry scotti, x aver preso x il culo un bambino. /// Aggiungerò solo che War Trains è una delle + belle Power Ballad di tutto il Rock MONDIALE. |
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ottimo il primo commento, voto 84 ano d'uscita |
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Quando attacca il riff iniziale di Streets of danger divento immortale. |
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Mainstream adirittura? No, no. Non parlavo di distribuzione. Un disco x avere successo, deve essere sì reperibile sugli scaffali, ma, dagli albori dei tempi, va passato anche dai mezzi di comunicazione. Col solo passaparola, diventa tutto + difficile. Qualche programma di nicchia passava i VANADIUM, come, mi pare di ricordare, L'Orecchiocchio sulla neonata Rai3, programma che una volta invitò persino uno sbronzissimo ma divertito OZZY in playback. Ma i programmi come deejay television e videomusic (antenata di mtv) ignoravano spudoratamente i generi H'n'Heavy. Ricordo una volta quando un neonato gerry scotti, sull'onda dell'esplosione del fenomeno metallaro in tutto il mondo, promise di trasmettere ALMENO un quarto d'ora alla settimana di HM sul suo programma. Tanta era la mia fame di Musica, che mi sparai un mese di ignobile spazzatura ottantiana, prima di capire di essere stato preso x il culo. Questo solo a titolo di esempio. /// Silvia: si è vero: STEVE TESSARIN aveva un gusto e un'anima sopraffine, ed eccelleva sugli altri, ma erano bravi tutti i VANADIUM, e tutti gli appassionati di Rock ne eravamo fieri. |
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Ciao Area, esatto, ho letto informazioni contrastanti sui master, secondo alcuni si son persi, secondo altri sarebbero passati alla Sony ma sono voci. Sì i Vanadium quando io incominciai ad ascoltare metal erano molto famosi nella scena ed anche molto amati |
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E' così. io presi i loro dischi normalmente distribuiti anche in un regolare negozio di una città del Sud. Quanto ai master, Pino me ne ha parlato più volte. Se non ricordo male dicendomi che andarono distrutti, ma la quantità di alcol tracannata in quelle occasioni potrebbe tradirmi  |
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@Silvia, il successo dei Vandium stando alle cronache negli anni 80 era quasi-mainstream, la Durium ha chiuso nel 1989 ed é stata una delle label più importanti di questo paese.... quindi i loro dischi era ben distribuiti e facilmente reperibili.
Stando a più fonti non si capisce bene se i master siano andati persi o se non si sa bene chi sia il proprietario (il catalogo della Durium credo se lo siano spartito alcune major nel corso degli anni) |
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Vero quel che dici Fabio! Vorrei solo aggiungere che oggi si nomina molto Pino Scotto forse perche' e' il piu' famoso e la sua voce ha dato l'impronta caratteristica al gruppo pero' anche gli altri meritano una citazione secondo me, in particolare Tessarin. Comunque grandi Vanadium che magari non hanno sfondato ma x noi all'epoca sono stati importanti e godevano di grande rispetto |
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Il vero Rock in Italia, quello dei duri e puri, è, è sempre stato, e sempre sarà off limits. Al massimo ti puoi aspettare qualche bel documentario (ma edulcorato) al'una di notte su rai5. Ricordo con infinite tristezza e rammarico quando chiusero una splendida Rock FM x regalare un'altra frequenza a radioMaria solo x fare posto ad una scialba e ruffianissima, quanto inutile, virgin radio... Album come questi, che nulla avevano da invidiare ai Grandi (nonostante le produzioni povere e caserecce), passati inosservati x merito di un music businness atto a stordire ed omologare le masse, a favore di pseudo artisti confezionati ad arte allo scopo medesimo. Dopo 40 e passa anni di 'sto ignobile teatrino, posso benissimo capire come mai PINO SCOTTO abbia il dente così avvelenato. Grandi VANADIUM. Orgoglio italiano apprezzato persino + in Francia che da noi. |
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Quoto Alex che ha commentato dopo molto anni un cd che merita tanto. Bravo! Grandi i Vanadium. Mi piacerebbe vedere Pino a Sanremo. |
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Grandi Vanadium. In un'epoca dominata da Duran Duran e Madonna, loro resistevano col loro Rock, e sfornavano dischi di grande calibro e livello come questo. Non mi interessa cosa è diventato Pino Scotto, in questo album è un vocalist di alto livello, e accompagna una band potente e diretta. |
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..disco stupendo, comprato in cassetta l'anno in cui uscì, quanti ricordi! |
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Bel disco di un grande gruppo italiano |
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Quando Pino Scotto era un cantante metal e non quello che è diventato ora... |
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Grande disco per una grande band! |
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Ho il vinile anch'io. Grande disco. |
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Grandissima band !!! questo lo possiedo in vinile , un ottimo album . |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Streets of Danger 2. I’m Leaving at Last 3. War Trains 4. Too Young to die 5. Pretty heartbreaker 6. The Hunter 7. Don’t Let your master down 8. Game Over
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Line Up
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Pino Scotto (Voce) Stefano Tessarin (Chitarra) Ruggero Zanolini (Tastiera) Domenico Prantera (Basso) Lio Mascheroni (Batteria)
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RECENSIONI |
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