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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 8888 letture )
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Un nome, un titolo che da solo basta a spiegare l'essenza e l'orgoglio di un'epoca, di una band di ragazzi, in un Paese ostracista nei confronti di tutto ciò che ha a che fare con una chitarra elettrica più distorta del solito: Metal Rock, opera prima dei milanesi Vanadium, datata 1982. I Metallica ancora non avevano esordito, in Inghilterra uscivano The Number Of The Beast degli Iron Maiden e Screaming For Vengeance dei Priest, eppure la modesta italietta, quella che ancora oggi sventola ridicole e false bandiere rock, già poteva vantarsi della passione e del lavoro di questa band con gli attributi che tanto darà al movimento nostrano, complessivamente con sette album. Al microfono spicca l'esuberante Pino Scotto, un abile arringatore di folle che oggi conosciamo come ribelle della televisione ma che nel suo passato ha diverse medaglie da rocker vero e navigato, centinaia di concerti bagnati di grinta, lacrime e sangue, quando di musica non si viveva e i suoi monologhi-sproloqui non erano ancora conosciuti e 'capitalizzati' quanto lo sono oggi. Rock vero, nella voce di Pino e nella sezione ritmica di Mimmo Prantera e Lio Mascheroni, nella scintillante chitarra di Claudio Asquini e nelle tastiere di Ruggero Zanolini: la serie di dischi che inizia da qui sarà un crescendo di pathos e qualità, che porterà persino apprezzamenti internazionali e garantirà a questa formazione il privilegio di aver contribuito a comporre una sorta di abbecedario generale per il rockrama della nostra tanto bistrattata Penisola.
Il disco si apre col roccioso giro di chitarre di We Want Live Rock 'n' Roll, animata dalla voce immediatamente graffiante di un Pino Scotto in gran forma per un inno avvincente: il sound della band è tipicamente hard-rock e intriso di un affascinante alone di pionierismo, profuma di cantina, profuma di amatoriale, di sudore. L'incalzare delle tracce ci mostra una musica in cui chitarre e tastiere duettano arricchendo una matrice di rock settantiano accostabile a quello dei mitici Deep Purple; il brano più travolgente è forse Make Me Feel Better, con Scotto lanciato in una serie entusiasmante di vocals trascinanti ed un assolo incendiario e prolungato di Asquini alle sei corde. Heavy Metal invece, pur non essendo particolarmente aggressiva, si autoproclama come inno di battaglia orgoglioso in un'epoca ancora distante da quella odierna, in cui tuttavia la musica dura resta ancora quasi un tabù che incute timore. Da segnalare assolutamente anche Running on the Road, lenta e volutamente angosciosa che accelera successivamente in un assolo vorticoso. La produzione è evidentemente datata nella qualità, ma l'artigianalità delle registrazioni conferisce all'opera quel quid di avventuroso e pioneristico che stimola particolarmente l'orgoglio davanti all'imperare delle canzonette patinate usa e getta a cui assistiamo ogni giorno nel plastificato universo musicale (e non solo) del nostro Paese. Il riffing e le parti soliste strumentali composte dai Vanadium sono corposi ma sempre molto melodici, ereditati da una scena classic rock ma orientati verso lidi più heavy metal che si faranno ancora più marcati nel successivo A Race With The Devil. Il risultato è gradevole, a tratti eccitante ed entusiasmante, è un caleidoscopio di emozioni genuine ed epidermiche, l'esempio più fulgido del rock vivo e puro, privato di tutte le componenti commerciali, professionali e volgarizzanti nella forma come nella sostanza. Era genuino, proprio perché non avrebbe potuto essere altrimenti: troppo arretrato, il Nostro Paese, per poter garantire dei precedenti ai quali ispirarsi, troppo bassa la cultura rock nazionale per potersi permettere dei paragoni. Chi voleva suonare duro lo faceva senza fronzoli e paranoie, imbracciava la chitarra e lasciava che fosse il cuore a traccire riff e stilettate di fulgore, certamente strizzando l'occhio alle Muse internazionali ma sicuramente muovendosi in un territorio misconosciuto, un sentiero minato pieno di intrighi e trappole, nel quale chi si addentrava veniva visto un pò come un eretico, un pazzo. Non c'erano stilemi, non c'erano leggi: oggi é tanto facile registrare, anche in casa propria, un dischetto impeccabile e dai suoni curati, ma all'epoca chi si avventurava tra i meandri del rock era davvero un avventuriero. Ed anche i migliori, in Italia, difficilmente potevano auspicarsi che la qualità dei suoni e della produzione fosse all'altezza del reale valore intrinseco che, a posteriori, si sarebbe rivelato elevatissimo, specie se comparato a tutto quello che la scena tricolore avrebbe partorito in seguito.
Il disco in esame è un preziosissimo documento che fotografa la scena degli albori del rock italiano, quello vero: spesso le parole 'rock' e 'italiano' non vanno assoluamente d'accordo, perchè vengono accostate nei confronti di pseudo artisti pop che vengono erroneamente spacciati per rocker. Il rock non pulsa nelle radio e nelle televisioni, e i primi dischi dei Vanadium possono aiutare a comprendere meglio la dimensione stessa di questo tipo di musica rapportato alla difficoltà di suonarlo in Italia; elogiare i Vanadium per la loro opera di iniziazione è un gesto dovuto, anche se molti pensano che gli addetti ai lavori tendano a sopravvalutare questo ensemble milanese attivo dal 1980 al 1995: a giudizio di chi scrive, i primi album della band sono stupendi ed il loro apporto alla scena rock italiana molto importante, senza dimenticarci di tanti altri artisti poco conosciuti che a quel tempo affiancavano i Nostri sugli sgangherati palchi dell'underground. Il modo migliore per esprimere un giudizio è, inevitabilmente, rispolverare il vecchio vinile di Metal Rock!
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VOTO LETTORI
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70.09 su 111 voti [
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16
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Grande band li ho visti molte volte tra l\'84 e 1988 sempre ottimi. Ora ascolto quello che resta con i Rustless sempre molto bravi. Voto 80 peccato le registrazione ma va bene lo stesso la musica c\'è! |
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15
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Vengo a sapere che Rock TV a fine mese torna proprio in televisione dopo l\'esilio durato anni da SKY, e il primo pensiero va al cantante di questa grande band che, assieme alla Strana Officina, è per me quanto di meglio il metal anni 80 ci abbia regalato da noi.
Lunga vita a Scotto ma anche agli altri ex componenti dei Vanadium, dei quali ignoro lo stato attuale. |
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14
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Stamattina un po’ di corsa, serviva qualcosa di non troppo lungo… ho rispolverato questo storico esordio. Disco che tiene d’occhio quello che nel metallo succedeva (all’estero) in quei primissimi anni ‘80, ma conservando sempre anche un marchio settantiano. Un po’ acerbo sì, ma la perizia esecutiva già c’è. Ma soprattutto c’è energia e sudore in ogni nota. Bel punto di partenza per gli album successivi. Voto 78 |
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13
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Per me il miglior album metal italiano di sempre, ma e' un parare mio, con un suono tutto loro |
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12
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Rino Gissi "The Thrasher", recensione impeccabile, permeata da un malcelato astio verso la solita disparità di attenzione e trattamento, tra i venduti ai mezzi di comunicazione e i veri Musicisti con idee loro (ma questo avviene anche nel pop: proprio in questi anni ci ricordiamo tutti la differenza enorme di rapporto qualità/passaggi su massmedia tra la vera Artista CYNDI LAUPER e la + prostituita Madonna). Come disse non molto tempo fa lo stesso PINO SCOTTO parlando della nannini che si autodefinisce Rock, certi artisti dovrebbero sciacquarsi la bocca quando pronunciano la parola ROCK, xchè dietro questa semplice parolina, si nasconde un mondo fatto di dignità e passione, di coerenza ed incorruttibilità, di sacrificio e costanza, tutte qualità che questi blasfemi non sanno nemmeno dove stiano di casa. Comunque, alla faccia dei sabotatori, i VANADIUM tirano fuori un bel disco grezzissimo di puro Metal Rock, che grida a tutti che i prossimi saranno ancora meglio.
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11
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e pensare che anche i migliori musicisti rock in italia non riuscivano a registrare con un suono pulito, pensa i gruppetti misconosciuti ma validi nel suburbano come cazzo facevano a emergere nella bigotteria, cmq viva il rock anni settanta e ottanta |
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10
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Una recensione con i controcoglioni, era questo che mi volevo sentire dire, smettiamola con la musica spazzatura e le filastrocche di oggi, bastaaaaa Possibile che una puttana che sculetta guadagni di più di questi guerrieri che si sono fatti il culo per suonare nelle province più povere e emarginate e per aprirsi uno spiraglio suggestivo in un paese privo della tradizione rock |
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9
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Recensione stupenda e quanto mai realistica. A quei tempi, un amico mi procurò la musicassetta di questo LP, e non c'era nessuno che li conoscesse. |
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8
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Anche qui voto bassissimo da parte dei lettori. Ma qui si ignora la storia!!Album da venerare e osannare per valore storico e musicale. |
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7
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ah Pino! ma va*******o!!!! |
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6
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Questo e l'unico LP dei vanadium che ho acquistato allora. ho vissuto il movimento metal italiano di quei tempi e farsi produrre un disco era veramente un'impresa. Un 70 è il voto giusto con le motivazioni date. Purtoppo molti gruppi non hanno avuto questa opportunità. |
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5
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...voglio leggere la rece di Game Over, il mio disco preferito!!!!!!! |
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3
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Secondo me no: è più il valore storico di quello musicale. |
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2
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Secondo me almeno 80 potevi darglielo... |
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1
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Un'epoca tanto lontana che non riuscii a trovarlo..... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. We Want Live With Rock n'Roll 2. I Never Lost Control 3. Heavy Metal 4. Make Me Feel Better 5. Looking For Love 6. On Fire 7. Running On The Road 8. Queen Of The Night
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Line Up
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Pino Scotto (vocals) Claudio Asquini (guitar) Ruggero Zanolini (keyboards) Mimmo Prantera (bass) Lio Mascheroni (drums)
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RECENSIONI |
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