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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Era l’equinozio d’autunno, un giorno come tanti ed iniziava a far freddo; la nebbia sottile avvicinava gli animi dei presenti, quasi a volersi dar forza l’uno con l’altro. Il silenzio che regnava in quella stanza era monolitico, le parole di conforto erano lì sulla punta della lingua, ma nessuno aveva voglia di oltraggiare quell’atmosfera, dove solamente un soffio di vento tra le fessure della porta riusciva a rompere il digiuno del suono. I minuti sembravano ore, le ore giorni e i giorni non erano calcolabili data la loro vastità. Senza indecisione il piccolo di casa si alzò dalla sedia, ottenne l’attenzione della matrigna. Prese coraggio e a passo svelto aprì la porta della camera dove nessuno osava entrare. Non era un problema perché la forza di volontà, che primeggiava spavalda su tutto, aveva finalmente sconfitto i propri demoni. La luce entrò dalla fessura che piano si apriva e il letto nell’angolo destro della camera iniziava ad intravedersi. La fiamma della candela sul comodino ebbe un sussulto ma non si spense, non in quel momento perlomeno. Senza forza il piccolo trascinò la sedia della scrivania sul lato del letto, sistematosi sopra, con tutto il fiato che aveva in corpo riuscì a sussurrare: "Nonno, ho una sorpresa per te".
Da una Sleeve consumata fece uscire un vinile viola, il nonno lo riconobbe subito e gli si illuminò il volto rugoso, sopra c’era scritto Ulver, With Tromsø Chamber Orchestra e c’era una donna dietro un velo di tonalità grigio-viola e la scritta in grande Messe I.X – VI.X. Si ricordava che era stato suo compagno di vita, un compagno di avventure che usava mettere come sottofondo mentre fumava la pipa riflettendo. Non aveva una spiegazione logica del perché avesse dedicato una vita all’ascolto dell’album che ora, causa la grave malattia, aveva quasi dimenticato. A volte le passioni più grandi vivono di emozioni e i quesiti che la mente pone sono troppo anche per essa stessa. Questa perla di altri tempi era stata forgiata durante una riproduzione dal vivo eseguita quello stesso giorno anni prima in Norvegia a Tromsø, conteneva sei canzoni, era il decimo album: così come il titolo recitava in memoria di quel gruppo mai dimenticato, quella composizione aveva voluto sancire un lascito nella loro carriera. Senza esitazioni il piccolo mise il vinile sul piatto e lo spettacolo iniziò; la testina lasciava penetrare nell’aria un ricordo di epoche lontane, lustri morti in un passato che in pochi ricordano. Un battito di ciglia e il silenzio fu invaso da un sottile eco di voci distanti, As Syrian Pour, In Lebanon Grapples With Ghosts Of A Bloody Pasts incominciò il suo cammino: un lento passaggio atmosferico con i violini in primo piano, accompagnati dal riverbero di un’eco elettronica, sembrava di essere in un film dei primi del '900. "Ti ricordi nonno quando mi raccontavi di questa canzone? Mi hai sempre detto che non sopportavi andare in Siria perché soffrivi troppo ma non potevi fare altro. Non riuscivi a vedere le famiglie che non avevano più casa e che, sparsi come ciottoli sul terreno, ammassati in una terra non loro, chiedevano aiuto. Mi dicevi sempre che quegli undici minuti sono troppo pochi per provare il loro dolore, ma abbastanza per immergersi in una realtà tanto scomoda quanto irreale. Il suo crescendo è malinconico; lo senti nonno?". Mosse la testa, un movimento impercettibile che fece uscire un lacrima all’arrivo degli archi che spezzavano il lento andare della composizione; il finale era da immortalare, sembrava fatto apposta per creare il pianto. Una sofferta cantilena galleggiava e i violini trasudavano sentenze di morte; l’unica luce era dopo otto minuti col pianoforte sofferente ma portatore di speranze. Non c’è via di scampo da quelle intime riflessioni. La candela iniziò a seguire il ritmo dei flauti sul finale, danzò con loro sino alla fine. "Eccola nonno, questa è quella che ti ricordava del tuo viaggio in India, mi dicevi sempre come non riuscisti a comprendere perché tutti avevano l’usanza di aggiungere Shri al nome; solo dopo diversi mesi capisti che ti stavano venerando, un suffisso divino per te nonno. Io derivo da un uomo divino, lo ricordo sempre ai miei amici". Il vecchio stanco guardò il soffitto e chiuse gli occhi sospirando. La seconda traccia era di sottofondo, leggera seppur struggente, quegli elementi elettronici si armonizzavano alla perfezione con i violini e il crescendo dei synth modellava il battito cardiaco. Sapeva che il risultato non era del tutto creato dal vivo ma rielaborato in secondaria sede, non era importate perché la tecnologia questa volta era una manna dal cielo; dei pois sonori con cadenze stile sonar erano un appoggio splendido a giochi di armonie surreali. Poteva definirsi anche allegra se vista nel complesso, ma l’odore degli slum indiani era dietro l’angolo. Per cinque minuti la candela non ebbe il coraggio di muoversi. "Questa, nonno, non ho mai capito se ti piacesse o meno, ma perchè non l’hai mai spiegata? Cosa è il Glamour, nonno? Mi dicevi sempre che questa ti ricordava la nonna il giorno in cui la conoscesti, era bella e luccicante, aveva quel pendaglio di diamanti intorno al collo e tu fosti subito rapito da quegli occhi grandi e verdi. Anche io vorrei conoscere una ragazza come la nonna per dedicarle una canzone come Glamour Box, sono sicuro le piacerebbe!". Il malato sorrideva, mentre da dietro lo spiraglio della porta uno sguardo continuava a soffermarsi stupefatto sull’evento in atto. Non riusciva a credere ai propri occhi e questo aveva il sapore di un miracolo, la musica serve a questo in fin dei conti. I miracoli accadono e, come una visione, la canzone sfuggiva leggera nell’etere dove, come una foglia nel vento autunnale, andava a poggiarsi a terra; c’era profumo, le foglie si vedevano pure dalla finestra dietro la nebbia e un lampione illuminava il giardino. L’inizio di questa canzone era alquanto inusuale dato il contesto, perché aveva un retrogusto spiritoso (pur rimanendo nel contesto) dove un crescendo di riverberi componeva un sottile gioco di scie tra gli elementi che si amalgamavano per creare vita nel silenzio. Un tamburello sul finire sanciva un sussulto solitario, un’eco, forse una decontestualizzazione voluta. Dopo sei minuti di crescendo, l’elettronica si mischiò con gli archi e gli stilemi dei norvegesi presero piede, ricordandoci il passato, ricordandoci da dove "proviene il sangue". La magia strumentale si spense nel giro di pochissimi secondi, la caduta della foglia sul terreno non fu mai così gentile e tremendamente pesante. Era arrivato il momento della quarta traccia: il piccolo si alzò, girò il vinile nel lato B, era pronto a commuoversi, incondizionatamente ad occhi chiusi recitò una parte del testo.
Nelle luci dell’arcobaleno E nelle oscure foreste Infanzia tormentata Il crepuscolo della mia vita Il cuore si ferma Senza preavviso
Non c’era molto da raccontare, perché l’infermo sapeva a cosa ci si riferiva, nei suoi occhi si poteva ancora leggere la disperazione per quel figlio che aveva accudito e perso per strada. Sapeva che se avesse lasciato la vita terrena il piccolo sarebbe rimasto solo, il padre era stato chiamato a compiere un misterioso lavoro nell’altra vita. Non riusciva a muovere le labbra e quella voce era un delizioso canto, la profondità che solitamente Garm emanava con la sua timbrica riusciva a ravvivare la candela, a porre un sorriso sull’infermo e a far cantare un’anima in cerca d’aiuto. I campanelli tipici dei "lupi norvegesi" si percepivano e lasciavano intravedere una luce speranzosa; l’eco del coro era una chiamata degli angeli, perché subito dopo tossì e rimase fermo, mentre il cantato che dopo due minuti lasciò spazio ad un ecocardiogramma, il cuore ripartì, ma la fine si avvicinava, le forze lo stavano abbandonando.
Il massacro degli innocenti Il sacrificio del figlio Quale angelico coro Ci attenderà?
Gli ultimi minuti erano strumentali e il crescere che contrastava la voce profonda era altisonante, l’infermo non riusciva a sentire il suo corpo ormai, ma il suo cervello riconosceva le campanelle e i tamburi che sincronizzavano una marcia funerea. Il figlio non c’era, il padre era in attesa del gran finale e gli archi lo prendevano a sé. "Notte oscura dell’anima, perché l’avranno scritta in spagnolo secondo te nonnino? Penso che un giorno imparerò lo spagnolo così potrò andare a vivere in America del Sud. Ricordi quante storie mi ha raccontato su quel paese lontano? Volevi sempre andarci e non ci sei mai riuscito, dicevi che avresti trovato fortuna ma anche disperazione. Forse questa canzone ti ricorda le sofferenze che da piccolo provavi quando non riuscivi a mangiare? La guerra è stata poco generosa nei tuoi confronti. La voce filtrata mi ricorda quelle canzoni che mi hai sempre fatto ascoltare, quelle di quando eri giovane, di quando avevi la mia età ed eri forte, più forte di me. Sai che io avrei paura, ma so che tu mi proteggeresti. Lo faresti vero nonno?". Dolcemente mosse la testa, un misero tremolino per accennare un sì; la voce si sentiva lontana come venisse da un megafono, filtrava la sua eco, era spasmodica ed incuteva timore, andava e veniva costantemente sin quando, accompagnata da una base elettronica soffusa lungo tutta la durata, offriva odore di morte. Gli abissi prendevano vita, si udiva un battito cardiaco, un sample, uno xilofono, un synth. Poi nulla più, poco dopo tutto si interruppe bruscamente lasciando spazio per qualche secondo al silenzio. Era la fine, il padre, la notte e ora la madre generatrice del figlio, portatrice di vita era in attesa senza proferire parola. Un velo bianco la nascondeva dall’umanità mentre tutto continuava a girare, ma lei rimaneva impassibile, gli porgeva la mano per l’imminente trapasso. Il piccolo aveva intuito. "Non mi abbandonare, ho ancora bisogno di te, non chiudere gli occhi un’altra volta". La lacrima che tinteggiava lo zigomo era ricolma di speranza, lui sapeva che era giunto l’ultimo saluto all’uomo che l’aveva da sempre cresciuto. La preghiera in italiano sullo sfondo era grave, una cascata di petali ricolmi di spine che si poggiavano sulla fronte del malcapitato.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori…
La dissolvenza poi lasciò trapelare qualche bisbiglio, una preghiera, una confessione su un sottofondo di pianoforte e archi. Uno xilofono in lontananza rintoccava la fine. La melodia era angelica, chiudendo gli occhi si immaginava il Paradiso e cantarla risultava impossibile. I vocalizzi si accompagnavano alla perfezione con l’orchestra in sottofondo; la ripresa a 1:50 era tanto semplice quanto intima ed unica, impossibile non lasciarsi travolgere. Il resto era silenzio, speranza, sottofondo di archi leggeri ed una timida elettronica che faceva capolino qua e là, donando fraseggi melanconici. Il piccolo chiuse gli occhi ed iniziò ad intonare: Oh Madre – Madre misericordiosa – culla di tutti – Devozione e desiderio – Mi rivolgo a te – Dalla valle delle lacrime – Portami come un bambino – Come un figlio di un uomo – Bagnato dalla tua luce – Dal prezioso sangue – Riempiendo il calice – Del teschio d’Adamo – Piango ai piedi – Della croce – Oh Madre – Pura e semplice – […] – La donna di Gerusalemme – Attraverso la strada del dolore – Parlando dei fantasmi – Nella città sacra.
Quando li riaprì, la candela si spense e lasciò che il lume profumasse l’ambiente con l’odore di cera. Calò il buio nella stanza. La mano che appoggiava sulle lenzuola sciolse i nervi e l’ultimo sospiro venne emanato. Ora viveva in un posto migliore; il piccolo avrebbe imparato a cavarsela da solo e quel vinile sarebbe stato il suo compagno di vita. Non pianse in quel momento, si avvicinò e gli diede un bacio sulla fronte. "Grazie per avermi insegnato il valore della musica. Ciao nonnino".
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ma sto disco com'e'e che cazzo |
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a messa c'è il momento della carità...ma quante carità hanno ricevuto per andare a sentire 'sta roba |
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Classe cristallina e lasciamoci stregare da Mother Of Mercy |
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Sono il primo che adora Bergtatt e Nattens Madrigal, ma non ci si può non inchinare davanti a un disco del genere. |
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Voto decisamente bassino, qua siamo davanti a un capolavoro |
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Mai letto un a recensione peggiore. Disco da 90. Io c'ero al Regio ed effettivamente eravamo quasi solo metallari... |
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bo.. non so , non è che voglio contestare il lavoro del recensore, sicuramente ci hai messo tanto impegno. Però davvero io non ho capito cosa c'è nel disco, ma dico sinceramente che non ho letto tutto.. troppo prolisso e pieno di cose che a me non interessano. Credo però che una recensione in gnerale dovrebbe avere come requisito almeno un minimo di fruibilità.. poi mi direte: se non la vuoi leggere tutta problemi tuoi!! però io la vedo così... |
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io ero in seconda fila e fianco a me c'erano diversi signori distinti di una cinquantina d'anni... che sicuramente non erano metallari... eran li solo per apprezzare musica...ma forse mi saro sbagliato...chissa |
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"@ad astra, al Regio c'erano solo metallari, tu c'eri?" Solo metallari? Direi anche di no  |
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Garm vi ha pubblicato su facebook |
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la recensione personalmente non mi piace molto, mentre ho trovato interessante il dibattito sviluppatosi e voglio approfittarne per affermare quanto sia interessante e ben sviluppata la sezione low gain, uno dei veri valori aggiunti del sito. riguardo ad Ondarock, come tutte le webzine musicalmente generaliste, ci puoi trovare un po' di tutto. generalmente quando recensiscono metal risultano grotteschi, sul progressive rock fanno pena, incensano dischi alternative inascoltabili mentre sull'elettronica/ambient ne sanno a pacchi. poche parole sugli Ulver, gruppo enorme. non tutto il materiale uscito post-Perdition City è di livello, ma la classe si sente eccome |
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@ad astra, al Regio c'erano solo metallari, tu c'eri? |
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questi ahimè devo riprenderli visto che sono fermo a natten madrigals, che era lercissimo black metal a bassa fedeltà...e so che oggi non c'entrano più nulla col black, quindi sarei curioso di vedere dove li ha portati la loro crescita musicale. |
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Certo, come la loro elettronica. |
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qualsiasi gruppo al mondo,di qualsiasi genere avra sempre dei seguaci adispetto del loro cabio stilistico...la magia degli ulver é quella di esere riusciti a fare quello che sentivano dentro. senza freni fregandosene di tutto e ad oggi ci son riusciti pienamente. al teatro regio si rano viste (e si vedranno) persone di ogni ceto ed estrazione. la musica parla piu delle catalogazioni mediatiche e loro son la dimostrazione. |
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Anche a chi non gli piace il rock o l'hard rock, non è che cambia il discorso. Non è una provocazione, non prendetevela. Se dovessero darsi al dub step fra non molto non mi meraviglierei, detto da un vecchio ascoltatore degli Ulver |
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Può piacere a chi non gli piace il metal. Certo che se per alcuni questo è un "capolavoro", che questa parola viene usata un pò troppo spesso da certe persone, allora i primi album cosa sono. |
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Lungi da me l'idea iniziale di voler creare una polemica circa la qualità delle recensioni dello staff di Metallized. Ho semplicemente detto che ogni volta che leggo una recensione di un disco di una band che con il metal non ha più nulla a che vedere, leggo castronerie e una pochezza imbarazzanti. Detto questo, sulla professionalità e sull'autorevolezza delle recensioni qui presenti in ambito metal nulla da eccepire anzi, i miei più vivi complimenti ( come ho ribadito qualche riga più sotto ). |
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Vabbè ma qualcuno mi può dire com'è st'album? Grazie!!  |
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A me le recensioni fatte in questo modo piacciono moltissimo, complimenti Ad Astra, keep it up! Per quanto riguarda l'album, devo fare una premessa: adoro alla follia i primi 3 degli Ulver, mi piace molto il concept su "The marriage of heaven and hell" e non ho digerito nulla da Perdition City in poi. Questo disco, pur essendo completamente diverso dal poker d'esordio, mi è egualmente piaciuto. Ha scavato nella mia anima per ripescare le emozioni più profonde, come ha fatto Nattens Madrigal; la differenza è che in questo caso le emozioni non sfociavano in rabbia e odio, ma in malinconia. Una malinconia diversa dal doom, frutto della sperimentazione e del genio di Garm, uomo che non smetterò mai di stimare. Confermo il voto della rece. |
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In alcune gloriose testate metal del passato si potevano trovare recensioni o intervista ad artisti che nulla avevano a che fare con il genere, ma che tributavano l' importanza e l'influenza sul mondo rock in generale del musicista o band citate. Non solo è un valore aggiunto (per niente invasivo) ma è un segno d' intelligenza. La musica è movimento, curiosità,sfida, cose che purtroppo non appartengono a quella frangia di conservatori ad oltranza, atteggiamento ingiustificato perchè il metal puro ci sarà sempre. Band come Ulver (che piaccia o meno quest'album) bisogna solo ringraziarle. |
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Volgio citare Undercover per netta condivisione del pernsiero espresso: "Gli Ulver per il sottoscritto non dicono più nulla da una vita, non mi piace la loro svolta, li ho seguiti fino a "Perdition City" e poi basta, mi sono solo annoiato, ne riconosco la bravura, sul genio, personalmente mi rimane il dubbio." Per il resto Raven ha perfettamente ragione, il Low Gain é un valore aggiunto del portale. |
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Che Ondarock sia più competente ho i miei dubbi, avere ascoltati incentrati più su altri generi e non sul metal non rende una persona più competente di un'altra, o una testata migliore di un'altra mi sembra un'affermazione pregiudizievole per chi legge e priva di fondamento, si ricade sempre nel solito ritornello che un appassionato di sonorità estreme o di natura metallica non possa andare o percepire altro, beh, non è così mi sembra che nel corso degli anni questa storiella sia stata più volte smentita. Gli Ulver per il sottoscritto non dicono più nulla da una vita, non mi piace la loro svolta, li ho seguiti fino a "Perdition City" e poi basta, mi sono solo annoiato, ne riconosco la bravura, sul genio, personalmente mi rimane il dubbio. |
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Ma poi.. vi accorgete ora che esiste una sez. Low Gain che tratta spesso e volentieri cose che col metal non hanno nulla a che fare? Dovrebbe essere un valore aggiunto della testata, oltretutto organizzata come sezione a sè stante e quindi ben distinta dal resto. |
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@Moro: si ma solo l'ultimo, particolarissimo, disco. Lavori come Ok Computer, Kid A e Amnesiac, sono quelli che mancano Comunque vedo che alla fine la pensiamo allo stesso modo e questo mi rincuora. |
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Perfettamente d'accordo con voi ragazzi ! Complimenti per l'ottimo scambio di pareri. Viva la buona musica e pieno supporto a Metallized, la migliore webzine italiana dedicata al metallo. |
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@ManOwaL: ma ci sono i Radiohead  |
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@Danimanzo: ti rispondo perchè anche io sono un assiduo frequentatore di OndaRock da almeno 8 anni. OndaRock col passare del tempo si è, giustamente, evoluto alle ascrizioni più ampie di "rock" (dove nella stessa pagina si può trovare sia Clapton che James Blake che M.I.A. che White Stripes che Xasthur). Metallized deve, giustamente anche qui, attenersi a un background "metal". Che poi ci siano delle sviate borderline ci può stare. Gli Ulver ovviamente trovano (e troveranno sempre) spazio qui anche grazie al loro passato "metal". Mi pare una cazzata anche tralasciarli per questo. Poi secondo me i siti/webzine dovrebbero funzionare anche da contenitore/dosatore. Nelle recensioni trovi spessissimo nomi di altri artisti. Da li sei te che devi mobilitarti, se ti interessa l'artista nominato. ps: vai a leggere la mia rece su Perdition City (tanto per fare un esmepio e tirare un po' d'acqua al mio mulino - non me volesse Ad Astra -) per capire quello che dico. |
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@Danimanzo: perfettamente daccordo con te. E' chiaro che la ragione principale per la quale gli Ulver vengono ancora recensiti su testate "metal-centriche" é per via del loro passato. Infatti la mia era più una speranza che non una constatazione di un fatto reale. Io, ad esempio, gradirei vedere recensiti su una webzine come questa anche i Radiohead. In molti capirebbero meglio la svolta stilistica di una band come gli Anathema se conoscessero meglio il percorso musicale dei 5 di Oxford. |
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Per concludere, vedo il voto assegnato in fase di recensione a "Bergtatt" ( album splendido ) e quello, ad esempio, assegnato a "Shadow Of The Sun" ( album altrettanto splendido, seppur completamente diverso ) e ti invito a riflettere sulla effettiva competenza di fruitori di musica metallica su generi esterni al medesimo. |
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eh il fatto è che sparando a zero c'ha preso =) per il povero malcapitato Markus è andato a pesca di granchi tirando su uno squalo... |
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Certo Moro, il problema é che in quel commento non era assolutamente quello il concetto che voleva essere espresso. |
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Sono completamente d'accordo ManOwaL, ma spiegami perché all'interno di questa webzine, ad esempio, trovo recensiti solo gli Ulver tra i gruppi ascrivibili a generi esterni. Forse perché hanno avuto un forte passato legato alla scena estrema del metallo nordeuropeo ? Esistono molte altre realtà valide, non legate in nessun modo al sottobosco metallico. E li trovo recensiti su testate più generaliste e in questo più competenti, come Onda Rock. |
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@ManOwaL: veramente il concetto di "non musica" ha almeno mezzo secolo di esistenza: John Cage e Brian Eno su tutti. |
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Perdonami ma non recensire un disco degli Ulver su una qualsiasi webzine, metal o meno, sarebbe come non scrivere articoli di cronaca estera su un giornale nazionale. Ci sono band che trascendono i generi, poche ma ci sono. Ed é un bene che trovino spazio su testate/webzine che trattano argomenti musicali differenti. Chi ama la musica deve essere informato/informarsi su queste realtà, é proprio una questione di arricchimento culturale secondo me. |
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Un organico ( definizione decisamente più calzante per i lupi norvegesi ) che, a mio avviso, non dovrebbe trovare più spazio su questa webzine. Il motivo è semplice; hanno abbandonato la strada del metallo estremo da tanto tempo ed è inevitabile che richiamino su di sé pareri contrastanti. Dal canto mio, li ho sempre considerati e tuttora li considero una delle realtà più geniali, affascinanti ed avanguardiste della musica moderna. |
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"Non musica"......ok, ora le ho sentite proprio tutte. |
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Vero anche che sono in low gain... |
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no fuorviante no, volevo dire più che altro "strano"... ma é un'osservazione generale non una critica... la mia. |
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ops Lizard non avevo visto il tuo post... |
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ehm... avete notato che infatti è stato inserito nella sezione Low Gain (dove trattiamo anche Branduardi tanto per dire un nome)? |
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Addirittura fuorviante.... Per chi, di grazia? Non sarà un caso che siano nella sezione Low Gain, con l'indicazione di genere "classica/contemporanea", no?  |
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Markus, album non (ancora) ascoltato, ma mi sono posto lo stesso quesito per i precedenti dischi degli Ulver... Secondo me hanno chiuso non dico col metal, ma col rock e derivati, quindi continuare ad occuparsene in pagine di riviste rock é fuorviante. Però credo che sia la regola se ci si guarda attorno tra riviste e webzines sul mercato. |
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no ma che c'azzecca un album del genere su queste pagine digitali...me lo spiegate per favore? mi spiegate pure come si fa a dare un 80 a un album (?) di non musica? ma mi faccia il piacere mi faccia! |
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Vabbè Alex non esageriamo, che chi l'apprezza questo stile come dimostrano i commenti. Io piuttosto lancerei un forum su che disco vorreste mettere su se foste il nonnino della recensione eheheh |
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@ad astra: no no, fermo, che scrivi "un'altra recensione fredda e distaccata". Hai già fatto troppo per oggi. Pigliati qualche anno di pausa. |
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La recensione l'ho apprezzata parzialmente mentre il disco ancora non posso gudicarlo avendolo ascoltato poco ma che atmosfere. Mooolto meglio di WotR. |
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Fortunatamente gli Ulver non sono pretenziosi e privi di talento come il recensore. Ennesimo capolavoro. |
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sì sì, mo scarichi la colpa sugli Ulver, come se non avessi contribuito anche tu alla paranoia! Cheers! |
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Bella recensione e disco stupendo. |
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@ steelminded... la struttura è pensata proprio sul concepimento del disco... ci sono solamente due canzoni. nel senso stretto del termine dove i personaggi aon madre e padre.. c'è una morte e un funerale.. semplicemente e cmq su 60 recensioni sullo stile racconto ne avo scritte 7/8 nn di piu @ enzo la recensione c'è basta leggerla... se vuoi la classica fredda e distaccata romanzina prego te la scrivo in 10 minuti |
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Ma che roba è? E la recensione? |
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Disco eccezionale, non vedo l'ora che arrivi il 16 novembre e che gli Ulver tornino nella mia città! mi sento privilegiato ad avere il teatro che li ospiterà così vicino! |
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Stupendo. Disco di classe suprema, controcorrente, divergente. |
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CLassico stile letterario ad astra (ricordo gli spawn of possession) a chi piace a chi meno, a me ha messo tristezza e ho dovuto smettere di leggerla, tanto gli ulver non mi piacciono (-: la scena è veramente triste però, il povero nonno che in punto di morte si ascolta gli ulver... doppia sfiga.. infatti non resiste e muore..(ad astra scherzo, concedimi la battuta...) Evviva. |
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1
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Non ho ancora avuto il piacere di ascoltare il disco. Ma con una recensione del genere lo comprerò a scatola chiusa. Bravo bravo bravo Andrea! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. As Syrian Pour, In Lebanon Grapples With Ghosts Of A Bloody Pasts 2. Shri Schneider 3. Glamour Box (Ostinati) 4. Son Of A Man 5. Noche Oscura Del Alma 6. Mother Of Mercy
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Line Up
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Kristoffer Rygg (Voce, Campionamenti) Tore Ylwizaker (Tastiere, Elettronica, Programmazione) Ole Aleksander Halstensgård (Elettronica)
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RECENSIONI |
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ARTICOLI |
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