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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Ulver - Wars Of The Roses
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( 8346 letture )
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L'incessabile metamorfosi degli Ulver è giunta al punto più interessante della sua carriera. Dopo anni e anni di sperimentazioni fatte nell'ombra, di cripticismi sonori - realizzati quasi per stordire ulteriormente i fan più propositivi che avevano appena digerito il lavoro passato -, di prospettive incerte a causa dei travagli delle varie label, i nostri lupi sembrano aver abbandonato il proprio mondo notturno per uscire allo scoperto. Sporadici DJ set imbastiti da Trickster-G non potevano bastare per placare la sete del nostro verace combo, il quale si è buttato sempre di più nella dimensione live. Questo speciale rapporto tra docente e discente (la band e il suo pubblico) è stato un fruttuoso scambio di informazioni che ha portato la nostra band anglo-norvegese verso la luminosità. La ricerca della luce va condotta al contrario, all'indietro, perché se è vero che gli Ulver hanno fatto capolino nel mondo "sociale" della musica con un inno alle ombre del tramonto (Shadows of the Sun), è vero altrettanto che questo Wars Of The Roses si pone - a livello temporale - un gradino prima del passato capolavoro e si configura come un album pieno di riverberi solari, atmosfere ampie e paesaggi a volo d'uccello.
Anglo-norvegesi perché la loro musica si è sempre spostata verso le sonorità più all'avanguardia partorite in Inghilterra negli scorsi anni. L'ingresso come membro effettivo nel 2009 di Daniel O'Sullivan (Guapo, Sunn O))), Jarboe, Æthenor...) è stato forse il passo decisivo verso questa ulteriore trasformazione e, d’altronde, le guest-appearence che fanno capolino nel presente album non mancano di aggiungere dettagli alla nuova forma in cui pare si siano (auto)plasmati i nostri licantropi. Il mixaggio e la produzione è stata affidata a John Fryer (Cocteau Twins, Swans, HIM, Peter Murphy,...), mentre nel resto della costellazione possiamo trovare il leggendario Stephen Thrower (Coil, Cyclobe), Stian Westerhus (il chitarrista dei Jaga Jazzist), Steve Noble e Alex Ward (musicisti d'improvvisazione). L'exploit sonoro che rappresenta la venuta alla luce degli Ulver è proprio February MMX (traccia uscita qualche settimana prima del lancio del disco), dove la nostra band viene a contatto con il mondo classico e easy del post-rock, non rinunciando, però, ad infarcirlo di elementi estranianti e confacenti alla poliedrica personalità di Garm e di Tore Ylwizaker (il genio elettronico della band): alla calda voce di Rygg e al suadente rintocco del pianoforte si aggiungono inesorabilmente sottofondi noise e synth spaziali che si fondono nella batteria di stampo jazz. Poi i vocalismi mutano, sfiorano le stonature, si evolvono e crescono assieme alla progressione sonora che aumenta strato su strato. Una fortissima componente progressive e disgregante incomberà costantemente lungo tutto l’album, componente che prenderà fra le sue grinfie schizofreniche e noise ciascuna delle calde melodie che introducono i brani. La voce è il secondo focus di questo Wars Of The Roses: suadente ed avvolgente, ma allo stesso tempo distaccata; continuamente oscillante fra stadi caldi e freddi, rassicurante, ma inaffidabile. Norwegian Gothic è un dissonante duetto tra i violoncelli e le declamazioni di Garm. I suoi versi accennano alla melodia, la sua voce è addirittura raddoppiata, ma solo per renderci conto che raramente tocca delle note musicali; il suo è più un parlare che accompagna la decostruzione, quella stessa che subentra a chiusura del brano. L'ennesimo mutamento si attua in Providence dove i bellissimi ticchettii di pianoforte creano le strutture per uno stupendo duetto tra la magmatica voce di Garm e quella più libera e pura di Siri Stranger; l'esperimento non può non ricordare le sperimentazioni attuate dai The Gathering, o le vene più portisheadiane degli Anathema (A natural Disaster)... almeno finché l'incombenza free-jazz del clarinetto e della batteria non giungerà ad avvolgere il brano, ora irrimediabilmente, ma magnificamente, scarnificato, vestito solo del minimale candore degli ultimi strascichi di synth (con l'aggiunta di qualche cupa alitata da parte di Attila Csihar). Calme scie sonore che in September IV prenderanno la forma di fresche atmosfere quasi alla Sigur Ròs, dove i delay delle chitarre incorniciano questa specie di stornello campestre, la cui intensità va progressivamente mutandosi in un delirio post-apocalittico volutamente contraddistinto dall’irrimediabile scontrarsi di strumenti caldi (organi, pianoforte) e tecnologia digitale (e chi ha potuto vederli dal vivo a Ravenna, si sarà reso conto di come il vellutato torpore degli strumenti classici creava un interessante contesa con le più algide parti elettroniche). England rappresenta la centralità dei vocalismi di Garm - che, arrampicandosi, forgiano corposi soliloqui, accompagnati dalle semplici soluzioni del pianoforte e dai vaghi risvolti drum'n'bass dei campionamenti - mentre Island rispolvera i lati più notturni e urbani degli Ulver. Rumori d'ambiente, versi di uccelli, chitarre acustiche e violini creano questa ballata che si conclude nella lunga (e finale) pastorale intitolata Stone Angels. Proprio sul calo del sipario prende corpo un a-tonale sintetizzatore, laddove i versi del poeta americano Keith Waldrop vengono declamati da O'Sullivan; pur occupandosi Jørn della stridente componente rumoristica, il risultato si rivela, ancora una volta, un meraviglioso scorcio paesaggistico composto da numerosi punti di fuga e diverse prospettive.
Wars Of The Roses non è forse avvolgente ed inaspettato come Shadows of the Sun, ma si profila come un perfetto mix tra queste ultime novità musicali e i contrasti electro-noise che erano emersi nei lavori della band fin da Perdition City. Ma d'altronde, se non vi piacciono gli Ulver "moderni", non comincerete ad amarli né con questo disco né con questa recensione, mentre se vi scorrono dentro come il sangue nelle vostre vene, non potrete non immedesimarvi in questo ennesimo capolavoro.
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Gran bel disco con brani decisamente pop-oriented ma sempre avvolti da una certa vena malinconica e dark. Da tempo la band ha abbandonato le sonorità delle origini legate al Black Metal. Spesso chi abbandona radicalmente il proprio genere musicale viene aspramente criticato. Ma credo che gli Ulver abbiano saputo conquistare il cuore dei black metallers anche con gli album più recenti perchè hanno dimostrato di saper sfornare dei dischi bellissimi indipendentemente dalle scelte musicali. |
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Tutto questo polpettone di paroloni, sbrodolamento di cultura musicale e chi più ne ha più ne metta... e poi si finisce a scrivere "un interessante contesa" (manca l'apostrofo, che immagino si sia perso tra un "delirio post-apocalittico" e "paesaggi a volo d'uccello"). Alla fin fine:meno forma (discutibile, peraltro) e più sostanza...  |
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Per la prima volta la magnificenza cui ci avevano abituati ha stentato ad emergere. Ovviamente è un buon album e Providence un capolavoro emozionante così come February MMX ci regala un Garm in formissima. 75 |
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Appena comperata la versione digibook...che dire "Ulver" non c'è altro da aggiungere se non un sentito consiglio a comperare questo ennesimo capolavoro... Io personalmente adoro gli Ulver sia degli anni 90 sia del post black,in realtà l'attitudine artistica è sempre altissima,se poi qualche ignorante in materia musicale e artistica ha i paraocchi non mi importa,soltanto mi dispiace per la sua mente bloccata e stereotipata. Per concludere CONSIGLIATISSIMO per gli amanti della MUSICA VERA ed IMPEGNATA. Album decisamente sopra le righe che proietta la poesia dell'esistenza umana nelle nostre sinapsi ammalate... Quest'album è più che terapeutico. |
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Guardando su internet,vedo alcuni siti che inseriscono voti come 6,5 o 5,5 adducendo come motivazione che non hanno "spiazzato" con questo disco.Secondo me è proprio per questo che mi sta piacendo sin da subito,per il fatto che si sono un po' "stabilizzati".Certo,ci vogliono comunque molti ascolti per capirlo completamente.Comunque io alzo il voto a 93. |
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@adada: e invece il tuo paragone avrebbe senso? Cmq la mia preferita è September IV. |
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Grazie alla info di Nikolas, l'ho preso su Amazon.  |
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Io lo sto ascoltando per la prima volta ora... a breve le mie (non richieste) impressioni |
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@Renaz: certo, sono d'accordissimo con te quando parli del tuo metodo di ascolto. Resta il fatto che io l'ho ascoltato in streaming ma non su Youtube o Spotify, così ho potuto decidere se acquistarlo o meno. E lo acquisterò. |
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Titolo corretto Comunque io sono d'accordo con Renaz. |
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@Jandekser: allora mettiamola così, il discorso va ampliato. Per me "ascoltare musica" significa possedere i brani su qualsiasi dispositivo di ascolto mi venga comodo. Ne consegue che robe tipo YouTube non fanno testo (ok, uno potrebbe collegarsi a YouTube con il cell in modalità 3G dall'automobile e connettere il cell allo stereo, ma credo che nessuno lo faccia), ne' fanno testo gli streaming (per lo stesso motivo, e programmi come Spotify ancora non esistono in Italia). Ne consegue che l'unico modo legale per ascoltarlo come dico io... è comprarlo. |
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@Moro: il titolo dell'abum è Wars Of The Roses.  |
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I modi esistono e non sono neanche illegali, tant'è che io l'album l'ho già ascoltato e nel mio negozietto di fiducia (l'ultimo rimasto qui in zona) ho trovato pure il cd e volevo prenderlo ma il prezzo era un po' eccessivo, 23€. Diciamo che ci sto ancora pensando solo perchè, per me, l'album merita molto. |
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@Dave Insane: cerco di evitare il pensiero  |
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renaz, non ti viene in mente nessun altro modo per ascoltare un disco oltre al comprarlo?  |
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@Nyarlathotep: ciò ti fa onore  |
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@ Renaz: io il disco non ce l'ho, ancora per poco però!! -11! XD |
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Il cd ufficialmente è uscito il 25 aprile... speriamo che qualcuno abbia approfittato anche dei pre-ordini... anche perchè chi lo ha "rimediato" prima di tale data, si è beccato un bruttino raw-mix proveniente dal vinile. |
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Io quando ho visto che c'era solo il vinile ho avuto l'impulso di prenderlo... ma poi non avrei saputo come ascoltarlo  |
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@Mickey, bravo ben fatto, però ci sono altri 12 commenti di ipotetici possessori di vinile  |
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io lo preso durante il live  |
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@Moro: e quindi tutti i commentatori di ieri avevano il super vinile in casa?  |
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@Dave Insane: però facciamo che quella ragazza è diventata la tua migliore amica =) @Renaz: non dimentichiamoci che i vinili erano in commercio durante il tour... |
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@Dave: magari gli Ulver pensano la stessa cosa di tutti i loro fan che, inspiegabilmente, conoscono già a memoria il disco anche se le spedizioni fisiche sono ancora in corso  |
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il paragone non so se calza: gli ulver per me sono come una bella ragazza che te l'ha data un paio di volte e poi non ti ha più cagato. per questo sono incazzato con loro, come si fa a non esserlo?! |
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Sublime. Un connubio perfetto fra alcune sensazioni di Shadows Of The Sun e il post di Blood Inside. Arte allo stato puro. Chapeau! |
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non sbagliano un colpo. 89. |
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Io gli darei un 80-85 perchè è un ottimo disco, a tratti eccellente ("Island" e "February MMX" soprattutto). Poi però mi sono letto, riletto e straletto la poesia di Waldrop. E "Stone Angels", proprio quella che mi convinceva di meno data la sua lunghezza (1/3 del disco), è diventata un'esperienza mistica... 15 minuti di brividi ininterrotti. I 30 minuti precedenti "Stone Angels" per me sono una "preparazione"; il cuore del disco si svela alla fine... Voto: 99. |
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Gli Ulver anche in questa uscita si confermano sinonimo di qualità.Per me è da 85 |
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Sono ancora in attesa del cd.... Comunque sul discorso di odirare gli Ulver credo ci sia solo da farsi una grassa risata... ma dai vuoi mettere una simile evoluzione artistica con l'oblio raggiunto da gente come Satyricon e Immortal? |
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Arrivato oggi veramente bello anche se personalmente preferisco SOTS. Wars Of Roses è un'ottimo disco e si ascolta molto bene, l'unica canzone che non mi entusiasma è February che (essendo l'anteprima) mi aveva dato qualche dubbio su questo disco |
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@nn è metal: eccoti esaudito, penso che un errore in fase di caricamento possa esserci perdonato, no??? |
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...quindi perché è tra le uscite metal? Non c'è una sezione apposta x qst altri generi? Bha |
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Io direi invece che sono tra i pochi progetti veramente vivi e interessanti. Adoro Bergtatt, adoro Shadows of the Sun. Ringrazio il cielo perchè esiste qualcuno che osa rischiare e mettersi in gioco musicalmente. Se fossero rimasti tra il Black e il Folk, avrebbero tenuto i loro fan belli contenti, ma sempre limitati a chi ascolta quei generi, e prima o poi (forse più "poi", trattandosi pure sempre di Garm) avrebbero cominciato a perdere originalità, e i fan avrebbero iniziato a lamentarsi ("questo schifo non è degno dei loro capolavori, sono stanchi" etc etc come tutti i discorsi infiniti che molti fanno per i Maiden). Così facendo, loro non perdono l'interesse e passione per il loro lavoro, perchè semplicemente fanno ciò che gli va di fare, mettendosi in discussione e cercando nuovi modi per esprimersi. Poi, se piace la musica che ci hanno continuato a dare, bene, se non piace, pazienza, nessun rancore, anzi, sarebbe più costruttivo metterci noi stessi a fare la musica che vogliamo sentire e che altri non ci danno. [E comunque non mi sembra che Attila Csihar li odii] |
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chi ama il black metal dovrebbe odiare gli ulver, perchè dopo aver sfornato due capolavori come bergtatt e nattens madrigal hanno deciso di diventare "all'avanguardia" anzichè regalarci altri grandi dischi estremi. morti. |
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Band straordinaria, ottimo disco....gli ulver sono un supergruppo proprio per la loro capacità di creare musica nuova ad ogni singola uscita discografica, sono quasi un unicum nella storia musicale (qualcosa di simile l'hanno fatto forse i beatles dal '65 al '69) |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. February MMX 2. Norwegian Gothic 3. Providence 4. September IV 5. England 6. Island 7. Stone Angels
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Line Up
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Kristoffer Rygg - vocals, programming Jørn H. Sværen - guitar, synth, piano, effects Tore Ylwizaker - keyboards, programming Daniel O'Sullivan - guitar, bass, keyboards
Session members: Tomas Pettersen - drums Stephen Thrower - clarinet (7) Stian Westerhus - bowed electric guitar (2,3,7), electric guitar (6) Steve Noble - drums, percussion (2,7) Alex Ward - clarinet Ole Aleksander Halstensgård - electronics Trond Mjøen - electric guitar (1,4), bass (3,4), acoustic guitar (6), lap steel guitar Daniel Quill - violin Siri Stranger - vocals (3) Attila Csihar - vocals (3) Emil Huemer - guitar (4) Anders Møller - percussion (6)
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