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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 15323 letture )
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Dare calore alla musica elettronica, connettersi empaticamente con l'ermetismo, umanizzare il digitale, rendere tangibile e avvolgente ciò che è freddo e sintetico... Questi difficili traguardi (se interrelazionati coi rispettivi elementi) sono stati tagliati in rarissimi casi nella musica elettronica. Dopo il primo boom concettuale di John Cage (l'ascolto del silenzio, l'invenzione dell'happening, il suono di strumenti casalinghi e la teoria della "praticabilità dell'impossibile"), solo Brian Eno era riuscito a interiorizzare i sintetizzatori e l'elettronica analogica: la distruttiva teoria del non-musicista (distruttiva per i musicisti) -nella quale si afferma il principale (co)protagonismo da parte di colui che siede dietro al mixer- e le musiche per ambienti sono riuscite a cambiare il rapporto fra uomo e musica elettronica. Pur nell'ermetismo e nel concettualismo dell'opera, il fruitore si sentiva protagonista attivo di ciò che stava recependo. Degno di nota è anche il contributo di Ryuichi Sakamoto, che nelle due facce della stessa medaglia è riuscito ad alternare la musica elettronica più ermetica e d'avanguardia, alle più suadenti e pop-olari colonne sonore. Da qui il salto potrebbe atterrare direttamente su Christian Fenesz e sul suo studio di manipolare e ordinare l'errore, umanizzare la musica glitch di Alva Noto, Autechre e Flying Lotus, portandola però ad un livello più interiore e meno da "sballo".
Ed ecco che veniamo agli Ulver, straordinaria meteora estranea a questi mondi, che improvvisamente riesce ad attingere dai maestri sovracitati per creare qualcosa di personale, di irripetibile e di irripetuto. Il patrimonio e la complessità compositiva di Perdition City -seppure nella sua facilità di assimilazione- non ha praticamente generato emuli, tranne forse rarissimi casi come Blackfilm (a proposito, andatevi ad accaparrare il vinile dal sito della Denovali). I lupi di Oslo li avevamo lasciati alla titanica impresa di musicare Il Matrimonio del Cielo e dell'Inferno di W. Blake ed avevamo già notato con quali grandi nomi della musica "alternativa" si relazionavano. Ora il discorso si fa ancora più complesso e mirato. Intanto vale spendere due parole per l'EP Metamorphosis, il quale anticipa di qualche mese il capolavoro del nuovo millennio. Il radicale cambio stilistico vede l'abbandono totale di qualsiasi rimembranza della musica rock, in favore dell'elettronica più spiazzante e marziale: la jungle synthetica di Of Wolves and Vibrancy, l'elettro-ambient di Gnosis, l'elettro-jazz di Limbo Central (Theme from Perdition City), che -come dice il sottotitolo- anticiperà l'ascoltatore al futuro full-lenght; in chiusura la silenziosa e "cage-iana" Of wolves and Withdrawal chiuderà questo antipasto che rimarrà sullo stomaco anche a chi, bene o male, aveva digerito anche Themes....
Tutti quelli che decisero di cestinare in partenza Perdition City, si sono puntualmente mangiati i gomiti quando lo hanno riscoperto anni più tardi (magari quando i propri gusti musicali si sono ulteriormente ammorbiditi/espansi). Sì, perchè Lost in Moments sintetizza completamente il nuovo percorso degli Ulver: un finissimo album da sottofondo, da riflessione interiore e da auto-abbandono fra le carezze della notte. Loop perfettamente integrati con caldi sassofoni jazz, confortanti pulsazioni trip-hop e soft drum-machine. L'ammirazione per Amon Tobin e -più in generale- per le releases della Warp records si paleseranno spesso durante la durata dell'album, sottolineando anche come gli Ulver sanno creare un personalissimo sentiero solo parzialmente riconducibile a questi artisti principali. L'amore per il pianoforte, per le leggerissime chitarre che viaggiano con delay, e la resa melodica dei "macchinosi" synth sono la ruota-motrice di Porn Piece or the Scars of Cold Kisses; la voce di Garm si fa timida e narrante come fosse un semplice accompagnamento. Il miglior tentativo però di re-interpretare Autechre e Aphex Twin viene fuori con Hallways of Always: un'oscura e progressiva esecuzione che alterna piano, breaks, drum'n'bass e scintillanti sintetizzatori che vanno a creare la melodia portante, mandando l'ascoltatore in trance. L'ambient techno di Tomorrow Never Knows è una carrellata di inquadrature sulle luci della città, che lasciano le scie alla velocità dell'occhio dello spettatore, mentre la calda The Future Sound of Music si trasformerà presto in una cascata di sovrapposizioni IDM e drone sull'enfatizzante V-drum suonata da Bård "Faust" Eithun. La rumoristica glitch di Dead City Centres non è altro che l'accompagnamento sonoro a decadenti agglomerati urbani; l'influenza di Fennesz (il quale compare anche nel futuro "Ulver-reinterpreting" 1st Decade in the Machines), l'overdubbing vertiginoso del sax e della voce filtrata si calmerà solo sul finale, dove una neo-classica e hitchcockiana Catalept mixa le basse frequenze della sezione ritmica ai sempre più crescente sezione d'archi. Il finale è semplicemente da brividi: Nowhere/Catalept rispolvera quel trip-hop cantato di Themes, riadattato però nel jazzistico contesto attuale appena ascoltato.
Music to an Interior Film, suggerisce il sottotitolo di copertina; e l'incredibile impresa di Garm e, soprattutto di Tore Ylwizaker (genio digitale -vero deus ex-machina-) , si è appena compiuta creando una delle più suggestive colonne sonore urbane del mondo; una perfetta messa in musica dei notturni rumori metropolitani, che vengono e svaniscono nei tunnel e nelle autostrade cittadine. Difficilmente si potrà mai fare di meglio.
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VOTO LETTORI
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88.07 su 130 voti [
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26
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@DaRidimensionare: ma io posso essere anche d\'accordo con te se paragoni questo album sui capisaldo del genere. Ma i musick to Play in the Dark sono molto più oscuri di Perdition City... ci sono influenze più dal secondo capitolo ma mischiate al jazz, agli Orb, alla WARP sì.
E Perdition City non c\'entra nulla coi Massive Attack: non ha la base hip-hop, né soul, né alcuna componente della black music.
Però ecco, io non ho mai mandato giù bene un disco degli Autechre (li ho anche visti dal vivo), o degli LFO, o di tanta roba della WARP degli anni \'90.... Perdition City sì. E\' più assimilabile, è più facile. Poi oh, sicuramente è arrivato dopo, ha preso da qua e là (come tanti hanno preso da DJ food, come tanti hanno usato i samples) ma per me Perdition City è un disco molto genuino. |
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Mi dispiace, ma non credo negli "intoccabili". Tutto è discutibile. Prova ad ascoltare "Incunabula" degli Autechre, i Coil di "Musick to play in the dark"... O anche solo "Mezzanine"...
Se poi continui a preferire "Perdition city" buon per te. |
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24
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a proposito se ce qualcosa da ridimensionare e' proprio il tuo commento.,vedi amico mio ,si puo commentare criticare elogiare e discutere su quasi tutta la musica,,poi c sono quelle eccezioni che sono al di sopra delle critiche perche d qualsivoglia motivo gia sono entrati di diritto nella storia della musica.,quindi trovarne dei nei o difetti e' un esercizio inutile che nn porta da nessuna parte |
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23
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Derivativo (il carrozzone Warp, il trip-hop ma soprattutto i Coil) e con alcune pacchianate imperdonabili.
Apprezzabile il coraggio di cambiare pelle, ma l'entusiasmo nei confronti di questo album per me è inspiegabile (a meno di non conoscere gli artisti a cui gli Ulver si ispirano).
Purtroppo a questo si aggiunge la voce di Garm, pretenziosa ai limiti del patetico, che rovina quanto altrimenti poteva salvarsi. |
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Appena finito di ascoltare questo disco.Meraviglia |
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Un album che lascia letteralmente senza parole e che ti arriva nel "profondo"; capolavoro. |
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20
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a dir poco eccezzionale .la useei come colonna sonora ad un noir futuristico xche no tipo bladerunner |
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19
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Esatto, ma forse la musica con la M maiuscola non sarà mai per tutti (almeno quella prodotta negli ultimi 20-25 anni circa).
Comunque mi correggo, volevo dire "da ascoltare non prima di mezzanotte e non dopo le cinque del mattino". XD |
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Sono con te in tutto e per tutto. Gli Ulver sono una band che ho amato in tutte le loro evoluzioni, in tutti i loro cambiamenti, in tutto il loro essere Ulver. Questo album è viaggio nel lato oscuro e "nascosto" delle nostre città e come esse non è per tutti. Ostico e seducente |
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17
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Uno dei miei album preferiti, toccante, profondo, misterioso, lo starter pack dal quale nessun musicista possa prescindere.
Dalla prima traccia fino alla fine é un continuo pugno nello stomaco, da ascoltare non prima di mezzanotte e non prima delle cinque del mattino, aiuta ad assaporare-sopportare il grigiore e il mistero della cittá notturna.
Inoltre, fa piacere che sia uno di quegli album del filone dell' 'avanguardia' norvegese, finanziato dal dipartimento della cultura dello stato stesso... Se anche l' Italia fosse cosí avanti...
Comunque avevo letto che alcuni effetti della cittá fossero stati inseriti in alcune tracce (penso di dead city centres), essendo stati registrati dal vero dal palazzo del leader degli ulver, situato al quinto piano (la cosa mi ha fatto specie perché prima di sapere ció lo ascoltavo alla luce della luna nel mio appartamento al quinto piano).
Album senza cedimenti, senza momenti di stanca, senza noiosi riempitivi... E io dunque assegno un bel S.V., cosa non da me. Lo faccio un po' per vendicarmi (non potete mettere S.V. Ai TOOL ahahah), ma soprattutto perché non ci trovo pecche... Non riesco proprio.
Le mie preferite rimangono 'porn pieces or the scars of cold kisses' e la IMMENSA' nowhere-catastrophe', una delle mie canzoni preferite in assoluto. |
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Capolavoro disumano. Nowhere/Catastrophe è superlativa. 95 |
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Dopo ripetuti ascolti, posso definirlo come uno dei dischi più interessanti che abbia mai ascoltato. Davanti a lavori del genere mi rendo conto quanto la musica sia per me una scoperta sempre nuova e una fonte di continua ispirazione. |
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Non lo considero un capolavoro ma ci va molto vicino. Preferisco gli Ulver del primo periodo. Voto: 88 |
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io preferisco gli ultimi ai precedenti dato che non sono un appassionato di black(per carità grandissimi album).Detto questo direi che è un album stupendo a dir poco |
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12
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Uno dei più grandi capolavori di sempre. Semplicemente magnifico. |
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10
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Soundtrack perfetta per un film Noir Futuristico. Veramente un bel disco. Detto da uno che di certo non è un patito della musica elettronica. |
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8
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capolavoro enorme di una classe sopraffina e di un'atmosfera sublime da fredda metropoli notturna |
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7
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Una Meraviglia di album. La mia preferita è "The Future Sound Of Music", davvero pazzesca. |
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6
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Un capolavoro enorme come tutti i dischi degli Ulver. Provo un amore assurdo per questo disco tanto che non saprei descrivere a parole cosa provo quando lo sento. 100 e lode |
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Grazie Moro, sara' uno dei miei prossimi acquisti  |
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Consiglio veramente di rimediare Blackfilm. E' l'unico progetto minimamente avvicinabile a Perdition City. Cosa che raramente ho trovato in giro. Potrei citare Blue Lines dei Massive Attack anche, molto urbano, molto dark... |
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3
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Capolavoro incredibile/indefinibile. Gli Ulver ad ogni album hanno cambiato genere e approccio (anche nella magnifica trilogia Black Metal infatti il 1° è Black Metal/Folk, il 2° è Folk senza componenti metal e il 3° è Black Metal) sempre con risultati memorabili. Come tanto estro appartenga ad una band è un mistero, sono sempre avanti a tutti. Impossibile descrivere un opera d'arte come Perdition City, bisogna solo "ascoltarlo in cuffia di notte nello stato che precede il sonno". P.S. Recensione bellissima e calzante. |
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Indefinibile il mio amore per questo disco. Potrei spendere milioni di parole senza dire nulla di concreto. Con Perdition City ho scoperto la genialita' degli Ulver, che gia' conoscevo come band black, ma che ho iniziato ad amare follemente proprio in questa nuova incarnazione. Il disco e' qualcosa di difficilmente criticabile, praticamente perfetto, una colonna sonora che ormai da parecchio tempo mi accompagna quotidianamente. Voto oggettivo: 95. Voto personale: 100. Voto agli Ulver: ogni oltre scala di umana comprensione. |
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1
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Un disco meraviglioso e strabiliante in questo caso, da una band che è partita facendo un black metal da antologia. Bravi nel periodo black, bravi in questo ambient. Ulver artisti a 360 gradi |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Lost In Moments 2. Porn Piece Or The Scars Of Cold Kisses 3. Hallways Of Always 4. Tomorrow Never Knows 5. The Future Sound Of Music 6. We Are The Dead 7. Dead City Centres 8. Catalept 9. Nowhere/Catastrophe
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Line Up
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Kristoffer G. Rygg (Garm) Tore Ylwizaker
Session members: Håvard Jørgensen
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RECENSIONI |
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ARTICOLI |
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