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Sepultura - The Mediator Between Head and Hands Must Be the Heart
( 9470 letture )
Prima Recensione di: Arturo Zancato “Flight 666”
Tredicesimo album per la band brasiliana, che dopo il mediocre Kairos, album alquanto sottotono e non del tutto ai livelli del proprio moniker, torna alla ribalta con un disco più immediato e sempre più spinto verso territori estremi che poco spazio lasciano al thrash metal classico. Certo, i Sepultura già ci hanno abituato negli anni a mostrarci varie sfaccettature del proprio sound: dal marcissimo thrash/death dei primi album, al groove di Chaos A.D. e del masterpiece Roots, al quasi totale abbandono del thrash in dischi come Against e Nation, fino al concepimento di lavori più propositivi come Dante XXI e A-Lex, in cui il sound-tipo della band originaria di Belo Horizonte fa il suo ritorno per la felicità dei fan di vecchia data. Col nuovo The Mediator Between Head and Hands Must Be the Heart (il cui significato del titolo andremo a vedere più avanti), i Sepultura ripropongono quel misto di death e thrash che caratterizzò la prima parte della loro carriera, con atmosfere che si fanno sempre più pesanti ed un muro di suono volto a travolgere chiunque gli si pari davanti. Ai pannelli di controllo ritroviamo il buon vecchio Ross Robinson, già produttore di Roots, qui capace di riportare un po’ di sana crudeltà primigenia nel sound del combo brasiliano, valorizzando l’intenzione della band di pestare sull’acceleratore, con linee di chitarra sempre più graffianti ed incisive e ritmiche da capogiro. Da segnalare l’ottimo lavoro dell’ultimo entrato in line-up, Eloy Casagrande, ventidue anni appena, batterista dal potenziale elevatissimo e già in grado di mostrare di che pasta è fatto tramite una prestazione che lascia un segno indelebile sul sound-tipo dei nuovi Sepultura. I ben più noti Kisser e Paulo Jr. non salgono troppo sugli scudi, anche se l’axeman sfodera qua e là interessanti assoli e, in linea generale, è autore di una prestazione sempre all’altezza della situazione con riff granitici e di buona fattura. Riguardo il tanto contestato Derrick Green, invece, ci sarebbe come sempre molto di cui parlare, ma va detto che il cantante originario dell’Ohio trova in queste nuove canzoni il suo terreno ideale, riuscendo a rivelare le sue uniche qualità canore: tanta potenza e rabbia da sprigionare dal primo all’ultimo minuto, senza necessità di spaziare in lande che non gli apparterrebbero. Nel complesso, il singer statunitense è autore di una prova più che decente, caratterizzata però da una voce costantemente effettata e quindi poco naturale. A ognuno il suo. Avevamo accennato al titolo del disco ed è venuto il momento di spiegarne il significato. A differenza di album come i già citati Dante XXI e A-Lex, The Mediator Between Head and Hands Must Be the Heart non è un concept album, ma l’ispirazione principale è dovuta al film Metropolis di Fritz Lang del 1927: infatti, parafrasando gli avvenimenti di quella pellicola, ciò che ci accade oggi è una sorta di trasformazione da esseri umani in macchine, principalmente a causa dei grandi ed inarrestabili progressi tecnologici degli ultimi anni che stanno inevitabilmente condizionando la nostra vita e fanno sempre più parte del nostro intendere il quotidiano. Perciò, tra la testa (il nostro pensiero) e le mani (le azioni che compiamo) è necessario che ci sia un “mediatore”, rappresentato appunto dal cuore (libertà di pensiero e di azione). Partendo da questo punto di vista, il disco presenta una serie di brani che sono dunque legati -alcuni più e altri meno- all’interessante concept derivante dall’intuizione di Andreas Kisser in primis.

L’incipit del disco, rappresentato da Trauma of War, è quantomai brutale ed è facile intuire fin da subito la direzione che si prenderà nei minuti a seguire. Il cantato graffiante -ma non per questo incisivo da un punto di vista qualitativo- ed a tratti isterico si presta a giudizi non certo positivi ed è solo grazie agli strumenti che la canzone non è da buttar via: i riff di Kisser sono portati a forte velocità e funzionano, così come l’ottima sezione ritmica emerge in tutta la sua compattezza. La successiva The Vatican non cambia le carte in tavola e l’intro evocativa non basta a rendere il pezzo qualcosa più che semplicemente accettabile; certi riff simil-black metal di Kisser fanno assumere un tratto più oscuro al tutto e la voce “marcia” di Green si erge sugli strumenti come un macigno insormontabile. Terza traccia e terza canzone che non lascia il segno: Impending Doom si distingue dalle precedenti solo per essere suonata ad una velocità nettamente inferiore, col chiaro intento di rendere il pezzo ancor più pesante e in un certo senso cattivo, ma ciò che ne viene fuori sono quattro minuti abbastanza confusionari in cui sia la chitarra che la voce sembrano spaesate e non del tutto a loro agio. Si salva solo in minima parte il solismo di Kisser, che però è una goccia d’acqua in un mare di note senza capo né coda. Va molto meglio con Manipulation of Tragedy, probabilmente l’apice del disco. Il drumming di Casagrande ed il riffing del chitarrista brasiliano sembrano finalmente una cosa sola, come se finalmente avessero raggiunto quell’intesa soltanto sfiorata nei primi due brani. Ciò che però fa inevitabilmente calare le quotazioni del pezzo è, naturalmente, il vocione di Green, qui per fortuna limitato nella durata della sua esecuzione e quindi poco percettibile nell’insieme. Un altro buon pezzo è Tsunami, che convince in special modo nella struttura ritmica alquanto solida ed efficace, ma è manchevole nello stesso modo dei brani precedenti. La seconda metà dell’album si rivela più interessante della prima parte ed un ottimo esempio in questo senso sono The Bliss of Ignorants e Grief. Nella prima emergono tutti quegli elementi groove già cari agli aficionados di Roots ed alla fine bisogna dire che il pezzo in sé, pur non essendo tra i più immediati, convince. Grief è invece un brano molto diverso dai precedenti, in quanto risulta più introspettivo e slegato da quella rabbia incondizionata emersa fino a questo momento; finalmente sentiamo un Green dal cantato calmo e pacato -almeno nella prima parte della canzone-, forse non del tutto adatto a tonalità così basse, ma nel complesso più che soddisfacente, capace di entrare nel pezzo senza sembrare invadente o fuori contesto. Di altro livello la rabbiosa The Age of Atheist, che è tra i momenti meno esaltanti dell’intero platter, mentre più interessante risulta Obsessed, in cui il giovanissimo Eloy Casagrande viene coadiuvato dall’inossidabile Dave Lombardo, per un duetto che certo contribuisce a rendere gradevole -ma nulla più- il brano. Il disco si chiude con una cover abbastanza piacevole da ascoltare, Da Lama ao Caos, facente parte del sempre valido repertorio dei Chico Science & Nação Zumbi, eclettico gruppo brasiliano già ripreso in passato da Max Cavalera nei Soulfly.

Questo nuovo album di una delle band più discusse degli ultimi anni non lascia quindi il segno, è carente sotto molti aspetti e non aiuterà i Sepultura a riconquistare quella fetta di pubblico che nel tempo ha preferito orientarsi verso altri lidi disinteressandosi quasi del tutto alle nuove uscite del gruppo sudamericano. Alcuni buoni spunti, come sempre, ci sono, ma non bastano a risollevare le sorti del disco, che si presta ad essere ascoltato un paio di volte e poi presto relegato nel fondo dello scaffale. In ogni caso, anche solo l’innesto del giovane Casagrande potrebbe essere la scintilla giusta per ritrovare freschezza nel sound della band brasiliana e non è detto che il futuro non ci possa riservare qualche inaspettata sorpresa. Resta il fatto che al momento The Mediator Between Head and Hands Must Be the Heart non resta impresso più di tanto e la pazienza di coloro che ancora ci credono potrebbe anche volgere al termine.

VOTO Prima Recensione: 69

Seconda Recensione di: Andrea Poletti “Ad Astra”
Venite, noi costruiamo una torre la cui cima tocchi le stelle! E in cima alla torre, scriveremo le parole: Grande è il mondo e il suo Creatore! E grande è l'Uomo!
Ma le menti che hanno concepito la Torre di Babele non potevano costruirlo, il compito era troppo grande. Così hanno assunto le mani per i salari, ma le mani che hanno costruito la torre di Babele non sapevano nulla del sogno che il cervello aveva concepito. Le persone parlavano la stessa lingua, ma non riuscivano a capire l'altro. La testa e le mani hanno bisogno di un mediatore! Il mediatore tra testa e le mani deve essere il cuore!

(Tratto dal colossal Metropolis, di Fritz Lang, 1927)

A volte è giusto portare omaggio ad un grande maestro che ancora oggi, ottantasei anni dopo, insegna e fa riflettere. Come si rapporti questo film muto al nuovo album dei Sepultura è presto detto. Agli inizi suoni con la passione, col cuore che diventa istinto e con gli anni, maturando, inizi ad abusare meno di questa pratica osservando e riflettendo di più, l’istinto delle mani sulle corde viene sconfitto da un raziocinio di base ormai costante. A volte fallire lascia riflettere e il corpo si ribella, la natura umana è più forte di qualsiasi altro istinto e il cuore, che zitto zitto ha lasciato litigare le mani (gli anni che intercorrono dal 1986 al 1996) e il cervello (1997-2011); riesce finalmente a metterci lo zampino partorendo un disco che risulta il giusto compromesso tra passato e presente. Potrebbe risultare esagerato come discorso ed in parte lo è, ma non così distante dalla realtà, perché qui ci sono diversi fattori che aiutano ad un maggiore avvicinamento tra le parti in questione. Ritrovare Ross Robinson, perso alla fine di Roots, è un tassello; registrare l’album di nuovo negli Stati uniti dopo tredici anni un altro ed evitare di prodigarsi lungo un ennesimo concept album potrebbe essere un punto a favore. Concordiamo?

Diversi sono i punti di interesse ascoltando The Mediator Beetween Head and Hands Must Be the Heart, diversi sono anche quelli che fanno riflettere. Andiamo con ordine.
La prima differenza che si manifesta all’ascoltatore è la produzione, oscura e distorta come mai era capitato. La voce di Green è filtrata a volontà risultando in più occasioni un'arma vincente, mai sopra le righe e sempre più disposta ad adattarsi allo stile musicale, non il contrario come in passato accadde spesso e volentieri. Per la prima volta c’è anche una presa di coscienza delle proprie capacità riuscendo a sperimentare diversi regimi di vocalizzi. Bisogna per forza parlare del nuovo ingresso, quell’Eloy Casagrande che dimostra di essere alla pari con molti suoi colleghi più adulti; senza tradire un briciolo di emozione risulta essere un’arma vincente all’economia dell’album, probabilmente meglio di Dolabella. In merito a Paulo e Andreas che altro c’è da dire che non sia già negli albi di storia? Sono loro ormai la vera essenza dei Sepultura e non tradiscono le aspettative rimanendo ancorati ad uno stile composito ormai tanto collaudato quanto efficace. Esempi di interesse, come detto ce ne sono diversi, in ordine sparso si ritrovano in Grief, con il suo incedere melanconico, in cui Derrick si pone con una clean vocal molto profonda e celebrativa prima di sfociare in rabbia pura con urla straziate che ad alti volumi fanno alzare i peli delle braccia. La riscoperta degli strumenti tribali non è nuova, è vero, ma prendono un ruolo fondamentale in tracce come The Bliss of Ignorants e Manipulation of Tragedy, in cui la sostanza prende dimensioni e direzioni diametralmente opposte. Proprio l’ultima citata ha un incedere dal sapore molto swedish death metal sul finale che lascia piacevolmente spiazzati. Ci piace. Il duetto con Lombardo in Obsessed è fenomenale a mio avviso, i due batteristi interagisco come un’unica creatura e la dinamicità è spaventosa, perché lo stile che viene usato dal batterista statunitense è più accostabile alle performance nei dischi dei Fantomas che non nelle avventure slayeriane. La prestazione di Green risulta di troppo, magari averla lasciata strumentale sarebbe stato meglio, tra il dire e il fare però...
Per quanto se ne possa dire del passato del gruppo oggigiorno, prendere o lasciare, ma questi sanno ancora suonare. Peccato che spesso e volentieri lo stile collaudato di cui si parlava prima sia fin troppo autoreferenziale. Ascoltate Impending Doom e Kairos (la canzone che porta il titolo dell’ultimo disco) e noterete alcuni passaggi alquanto simili, al limite dell’autoplagio nelle strofe cantate. Nota di demerito all’intro troppo lunga di Vatican dove 1:30 di cori e capannoni che suonano fa scendere la catena, smorzando l’aggressività poi partorita. Fuori contesto in fin dei conti. Si è parlato della riscoperta degli strumenti tribali, questo tesoretto ha portato la voglia di coverizzare i Chico Science & Nação Zumbi con Kisser alla voce; il risultato finale è piacevole, si gusta, ma è decontestualizzato e non se ne sente il bisogno. Volete fare un album oscuro e brutale, va benissimo, ma a quel punto dovete mantenere l’impostazione e colpire forte sino in fondo. Decisamente un filler evitabile.

Tirando le somme, The Mediator Beetween Head and Hands Must Be the Heart è ben oltre la media e pur non essendo la migliore uscita targata Sepultura -come precedentemente dichiarato- ha diverse frecce al suo arco, facendo nuovamente ben sperare i fan del gruppo, quelli veri. Alcuni passaggi troppo forzati ed altri ottimi riescono a mediare. La mente dice di promuoverli a pieni voti, le mani vorrebbero bocciarli, ma il cuore ha la meglio e le sensazioni trasmesse valgono molto di più che qualsiasi altra Torre di Babele costruita su fondamenta labili.
VOTO Seconda Recensione: 67



VOTO RECENSORE
68
VOTO LETTORI
76.93 su 48 voti [ VOTA]
Screwface
Martedì 12 Dicembre 2023, 23.23.00
47
Riascoltato dopo la notizia del ritiro. È un buon disco, nulla di trascendentale ma ben fatto. Nota negativa secondo me la produzione di Ross Robinson. Casagrande alla batteria un grande. 70 per me.
azaghtoth84
Martedì 27 Settembre 2022, 11.49.07
46
QUesto disco merita 80, le canzoni sono marce al punto giusto e hanno un bel groove, della produzione con green penso sia il migliore anche se non sono da sottovalutare nemmeno Nation e Dante XXI !!!!.....io in macchina l' ho consumato e questo perchè è un' album valido. Menzione speciale per ELoy casagrande, gran lavoro dietro le pelli!!!
Aceshigh
Martedì 17 Aprile 2018, 21.01.42
45
Uno dei migliori con Green alla voce, se non il migliore (devo ancora assimilare la varietà dell'ultimo Machine Messiah)... Comunque gran bell'impatto. Casagrande tra i batteristi della nuova generazione ha ben pochi rivali... Voto 78
Father Picard
Mercoledì 18 Maggio 2016, 3.17.26
44
mediocre e insignificante. I sepultura dovevano sciogliersi dopo il brutto Against... o meglio cambiare nome quando se ne ando' cavalera
Painkiller
Venerdì 25 Dicembre 2015, 0.16.54
43
@Vitadathrasher: per me il top, anche live, per il thrash resta Bobby Blitz!
Alessandro Stella
Giovedì 24 Dicembre 2015, 19.52.51
42
Il mio preferito dell'era Green, complice un ottimo lavoro dietro le pelli di Eloy.Voto 71
Steelminded
Venerdì 14 Agosto 2015, 21.17.44
41
Bah per il momento mi piace solo The Vatican, ma ci ridarò un ascolto prima o poi...
the hellion
Venerdì 14 Agosto 2015, 13.27.33
40
a mio modo di vedere i pezzi sono marci al punto giusto e pure belli da sentire, l'unica cosa che non digerisco è la produzione della voce, troppo compressore, troppi filtri, una produzione più naturale della voce avrebbe giovato, anche perchè Green se la cava egregiamente, e poi non capisco che aveva in più Max -e a me piace tanto, sia chiaro- a livello di potenza ed energia
Vitadathrasher
Venerdì 14 Agosto 2015, 10.15.52
39
No, no, graffiata mi piace eccome, ma la voce di green non ha molta modulazione è potente, ma piatta, quindi poco espressiva. Non è un Araya che ha potenza, scream e modulazione, secondo me il top per il thrash più estremo.......e non.
Steelminded
Venerdì 14 Agosto 2015, 9.51.05
38
@Vitadathrasher, perchè a te non pice la voce death o comunque thrash graffiata. Green dal vivo ha una potenza incredibilie, poi c'ha presenza scenica, grosso enorme, ma simpatico, davvero un gran frontman!
Vitadathrasher
Giovedì 13 Agosto 2015, 23.54.47
37
Si, dal vivo sono massicci e chiaramente ripropongono molti pezzi storici, non mi piace il cantante che sembra la pompa di uno spurgo. Preferirei un cantato meno death, ma al di là di ciò la voce di green per i miei gusti è proprio brutta.
Steelminded
Giovedì 13 Agosto 2015, 23.10.51
36
I Sepultura dal vivo sono ancora una figata pazzesca!!! Spaccaossa come pochi!!! L'ho già detto? Vabbè mi ripeto, aggiungo anche che Green è un grandissimo frontman (in tutti i sensi) e chissenefrega degli ultimi album quando c'hai i primi di Cavalera nel repertorio eheheh
Steelminded
Venerdì 31 Luglio 2015, 15.27.37
35
Poi c'é anche da notare come la setlist proposta nel tour attuale contiene non meno di 18 pezzi su 22 risalenti all'epoca di Max Cavalera...
Steelminded
Venerdì 31 Luglio 2015, 0.13.16
34
Band che, in barba agli ultimi quindici album, dal vivo dice ancora la sua e passa la paga a tante... Evviva!
Punto Omega
Martedì 28 Aprile 2015, 10.24.12
33
@Jukka: visto che mi hai risposto dopo un anno, faccio lo stesso: Paulo Jr. non è fra i membri fondatori.
Oblivion
Lunedì 4 Agosto 2014, 16.50.56
32
Di questo album mi piacciono un casino Tsunami, una delle più belle canzoni mai ascoltate, Manipulation Of Tragedy, The Vatican, Da Lama Ao Caos e Impending Doom. Devo dire che il leitmotiv di questo album è molto interessante
Jukka
Lunedì 17 Marzo 2014, 11.33.43
31
@Punto Omega scusa e Paulo Jr. cosa sarebbe allora se non uno dei fondatori?
Oblivion
Lunedì 3 Marzo 2014, 18.31.49
30
Oltre alla solita banalità sul fatto che i Seps non sono più come quelli di una volta, dico che quest'album non è niente male. Semplicemente i Seps di adesso sono totalmente un'altra band da quella dei Cavalera Bros.
Punto Omega
Giovedì 31 Ottobre 2013, 21.52.56
29
Ma basta con Max, sono passati 17 anni Cristo santo! I Sepultura senza Max di fatto esistono più di quanto abbiano retto con il maggiore dei fratelli Cavalera (12 anni). Questi non hanno nessun membro fondatore del monicker, ma ormai, per quanto sia molto discutibile questo proseguio dell'utilizzo (o per meglio dire usurpazione) di un nome storico, ormai la realtà è questa. Inoltre aggiungo che dopo aver ascoltato quest'album, la reunion della formazione storica non la voglio nemmeno. Casagrande è un batterista di eccezionale talento, Kisser è più fantasioso del Max attuale e, nel caso di una reunion, penso che la personalità di Max prevarebbe, Green, seppure ha una voce atipica per il metal, mi piace e mostra una buona attitudine. The Mediator è un gran bel disco, vario che prosegue nell'opera di recupero di un sound più duro ed è decisamente meglio di quanto Max abbia fatto dopo Conquer. in definitiva: non saranno i Sepultura dei tempi d'oro, ma questo è un lavoro molto buono che non mi pento di aver acquistato. Certo, se avesse avuto qualche assolo di quelli che Kisser ha ideato per Kairos, ci saremmo trovati a qualcosa di più che un lavoro molto buono. Ad ogni modo, più che promossi e speriamo vadano avanti così.
VomitSelf
Mercoledì 30 Ottobre 2013, 13.39.03
28
Gli ho dato qualche ascolto e non mi ha irritato come Nation, ma la cosa forse è anche peggiore: mi è scivolato addosso in maniera totalmente anonima.
Morganne91
Mercoledì 30 Ottobre 2013, 12.02.29
27
Ho provato ad ascoltarlo..... Ho lasciato perdere a metà album, troppo fastidiosa la voce di Green
Galilee
Martedì 29 Ottobre 2013, 15.11.34
26
X alzailcorno93 In realtà bastava leggere la recensione
Oblivion
Martedì 29 Ottobre 2013, 14.50.37
25
Premetto che non l'ho ascoltato, quindi non posso giudicarlo. Ormai è diventata quasi un'abitudine dire che i Sepultura di adesso non sono minimamente quelli di una volta, ed effettivamente è vero, ma non credo che facciano così schifo i Sepultura di oggi, semplicemente i veri Sepultura sono quelli dei fratelli Cavalera.
Max
Martedì 29 Ottobre 2013, 14.16.26
24
Ho finito di seguirli con Roots, disco che trovo tutt'ora pietoso... sinceramente ho ascoltato poco del materiale nuovo in generale, ma comunque mi sembra sempre meglio di quelle cagate che pubblica Cavalera o i Cavalera... Oramai sono una band mediocre e poco più...
VomitSelf
Lunedì 28 Ottobre 2013, 23.34.38
23
Non ascolto nulla fai tempi dell'orripilante Nation. Non so, a parte che i Sepultura sono morti dopo Roots, di questa band omonima nate dalle sue ceneri non me ne è mai potuto fregare di meno. Vorrei dargli un ascolto a questo, quasi quasi..anche se non ne ho il coraggio
Almetallo
Lunedì 28 Ottobre 2013, 22.33.04
22
@:L' Accademico il tuo ragionamento è giusto in alcuni casi ad esempio i Pantera senza Vinnie Paul e Dimebag (r.i.p.) non sarebbero i Pantera , anche senza Phil e Rex ad esempio (anche se phil è arrivato dopo ) o anche i Metallica al 50 % però ci sono alcune band come Megadeth , Death , Napalm Death su tutti che possono tenere il nome senza problemi forse per il fatto che è uno solo a portare avanti la band come Megadeth e Death appunto, invece nel caso dei Sepu il nome ci sta ancora certo per quanto riguarda la voce no batteria no chitarra ritmica nun c'è , però i Sepu erano Max , Igor e Kisser , kisser ha mantenuto un tipo di riff un suono è una tecnica e si riconosce in alcuni casi per il resto però sono un' altra band
EDOhard (ex tommy)
Lunedì 28 Ottobre 2013, 21.18.38
21
personalmente trovo che il titolo sia una figata...altro che filastrocca...
alzailcorno93
Lunedì 28 Ottobre 2013, 20.16.24
20
chiedo scusa allora, purtroppo non guardo moltissimi film è da ammettere però che per chi non conosce il film la frase suoni un pò strana..
Galilee
Lunedì 28 Ottobre 2013, 19.19.19
19
No, è una frase storica tratta da un film storico, quale è Metropolis di Fritz lang...
alzailcorno93
Lunedì 28 Ottobre 2013, 18.55.14
18
cos'è il titolo?? la filastrocca che fanno dire ai bambini quando si comportano male all'asilo??? per piacere..
Almetallo
Lunedì 28 Ottobre 2013, 15.47.14
17
Non mi convince , inizialmente andavo quasi per il 70 ma è troppo semplice come album è la produzione è pessima Green fino a A-Lex mi è piaciuto molto però in Kairos era fastidiosissimo qua è peggiore ancora non sembra lui a momenti come voto sono sceso a 60 , perdonatemi il paragone ma se guardiamo Savages sono nella stessa situazione canzoni che puntano ad essere devastanti ma senza capo ne coda , alla fine vince Savages perché Max si è risparmiato di dire che "sarà il miglior album di sempre"
Metal Maniac
Lunedì 28 Ottobre 2013, 14.07.00
16
nulla di seriamente epocale... a dir la verità dalle premesse e dai proclami pre-pubblicazione pensavo meglio...
freedom
Lunedì 28 Ottobre 2013, 13.04.09
15
Dovrebbe essere una extended version dell' assolo con Lombardo, visto che dura una decina di minuti.
Flight 666
Lunedì 28 Ottobre 2013, 12.54.40
14
@freedom: personalmente non so dirti nulla sulla ghost track, mi sarebbe piaciuto sentirla, ma purtroppo non è presente nella copia promozionale fornitaci per la recensione.
Galilee
Lunedì 28 Ottobre 2013, 12.37.58
13
Non ho mai capito cosa c'è che non va in Green. ha potenza e canta bene. Sinceramente non mi è mai sembrato fosse un pessimo singer. Al massimo ha uno stile troopo divero da Max. Diciamo che è molto HC e poco Death thrash.
freedom
Lunedì 28 Ottobre 2013, 12.30.33
12
No non parlavo della traccia bonus, ma della traccia fantasma che parte una ventina di minuti dopo il brano Da Lama ao Caos, e che sembra proprio l'assolo di batteria Lombardo-Casagrande.
ad astra
Lunedì 28 Ottobre 2013, 12.27.59
11
@freedom si è au obsessed... la traccia bonus è la cover di zombie ritual...non presente nella copia in nostro possesso. @gli altri...non voglio difenderlo ma mi pogo solo una domandae green avesse suonato in una qualsiasi altra band recante un nome differente...non è che magari vi sarebbe pure piaciuto?forse non ci sono un po di prese di posizione a priori?
freedom
Lunedì 28 Ottobre 2013, 11.42.24
10
Ma quindi il duetto con Lombardo è nella traccia Obsessed? E la traccia fantasma cos'è?
Radamanthis
Lunedì 28 Ottobre 2013, 11.40.38
9
Sorvolando che il nome della band in questione sia Sepultura e che quella band brasiliana cagò fuori capolavori indiscussi come Arise (tanto per citarne uno, la lista è più lunga) direi che musicalmente finalmente ciu siamo, un disco che ha poco da invidiare ad A-Lex (dall'ultima line up) ma che ha un costante, eterno, noioso, fastidioso e antipatico problema: Green! Il biglietto da visita di una band (qualunque essa sia, in qualunque genere musicale) è la voce: qui proprio una bella merda direi!!! Voto 78 per la parte musicale, voto 40 per quella vocale quindi insufficiente comunque...anzi, inascoltabile a tratti! (purtroppo, sia chiaro!)
manaroth85
Lunedì 28 Ottobre 2013, 11.18.29
8
l album è bello, le canzoni sono valide, e suonato bene..però alla fine mi resta sempre qualche dubbio sulla voce..non piace, peccato stavolta si son impegnati ma come sempre tutto va a rovinarsi con derrik, niente in contrario, è un buon cantante ma la voce fa schifo
freedom
Lunedì 28 Ottobre 2013, 3.05.44
7
Per me a 70 ci arriva. Il migliore insieme ad A-lex (il top al momento) del post Cavalera. Brani assassini e brutali. Kisser e Casagrande tirerebbero giù i grattacieli. Green è un bravo cantante, ma personalmente sono convinto che avrebbero potuto trovare di meglio, un qualcosa di più adatto al loro stile. Nota negativa: dove sono gli assoli? Mettete su questo album gli assoli di Kairos e arriva anche ad un 78. Peccato. Buon disco comunque, e se proprio dobbiamo dirlo, preferisco ascoltare Kisser che parla di Fritz Lang e Arancia Meccanica piuttosto che Max Cavalera con i suoi "Cannibal Holocaust" o "Ayatollah of Rock ‘N’ Rolla"....
l'Accademico
Lunedì 28 Ottobre 2013, 1.55.05
6
album inascoltabile specie se si pensa ai Sepultura come un nome che ha senso solo se inclusi vi siano i fratelli Caballero. Stessa cosa dicasi per i Deicide senza gli Hoffman o per gli Slayer senza Jeff e Dave. Secondo me quando un band (un gruppo di persone) arriva ad essere troncata del suo 50% è meglio che cambi nome. Dunque, non riesco ad ascoltarlo e a giudiacarlo con quel nome in copertina. E' un po' come scopare una ragazza nuova e pensare a quant'era bello farlo con la tua ex, nintendo?
Enrico
Lunedì 28 Ottobre 2013, 0.32.15
5
Pare che in Brasile sia Sold Out. Sinceramente non mi ha entusiasmato. A 60 ci arriva.
Barry
Domenica 27 Ottobre 2013, 22.52.14
4
Verosimilmente il migliore del post-Cavalera assieme ad A-Lex, pur non essendo un capolavoro. Che dire, speriamo continuino su questa strada ed anche meglio!
Vitadathrasher
Domenica 27 Ottobre 2013, 22.50.46
3
Tutta la line up è ottima e dal vivo spaccano di brutto....quando fanno i pezzi storici....A me piace il thrash, questo è death, a tratti molto crudo e violento. Ma a parte le etichette, non trovo qualcosa di succoso in questo album.
Punto Omega
Domenica 27 Ottobre 2013, 21.40.52
2
Non l'ho ascoltato ancora a sufficienza per potermi esprimere (e al meglio delle condizioni) in maniera adeguata, ma la prima impressione è che ci troviamo al miglior Sepultura del periodo Green e un album che eleva notevolmente lo status dei brasiliani. Nel frattempo l'ho ordinato...
Deathcrush
Domenica 27 Ottobre 2013, 21.38.24
1
Ovviamente non siamo al cospetto di un masterpiece , ma secondo me pompa parecchio questo nuovo disco.. Il nuovo batterista è una bestia , la voce di Derrick non sembra così fastidiosa come alcuni dicono ... forse però si poteva lavorare di più sugli assoli , ma vabbè . VOTO 80/85
INFORMAZIONI
2013
Nuclear Blast Records
Death / Thrash
Tracklist
1. Trauma of War
2. The Vatican
3. Impending Doom
4. Manipulation of Tragedy
5. Tsunami
6. The Bliss of Ignorants
7. Grief
8. The Age of Atheist
9. Obsessed
10. Da Lama ao Caos
Line Up
Derrick Green (Voce)
Andreas Kisser (Chitarra)
Paulo Jr. (Basso)
Eloy Casagrande (Batteria)

Musicisti Ospiti:
Dave Lombardo (Batteria nella traccia 9)
 
RECENSIONI
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s.v.
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