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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Nell’Olimpo delle grandiose band estremamente sottovalutate, i signori oggi trattati hanno l’onore di avere un bel posto riservato nelle prime file tutto per loro. Formatisi a Taastrup agli inizi del lontano 1982, i danesi Artillery sono stati tra i primi capostipiti del nuovo genere denominato thrash metal, praticamente coetanei della famosa Triade tedesca e, se proprio vogliamo fare un viaggetto oltre oceano, dei celeberrimi Big Four. Quando si parla degli Artillery, dunque, è obbligatoria quella dose di deferenza da riservare a uno dei gruppi che ha contribuito alla nascita e alla crescita di un genere, malgrado non sia mai stata una band da milioni di copie vendute. Anzi, forse proprio per questo ultimo motivo, i danesi meriterebbero uno step ulteriore nella scala del rispetto e della stima in quanto band storica che ha dovuto affrontare le solite avversità del fato e delle etichette discografiche, trovando la forza di tornare a distanza di anni e dimostrare ancora una volta le proprie innate qualità al resto del mondo metallico. A trentuno anni di distanza dalla fondazione, passando per il loro masterpiece By Inheritance del 1990, gli Artillery giungono al loro settimo album, con i due fratelli Stützer unici membri originari rimanenti di quella line-up che mise a ferro e fuoco la Danimarca negli anni Ottanta, senza mai ricevere il giusto riconoscimento per le loro prestazioni e la loro rara qualità tecnico-compositiva. Proprio in previsione di questo nuovo album, negli ultimi tempi, ci sono stati ben due rimpiazzi nella line-up che hanno visto l’uscita del singer Soren Adamsen, sostituito da Michael Bastholm Dahl e dello storico drummer Carsten Nielsen con il conseguente arrivo di Josua Madsen dietro le pelli. Per quanto sia sempre triste vedere uno dei membri storici di una band abbandonare la propria creatura, qualsiasi sia la motivazione, rimane difficile credere che i fratelli Stützer abbiano scelto musicisti qualunque in sostituzione, motivo per cui ci si avvicina a questo album con molta curiosità, ma non con la consueta preoccupazione circa il risultato finale.
Il disco si apre con un arpeggio orientaleggiante accompagnato da violini e chitarra acustica, la quale viene subito sovrastata da un riffing elettrico e roboante che conduce immediatamente nella piena azione del brano. Subito spicca la voce di Dahl con un acuto di alto livello e una timbrica tipicamente heavy/power che ben si sposa con la sonorità di Chill My Bones (Burn My Flesh). La qualità artistica del singer si esterna in modo francamente inattaccabile, in una prestazione che rinfresca un po’ il sound della band e offre un’interpretazione dei brani assolutamente convincente. L’altra prova che si mette subito in mostra per la sua buona qualità, forse per il semplice fatto di essere una new entry, è quella dietro alle pelli di Madsen in grado d’incedere e di mantenere alto il tiro del brano senza privarsi dell’inserimento di alcuni fill di buon gusto. God Feather ci riporta al thrash più duro e puro, infarcito dall’elevata tecnica di cui il quintetto ha sempre fatto sfoggio: le due chitarre non hanno bisogno di presentazioni, di nuovo abilmente manovrate dalle sapienti dita degli Stützer che intessono riffs al fulmicotone e assoli tecnicamente ineccepibili. La ricerca della melodia, la rapidità delle scale e della pennata e la struttura semplicemente piacevole all’ascolto degli assoli ci dimostra come le due asce storiche degli Artillery non abbiano minimamente perso il loro tocco con il passare degli anni, mantenendo tale una qualità complessiva che buona parte dei chitarristi thrash possono solamente sognare. Inoltre, vero punto di forza di questa nuova registrazione che si può notare in altri svariati brani come Legions of Artillery, Wardrum Heartbeat e Anno Requiem, è la cura rivolta alle liriche e ai refrain, quasi sempre travolgenti e incitanti al coro di gruppo. Come sempre, i Nostri sanno come giocare con il pedale dell’acceleratore e del freno, concedendo sfuriate tecniche alternate a ballad e mid-tempo su cui far sfoggio delle ottime vocals di Dahl. È il caso di Global Flatline, brano caratterizzato da una prima sezione di arpeggi in clean, che accelera repentinamente verso metà con un trascinante riffing a corda vuota, introducendo il buon assolo ricoperto da abbondante wah-wah. Malgrado la durata di quasi un’ora, l’album scorre piacevolmente e in modo omogeneo: in contrasto all’assenza di veri e propri brani-capolavoro, è fortunatamente scongiurata l’assenza di fastidiosi filler, mantenendo tutta la registrazione su un livello globalmente buono.
In conclusione, ci troviamo all’ennesimo buon lavoro di una band fin troppo sottovalutata e dal potenziale infinito. Lungo tutta la loro carriera costellata di grandi dischi, split inevitabili e problematiche con le etichette, i danesi hanno saputo mantenere intatto il loro sound principale pur evolvendosi passo a passo, aggiungendo particolarità e piccole chicche alle loro caratteristiche definenti. Il qui presente Legions non è altro che l’evoluzione e l’ammodernamento del tipico sound dei technical thrashers negli anni Ottanta, sempre edulcorato da alcune sonorità orientaleggianti e, soprattutto, da tanta passione artistica. Certo, quello che abbiamo ora di fronte è un disco che non sfiora nemmeno da lontano i fasti di By Inheritance, vero e proprio capolavoro francamente inarrivabile, tuttavia questi cinque signori, attentamente coordinati dall’estro creativo dei fratelli Stützer, hanno offerto ancora una volta una grande prova sotto il monicker Artillery, a dimostrazione che la loro è tuttora una delle realtà più interessanti del panorama technical thrash mondiale.
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Discreto. Ovviamente, hanno perso la magia dei primi dischi, ma sono comunque ancora apprezzabili. 70/100 BElla la rece! |
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Tra l'altro finalmente hanno una label che garantisce loro molta più visibilità e che probabilmente troverà gli agganci per metterli in condizione di suonare a qualche festival in più e fare tour decenti. Era ora. |
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Premettendo che Soren Adamsen, a mio modesto avviso, era il loro cantante ideale, Dahl è un'ottima scelta e non capisco come ci si possa lamentare del suo operato in questo disco. Poi dai, power metal? Ma non spariamo cazzate. In moltissimi casi il thrash più tecnico ha dei cantanti che si discostano dal classico rantolo ed esibiscono una voce pulita. Vogliamo far finta che non esistono? Il disco comunque è molto buono, però When Death Comes (disco sottovalutatissimo e una delle vere perle thrash del precedente decennio) era su un altro livello. |
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...che all'epoca furono, scusate la foga... |
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x dovere di cronaca segnalerei che gli artillery sono nati a traino dei Mercyful fate che all'epoca fu un'influenza grandissima per tutto il mondo metal, e che essendo di copenhagen sono a pochi chilometri da taastrup. Infatti i primi 2 album avevano melodie e atmosfere che ricordano parecchio la band di king diamond. Con By inheritance si sono buttati a pesce nel filone techno thrash molto di moda a fine anni 80 confezionando il loro masterpiece. Premesso che non li ho ascoltati dopo la reunion, mi riprometto un ascolto il prima possibile. |
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la voce è un problema secondario rispetto alla mancanza di idee. album cmq discreto ma nulla più. piace di brutto ai primi due ascolti poi cala...per me voto tra 70 e 75. |
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Aldilà della voce,il problema è il songwriting...poco ispirato ed eccessivamente autocitazionista...troppi dejà-vù e poca sostanza...DELUDENTE...salvo solo la titletrack e la sorprendente Enslaved to the Nether.... |
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12
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La voce del nuovo cantante non mi entusiasma , boh forse dopo una 20na di ascolti pùo piacere di più , comunque inferiore agli uttimi lavori . |
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L'ho sentito sul tubo e quoto il Lambru, la voce poi non mi convince per niente. |
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Il disco è molto meglio di My Blood, che aveva troppo riempitivi. Legions scorre via benissimo, è un Thrash-Power di ottima qualità, certo non è un thrash duro alla Sodom, o alla Onslaught, ma cosa c'è da stupirsi, dato che gli Artillery hanno sempre avuto queste caratteristiche? Il grande punto di domanda iniziale, ovvero il nuovo cantante Bastholm Dahl fa il suo sporco lavoro, ha una voce molto bella, potente, riesce a non far rimpiangere troppo il talentuoso Adamsen. Ottimo il livello di tecnicismi, mai banali, mai noiosi. Per me è più che buono, 81/100 |
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9
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Io vado un po controcorrente e quoto quasi in pieno@ Lyzard,bisogna pur capire che hanno sostituito ben 2 componenti batteritsta e cantante,(il che non è poco,e ci vuole un po per assestarsi e trovare il sound giusto)che a me a dire il vero non dispiacciono affatto,certo non siamo ai livelli di My Blood,ma comunque non sono malaccio,è pur vero che l'impronta sembra più "power",forse l'unica pecca è che le canzoni non si discostano molto l'una dall'altra per quanto riguarda la struttura musicale,chill my bones è orecchiabile ma potente e veloce,e anno requiem è coinvolgente e molto speedye ,global flatline è permeata di una bella epicità,poi ognuno ha i suoi gusti.per me anche se un un po forzato(devo ascoltarli meglio e più volte) do anche per incoraggiamento per il futuro un 80. |
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quotone per il lambruscore, questi sono finiti |
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Sono daccordo con Lizard. Devo ancora capire se mi piace di più di WDC però comunque eccellente. L'opener e Dies Irae delle bombe. Bene! |
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A me è piaciuto molto, probabilmente più di In My Blood. Ha ragione chi storce un po' il naso per l'approccio palesemente heavy/power del nuovo cantante, ma a livello di gusti personali sono piacevolmente colpito dalla sua prova. Crea un discreto contrasto con la musica ancora piuttosto aggressiva e tecnica della band e dona una nuova luce al gruppo, senza sforzarsi di assomigliare ai precedenti cantanti. L'originale rimarrà sempre il miglior cantante possibile per gli Artillery, ma lui non c'è più. Per me, Legions non ha nulla da perdere nel confronto col resto della discografia, in particolare ovviamente quella recente. Ottima uscita, complimenti ai fratelli Stuetzer e ai loro nuovi compagni di strada. |
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chitarra, pardon, ho già rotto troppo i coglioni, ciauuuu... |
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Una maglietta...ma quanto costa? D'accordo anch'io col cantante, come rovinare, insieme alla produzione, dei bei riffs di chiatarra, l'unica cosa che salvo ,anche se ripeto, 2 pezzi mi bastano x dire che non lo voglio neanche se me lo regalano...ma poi chi cazzo mi vuol fare regali? ahah... |
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3
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By inheritance è uno dei migliori lavori thrash in assoluto, composizioni bellissime, difficile avvicinarsi ancora a tale lavoro. Questo album lo trovo rovinato da una voce un po troppo "virtuosistica" che snatura il sound aggressivo del disco e molte volte si cade in quelle "ugolate" superflue che a me stanno sulle palle. Detto questo mi fa piacere che la band sia ancora in azione, da sempre considerata una delle mie band thrash preferite. Questo disco comprende anche una maglietta.....Fa sempre comodo! |
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2
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X infierire, dimenticavo la produzione scandalosa, grazie metal blade, a livello della nuclear blast, bleah.... |
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Ho ascoltato un paio di pezzi e mi sono bastati, x me questi NON SONO gli Artillery. Non voto perché sarei troppo di parte e li stroncherei senza pietà. Peccato, adesso x me sono un gruppo power come ce ne sono a migliaia, addio e grazie dei bei dischi fino a By Inheritance, bravi anche live ma questo lo boccio senza ritegno. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Chill My Bones (Burn My Flesh) 2. God Feather 3. Legions 4. Wardrum Heartbeat 5. Global Flatline 6. Dies Irae 7. Anno Requiem 8. Enslaved to the Nether 9. Doctor Evil 10. Ethos of Wrath
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Line Up
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Michael Bastholm Dahl (Voce) Michael Stützer (Chitarra) Morten Stützer (Chitarra, Basso) Peter Thorslund (Basso) Josua Madsen (Batteria)
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