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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Sylosis - Cycle of Suffering
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05/05/2020
( 2602 letture )
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Reading, Berkshire. Tempo uggioso, case a schiera, strada bagnata. Un sound ruvido, tecnico e magniloquente irrompe nel nostro salotto: aggiustiamo le cuffie, alziamo il volume e ci immergiamo nel nuovo capitolo targato Sylosis che, comodamente e dopo una pausa programmata di cinque anni, piove dal cielo come riso al matrimonio del diavolo.
Sono passati diversi anni dal mastodontico Dormant Heart e otto dal fan-favorite Monolith (2012), album che hanno evoluto il sound della band, settando nuovi standard tecnico-compositivi. La band capitanata dal talentuoso front-man Josh Middleton , che ricordiamo essere anche il “nuovo” chitarrista dei bravi ma sfortunati Architects rientra in gioco con muscoli e caparbia, componendo dodici composizioni che pescano a piene mani delle influenze passate della band senza sperimentazioni di sorta, ma con un focus impressionante e una qualità spesso molto elevata. Perché spesso? Cycle of Suffering è -specifichiamo- un album complesso, lungo (anche se di minutaggio inferiore rispetto al passato) e con qualche colpo a vuoto. Senza fraintendere, quello che ci troviamo tra le mani è un ottimo album di death / thrash piuttosto variegato: i gusti disponibili sono sì limitati, ma gestiti alla perfezione, a partire dal primo singolo-anteprima I Sever, brano che presenta scintillanti standard qualitativi, con la sua progressione thrash e i brevi break squadrati, il ritornello che ci colpisce a suon di martello e il doppio assolo che -a parer mio- è un piccolo capolavoro di tecnica emotiva. Josh Middleton è un compositore bravissimo e ha un gran gusto, così come la formazione della band, al 50% rimaneggiata con gli innesti di Ali Richardson alla batteria e Conor Marshall al basso, entrambi molto bravi e tecnici. Il sound non è innovativo, ma fresco: dalla velocità preponderante della title-track fino agli influssi oscuri e tetri di Calcified, che si destreggia abilmente tra metallo tecnico e ultimi Paradise Lost. Le influenze britanniche si fanno sentire (come ovvio che sia) per tutta la durata dell’album, che parte in quarta grazie a un tris impegnativo, capitanato da Empty Prophets, con una struttura non comune in bilico tra intro preparatorio e sfrontatezza metal-core. In meno di tre minuti passiamo la mano alla favolosa I Sever, che oltre ad entusiasmarci sempre di più a ogni nuovo ascolto, presenta un codino acustico-epico da brividi, di cui Middleton ne è l’indiscusso mattatore. Cycle of Suffering e Shield proseguono il tiro sconquassante delle tracce precedenti, esemplificando i concetti (la brevità sembra aver giovato alla band) a suon di tecnici stop’n’go, coadiuvati da linee melodiche di ottima fattura. La velocità e i riff grattugia di Shield ci spazzano via facendoci muovere a dovere durante le strofe ipertrofiche, stemperate dai chorus ruvidi ma cantabili e da un reparto ritmico davvero sostanzioso e groovy. Tecnica al servizio del brano che -in questo caso- riprende il concetto di struttura circolare grazie a una scrittura più tradizionale. Mentre l’incipit e la parte finale dell’album ci regalano perle a go-go, alcuni passaggi centrali rischiano di appesantire l’impalcatura sonora del lavoro (Invidia e Idle Hands, comunque piacevoli). Poco male, perché ci pensa l’acrobatica e nevrotica Apex of Disdain a rimettere tutto in quadro, calibrando per bene le linee-guida del sound - Sylosis. Thrash, death, tecnica e velocità vanno a braccetto per tutta la durata del brano, giocato su un graffiante riff primordiale, amabilmente doppiato da rallentamenti doom decantati dall’ottimo Middleton, a suo agio in ogni situazione, sia vocalmente che con la sei corde. E tra riff abrasivi, stacchi stemperati e soli fenomenali, ci godiamo le mine vaganti Arms Like a Noose e Devils in Their Eyes, dove la prima ci accoglie con un falso abbraccio acustico prima di scaraventarci in un limbo speed di schegge metalliche e fragranti riff destrutturati. Una vera perla sopra la media, che non disdegna influenze moderne e un groove irresistibile, così come la successiva Devils in Their Eyes, simile al sound degli Insomnium ma non per questo meno valida e accattivante, soprattutto all’altezza del primo, tecnico breakdown, che anticipa una bella ripartenza e da un dominante assolo melodico. Il giudizio finale di questo nuovo, atteso lavoro dei Sylosis viene positivamente influenzato anche dalla splendida chiusura del lavoro, lasciata alla melanconica Abandon, che mostra ancora una volta le influenze nordiche. Josh Middleton si sbottona accarezzandoci, almeno in parte, con una vellutata voce melodica. Accenni prog e tecnica ben bilanciata si affermano mano a mano che i minuti scorrono, tra aperture grevi e parentesi acustiche. Davvero un bel viaggio finale, che non deve niente a nessuno ma che, invece, si auto-crea la sua fortuna e la sua triste melodia, che in qualche modo conforta e avvolge. Non c’è bisogno di confermare nessuna abilità, nemmeno all’altezza del breve e progressivo solo e durante la ripresa epicissima, che chiude il sipario definitivamente.
Cycle of Suffering è un eccellente proseguo di Dormant Heart con focus sull’immediatezza, volutamente tralasciata in un lavoro come Monolith. In poco meno di un’ora ritroviamo una band al top, validissima sotto tutti i punti di vista, umile e brillante. Album da ascoltare a ripetizione.
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6
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Scoperti da poco, mi stanno piacendo col loro thrash pennellato di melodie che strizzano l'occhio un po' al melodeath e al metal moderno. Molto bella I Sever. Gruppo che approfondiro' di sicuro  |
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5
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grande album e grande band. Li seguo da parecchio e non sbagliano un colpo. D'accordo anch'io, meno brani avrebbero fatto acquistare un po piu di grinta al disco, però rimane comunque un ottimo disco. 80 pieno. |
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4
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Scoperti da poco quasi per caso. Mi piacciono parecchio. Forse un numero minore di tracce su ogni album avrebbe tolto quella sensazione di monotonia o prolissità. Difetto che sto bypassando ascoltando solo i pezzi migliori di ogni album. In questo disco Sever e Apex stupende. |
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3
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Quoto il commento precedente. Prolissi. alla fine i loro album se capit li ascolto, ma dopo un po' mi annoiano, sia per la lunghezza che per la monotonia della proposta. Insomma me non fanno impazzire. Li reputo uno di quei gruppi bravini ma a cui manca quel quid per fare un salto di qualità. |
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2
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continua ad avere il solito difetto su lp: troppo proliossi. Pero sono una grande band senza dubbio. Mi sento di confermare il voto della recensione |
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1
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Gran disco, alzo di un paio di punti il voto.
le linee melodiche mi ricordano molto gli in flames e in generale il filone melo-death |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Empty Prophets 2. I Sever 3. Cycle of Suffering 4. Shield 5. Calcified 6. Invidia 7. Idle Hands 8. Apex of Disdain 9. Arms Like a Noose 10. Devils in Their Eyes 11. Disintegrate 12. Abandon
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Line Up
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Josh Middleton (Voce, Chitarra) Alex Bailey (Chitarra) Conor Marshall (Basso) Ali Richardson (Batteria)
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