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King Crimson - Lizard
( 8959 letture )
Stake a lizard by the throat.
Nessuno aveva definito il conflitto medioevale tra Papato ed Impero in questi termini.

Anno 1970, il gruppo progressive inglese King Crimson ha appena pubblicato In The Wake Of Poseidon, seguito del monumentale In The Court Of The Crimson King , manifesto della rivoluzione artistica del progetto del giovane Robert Fripp (nonostante sia il primo periodo della formazione, innegabilmente il Re Cremisi è affare che compete al futuro autore di No Pussyfooting ed al poeta \ visionario \ vate \ uomochenonsiprendesulserio Peter Sinfield). Il coetaneo, polistrumentista Ian McDonald ha appena abbandonato il vascello, lasciando il suo compagno orfano di un talento cristallino, in grado di suonare efficacemente qualsivoglia emettitore di suono (perlopiù flauto, tastiere e sassofono). Greg Lake ha seguito la direzione di quest’ultimo, destinato, l’uomo dalle corde vocali vellutate ma dal talento lirico piuttosto trascurabile (vedasi Tarkus), a fondare poco dopo il power trio passato agli annali come Emerson, Lake & Palmer. La line-up di conseguenza, è instabile, insufficiente, bisognosa di innesti freschi, che abbiano le conoscenze tecniche per fondersi felicemente con il minimalismo atonale di Fripp. Subentrano, allora, in vista delle registrazioni imminenti di Lizard, forse il platter maggiormente sottovalutato della prima carriera dei King Crimson, il bassista-vocalist Gordon Haskell, confermato in seguito ad una prova giudicata accettabile nelle vesti di ospite nel precedente disco della formazione inglese (poi rimpiazzato, nel 1991, solo per le parti presenti in Bolero, da Tony Levin), il batterista Andy McChulloch ed il fiatista Mel Collins (purtroppo la maggior parte delle figure coinvolte nel progetto non resterà nei ranghi per un periodo più lungo di un biennio), affiancati dall’usuale lista di ospiti, obbligatorie presenze affinché il quadro onirico dell’album non risulti sottodimensionato ovvero sbiadito.

Lizard, che non beneficerà di una riproposizione live, diversamente dal non meno profondo Islands (benché dei brani, svuotati della lugubre passionalità evocata su disco, saranno eseguiti durante il tour allestito negli anni successivi alla pubblicazione), soffre del terribile male che affligge generalmente gli esperimenti forgiati attentamente, tuttavia non propriamente adeguati a rispondere alle richieste del pubblico, compreso quello esigente del prog. L’ibrido ardito tra rock, free-jazz e classicismo, quando con il termine classico s’intende l’inizio di secolo più che le barocche architetture incentrate su trame fittissime di pianoforte (i King Crimson non hanno mai posseduto un tastierista di ruolo né Fripp, creatore delle inquietanti linee di mellotron, può legittimamente essere ritenuto tale), divide l’audience immediatamente, siglando il parziale insuccesso della release, probabilmente oscurata dalla violenza espressiva dell’esordio (chi oggi cita il Re, frequentemente, guarda al 1969 oppure a Red, sorvolando sugli album editi in un periodo estremamente fertile), complice, ad essere completamente oggettivi, un concept decisamente oscuro legato alla figura di Federico II, evidenziando quelle peculiarità sintattiche e lessicali che, se da un lato sono il marchio della produzione di Sinfield, dall’altro saranno il motivo della separazione, durante una serie di concerti negli USA, tra lui ed il resto dell’ensemble (Fripp, quasi al punto di rottura, non riusciva a scrivere nulla che sapesse riprodurre sul pentagramma le metafore dello scrittore).
Infatti l’ascoltatore medio, se non guidato, non è nelle condizioni di collegare ogni idea astratta alla corporeità di un evento, pur essendo relativamente agevole ricostruire il trasferimento delle doti intellettuali del sovrano normanno al protagonista Rupert (entrambi eccellono in un campo particolare, valga il fatto che il trattato sulla falconeria di Federico trovi ancor’oggi impiego), presentato attraverso vicende storicamente avvenute (non si dimentichi che l’anno è il 1241 ed il ritornello della prima parte della suite Lizard, cantata dall’ugola degli Yes, Jon Anderson, riporta alla memoria le varie scomuniche dell’imperatore tedesco, tra il 1225 e la sua morte) e raffigurazioni epitomiche (Federico è l’unione degli opposti, dato il suo esser stato un ponte tra cristianità ed islamismo durante la Crociata del 1228; Cirkus, l’opener è un tributo ad Hermes, riconosciuta divinità della confluentia oppositorum nonché simbolo alchemico, amato da Sinfield). Fa eccezione al concept, nonostante un coefficiente di difficoltà elevato, Happy Family, sbilenca ballata, funestata dal tremolare del sintetizzatore e dal mellotron, a simboleggiare lo stato di perenne disequilibrio del nucleo familiare, preludio al definitivo addio dei componenti ("four went on but none come back", i quattro nomi Rufus, Silas, Judas, Jonah sono proprio i Beatles, anche se chi scrive non ha trovato corrispondenze tra gli pseudonimi ed i ruoli avuti nella fine dello storico quartetto), lo scioglimento dei Beatles, elaborato, quasi fosse un lutto (Fripp nutre/nutriva un’ammirazione smodata per i quattro di Liverpool, affascinato dalla complessità dei livelli di lettura offerti agli appassionati).
La grave schizofrenia del terzo sforzo in studio raggiunge l’apice, allorché, al termine della Side A, la dolce Lady of the Dancing Water svanisce nell’ombra schiacciata dall’umbratile natura della già citata suite che presta il titolo all’album, dinamico racconto per immagini alla Richter, in cui frammenti di pop (Prince Rupert Awakes) cozzano con il pachidermico post-modernismo di Fripp, prima leggero nell’arpeggiare accordi sospesi (all’inizio re sus4) poi violento nel reiterare schemi distorti su partiture virtuose di pianoforte, profuse dal celeberrimo Bolero, in cui i fiati assumono timidamente la guida, segnando un momento di completa estasi, ricongiungendo il talento melodico dei King Crimson all’anima folle, insensibile alle lusinghe delle cadenze armonicamente piacevoli (paradossalmente, Lizard, nei quaranta minuti di runtime, espone sia una composizione in Mi maggiore sia una cadenza perfetta, in Big Top, soffio conclusivo della Side B, tra le più comuni e impiegate come esempio, ossia la celebre, Sol7-Do).

È complesso tracciare un percorso che lentamente si tramuti, restando nel reame dall’alchimia, da piombo in oro, da periodi in numeri asettici, precisi, chiarificatori. Fripp stesso era insicuro riguardo al risultato del disco, definendo il lavoro di preparazione praticamente infelice ("almost joyless"), frutto dell’impervia traduzione in un capitolo coerente delle tendenze manifestatasi in studio (per non aggiungere che Haskell, insoddisfatto della direzione musicale, depone il basso, proseguendo il suo rapporto professionale con Robert solo nei tribunali, infangandosi nel poco onorevole mondo delle royalties non versate). Il chitarrista non credeva che esistesse qualcuno che potesse davvero ascoltare l’opera ventiquattro volte (le sue parole, nella quarta di copertina, sollevano il dubbio della leggibilità di quanto inciso) rischiando di non cogliere il significato alle fondamenta della pubblicazione; situazione contrapposta, sempre suoi pensieri, all’immediatezza dei Beatles, naturalmente alfieri di una musicalità gentile quanto filosoficamente degna di attenzione (nell’artwork, ancora, John Lennon e compagni appariranno, seppur trasfigurati), alla quale risulta doveroso sommare la diversa carica innovativa (i King Crimson costruivano con il jazz, tuttavia distanti dai Soft Machine o da Canterbury).
Comunque simbolo della qualità nascosta del Re Cremisi (nome omen, Federico, personaggio tratteggiato fin da Epitaph, dove il verso "the iron gates of fate" allude alla profezia concernente la morte del fondatore dell’Università di Napoli), Lizard non può non essere ammesso nel circolo degli album definibili, non a torto, capolavori.



VOTO RECENSORE
90
VOTO LETTORI
90.06 su 61 voti [ VOTA]
Macca
Venerdì 23 Marzo 2018, 12.16.15
21
Grandissimo album progressive rock, il più sperimentale del periodo seventies dei KC. Affettivamente per me viene subito dopo l'esordio, anche se qualitativamente in alcuni momenti siamo addirittura su livelli superiori (Cirkus, Happy Family o la maestosa suite). Inizialmente ostico, ma già dal secondo ascolto in poi ti rapisce. Magnifico, ennesimo capolavoro assoluto di una band simbolo del progressive rock. Voto 94
joe falco
Domenica 4 Dicembre 2016, 0.19.01
20
A proposito di revisioni critiche ... alzo il mio voto 95.
Lemmy
Sabato 12 Novembre 2016, 16.07.42
19
Per me questo gruppo ha fatto solo capolavori, non riesco a dire altro, ascoltateli e capirete il perchè, in particolare io adoro Fripp, con le sue sequenzialità chitarristiche, è unico, un vero pionieristico fenomeno fenomeno, e anche in questo capolavoro mostra tutta la sua maestria.Gruppo immensamente grande.Album grandioso, spessore artistico enorme da parte di tutta la band.
leo62
Sabato 12 Novembre 2016, 16.01.32
18
Ah dimenticavo il voto, 98 perché 100 lo do solo al primo assoluto, mitico, capolavoro ed a "Red"
leo62
Sabato 12 Novembre 2016, 15.56.00
17
Ovviamente possono piacere o meno, ma i King crimson, nel panorama rock progressive restano la migliore band di sempre, la più creativa e coraggiosa, una tra le poche a non aver mai prodotto una sola nota all' insegna della commercialità....per quanto riguarda Lizard si tratta certamente di un capolavoro, leggermente inferiore a " In the court..." e "Red" ma sempre di capolavoro si tratta, stupende a mio modesto avviso "Cirkus" e la suite "Lizard"! Visti pochi giorni fa, suonare dal vivo agli Arcimboldi a Milano, concerto pazzesco e tra l 'altro hanno riproposto proprio "Cirkus" e "The battle of the glass tears" tratte proprio da Lizard, inutile dire che le hanno eseguite divinamente!!!
matteo d'errico
Domenica 3 Aprile 2016, 9.22.29
16
Ma...scusate: Ian Mc Donald e Greg Lake sono andati via. La band ha lo stesso nome ma un'anima diversa. E un grande musicista come Frippp che deve fare? Approfitta per una svolta artistica e compositiva. Infarcisce quello che noi già conosciamo con gli imput che soffiano dal jazz di quel periodo . Vi dice niente il nome " Miles Davis" ? e il titolo "Bitches Brew" ? indovinate di che anno è? 1970 !!! E' come se Fripp , colpito dalla folgore davisiana ,non avesse potuto resistere alla sirena che gli imponeva di sperimentare cercando suoni in libertà,disarmonici e provocatori,con strumenti in apparente contrasto reciproco. Album difficile? Forse. Diverso? Meglio così. Vi sarebbe piaciuto un terzo che ricordava i primi due ? Grandi,si. Ma da ripetere all'infinito? Quante volte lo stile della band è cambiato ? si è adeguato ai tempi, ha riconosciuto che la strada percorsa era chiusa? La forza dei big è anche sapersi mettere in discussione e cercare nuove vie. E' stato citato No pussyfooting .Ok,lì ha collaborato con Brian Eno...E' stato un caso ? non credo proprio. Eno ha riconosciuto il valore e la potenzialità di Fripp e lo ha promosso a suo partner. Quanti possono dire lo stesso ? Allora dobbiamo ringraziare i KC per la loro capacità di esplorare il prog talmente all'estremo da sconfinare nel free jazz. Funambolismi che pochi possono esibire. Io voto 92, un riconosci mento alla sperimentazione
Kesselschmied
Sabato 27 Febbraio 2016, 16.23.13
15
la suite omonima all'album è uno dei capolavori dei king crimson, unisce musica classica e free jazz in modo spettacolare, oltre ad avere un buon assolo di fripp; piuttosto che dire che faccia schifo dovreste ammettere che di musica non capite un cazzo
Rob Fleming
Sabato 30 Gennaio 2016, 13.58.00
14
Troppo sperimentale per i miei gusti 70
tarkus
Martedì 5 Gennaio 2016, 20.23.28
13
carminuccio datti al liscio,,,,,,,,,ti dico solo se proprio vuoi altra occasione chiedi scusa a chi a orecchie,
andrea
Venerdì 19 Dicembre 2014, 13.40.48
12
poichè lo possiedo in vinile, lato A voto 70, lato B voto 90, quindi voto globale 80
Steelminded
Lunedì 15 Dicembre 2014, 11.17.12
11
Insomma Carmine,non è così male questo Lizard... è molto ostico, all'inizio mi ha un po' spiazzato, ma poi l'ho rivalutato... Per me il voto in questo dovrebbe essere alto, molto alto...
Carmine
Lunedì 15 Dicembre 2014, 10.42.44
10
Disco considerato da sempre la "pecora nera" della discografia dei King Crimson. Mi trovo in linea con questo giudizio e trovo la suite tra le peggiori della storia del prog. Voto 60.
Steelminded
Domenica 17 Agosto 2014, 19.56.02
9
Siccome sto riascoltando tutta quella parte della discografia KC da Red in poi da me un po' (colpevolmente) trascurata, devo convenire con chi dice che tutte le opere dei KC sono dei pezzi d'arte a cui non si può dare un voto sotto al 90. E questo Lizard ovviamente non fa eccezione (qui siamo nei primi 70), che secondo me contengono le opere di più facile assimilazione del gruppo, specie se comparate a un The Construkction of Light o un Discipline, per fare un esempio... A dire in vero, è un po' più ostico dei primi due per cui capisco la valutazione in recensione. Quanto alla recensione devo dire che questa sì mi è risultata di difficile assimilabilità, davvero complicata da leggere e comprendere -- scusate ma ho facoltà limitate per cui apprezzo molto le rece lineari, semplici ma dense di info e particolari interessanti (stile Raven per capirci)... Una frase come la seguente l'ho letta tre volte. Chiedo scusa al recensore, che ovviamente scherzo : "Infatti l’ascoltatore medio, se non guidato, non è nelle condizioni di collegare ogni idea astratta alla corporeità di un evento, pur essendo relativamente agevole ricostruire il trasferimento delle doti intellettuali del sovrano normanno al protagonista Rupert (entrambi eccellono in un campo particolare, valga il fatto che il trattato sulla falconeria di Federico trovi ancor’oggi impiego), presentato attraverso vicende storicamente avvenute (non si dimentichi che l’anno è il 1241 ed il ritornello della prima parte della suite Lizard, cantata dall’ugola degli Yes, Jon Anderson, riporta alla memoria le varie scomuniche dell’imperatore tedesco, tra il 1225 e la sua morte) e raffigurazioni epitomiche (Federico è l’unione degli opposti, dato il suo esser stato un ponte tra cristianità ed islamismo durante la Crociata del 1228; Cirkus, l’opener è un tributo ad Hermes, riconosciuta divinità della confluentia oppositorum nonché simbolo alchemico, amato da Sinfield)." Complimenti per la complessità raggiunta, quasi in onomatopea con alcuni passaggi dei KC
hm is the law
Mercoledì 21 Agosto 2013, 19.23.08
8
Il disco non è semplice, ma ragazzi siamo ad un livello compositivo eccelso.
J.
Lunedì 19 Agosto 2013, 14.43.31
7
In realtà mi sono basato, Marchese, sulle recensioni dell'epoca, che appunto, lo definivano di difficile assimilazione per il pubblico. Ed anch'io devo ammettere che ho trovato alcune asperità ai primi ascolti (Fripp stesso confermerebbe). Però, ovvio, rimane una perla.
Le Marquis de Fremont
Lunedì 19 Agosto 2013, 13.27.54
6
Non conoscevo alcuni dettagli che vengono sottolineati nella recensione come il disco fosse di difficile assimilazione. Mi ricordo che all'epoca, mi era piaciuto moltissimo subito, incanalato nello "stile" King Crimson, con pezzi duri, ballate, pezzi di manierismo jazz e aperture classicheggianti sottolineate sopratutto dal mellotron di Fripp. Quoto assolutamente chi segnala che tutti i dischi dei King Crimson sono dei capolavori, anche l'ultimo "The Power to Believe" è notevole. Certo, fino a Red, sono stati di una qualità superba e ineguagliata successivamente. Disco immenso.
Masterburner
Domenica 18 Agosto 2013, 12.30.05
5
Ammazza che recensione... complimenti!
Sudparadiso
Sabato 17 Agosto 2013, 22.54.30
4
Disco monumentale.Sono d'accordo con il voto basso. Io darei un 100..
J.
Sabato 17 Agosto 2013, 21.31.15
3
A mio parere, questo con il successivo, sono i picchi del primo periodo. Piccola auto-correzione, la frase finale è "non può non essere ammesso", mi scuso per l'ausiliare dimenticato, ma ero talmente preso con l'interpretazione testuale che non ho ricontrollato come al solito! Ahti
Undercover
Sabato 17 Agosto 2013, 17.04.06
2
E' difficile pensare a un voto sotto al 90 per qualsiasi album dei King, sono dei re davvero e "Lizard" è un discone... sono da macinare per lungo, lungo tempo.
LORIN
Sabato 17 Agosto 2013, 15.55.28
1
Tutti i dischi di questa band sono unici, irripetibili, inarrivabili e Lizard non ne è da meno: bellissimo. Mi dispiace per il voto ma 90 (secondo me) è veramente pochissimo.......
INFORMAZIONI
1970
Island
Prog Rock
Tracklist
1. Cirkus
2. Indoor Games
3. Happy Family
4. The Lady Of The Dancing Water
5. Lizard
a. Prince Rupert Awakes
b. Bolero - The Peacock’s Tale
c. The Battle Of Glass Tears
d. Big Top
Line Up
Robert Fripp (Chitarra, Mellotron, Sintetizzatore, Organo, Effetti)
Gordon Haskell (Basso, Voce)
Mel Collins (Sassofono, Flauto)
Andy McChulloch (Batteria)
Peter Sinfield (Testi, VCS3, Grafiche)

Musicisti ospiti
Keith Tippett (Pianoforte)
Robin Miller (Oboe, Corno Inglese)
Mark Charig (Cornetta)
Nick Evans (Trombone)
Jon Anderson (Voce nella traccia 5a)
 
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