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LEGENDS OF ROCK - # 15 - Yes, prima parte
23/05/2011 (5151 letture)
Gli inglesi Yes sono stati uno dei gruppi più importanti della scena progressive rock degli anni settanta. La loro favolosa saga inizia nel 1968 a Londra -in quel periodo storico la città era davvero un’ inesauribile fucina di idee in campo musicale- e dura tuttora visto che nel prossimo mese di luglio verrà pubblicato un nuovo album di inediti. La storia degli Yes, molto frastagliata, fatta di continue liti, riappacificazioni e grande sperpero di denaro, ruota in principal modo attorno alle vicende del singer Jon Anderson e del bassista Chris Squire. Anderson, al secolo John Roy Anderson, è nato ad Accrington nel Lancarshire il 25 ottobre 1944 da padre scozzese e madre irlandese. I genitori pur non essendo musicisti erano, comunque, degli appassionati tanto è vero che il nome John Roy fu ispirato da un cantante conosciuto come John Roy The Melody Boy. Jon era affascinato da artisti come Elvis Presley, Eddie Cochran, Everly Brothers, The Beatles, Frank Sinatra e Dionne Warwick, amava cantare e a diciotto anni entrò in una cover band di nome The Warriors in cui già cantava il fratello maggiore Tony (negli anni ’70 fece parte del gruppo di disco-music La Belle Epoque). Con questa formazione, nella quale militava anche il batterista Ian Wallace, noto per aver suonato in seguito con i King Crimson e Bob Dylan, incise nel 1964 due singoli per la Decca intitolati You Came Along e Don’t Make Me Blue. Nel 1967 Jon lasciò il gruppo per intraprendere una carriera solista con lo pseudonimo Hans Christian Anderson, registrando altri due singoli per la Parlophone, Never My Love e The Autobiography Of Mississippi Hobo. Trasferitosi ormai definitivamente a Londra, fece una brevissima parentesi nei The Gun e negli The Open Mind. Il suo vocalism affascinante, raffinato ed etereo attrasse l’attenzione di un membro dei Mabel Greer’s Toyshop che gli chiese di confluire nella band: si trattava di Chris Squire.

Christopher Russell Edward Squire è nato il 4 marzo 1948 a Queensbury, un sobborgo di Londra vicino a Wembley. Alto di statura, lento nel parlare, rissoso di carattere, era un cantore molto preparato. Insieme al tastierista Andrew Price Jackman, compagno di coro, fondò nel 1965 i Syn che non ebbero molto successo. Nel 1967 entra nei Mabel Greer’s Toyshop in cui suonava il chitarrista Peter Banks: di fatto il nucleo primordiale degli Yes si era già costituito. La line up fu gradatamente modificata: grazie ad un annuncio su Melody Maker fu reclutato un talentuoso batterista di estrazione jazzistica, Bill Bruford, che impressionò soprattutto Anderson, mentre alle tastiere venne individuato Tony Kaye, conosciuto come Kaye Of The Keyboard. Il monicker Mabel Greer’s Toyshop risultava troppo complicato e su un’idea congiunta di Banks e Squire si decise di modificarlo provvisoriamente in Yes, in attesa di nuove idee che evidentemente non arrivarono mai. I Vanilla Fudge ed i Fifth Dimension erano i loro modelli di ispirazione; realizzavano arrangiamenti elaborati di pezzi quali You Keep Me Hanging On, Every Little Thing dei Beatles e I See You dei Byrds. Le personalità dei vari componenti degli Yes e le tensioni per gli interessi erano molto forti, ma nonostante ciò il gruppo era straordinariamente coeso. Il primo show lo tennero il 4 agosto 1968 sull’isola di Mersea nell’Essex e si fecero ben presto conoscere facendo da special guest a gruppi già affermati quali i The Who, Van Der Graaf Generator e Cream (suonarono al Farewell Concert, il loro concerto di addio). Nel mese di settembre conobbero Michael Tait, che ebbe un ruolo fondamentale nella carriera del gruppo. Venne inizialmente ingaggiato come autista del furgone appena acquistato, poi divenne l’organizzatore degli show ed, infine, il loro tecnico del suono e delle luci.

Il 1969 fu l’anno della svolta: Ahmet Ertegun, proprietario della Atlantic Records, li vide esibirsi dal vivo nel noto Speakeasy Club di Londra e li convinse a firmare un contratto con la sua casa discografica. Il direttore di quel locale, Roy Flynn, divenne, tra l’altro, il primo manager degli Yes. Nel mese di agosto venne pubblicato il primo disco, intitolato semplicemente Yes e prodotto da Paul Clay. Se paragoniamo quest’album con i debutti stratosferici di altre formazioni dell’epoca quali ad esempio Led Zeppelin, Black Sabbath e King Crimson, Yes ne esce decisamente con le ossa rotte anche se la critica ne parlò bene. E’ un lavoro a metà strada, direi indefinito: pur evidenziando chiare tendenze al progressive (si riscontrano, infatti, influenze dei classicheggianti The Nice), il sound risulta, di fatto, ancorato su melodie rock tipiche, ad esempio, di Simon & Garfunkel e The Beatles. Le vendite non andarono bene soprattutto in America, anche perché il platter non venne adeguatamente promosso dalla casa discografica troppo impegnata ad appoggiare finanziariamente gli emergenti Led Zeppelin (progetto a cui era chiaro credessero di più). Anche il secondo full lenght Time In A Word, uscito nel giugno 1970 e prodotto da Tony Colton, non ebbe fortuna al punto di incrinare il rapporto con l’Atlantic. Si tratta di un lavoro ancora acerbo -direi proto-progressive- lontano dalle future elaborate alchimie sonore e troppo ambizioso, essendo stato realizzato con l’ausilio di un’orchestra sinfonica, fatto che determinò l’allontanamento dal gruppo di Peter Banks. Così Squire ricorda uno dei momenti chiave della storia degli Yes:

Peter era molto contrario all’impiego dell’orchestra in Time And A Word e quella fu la causa principale della frattura. Tutti noi pensavamo fosse una cosa buona e lui si trovò in minoranza. Ecco! E’ proprio questo ciò che avvenne. In quel periodo io e Jon Anderson iniziammo a discutere della necessità di trovare un chitarrista che fosse più in sintonia con il nostro modo di pensare. Mi ricordavo di aver ascoltato Steve Howe con i Tomorrow che si erano appena sciolti. Sapevo che Steve era incerto sul suo futuro anche se aveva una sua band, i Bodast. Ecco come arrivò Steve

Un paio di curiosità: nella versione americana della copertina di Time And A Word appare impropriamente Steve Howe, uno sgarbo che di certo Banks non meritava; il primo chitarrista contattato fu Robert Fripp, che però declinò l’offerta. L’innesto del nuovo guitar man (la sua sei corde preferita è la Gibson ES-175) portò benefici enormi al soundwriting del gruppo, essendo dotato di una tecnica sopraffina di gran lunga superiore a quella di Banks.

THE CLAP


Il salto di qualità è evidente ascoltando The Yes Album, uscito nel gennaio 1971 e prodotto con il già noto Eddie Offord, uno dei vertici mai raggiunti dal movimento progressive. Le composizioni, tra cui spiccano le superbe Yours Is No Disgrace, Starship Trooper e I've Seen All Good People, si fanno sempre più articolate ed affascinanti, il livello di perizia dei musicisti sugli strumenti è eccelso, tutto è praticamente perfetto.

STARSHIP TROOPER


Nell'aprile 1971 gli Yes si fecero conoscere negli Stati Uniti aprendo i concerti dei Jethro Tull, dei Ten Years After e dei Black Sabbath. Lo stile degli Yes si faceva sempre più definito e la situazione era meravigliosa sotto tutti gli aspetti, ma l’irrequietezza dei componenti del gruppo portò ad un’ulteriore defezione nella line up. Accadde che il troppo spazio lasciato a Howe non andasse troppo a genio a Tony Kaye, che si sentiva sminuito. Rammenta Squire:

Tony fece la prima tournée negli Stati Uniti e poi si capì che c’era qualcosa che non andava tra lui e Steve Howe, anche se non riuscivo a capire quale fosse esattamente il problema. Era più una questione personale che non musicale. Semplicemente non andavano d’accordo. Ma già da allora Steve si era imposto come una star della chitarra e penso che sia per questo che, quando dovemmo decidere chi doveva andar via e chi restava, fu Steve a rimanere mentre lasciammo andare via Tony

Il nuovo tastierista fu individuato in Rick Wakeman dalla fluente chioma bionda e dal caratteristico mantello, all’epoca in voga per la sua proficua collaborazione con gli Strawbs. Fu un cambio vantaggioso per gli Yes perché il tasso tecnico della band, già di per se elevatissimo, raggiunse livelli stratosferici. Fragile, pubblicato alla fine del 1971, presenta brani quali l’opener Roundabout e Long Distance Runaround di qualità immensa -ed ancora la band non aveva ancora espresso il massimo delle sue potenzialità. Il disco che raggiunse la settima posizione nelle classifiche inglesi e la quarta in quelle americane, dispone di una stupenda cover disegnata da Roger Dean grafico dallo stile inconfondibile che collaborerà a lungo con gli Yes e a cui si deve il famosissimo logo cicciotto della band.

ROUNDABOUT



pacho
Martedì 2 Aprile 2013, 21.53.10
24
di nulla ..è un piacere,grazie a te di nuovo e a tutti voi.
hm is the law
Martedì 2 Aprile 2013, 21.49.55
23
@ pacho: grazie a te per l'intervento
pacho
Martedì 2 Aprile 2013, 21.42.15
22
caspita!!! ahahahaah!!! gli yes risvegliano sempre sentimenti opposti....c'è chi li vorrebbe vedere finiti e chi li adora,ma vedo che il prog in generale ha questa nomea. una musica che molti giornalisti hanno difinito l'ossimoro della musica.....ci vuole tecnica ma non deve mai essere stucchevole,ci vuole melodia pop spalmata sopra l'armonia "perfetta" (quasi tutti gruppi prog prendono spunto dalla musica classica che va dal 600 al 900.....circa) poi ci sono ovviamente le eccezzioni,ci vogliono metri ritmici dispari (odd meters....metri bizzari ....come dicono loro!!!) ma il groove deve sempre esserci...ci vogliono testi (mai banali) altrimenti è meglio avere solo la musica. come disse un giornalista :il prog ha prodotto passi memorabili di poetica incomprensibilità!!!(si legga la frase in senso bello e non come critica). molti detrattori vedono nel prog il momento piu autoindulgente del rock,gli estimatori come la massima espressione artistica. con grande modestia (reale) penso che la verità come mi disse mauro pagani(pfm) sta un po nel mezzo. gli yes (che detto per inciso io amo) come tutti i gruppi di tutte le musiche (qualcuno ha parlato di mahavishnu orchestra) se puo essere di interesse in una intervista billy cobham definì "ciarpame " il lavoro della mahavishnu(di cui lui era il batterista) eravamo in 3 batteristi al percfest (maxx furian,cristian mayer ed io) che non credevano a cio che sentivano. i musicisti sono soggetti a "cicli creativi"......a volte il prifilo è alto a volte basso......il suono a volte è imponente e a volte flebile......ma è la musica stessa che è così. mi complimento con chi ha scritto l'articolo e con chi ha commentato.....è bello sapere che c'è ancora che discute di musica .......con passione portando le propie opinioni. grazie a tutti voi. pacho
Lukas
Mercoledì 23 Novembre 2011, 18.54.57
21
Uno dei migliori gruppi prog di sempre!
Jimi The Ghost
Venerdì 27 Maggio 2011, 8.46.47
20
"...alle anime superficiali occorrono degli anni per liberarsi di un 'emozione...."[Oscar Wilde]. Molte volte provo una leggera resistenza nel comprendere determinate definizioni in ambito musicale. Assurde e paradossali congetture personali. Basterebbe liberamente dire "Gli Yes a me non piacciano proprio..!" Ancora oggi accademie musicale impostano parte della prorpria didattica sugli arrangiamenti dei loro brani, sulla composizione magistrale del Sig.Wakeman, che ha influenzato molti gruppi del periodo focalizzando l'attenzione sull'arrangiamento impartito da effetti mirabolandi e geniali proprio del tastierista....,ma parliamo all'incirca del 1968...e forse qualcuno di voi non era ancora nato. Una pietra miliare fragile, non da sentire e ne da ascoltare, ma da studiare. Non vi annoio. "Stay Human" for Vittorio . Jimi TG
Richard
Martedì 24 Maggio 2011, 19.13.45
19
Ripeto, vai a leggerti cosa mi hanno detto i due produttori storici poi ne riparliamo. Dopo però, non prima...
hm is the law
Martedì 24 Maggio 2011, 19.13.12
18
The Yes Album Fragile e Close To The Edge sono pilastri inamovibili del prog rock ogni altro discorso è fuorviante. Se poi la predilezione va verso altre sonorità (io stesso ho detto che ELP e Genesis li preferisco agli Yes) ciò va accettato senza problemi alla fine parliamo di gruppi straordinari. Magari ce ne fosero oggi!
Dan g warrior
Martedì 24 Maggio 2011, 19.05.23
17
mi sa che l'udito ve lo dovete far controllare voi se pensate che gli yes siano sperimentali, io non ho mai detto che siano una brutta band ho detto che c'era molto di meglio e che le loro seghe strumentali non centrano una mazza con la sperimentazione. ma non mi aspetto di sicuro che qualcuno di voi abbia idea di cosa sia la sperimentazione.
Richard
Martedì 24 Maggio 2011, 18.59.28
16
NO, L'OTORINO NON SERVE... QUESTO NON HA LE ORECCHIE...
Giovanni
Martedì 24 Maggio 2011, 18.43.47
15
Chiamate la neuro vi prego o almeno un otorino
Dan g warrior
Martedì 24 Maggio 2011, 18.34.19
14
signori, la sperimentazione è tutt'altra cosa, questa è stata una comunque buona band di pop-prog sinfonico con sperimantazione azzerata, in quegli anni di grande avanguardia musicale c'era gente di tutt'altro spessore, e questi yes non reggevano il confronto con molte formazioni sia prog che kraut, gli yes erano molto tecnici ma ninte di più, andate ad ascoltare un qualunque album di quegli anni dei veri sperimentatori (popol vuh,van der graaf generator,king crimson,can,mahavishnu orchestra ecc...) tutt'altra musica....vera avanguardia. invece gli yes :grandi seghe strumentali, a tratti piacevoli ma sempre e comunque molto sotto la media della scena di quegli anni.
Jandekser
Martedì 24 Maggio 2011, 17.21.11
13
Articolo ben fatto che mi porterà, di conseguenza, a leggere tutte le altre parti. Complimenti di cuore a HM Is The Law. Per il resto sono d'accordo con Raven, molti dovrebbero proprio riscoprirli.
Richard
Martedì 24 Maggio 2011, 17.01.11
12
x dan Warrior - SPERIMENTALE PARI A ZERO ?????? mai stai scherzando per provocare vero ???? Prova a leggerti l'articolo riguardante Close to the Edge in questa zine e leggi un pò come e quanto sperimentavano !!!! Parole dei produttori e dei fonici eh, non mie ! ! ! ! Pentiti intanto che sei ancora in tempo...
Electric Warrior
Martedì 24 Maggio 2011, 15.37.34
11
@Dan g warrior: caspita, quanto mi piacerebbe essere te, così almeno ogni volta che ascolto Close to the Edge smetterei di sbavarmi addosso senza accorgermene.
Dan g warrior
Martedì 24 Maggio 2011, 14.42.49
10
non so....secondo me di capolavori veri non ne hanno mai fatti, specialmente guardando alla scena di quegli anni dove c'erano band veramente pazzesche, ho sempre visto gli yes come una band abbastanza vuota musicalmente, "close to the edge" è un buon album ma niente di più, definirlo seminale mi sembra un po' troppo, tra l'altro questa band aveva una profondità ed una propensione sperimentale pari a zero. per me la band più sopravvalutata dei 70'.
hm is the law
Martedì 24 Maggio 2011, 13.42.40
9
Grazie dei complimenti a tutti. @ Dan g warrior: nell'ambito del prog rock ho avuto sempre un debole per gli ELP e i Genesis, però gli Yes hanno realizzato capolavori pazzeschi; in particolare l'importanza di Close To The Edge di cui parleremo nel prossimo articolo è a dir poco seminale per tutto il movimento progressive.
Mitra65
Martedì 24 Maggio 2011, 13.18.18
8
Articolo veramente notevole. Complimenti!
Dan g warrior
Martedì 24 Maggio 2011, 12.28.00
7
band molto tecnica sicuramente, grandi strumentisti, questo sì, ma per quanto riguarda la loro musica buoni ma niente di più, hanno fatto dei buoni dischi nei primi anni ma mai dei capolavori, nel progressive c'è stata roba molto, molto più valida di questa.
Electric Warrior
Martedì 24 Maggio 2011, 10.09.45
6
Hai capito HM is the law. Adesso ho capito a cosa ti riferivi! Ottimo articolo per una band stratosferica. ottima anche la ricerca fotografica! Grazie Hm is the law per questo stupendo articolo!
pincheloco
Lunedì 23 Maggio 2011, 22.04.34
5
questo è un altro gruppo che non mi stanco mai di ascoltare
Frankiss
Lunedì 23 Maggio 2011, 19.48.12
4
ottima ricostruzione....
olmetalheart61
Lunedì 23 Maggio 2011, 16.52.32
3
gran bella prima parte di articolo, spero che a presto verra' il seguito. con questa band ho trascorso una bella fetta della mia vita, suoni meravigliosi a cui abbinarono cover stupende in un periodo fantastico, dove sembrava che anche qui in italia si capisse qualcosa a livello musicale, concordo infine con raven....da riscoprire!!
MetalHawk
Lunedì 23 Maggio 2011, 15.57.49
2
Stupendo articolo, i miei complimenti! Gli Yes rimangono una delle mie Prog Band preferite e ritengo Rick Wakeman uno dei più grandi tastieristi di sempre. Ancora complimenti!
Raven
Lunedì 23 Maggio 2011, 15.53.37
1
Gruppo che in molti farebbero bene a riscoprire.
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Il celebre logo degli Yes
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