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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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LEGENDS OF ROCK - # 30 - Queen, terza parte
02/10/2013 (10036 letture)
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1989: THE MIRACLE, IL RITORNO DEI QUEEN A SONORITA' PIU' DURE I fastosi Anni Settanta, all'insegna del rock maestoso, ed i vivaci Anni Ottanta, fatti di piccoli passi falsi e clamorosi ritorni in auge: la carriera dei Queen è stata una corsa travolgente, ricca di dischi clamorosi e sperimentazioni fuori dagli schemi, che anche nella sua ultima parte avrebbe riservato non poche sorprese. La stampa nazionale, a fine decennio, era completamente ai piedi delle Regine, premiate con l'Ivor Novello Awards per il loro 'fondamentale contributo alla musica inglese' e già al lavoro per un nuovo disco, The Miracle, pubblicato nel maggio 1989 e anticipato dal singolo I Want It All. Nell'album, molto più duro e cupo di quelli pop-rock della decade in corso, era presente una nuova serie di classici immortali, a cominciare dalla magnifica title-track, The Miracle, un onirico ed epico tripudio sinfonico accompagnato dalla voce potente e profonda di Freddie Mercury, oltre che da un assolo indimenticabile di Brian May a metà brano. Immensa era anche I Want It All, il pezzo più duro del lotto nonché una delle composizioni più heavy mai scritte dalla band: poderoso l'assolo introduttivo ed il riffing di May, eccezionale la prova di Mercury, alle prese con una timbrica ruvida, forte, statuaria. Il ritornello, semplice ma irresistibile, avanzava potente su un corposo canovaccio mid-time che rendeva questa canzone molto più tenebrosa e hard di tutti i grandi e variopinti successi radiofonici avuti dal gruppo in quegli anni ottanta; a metà canzone vi era anche un verso recitato da May, dal quale si ripartiva con un bollente e trepidante assolo di chitarra, semplicemente stupendo; un secondo assolo, veloce ed esplosivo, trascinava il pezzo in una imponente cavalcata metallica dalla ritmica forsennata -con Roger Taylor per la prima volta alle prese col doppio pedale- prima che Mercury risorgesse dalla sua stessa grandezza con una grandiosa reprise. Breakthru puntava forte sui cori e sulla melodia, era semplice ma dinamica, vivace e ricca di mordente; vi erano poi altri pezzi meno eccellenti ma comunque discreti come la misteriosa e moderna Invisible Man, le piacevoli e dance-pop Rain Must Fall o Scandal (un atto di accusa contro i gossip perpetuati dalla stampa, arricchito da toni drammatici e da un bel solo di May) e la conclusiva My Baby Does Me, che poggiava su belle linee vocali e su un lavoro di chitarra molto rock; erano invece abbastanza prescindibili la festaiola Party, l'orecchiabile Khashoggi’s Ship e My Baby Does Me. Questo fu il primo album in cui le canzoni non vennero attribuite al singolo componente che le aveva scritte, ma all'intera band: questo evitò i dissidi che, in passato, erano sorti al momento della scelta dei singoli. Una scelta rimarcata anche dalla copertina, che ritraeva i volti dei musicisti quasi fusi in un'unica immagine, a simboleggiare la rinnovata coesione. Il disco, trainato da ben cinque singoli, scalò nuovamente le charts e sottolineò ancora una votla la lungimiranza con la quale il combo inglese sapeva far coesistere tante anime e tante sfaccettature stilistiche all'interno di uno stesso lavoro. Il successo di The Miracle fu così straordinario da risollevare le quotazioni della band negli States, ma l'assenza di un tour e le sempre più rare apparizioni pubbliche di Mercury alimentarono le speculazioni dei media sulla sua salute; ufficialmente, l'assenza di un tour era motivata dalla voglia di interrompere la routine degli anni passati, ma in realtà si trattava di una mossa strategica con la quale il cantante cercava di difendersi dalle bordate scandalistiche dei media: 'Verrà un giorno in cui non potrò più correre su e giù per un palco, perché potrei sembrare ridicolo. Un uomo di quarantadue anni non dovrebbe andarsene in giro con un costume colorato'. E ancora:'Non posso continuare a fare rock nel modo in cui l'ho fatto in passato. Ho dovuto farla finita con le feste, non perché sono stufo ma per un fatto di età. Adesso sto molto di più a casa, fa parte della maturità'.. Tuttavia le voci si intensificarono dopo la sua presenza ad una premiazione dei BRIT Awards, nella quale apparve dimagrito e provato, e dopo la morte per AIDS del suo amico Nicolai Grishanovitch: per mettere a tacere tali voci, Mercury esibì un test negativo alla malattia. Il 1990 fu l'anno del ventennale per i Queen, che organizzarono un grandi party a base di luci laser e pubblicarono At The Beeb, un album dal vivo con otto canzoni registrate negli studi della BBC nel 1973.
1991: INNUENDO, MUSICA DURA, FORTI EMOZIONI E TRISTI PRESAGI La malattia non fermò Mercury, che tornò in studio per la realizzazione di un nuovo disco, rilasciato all'inizio del 1991 col titolo Innuendo, i cui primi singoli -la title-track ed Headlong- ebbero notevoli riscontri. Sulla copertina del disco spiccava la figura variopinta de Il Giocoliere Degli Universi, dell'illustratore ottocentesco Grandville. Innuendo, come The Miracle, era molto più complesso, duro, cupo e oscuro di tutta la produzione anni ottanta della Regina, decisamente più caratterizzato da un hard rock epico e oscuro piuttosto che al colorato pop-rock suonato dal 1980 in giù; da rimarcare erano la tenacia e la forza di volontà con cui Freddie Mercury giganteggiava ancora in studio, passando da prove più rudi e rabbiose, tipicamente rock, ad altre più introspettive ed eleganti: un merito che dimostra una volta di più le sue incommensurabili doti vocali, anche nel momento in cui la malattia lo aveva ormai consumato. Il full length rappresentava, nei piani del quartetto, 'la chiusura del cerchio artistico della band: lo stile musicale degli anni settanta venne recuperato e rinnovato, fondendosi con nuove sonorità e rappresentando una raggiunta maturità compositiva e musicale'. Due pezzi, monumentali, svettavano drasticamente su tutti gli altri: la title-track e The Show Must Go On. La prima, Innuendo, si apriva su alcune rullate intimidatorie, tracciando scenari oscuri e decadenti. Freddie Mercury ne caratterizzava la prima parte con una interpretazione teatrale, scandendo le parole con drammatica intensità ed accompagnando con la sua voce corposa il bel lavoro alle sei corde di Brian May; puntando il dito contro le insinuazioni, le superstizioni e le false religioni, il cantante andava a costituire la cerniera portante di un pezzo epico e completo, che proseguiva con un rilassato arpeggio centrale ed un successivo assolo di flamenco eseguito con la chitarra classica da Steve Howe degli Yes; questa melodia veniva ripresa in chiave elettrica dopo un suggestivo break corale, generando un tempestoso vortice di note al fulmicotone, per quello che rimane uno degli assoli più heavy mai sciorinati dal riccioluto musicista. Le redini del pezzo tornavano poi a Mercury, che sembrava incedere con enfasi oscura e perentoria rassegnazione in uno scenario grigio e morente, cavalcando un possente destriero e bardato col suo caro vecchio mantello da Re; Innuendo rappresentava una sorta di piccola opera rock, per alcuni la diretta discendente di Bohemian Rhapsody. Le emozioni trasudate dal brano erano profonde e stridenti, così come quelle dell'altrettanto drammatica The Show Must Go On, testamento finale di Sua Maestà. Parole come macigni, musica tetra, un'interpretazione vocale passionale e sofferente ma sempre immensa, tonante, potente come l'uomo che l'ha scandita, un individuo tutto sommato sensibile ma che ha sempre nascosto il suo vero volto dietro l'immagine del macho, dietro la maschera dell'animale da party: 'Lo spettacolo deve andare avanti, dentro il mio cuore è rotto, il mio trucco potrebbe scrostarsi ma il mio sorriso regge ancora. La mia anima è colorata come le ali delle farfalle, le fiabe di ieri invecchieranno, ma non moriranno mai. Posso volare, amici miei, lo spettacolo deve andare avanti, lo affronterò con un sorriso; non sto cedendo, salderò il conto, esagererò, devo trovare la volontà di andare avanti'. La sua lotta contro la morte imminente, la voglia di vivere sempre più forte, gli sforzi disumani per restare incollato a questo mondo: tutto trasuda nella sua eroica interpretazione, che generava un pezzo monumentale ed incommensurabile, nel quale anche il ruolo di May era eccezionale, per merito di riff e assoli ad altissimo contenuto emotivo, fibrillanti ed intensi. Le sue sei corde sembravano piangere lacrime amare, mentre Freddie Mercury esplodeva per l'ultima volta la sua Voce imponente tra i solchi di un disco. Ricorderà il chitarrista: 'Innuendo era quasi finito e Freddie poteva venire in studio solo di rado, perché era molto debole. Ma ci chiese di continuare a scrivere musica, per cantare fino all'ultimo. Così abbiamo scritto "The Show Must Go On" e "These Are The Days Of Our Lives" per lui, come guidati dalla sua incredibile energia. Temevo che non ce la facesse, ma lui mi disse: "Non solo voglio cantare, ma ci metterò tutto me stesso". Notevoli erano anche la placida follia di I'm Going Slightly Mad (un punto di vista visionario della situazione fisica e mentale di Mercury), il tiro esplosivo della bellissima Headlong -potente riffing hard rock, vocals aggressive, grandi assoli, melodia in quantità, ritmi incalzanti e tanta energia- la struggente intensità di Don't try So Hard ed il beat prorompente dell'incalzante Ride the Wild Wind; una citazione particolare la merita proprio la toccante These Are The Days Of Our Lives, una ballata commovente nella quale Freddie Mercury sembra nostalgicamente riavvolgere i ricordi di una vita giunta ormai ai titoli di coda: 'A volte ho la sensazione di essere tornato come ai vecchi tempi, molto tempo fa, quando eravamo ragazzi, quando eravamo giovani. Tutto sembrava così perfetto, sai? I giorni erano senza fine, eravamo pazzi, eravamo giovani. Il sole splendeva sempre, vivevamo solo per divertirci! A volte sembra che dopo, proprio non so, il resto della mia vita sia stato solo uno spettacolo: quelli erano i giorni della nostra vita, le brutte cose erano così poche! Non si possono mettere indietro le lancette dell'orologio, non si può invertine il corso, non è un peccato? Mi piacerebbe tornare indietro, almeno una volta, a fare un giro sulle montagne russe, quando la vita era solo un gioco'. Sensibile ed accorato il tocco di May, tanto nell'accompagnamento quanto nel breve e morbido spazio solista: impossibile non versare una lacrima durante l'ascolto di questo pezzo. Il guitar hero dava una grande dimostrazione di tecnica attraverso le inquietanti note della tristissima Bijou; il lotto era completato dalla discrete ma non eccezionali I Can't Live with You, All God's People, Delilah e dal riffato massiccio della rocker The Hitman, pezzi leggermente secondari che comunque non intaccavano l'ottimo impatto dell'album nella discografia della band.
LA MORTE DI FREDDIE MERCURY ED IL GIGANTESCO TRIBUTO LIVE Nel 1990 la band era passata dalla Capitol alla Hollywood Records, che aveva mediato per risollevarne l'audience statunitense ed organizzò un tour radiofonico per Brian May, il quale ottenne una buona accoglienza. Vennero anche pubblicati il Greatest Hits II ed il Greatest Flix II, ideali prosecuzioni di quanto già rilasciato dieci anni prima, e la band tornò nuovamente in studio per organizzare il nuovo materiale che già era stato scritto: il periodo creativo era fervente, e senza più l'incombenza dei tour era possibile scrivere pezzi nuovi con una rinnovata ed accentuata rapidità. Tuttavia le voci sulla grave malattia di Freddie Mercury circolavano con sempre più insistenza ed il cantante -che nelle sue rarissime apparizioni sembrava sempre più deperito e sofferente- si vide costretto ad annunciare di essere malato dei AIDS, con un comunicato rilasciato il 23 novembre 1991. Soltanto un giorno dopo, indebolito dalla malattia, morì a causa di una broncopolmonite, nella sua casa di Earls Court, a soli 45 anni. Il sipario calò tristemente su un artista geniale e straordinario -frontman prorompente, cantante maestoso- ma soprattutto su un uomo apparentemente felice, apparentemente invincibile, ma della cui fragilità nessuno si era mai accorto. Un uomo che aveva vissuto la vita con sfrontatezza, senza mai pentirsene, come emergeva da alcune sue dichiarazioni risalenti agli ultimi anni: 'Se dovessi rifare tutto da capo? Certo, perché no. Magari farei qualche piccola variazione'. Peter Freestone, il suo assistente personale, ha raccontato la grande dignità con la quale il cantante se ne è andato: 'Furono giorni molto tristi, ma Freddie non andò mai in depressione. Era rassegnato al fatto che stava per morire e lo accettò, diceva che sono tutti destinati a morire un giorno o l'altro. In ogni caso, è difficile immaginarsi un Freddie Mercury vecchio'. Roger Taylor esaltò una volta di più la grande tenacia e la forza d'animo con la quale Mercury lottò fino all'ultimo: 'E' stato difficile, ma abbiamo cercato di sostenerlo nel corso degli ultimi anni. in quel periodo è stato incredibilmente coraggioso'. Toccante anche il ricordo di Brian May: 'La musica e gli amici rappresentavano tutto per Freddie, che a loro dedicava anima e corpo. Non voleva che la disperazione recasse danno alla sua e alla nostra musica o turbasse la vita degli amici. rifiutando fino all'ultimo di soccombere alla malattia, è riuscito a realizzare dischi e videoclip. In nostra presenza non si è mai lamentato della sua sorte e la sua voce pareva migliorare giorno dopo giorno. E' morto senza mai perdere il controllo di sé. Freddie non voleva solidarietà, voleva quello che i fan gli hanno sempre dato: fede, sostegno e l'incoraggiamento necessario lungo l'ardua strada dell'eccellenza che noi Queen abbiamo scelto di percorrere. Voi tutti gli avete permesso di essere quello spirito libero che era e ancora oggi è. La sua musica, la sua stupefacente energia creativa, tutto questo non morirà mai'. Il chitarrista parlò anche di come Freddie tenne all'oscuro di tutti persino gli altri componenti della band, fino alla fine: 'E' sempre stata una sua faccenda privata. Sapevamo che qualcosa stava succedendo, ma a noi non ha detto nulla fino a pochi mesi fa. Di certo lui lo sapeva da circa cinque anni e ha vissuto sotto questa ombra costante per un periodo molto lungo. Ha preso una decisione cruciale nel rivelare di essere malato, l'unica cosa che ha detto è stata. "E' quello che ho e non me ne vergogno, non è un marchio di infamia". Freddie Mercury venne cremato il 27 novembre e il suo funerale si tenne secondo il rito zoroastriano, la religione dei suoi genitori, in una cerimonia privata di fronte a pochissimi presenti. Nelle sue ultime volontà vi era quella di contribuire al sostegno della Terence Higgins Trust, una delle più importanti associazioni impegnate nella lotta contro l'AIDS. Messaggi di cordoglio giunsero da ogni parte del mondo, mentre tantissimi fans si radunarono per tutta la notte davanti alla sua abitazione; May volle ricordarlo pubblicando un singolo con Bohemian Rhapsody e These Are the Days of Our Lives (il cui video, fino a quel momento inedito, era stato l'ultimo girato da Freddie), i cui proventi furono destinati tutti all'associazione. Il singolo vendette 100.000 copie in soli sette giorni, piazzandosi in testa alle classifiche e diventando il singolo più venduto di quel Natale. Addolorati dalla perdita dell'amico, i tre restanti componenti dei Queen decisero di prendersi una pausa di riflessione e nell'aprile 1992 organizzarono un enorme concerto celebrativo nell'Arena di Wembley, invitando gli artisti più disparati dall'heavy metal al pop: sul palco del Freddie Mercury Tribute Concert salirono Tony Iommi, i Metallica, i Guns N' Roses, David Bowie, Roger Daltrey, Robert Plant, George Michael, Elton John, Annie Lennox, Liza Minnelli, gli Extreme, i Def Leppard e Zucchero. Sette ore di musica in diretta planetaria, aperte così da Roger Taylor: 'Oggi è per Freddie, è per voi, è per tutti coloro che sono nel mondo. L'AIDS colpisce tutti noi, questo vogliono dire i nastri rossi che portiamo. Adesso potete ridere e potete piangere finché volete'. Elton John definì Freddie 'Un frontman davvero innovativo', mentre Axl Rose esternò un insolito momento di sensibilità: 'Se quando ero ragazzo non avessi avuto le canzoni di Freddie Mercury a cui aggrapparmi, oggi non saprei davvero dove sarei. Freddie mi ha insegnato molto riguardo a tutti i generi musicali, mi ha aperto la mente. Non ho mai avuto un maestro più importante in tutta la mia vita'. James Hetfield dei Metallica, salutati dalla stampa incravattata come 'feccia del rock-spazzatura', affermò: 'I Queen sono stati una delle band più importanti della storia del rock, ma sono spesso stati sottovalutati, soprattutto in America. Ci hanno aperto gli occhi sulle armonie, sui cori, sulle orchestrazioni di chitarra. Spero che questo concerto apra gli occhi a molti ragazzi, in modo che capiscano ed apprezzino quanto i Queen siano stati importanti per il rock, e continuino ad esserlo'. Anche David Bowie espresse parole importanti: 'Quella di Freddie è stata una grande avventura musicale. E' stato un grande artista ed un grande autore, ha scritto canzoni bellissime e per questo sarà ricordato. Era ironico, intelligente, geniale, e anche chi non ha amato la sua musica lo ricorderà come una persona originalissima'. In realtà, l'impatto di Mercury e della sua band era talmente grande da comparire anche nella lettera pre-suicidio di Kurt Cobain, nel 1994: 'Prima di salire sul palco, quando le luci si spengono e inizia l'urlo maniacale della folla, tutto questo non ha su di me lo stesso effetto che aveva su Freddie Mercury, che sembrava gustare e amare l'ammirazione della folla, una cosa che mi affascina e che invidio'. L'impatto mondiale del Freddie Mercury Tribute Concert richiamò l'attenzione del pianeta sul dramma dell'AIDS, e permise di ricordare con una maratona di cover l'artista scomparso. I Queen non si sciolsero mai ufficialmente, ma andarono incontro ad un periodo di crisi; May e Taylor si dedicarono ad attività soliste, ed intanto la EMI pubblicò Live At Wembley, edizione integrale del concerto datato 1986.
1995: MADE IN HEAVEN, IL DISCO POSTUMO: LA LEGGENDA VIVE ANCORA Superato il trauma per la morte di Mercury, la band decise di riprendere in mano alcune tracce vocali incise dal cantante prima della morte, completandole e facendone un ultimo album a nome Queen: l'album postumo fu pubblicato nel 1995 col titolo Made In Heaven, riproponendo l'hard rock potente ed intimistico delle due ultime releases in studio e piazzando in copertina il panorama che dalla villa svizzera di Freddie guardava al placido lago di Montreux. Fu un gesto nobile, che permise di portare alla luce gli ultimi sofferti lavori di Freddie: i suoi tre compagni di una vita lavorarono sodo per realizzare delle strutture musicali coerenti con la produzione classica dei Queen, dando vita ad un prodotto che tributava degnamente la memoria del cantante. L'atmosferica It's a Beautiful Day (scritta nel 1980 per The Game) apriva il disco creando un onirico contrasto tra il suo titolo positivo e la drammatica perdita di un mito; la title-track avanzava sacrale con un Mercury angelico che, epico e statuario, sembrava cantare direttamente dall'alto dei Cieli. Il pezzo era maestoso, all'altezza degli ultimi grandi classici, e creava un'ambientazione sognante, distesa, quasi positiva e pertanto ancor più stridente e malinconica se associata all'idea della realtà: quella voce imperiosa che ancora duettava con l'avvolgente e meraviglioso chitarrismo di May, infatti, era solo un ricordo impresso nei solchi di un disco ottico. La canzone era stata scritta in versione sinfonica da Mercury nel 1985 per il suo album solista, e dunque qui venne reinterpretata in chiave rock, con un impatto dunque più possente. Let Me Live, scritta nel 1983 con Rod Stewart ed inizialmente destinata a The Works, era un gospel nel quale le strofe venivano cantate in successione da Mercury, Taylor e May, creando un emozionante collage vocale; intensissimo, ancora una volta, l'assolo del chitarrista. Nella tracklist erano presenti alcune tracce molto cupe e desolanti, nelle quali la voce di Freddie Mercury impattava con malinconica possanza su refrain struggenti e intimistici: la profonda Mother Love, ad esempio, era l'ultima traccia incisa da Freddie in vita e possedeva le sue riflessioni ormai rassegnate sulla vita che se ne stava andando, oltre che al suo ultimo acuto, quello del ritornello; Brian May cantava l'ultima strofa -in quanto Mercury morì prima di inciderla- dopo un assolo rilassato. La commovente power-ballad Too Much Love Will Kill You possedeva melodie molto tristi ed accorate, e proveniva da un vecchio demo dei tempi di The Miracle; spiccava il tono passionale e corposo della voce di Mercury, eccellente nel passare da strofe più distese ad un refrain più deciso prima del trepidante assolo di chitarra. Si trattava di una composizione molto emozionante, tanto che May l'aveva cantata nel concerto tributo a Freddie ed inserita nel suo album solista del 1992, Back To The Light. My Life Has Been Saved era più ariosa, quasi speranzosa, e godeva di un bellissimo refrain vocale; era apparsa sul lato B di Scandal (al tempo fu suonata al piano e non alla chitarra) e registrata durante le session di The Miracle. Fortissimo era l'impatto di I Was Born to Love You, un pezzo intriso di parole d'amore e vocalizzi prorompenti, una delle migliori e più incisive performance vocali di Mercury in questo lavoro postumo: trascinante e irresistibile, anche questa composizione risaliva a Mr Bad Guy, dove era arrangiata in stile disco anziché rock. May le diede una veste più consona ed esplosiva, compattandola sotto i suoi riff e innestando al suo interno un assolo vertiginoso. You Don't Fool Me riprendeva parzialmente alcuni elementi dance ed era molto catchy; proveniva anch'essa dalle session di Innuendo, così come Mother Love e A Winter's Tale, un altro brano profondamente malinconico e dotato di cori maestosi tipicamente queeniani. Immancabile l'assolo strappalacrime di May, davvero magistrale. Heaven For Everyone, elegante e soft, era invece stata cantata con diverso arrangiamento sul solo-album di Taylor, e si delineava come un piacevole crescendo vocale. Curiosamente, il disco era chiuso da una traccia nascosta, unicamente strumentale e con sparute ed indefinite linee vocali, probabilmente le ultime incise da Freddie; durava ventidue minuti, tanti quanti gli anni di vita della band: secondo alcuni, rappresenta una metafora della parabola artistica del quintetto, in cui ogni minuto rappresenta un passaggio particolare.
GLI ANNI PIU' RECENTI ED I QUEEN ORFANI DI FREDDIE MERCURY Per un paio d'anni calò il sipario sul nome dei Queen, poi nel 1997 fu pubblicata la raccolta Queen Rocks (che conteneva i pezzi più duri della band) e No One But You, primo e unico brano inedito creato dai tre superstiti e cantato da May e Taylor in onore di Freddie e Lady Diana, morta in quell'anno. Fu l'ultima apparizione su un pezzo dei Queen di John Deacon, che si esibì per l'ultima volta con la band nel gennaio 1997 al Ballet For Life - Music By Queen & Mozart di Parigi prima di ritirarsi con la famiglia e dedicarsi alla piccola imprenditoria. Nel 1999 uscì il Greatest Hits III, che nulla aggiungeva alla storia della band: Another One Bites the Dust è ripresa da Wyclef Jean, The Show Must Go On e Somebody to Love vennero cantate rispettivamente da Elton John e George Michael; erano presenti altri duetti e pezzi remixati. May e Taylor, i Queen rimanenti, vennero ospitati più volte in eventi celebrativi o spettacoli internazionali come il Pavarotti & Friends (2003). Nel 2004 Taylor paventò la possibilità di organizzare un tour mondiale con l'ex cantante di Free e Bad Company, Paul Rodgers: l'esperienza, dalla quale John Deacon si dissociò prontamente, venne ribattezzata Queen + Paul Rodgers e riscosse diverse critiche a causa del tentativo di riesumare una band morta con Freddie. La tournèe partì nel 2005 e riscosse un successo considerevole, tanto da spingere la band a pubblicarne un documento live (Return Of The Champions) e addirittura a mettersi in studio per la realizzazione di un nuovo disco, a tredici anni di distanza da Made in Heaven. Si intitolava The Cosmos Rock, uscì nel 2008 e poco aveva da spartire -nello stile come nella qualità- con gli illustri predecessori: del resto, fu lo stesso May a spegnere i confronti e i paragoni fin dall'inizio. Seguì una nuova grande tournèe e, nel 2009, la fine della collaborazione; dopo un ennesimo best-of (Absolute Greatest), il 2011 segnò il quarantesimo anniverscario del gruppo, celebrato con la ristampa del catalogo Queen. Il moniker regale continuò a mantenersi vivo attraverso un nuovo tour con il giovane e tenebroso Adam Lambert alla voce, protraendosi fino ai giorni nostri con una serie di iniziative particolari come concerti inediti trasmessi al cinema e musical dedicati. Brian May, che forse rappresenta al meglio l'anima della band, una volta ha espresso una considerazione che meglio di molte altre riassume oltre quattro decenni di storia del rock: 'E' la famiglia più stabile che tutti noi abbiamo mai avuto. Roger è il più stravagante e il più attratto dallo stile di vita r'n'r; John è il tipico bassista tranquillo ma anche quello che capisce tutto di affari, soldi e contratti. Io? Penso che gli altri direbbero che sono il più testardo tra i componenti della band. Freddie è un mistero, nessuno sa da dove sia arrivato'. Una panoramica breve ma efficace sui Queen, che prima di essere enormi Artisti erano anche degli uomini come tutti noi, con i loro pregi ed i loro difetti.
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Bellissimi articoli. Dimostri sempre di amare tante cose e tutte 'bene', cioè in modo approfondito, senza essere superficiale o stereotipato (come tanti) e esprimendo quando serve la tua opinione in modo forte e deciso. Innuendo e Made in Heaven ci lasciano una bellezza molto oscura, di un uomo che se ne sta ormai andando ma che ha ancora la forza (forse più di prima), di dire la sua e darci la sua chiave di lettura di vita: "non fermatevi mai, provate sempre, nonostante le difficoltà". Se mi fermo a pensarci, non riesco a misurare la sua regale grandezza. Avrei voluto esserci, per vederlo! Chissà, se fosse ancora qui ora..... |
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Anch'io commento dopo questo mastodontico lavoro di Rino solo alla fine e mi accodo ai più che doverosi complimenti. Non conoscevo tutta la storia dei Queen visto che non tutto mi piace per cui grazie. Se non sbaglio mi pare di aver sentito tempo fa che la scelta dell'orario del concerto del Live Aid fu fatta per apparire nell'ora mi maggior ascolto negli USA contribuendo al boom dei Queen in USA. Se fosse vera andrebbe a onore del genio mediatico di Freddy. |
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mai stato un grande fan (eccetto per album come queen I, queen II, per me un capolavoro, e a night at the opera) , nutro comunque da sempre immenso rispetto per loro. non per may & co oggi, ovvio. Mercury, gran voce...poche storie. la terra gli sia lieve.. |
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Commento alla fine di questa fantastica carrellata sui leggendari Queen: non sono una band che ho ascoltato moltissimo, ma adoro molte loro composizioni e li ammiro moltissimo. Penso che il gran lavoro di Rino renda loro giustizia, in quanto band fra le più importanti della musica moderna . PS: La città é Montreux  |
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Grazie Luci di Ferro! Complimenti graditissimi!  |
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@ the Thrasher complimenti per gli ARTICOLI |
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ahaha therox68, come sempre sono contento che hai apprezzato queste iniziative! |
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Fra questi articoli e quelli "correva l'anno" la mia scatola settimanale di Cardura non basta più. Ho comprato Innuendo durante il servizio militare e la mia cupezza aumentava con quella del disco e viceversa. |
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Grazie Cristiano. Concordo con la tua opinione, è più cupa e potente, ma come scritto nell'articolo i 2 dischi stessi sono molto più potenti dei precedenti, rimanendo negli anni 80. |
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Bellissimo articolo, complimenti come sempre. Io sottolinerei anche che la voce di Freddie in The Miracle e in Innuendo sembra essere usata in modo differente rispetto ai dischi precedenti. A parte che sembra più potente, ma raggiunge anche note molto alte, come in Was It All Worth It (gran pezzo secondo me!), Don't Try So Hard, The Show Must Go On ecc |
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