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27/04/25
THE LUMINEERS
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OVERKILL - La biografia
06/11/2011 (5600 letture)
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Leggende del thrash metal esplosivo degli anni ottanta, gli americani Overkill ebbero il grande merito di introdurre il seme natio di un genere tanto importante nella costa opposta a quella della Bay Area, nella quale pulsava con fervore e passione la rivolta al metal laccato da MTV. Una band che nella sua prima decade di vita aveva accumulato un credito ed un rispetto capace di issarla ai vertici massimi della muisca dura, ma che in seguito ha parzialmente dovuto rinunciare al suo ruolo di primo piano, restando perennemente ancorata a perle insuperate come Feel the Fire e The Years of Decay. La band nasce a New York, nel 1980, quando il bassista e il batterista Rat Skates videro andare in fumo le ambizioni della loro punk-band, i The Lubricunts, e pubblicarono il classico annuncio per mettere in piedi un nuovo gruppo, al quale rispose Bobby Ellsworth, che di fatto era bassista ma si sarebbe adattato anche come cantante e portava con sé il suo chitarrista; egli propose il nome di Virgin Killer, ma l’ipotesi fu scartata a favore di un più classicheggiante Overkill, evidente tributo agli idoli Motorhead. Se inizialmente le scalette erano infarcite di celebri cover punk, ben presto i giovani newyorkesi spostarono il tiro verso un più pesante heavy metal di matrice inglese grazie all’innesto di un secondo chitarrista, con riferimenti ai Judas Priest e ai Motorhead medesimi, riproponendo in maniera più veloce e distorta parte del repertorio punk iniziale. Fu il passo iniziale per la composizione di brani inediti come Raise the Dead, Death Rider ed altre, che permisero di far maturare una certa esperienza live nei pubs locali. La line-up subì alcune variazioni con il cambio dei due chitarristi: le nuove asce erano Rich Conte e Bobby Gustafson, ma quest’ultimo resterà presto l’unico chitarrista. La scena metal del tempo era fortemente mossa anche dall’impatto dei demo, che avevano un ruolo molto più determinante che ai giorni nostri; il 1984 vide l’uscita di Power in Black, che permise alla band di farsi notare, agguantare un contratto discografico, piazzare due brani in due diverse compilations (una delle quali apparteneva alla celebre saga di Metal Massacre) e registrare l’EP Overkill, che a sua volta destò scalpori: la band attaccava infatti i padiglioni auricolari con una carica energica incalcolabile, ma a differenza di tante band della Bay Area era dotata di passaggi più articolati.
Non ci volle molto a diventare un elemento di punta della nascente scena thrash newyorkese, come intuì bene John Zazula, che già aveva scoperto dei “talentini” adolescenti come i Metallica e che assoldò gli Overkill sotto i ranghi della Metalforce, finanziando il disco d’esordio. Si chiamava Feel the Fire, fu rilasciato nel 1985 e fu, semplicemente, un colpo in faccia potentissimo. Alle adrenaliniche ed infervorate scorribande thrash’n’furious abbinava un riffery squillante ed una sezione solista immediatamente riconoscibile, melodica nella sua assassina opera di persuasione; le dieci tracce presenti vantavano arrangiamenti già accurati e passaggi strutturali molto più complessi di quanto proposto da tanti grezzi coetanei e contemporanei. A completare quest’opera di chitarrismo fluido, variegato e sfrecciante, c’era la voce stridente di Bobby ‘Blitz’ Ellsworth, singer muscoloso e carismatico che ben incarnava nelle proprie corde vocali l’anima al vetriolo del thrash. Per molti, il debut album resterà l’insuperato masterpiece del combo a stelle e strisce. Gli Overkill si posero, con questo disco, ai piani alti della musica heavy americana, e partirono per prestigiosi tour di supporto a Megadeth ed Anthrax, questi ultimi provenienti da New York, proprio come loro. L’evoluzione della band proseguì attraverso la composizione di testi più efficaci ed un sound maggiormente epic, che rese ancor più vario il secondo disco Taking Over, rilasciato nel 1987: una sorta di thrash con sfumature power, che allargò gli orizzonti creativi della band e le permise di imbarcarsi in un tour europeo al fianco degli Helloween, pur senza perdere l’alone cupo e velenoso tipico del proprio stile. L’annata non fu esente da avvenimenti, se è vero che a breve distanza fu pubblicato l’EP Fuck You!! (contenente una cover dei DOA ed alcune tracce live) e si andò incontro alla dipartita col drummer Rat Skates, che pagò dazio allo stress da tour e lasciò le bacchette a Sid Falck, già al servizio di Paul Di’Anno. La scelta di approcciarsi verso una direzione più cruda e meno epica nel seguente Under the Influence non ebbe i risultati sperati e, pur restando valido e fibrillante, l’album (da cui fu tratto il primo videoclip) non fu accolto come i suoi predecessori. Decisi a riprendersi un ruolo di prim’ordine, gli Overkill si misero dunque a lavorare su quello che sarebbe stato un’autentica pietra miliare nella propria carriera, ovvero The Years of Decay, caratterizzato dal recupero di sonorità maestose ed indirizzato verso un tecnicismo più marcato nella struttura dei pezzi, sempre più lunghi, cupi e minacciosi. Bisogna chiarire che la band non annoverava certo i musicisti migliori in circolazione, né degli shredder provetti capaci di conferire un elemento definibile tecnica all’interno del suono-base, ma al tempo stesso va riconosciuta la capacità di scrivere pezzi memorabili e molto più stratificati rispetto a tante band del tempo che si limitavano alla mera aggressione sonora. Il tour al fianco dei colossi Testament non fece prigionieri e mise a ferro e fuoco i covi degli headbangers più scatenati, producendo fiotti di adrenalina lavica.
A causa di dissidi con Verni, nel 1990 Gustafsson lasciò la band, propiziando l’ingresso di due nuovi chitarristi (Rob Cannavino e Merritt Gant), coi quali fu registrato il devastante Horrorscope, il lavoro più pesante dell’act americano. Il full length era caratterizzato da riff massacranti e consolidò il seguito importante degli Overkill, che però mantenevano l’instabilità della line-up: il nuovo fuoriuscito fu il batterista Sid Falck, che non si riconosceva più nello stile della band e lasciò il posto a Tim Mallare nel 1992, durante il tour promozionale dell’album. Il successivo I Hear Black riflette in pieno il passaggio sotto gli stendardi dell’Atlantic Records, con un suono leggermente più melodico, opera del songwriting monopolizzato da Verni ed Ellsworth; i fans non furono pienamente contenti della riuscita del platter, così la band rispose alle critiche recuperando un thrash old school, veloce e privo di fronzoli, con W.F.O. del 1994, alla quale però seguì la separazione dall’Atlantic. In seguito all’uscita del primo live tape della band (Wrecking Your Neck, 1995) nel quale si concentravano i pezzi più trascinanti del repertorio e l’esplosiva carica che la band sprigionava on the road, Cannavino e Gant lasciarono la ciurma, rilevati da Joe Comeau e Sebastian Marino, con i quali fu inciso nel 1996 The Killing Kind, album sorprendente e tendente ad una furia hardcore punk che spiazzò non pochi fans e che antecedette inoltre l’uscita di una compilation. I seguaci della prima ora avrebbero avuto da ridire anche riguardo i seguenti From Underground And Below (1997) e Necroshine, che accorpavano elementi moderni nella propria musica (in alcuni frammenti sparuti addirittura industrial), segnale inequivocabile della crisi che il thrash stava attraversando nel corso degli anni ’90. A cavallo dei due dischi, per di più, Ellsworth dovette sottoporsi ad un’operazione chirurgica per rimuovere un cancro al naso. Il 1999 vide anche l’uscita di Coverkill, una raccolta di cover che includeva, tra le altre, l’omonima ed ispiratrice traccia dei Motorhead, Changes, Never Say Die e Cornucopia dei Black Sabbath, Deuce dei Kiss, la manowariana Death Tone, Tyrant degli stessi Priest ed una manciata di altri tributi rock, metal e punk. Alle soglie del 2000, Marino abbandonò la band per seri problemi familiari e fu rilevato da Dave Linsk, quindi Joe Comeau passò ai canadesi Annihilator in seguito ad un galeotto tour di supporto. Bloodletting, del 1999, segnò un parziale ritorno al thrash; Derek Tailer, che aveva dato il cambio al bassista storico Verni nel corso del tour, fu scelto come nuovo chitarrista e la band rilasciò il secondo live, Wrecking Everything. Affatto rallentati da uno svenimento sul palco di Ellsworth nel 2002 -che spaventò i fans e li tenne in allerta per qualche giorno- la band tornò alla carica con due album che miscelavano sapientemente lo stile recente e quello più orientato al sano vecchio thrash, ReliXIV e Killbox 13. Mallare fu rimpiazzato da Ron Lipnicki e la band, dopo un tour esaltante che riscosse enorme successo lungo la costa occidentale del continente natio, proseguì la sua opera di restauro, recuperando via via tutti gli elementi classici del thrash con gli album Immortalis (2007) ed Ironbound che, nonostante godessero di una nitidezza sonora spiccata ed una potenza esecutoria glaciale e tonante, furono accolti ancora tiepidamente dai fans oltranzisti. A tanti anni dalla scintilla originaria, gli Overkill mantengono ancora uno status di pilastri di un periodo eroico ed indelebile, anche se gli anni recenti non hanno toccato gli stessi vertici creativi.
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opsss, non ero + ripassato da 'ste parti....@blackstar: sto già sbavando, magari qualcuno raccogliesse un'idea del genere, mi sa che io e te non saremmo i soli a presenziare ad un evento simile!!! |
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STRAQUOTO BLACKSTAR!!! The real BIG4!!! |
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gruppo grandissimo! alcuni capolavori altri dischi così e così ma sempre potenti! e dal vivo trasmettono entusiasmo e voglia di ascoltare metal! I loro killfest sono da leggenda, non me ne perdo uno! |
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@DIMMONIU73 Sarebbe bello se organizzassero un Big 4 "alternativo" Overkill, Testament, Exodus e Death Angel. Una bomba! |
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"Leggende del thrash metal" the trasher non avresti mai potuto introdurli in modo migliore, l'artwork di "feel the fire" rimane tra le mie toppe preferite  |
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Feel the fire, mio primo vinile in assoluto...grandissimi. Non so voi ma io preferivo la formazione con Gustafson alla chitarra, senza nulla togliere a chi lo ha sostituito. degustibus. Immensi in ogni caso. |
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a tanti anni di distanza dalla prima scintilla, il sacro fuoco degli Overkill brucia ancora nelle mie viscere...ancora oggi preferisco la grezza produzione ed i riffs taglienti di Feel the Fire a tanti altri classici del thrash, così come è sempre un piacere immenso entrare nel tempio di the years of decay ed assaporarne le sfumature sempre nuove...è vero, non hanno sempre avuto grandi chitarristi ma Verni e Blitz hanno sempre saputo come si scrive un pezzo Thrash, cosa che molti altri hanno più o meno volutamente dimenticato. Oltre ai due citati masterpiece, Horrorscope, the killling kind e Ironbound sono altrettanti capolavori, segno della capacità dei due leader di ferrea volontà nel mantenere una certa linea pur scrivendo pezzi spesso ricchi di melodie lente ed oscure, a rischio sbadiglio. Cosa che con un loro pezzo non avverrà mai. E dal vivo, per chi come me ha una grande esperienza di concerti, sono una di quelle poche band che non tradiscono mai, chiunque salga sul palco prima o dopo di loro faticherà sempre ad uscirne vincitore...o almeno a fare la sua porca figura. Ci riuscì Halford nel tour di resurrection (MICA UNO QUALUNQUE), elevando quel concerto al compianto Rolling Stone di Milano a status di vero e proprio evento. E al killfest di quest'anno sono stati IMMENSI. Inutile discutere sui Big4, per me il thrash non può non passare da casa Blitz/Verni... |
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PS: ottimo articolo, complimenti a iosa!!! |
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Blitz è il mio dio!!! tra parentesi, nel Big Four ci starebbero meglio loro (e potrei dire lo stesso di Testament e Exodus) dei ridicolissimi, da ormai troppo tempo, Anthrax... L'unico passo semi-falso gli Overkill lo fecero con I Hear Black, che può essere l'unico disco concesso ai trend...per tutto il resto massimo rispetto, band semplicemente grandiosa!!! |
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Grande band, 'The Years of decay' il mio preferito, neanche a farlo apposta ascoltato ieri; poi ho continuato con gli speed-master Agent Steel di 'Unstoppable Force', altra band seminale e tecnicissima per l'epoca. |
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stupendo il tatuaggio di Ellsworth |
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Ironbound spacca di brutto |
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Una band semplicemnte meravigliosa e che merita il rispetto di tutti quanti |
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@Cuordipietra: secondo me sono (ingiustamente) dimenticati, sì, hanno ben poca attenzione in proporzione a quella che meriterebbero. Sono una band fondamentale per il genere, e diversi tra coloro che ascoltano thrash non lo sanno nemmeno. |
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Band storica ed "immortalis"...Meriterebbero di sicuro di stare nell'Olimpo di grandissimi, non ultimo per la coerenza che li ha sempre contraddistinti... |
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@ Cuordipietra: in effetti negl iultimi anni sono tornati alla riscossa. Ma fino a qualche anno fa erano effettivamente stati dimenticati da molti... |
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@MrFreddy: "dimenticati" gli Overkill?? Dai, non sono mica i Razor  |
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Articolo ottimo per una delle band più importanti (ma anche dimenticate) del suo genere. Semplicemente geniali. |
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@ "The Thrasher" bellissimo articolo i miei più sinceri complimenti!!!!!!!!!!!!! |
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Una delle piu' grandi live band di tutti i tempi. Gruppo che merita rispetto totale. Bobby e' uno dei frontman piu' energici che abbiano mai calcato le scene. Grandissimi. |
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Band tanto importante per il metal quanto sottovalutata! Non dico che meritino un posto fra i Big 4 - polemiche su Lulu a parte, eh eh eh! -, ma certamente assieme ai Testament meritano anch'essi un posto di riguardo nella storia del metal. L'ultimo album mi è piaciuto molto, mi ha preso di più rispetto agli ultimi lavori, che forse risentono anche un po' degli inevitabili alti e bassi che avvengono naturalmente nelle lunghe carriere. Purtroppo mi è sempre sfuggita l'occasione di gustarmeli dal vivo, provvederemo spero presto visto che mi sembra siano in studio per il nuovo album! |
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