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RHAPSODY OF FIRE - Parla Alessandro Staropoli
14/09/2006 (6462 letture)
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Ciao Alessandro, innanzitutto parlami della scelta di cambiare il nome ad una band storica come i Rhapsody. Cosa vi ha portato a questa decisione?
Non è stata una scelta bensì una forzatura e non è stata nemmeno facile da digerire. Essendo distribuiti molto meglio negli Stati Uniti ed in Canada, un musicista di quelle zone ha scoperto che esistiamo e che usiamo il nome Rhapsody che lui ha registrato in più di 20 paesi molti anni fa. Ha quindi dichiarato di possedere i soli diritti di utilizzare quel nome ed ha voluto farci cambiare. Noi siamo riusciti a mantenere il nome Rhapsody semplicemente con una aggiunta quindi ci riteniamo ancora fortunati.
Il vostro ultimo lavoro, Triumph or Agony, sarà in uscita alla fine di settembre. Cosa ci puoi dire a riguardo?
Beh, posso dirvi tante cose. Innanzitutto, essendo la seconda parte della saga, la differenza si nota immediatamente visto che Symphony of Enchanted Lands II era molto orchestrale dall’inizio alla fine, mentre in Triumph or Agony abbiamo voluto concentrare il Film Score Metal tipico dei Rhapsody nel brano lungo (nell’intro per esempio) mentre per il resto della durata dell’album abbiamo voluto dei brani veri e propri. Questa è una delle cose principali. Inoltre il fatto di possedere per la prima volta due mid-tempo è una grande novità per noi che abbiamo sempre spinto sull’acceleratore della velocità a tutti i costi.
T.o.A. rappresenta una ritrovata energia. Anche Symphony II lo rappresentava ma T.o.A. ancora di più. Soprattutto perchè eravamo reduci del tour quindi ha preso probabilmente un tocco più live l’intero album, più diretto, più preciso.
Come sono nate le canzoni che compongono T.o.A.? I Rhapsody of Fire hanno un metodo di composizione ben definito o vi lasciate trasportare dall’istinto?
Entrambe le cose. E’ molto organizzato nel senso che ovviamente stiamo narrando una saga per cui quando Luca (Turilli, N.d.R.) ed io ci incontriamo per iniziare la composizione partiamo da quello che il capitolo della saga dovrà appunto comunicare. Molto spesso capita che non abbiamo ancora le canzoni però abbiamo già i titoli. Per cui partiamo dai titoli e da quello che essi rappresentano all’interno della saga: è poi facile esserne ispirati. Per cui partiamo organizzando i vari capitoli però ovviamente ci lasciamo ispirare da essi.
In passato è stato criticata ai Rhapsody una scarsa capacità di evolvere il proprio stile penalizzando l’originalità dei nuovi album. Come ti poni di fronte a queste critiche?
In maniera molto tranquilla perchè noi sfidiamo chiunque a trovare nel mercato musicale una band che, all’interno del proprio stile, all’interno dei propri album, possa spaziare così tanto e poter creare una canzone come Il Canto del Vento, Son of Pain oppure Triumph or Agony o canzoni che vanno dallo stile tipo Branduardi, tipo operistico, classico o tipo death. Per cui giudicarci in quel modo e dire che non siamo originali, che non ci evolviamo credo riguardi solo persone a cui non piacciamo. E’ talmente artisticamente chiaro che abbiamo un così vasto spettro di scelte musicali che se tu metti vicini tutti i nostri album dal primo all’ultimo è veramente chiaro che l’evoluzione c’è. Una domanda così ci stimola a spiegare e ad evidenziare qual’è, secondo me, l’ovvio. La nostra fortuna è di aver scelto un genere musicale che ci permette di fare una canzone lenta che magari non prevede nemmeno la batteria e le chitarre e magari invece un’altra che prevede cantati violentissimi con batteria velocissima. Ben vengano le critiche quando però hanno un fondamento.
Una domanda alla quale l’intera umanità vorrebbe poter rispondere: come ci si sente ad essere in tour con una band storica come i Manowar?
E’ una soddisfazione, devo dire, notevole perchè io da adolescente ho sempre avuto il piacere di viaggiare e di vedere molte band dal vivo ed i Manowar sono stati una delle band che ho visto varie volte. Ovviamente molti anni fa non avrei mai pensato che la vita avrebbe portato simili evoluzioni. Diciamo che poi, quando conosci e lavori con dei musicisti come loro, non c’è più questa devozione, questa idea di fanatismo che tanti possono avere. Ovviamente la possibilità di proporre un pacchetto di un concerto e di avere Manowar e Rhapsody insieme è una cosa, secondo me, veramente incredibile: penso non ci sia un pacchetto più epico al momento. E’ una grande soddisfazione poter ogni sera vedere un concerto dei Manowar e come cambia, come lavorano.
Cosa ha significato per i Rhapsody of Fire cambiare etichetta e passare alla Magic Circle?
Ha cambiato moltissimo. Nonostante la nostra vecchia etichetta abbia lavorato molto per portarci al successo, questa è una situazione veramente nuova che ci ha dato possibilità infinite, a partire da Christopher Lee, fino all’orchestra ed ai cori. Sono persone molto conosciute nel business che hanno permesso a Luca e me di realizzare alcuni nostri sogni che in altri modi non sarebbero stati possibili.
Dopo quasi dieci anni di carriera i Rhapsody hanno raggiunto un successo internazionale. Quanto, questo successo, ha cambiato i rapporti personali tra i membri del gruppo ed, in particolare, tra te e Luca (Turilli N.d.R.)?
Diciamo che più il tempo passa e più ci sentiamo vicini ed amalgamati. Devo dire che Luca ed io non siamo persone facili con cui lavorare per cui, soprattutto in passato, ci sono stati tra noi momenti di tensione. Alla fine però l’obbiettivo era la realizzazione di un album, di un progetto o di un prodotto e quindi abbiamo sempre messo da parte le nostre problematiche personali per privilegiare un album, un’uscita e le emozioni che le nostre canzoni danno ai nostri fans. Abbiamo sempre avuto grande rispetto per questo. Ovviamente, dopo anni che ci conosciamo, ora ci capiamo e siamo fondamentalmente grandi amici. La cosa si estende anche a Fabio (Lione, N.d.R.). All’inizio ci siamo trovati davanti ad una persona completamente sconosciuta ed era difficile. Possiamo appena oggi, dopo tanti anni, dire che abbiamo raggiunto una stabilità emotiva e personale. Questo è il motivo per cui ci sentiamo pieni di energia e di desiderio di tornare a suonare dal vivo: adesso abbiamo una band che è stabile, siamo tutti amici, ci conosciamo ed è sempre divertente stare assieme. Questa è la cosa più importante e all’inizio della nostra carriera non c’era. Ecco perchè non abbiamo insistito molto sull’aspetto live: perchè purtroppo eravamo deboli dal punto di vista della band.
Qual’è la musica con la quale Alessandro Staropoli è cresciuto e quale il suo disco preferito di sempre?
La musica che ho ascoltato è tantissima per cui non saprei indicarti un album in particolare. Devo dire che ho iniziato ad ascoltare Rock ed Heavy Metal con gli Europe per cui neanche molto tempo fa. Ho cominciato ad ascoltare gli Europe e mi sono piaciuti subito, quindi ho cominciato ad ascoltare Malmsteen, Dio, Ozzy Osbourne, King Diamond e moltissime altre band. Helloween, Blind Guardian e le grandi band della scena le abbiamo sempre apprezzate ma non c’è una band in particolare, piuttosto tante realtà diverse.
Oggi che musica preferisci ascoltare quando non sei impegnato con i tuoi progetti musicali?
Musicalmente ho difficoltà ad accettare quello che viene fatto al giorno d’oggi per cui, a parte sporadici eventi, solamente Nightwish ed altre band di cui ora non ricordo il nome ho avuto modo di apprezzare ultimamente. Se no sono molto legato agli anni ’80-90 per quel tipo di heavy metal che era molto tecnico e molto più talentuoso di oggi.
Ci puoi dare qualche informazione riguardo al prossimo Tour?
No, in questo momento no, anche se mi piacerebbe poterlo fare. Diciamo che il 2007 sicuramente sarà un anno dedicato esclusivamente al tour. Presto torneremo con i Manowar a suonare in Germania, Cecoslovacchia per le date già previste. Ad inizio 2007 ripartiremo, sempre con i Manowar, per date di cui ancora non so niente, poi affronteremo i festival estivi e spero che in questa occasione potremo toccare l’Italia.
In programma c’è il nostro tour da headliners a cui stiamo già lavorando e che potrebbe già realizzarsi nell’autunno 2007 e sarà World Wide tour.
Che consiglio daresti ad una giovane band italiana alla ricerca di successo?
Diciamo che il fatto di essere alla ricerca di successo potrebbe essere già una chiave sbagliata. Quando io e Luca ci siamo incontrati c’è stata un’alchimia, abbiamo creato delle canzoni insieme ma l’obbiettivo principale era quello di realizzare un album, dei brani. Non era un desiderio di successo. Credo che l’idea di raggiungere il successo a tutti i costi sia partire con il piede sbagliato. Ci deve essere ovviamente un desiderio di farsi conoscere ma credo bisognerebbe procedere a passi più piccoli. Un problema è quello di prendere consapevolezza delle proprie capacità tecniche ed artistiche e una delle maggiori pecche che noto sono i cantanti. Spesso le band che ascolto hanno musicisti molto bravi ma il cantante non è all’altezza e la cosa non va a finire bene.
La cosa più importante è trovare delle persone positive con cui si condivideranno gli anni del futuro e poi prendere consapevolezza delle proprie capacità. In questo modo si può sempre rimediare sostituendo un membro che magari non è all’altezza. C’è sempre un approccio molto bambinesco nel senso “Ok, dai suoniamo, poi avremo successo” ma non funziona così: bisogna avere un po’ di serietà per poter gestire una band.
Quanto sono stati difficili gli inizi dei Rhapsody?
Ti spiazzerò perchè siamo una band nata veramente in modo atipico. Agli inizia abbiamo investito una cifra spaventosa per noi all’epoca - 10 milioni di lire - per la registrazione di un demo, l’abbiamo spedito in giro per le case discografiche e ci hanno risposto proponendoci un contratto. Però è tutto cominciato con io e Luca che componevamo per cui non abbiamo dovuto sforzarci più di tanto per trovare posti dove suonare. Forse il nostro più grande errore è stato proprio quello di concentrarci poco sul fattore live. Abbiamo registrato i nostri primi due album senza nemmeno avere una sala prove. O meglio: ce l’avevamo ma la usavamo più per divertirci che in maniera professionale. Devo dire quindi che abbiamo avuto un inizio facile rispetto alla media delle band che fanno la gavetta, che devono viaggiare ecc. Noi abbiamo avuto degli inizi più semplici anche se tutto il lavoro lo abbiamo dovuto fare dopo
Tu e Luca avete trascinato i Rhapsody of Fire fino al successo. Ti rendi conto che molti ragazzi in giro per il mondo vi vedono come degli idoli e dei modelli da imitare? Senti il peso di questa responsabilità?
No, la responsabilità non è un peso, anzi, è una grande fonte di energia e di soddisfazione. Essere considerati degli idoli fa un po’ una sensazione perchè noi siamo rimasti i ragazzi che eravamo quando abbiamo cominciato per cui ci fa piacere essere d’esempio e speriamo di dare un buon esempio, sia musicalmente che personalmente.
Per me è tutto, ti ringrazio e ti lascio concludere come preferisci.
Rinnovo l’invito a tutti i nostri fans di venirci a vedere appena renderemo ufficiale una nostra data sul territorio italiano. Noi in primis non vediamo l’ora di tornare in Italia a suonare, sappiamo che c’è un’attesa che dura già da molto e speriamo di poterla esaudire molto presto.
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Mi è piaciuta molto la risposta che ha dato nel novero del genere da lor suonato, immensi Rapsòdi =) |
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Bha.. ToA, non è chissà che roba! Bo... Cmq non so se sia colpa dell'intervistatore, Staropoli sarà un grande tastierista\compositore, ma in quanto a Italiano siamo all frutta. Grandi Rhapsody cmq! |
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grande come al solito straropoli... cmq aspetto lo stipendio con ansia per poter comprare questo nuovo episodio della saga in tanto spero proprio che venga publicata la data del tour alla quale nn potrò mancare. GRANDI RHAPSODY ...of fire??? ! |
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