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GLI OSCURI DIECI - Il black di Norvegia con gli occhi di altri
05/02/2017 (3812 letture)
Quante parole, immagini, fotogrammi sono stati spesi sulla ormai celeberrima scena black metal norvegese. Quante invettive sono state lanciate contro i suoi più grandi esponenti, a volte a ragione, altre volte a torto, senza contare che il peso dei crimini commessi da alcuni di questi personaggi spesso, troppo spesso, hanno fatto passare in secondo piano la musica e soprattutto coloro che, più nascosti e lontani dai riflettori, fuori da carceri e aule di tribunale, chiusi caparbiamente nelle loro fredde cantine, imbracciavano uno strumento e scrivevano alcune tra le pagine più belle del metal estremo. Dei musicisti, prima e più che dei personaggi pubblici.
È a queste figure che è dedicato questo articolo, che non vuol essere una forma di idolatria o esagerato fanboysmo nei confronti di nessuno, bensì intende fornire uno spaccato della fervida scena black metal in Norvegia negli anni Novanta, attraverso dieci dei suoi personaggi forse più misteriosi e bizzarri, ma anche tra i più geniali e i loro singoli percorsi. Un mondo così misantropico e maledettamente personale, che si è distaccato dal resto del mondo metal, diventando così una realtà ben allargata e sviluppata, eppure incredibilmente indipendente. Un mondo diviso tra strenua difesa del sound più grezzo e marcio da parte di alcuni e coraggiosi tentativi di avanguardismo, di evoluzione, spesso ingiustamente bistrattati o ignorati, tra misantropia e sperimentazione, nichilismo e innovazione. Modi diversi di intendere uno stesso genere, ma meritevoli di eguale attenzione.

J. NORDAVIND - MISANTROPIA SULLE FORESTE DEI CARPAZI
Dopo la già non facile cernita di soli dieci artisti, non è stato altrettanto agevole scegliere un personaggio con cui cominciare questo articolo, ma Johnny Krovel, in arte Nordavind, è sembrato quello più adatto a rompere il ghiaccio, forse anche perché rappresenta un po' entrambe le facce della medaglia di cui si parlava nell'introduzione, genialità e oscurità.
Ebbene sì, perché Nordavind è sempre stato uno dei personaggi più schivi e misteriosi della scena norvegese, ben più del suo ex-compagno musicale nei Carpathian Forest, quel Nattefrost che tra auto-mutilazione, ossessione per la morte, show e album dai contenuti a dir poco forti, ha invece saputo far davvero molto parlare di sé. Due personalità, quindi, molto differenti che, finché sono riuscite a collaborare, nonostante le loro grandi differenze, hanno saputo creare piccoli gioielli musicali, salvo poi giungere alla loro naturale separazione. Nattefrost pubblicamente definito l’ormai ex collega come un tipo molto schivo e introverso, con il quale è stato assai complesso lavorare, seppure i due continuino ad essere ad oggi amici. Eppure, non ci sono pressoché dubbi riguardo al fatto che la loro creatura, i Carpathian Forest, abbia avuto il suo periodo d'oro, musicalmente parlando, proprio con Nordavind in formazione. La sua idea di black metal, però, era evidentemente troppo distante da quella dell'amico e compagno, avendo come punti fermi la totale assenza di concerti o tour internazionali e un black volutamente “underground” ed accessibile a pochi. Dopo la sua dipartita dalla formazione, infatti, la band ha intrapreso tutt'altra carriera, che ha saputo includere molti show in tutta Europa (evidente la differenza, se si considera che con Nordavind in 10 anni furono solo due le esibizioni dal vivo, la prima solo nel 1998), nonché la firma di contratti con più celebri e grandi case discografiche, quali Seasons of Mist e Peaceville.
Forse un compromesso fra queste due mentalità contrastanti sarebbe stata la scelta migliore per i Carpathian Forest, ma questa è un'altra storia: Nordavind è e rimarrà nei ricordi dei fan della prima ora come un ottimo musicista e songwriter, capace di scrivere capolavori di misantropia pura come il semi-dimenticato demo Journey Through the Cold Moors of Svarttjern o canzoni come Sadomasochistic e The Swordsmen e di dare un tocco atmosferico davvero unico ad alcune canzoni come The Eclipse / The Raven e The Northern Hemisphere. Ad opera sua, inoltre, i primi esperimenti del gruppo (e del black metal tutto) con uno strumento quale il sassofono: gioielli quali House of the Whipcord e Cold Comfort, portano infatti la sua firma.
Dopo i Carpathian Forest, se non si considera qualche saltuaria apparizione come guest (ad esempio nel progetto solista di Nattefrost o in Hordalands Doedskvad dei Taake) e una comparsa in sede live in cui ha suonato Death Triumphant con la sua vecchia band, il buon Nordavind apparentemente ha smesso di fare musica, se escludiamo un suo progetto chiamato Maanelyst, con cui ha composto giusto un paio di canzoni, anche abbastanza trascurabili. Quello che ha fatto con i Carpathian Forest, però, rimarrà sempre scolpito nelle menti degli amanti di questo oscuro genere, confermandosi così una delle figure più misteriose del black metal norvegese.

HAT - L'UGOLA DEMONIACA DEI GORGOROTH
Facendo un giro su internet, tra forum, siti di musica e video su YouTube, non è difficile comprendere come Hat, primo e storico singer dei Gorgoroth, sia una delle figure più rimpiante dai seguaci della scena black. Decine, centinaia di fan che provano ad immaginare cosa sarebbero adesso i Gorgoroth se lui, una delle voci in assoluto più malefiche in questi ambiti, non avesse mai lasciato il gruppo in circostanze misteriose ed ancora da capire. Egli, che l’aveva fondato insieme al chitarrista Infernus e al batterista Goatpervertor, abbandonò la nave dopo le registrazioni del secondo disco della band, Antichrist, ma le poche incisioni su cui ha messo la firma possono lasciare sbigottito l'ascoltatore meno preparato. Dalle urla sovrumane nel demo A Sorcery Written In Blood (Sexual Bloodgargling, tra la qualità audio pessima e la sua voce, è quasi inascoltabile), allo strillo acutissimo e sofferto, quasi fastidioso in Pentagram, fino allo screaming più “umano”, ma sempre nei suoi limiti, e alle sporadiche clean vocals di Antichrist, il suo timbro a metà fra un demone infernale e un bambino posseduto stupisce orde di giovani adepti del black metal da ormai più di vent'anni.
Su YouTube si può anche facilmente reperire un raro filmato dei Gorgoroth dal vivo a Bergen con Hat alla voce (manna dal cielo per gli appassionati), in cui la band si lancia addirittura in una cover di Heimdallr dei mitici Enslaved, a cui il singer dona un'aura di una malvagità assoluta. Insomma, senza nulla voler togliere al suo successore Pest, sicuramente un ottimo vocalist (ascoltare Blood Stains the Circle per credere), Hat è stato uno dei migliori cantanti del black metal tutto: i capolavori sopracitati sono tali anche grazie al suo contributo dietro al microfono.
Quando, nel 1994, il drummer Goatpervertor lasciò i Gorgoroth, Hat non spese certo belle parole per l'ex-compagno, eppure un paio di anni dopo anche lui fece la stessa scelta, abbandonando la scena in circostanze ancora da comprendere (gira voce che gestisca un pub in quel di Bergen, ma nulla è stato confermato). Del resto, i cambi di line-up sono sempre stati una costante per i Gorgoroth, ma Hat, a causa delle sue innate doti vocali, ha lasciato un vuoto più grande di altri nei cuori dei fan più nostalgici.

VICOTNIK - IL FANTASTICO INGANNATORE
Yusaf Parvez, meglio conosciuto come Vicotnik è sicuramente uno dei personaggi più bizzarri della scena metal norvegese, uno di quegli artisti capaci di prendere qualcosa e stravolgerla in modi assurdi, grazie ad una mente visionaria e assolutamente non comune. Egli, come altri protagonisti di quell'ala del black metal che poi, spiegandosi, avrebbe dato vita ai primi esempi di avantgarde metal, non era affatto ben visto dai puristi del metallo nero, e quindi anche dal celebre Inner Circle. A differenza, infatti, del suo principale compagno di avventure (ovvero Aldrahn, di cui parleremo in seguito), Vicotnik è sempre stato ideatore o parte di progetti ben poco “trve” e molto avanguardistici per il tempo, a partire dai “suoi” DHG e dai Ved Buens Ende.
Eppure, i contatti con la scena black metal, soprattutto con i suoi componenti più mentalmente aperti, non gli sono mancati: basti pensare all'amicizia con Fenriz che partecipò come bassista al debuto dei Dødheimsgard, o con i Dimmu Borgir, con cui ha partecipato come guest a For All Tid. Instancabile songwriter nonché polistrumentista, egli è riuscito a prendere in mano le redini dei Dødheimsgard dopo l'abbandono di Aldrahn e a creare quasi da solo un capolavoro come 666 International, in larga parte troppo avanti per il tempo e per questo spesso bistrattato ed incompreso all’epoca. Stessa situazione l'aveva probabilmente vissuta anche con l'uscita di Written In Waters dei Ved Buens Ende, ma di questo tratteremo abbondantemente più tardi.
Il talento unico di Vicotnik lo si può facilmente apprezzare in praticamente tutte le uscite dei DHG, in alcune delle quali si è dato anche al ruolo di vocalist in cui si è dimostrato capace di uno screaming acido e lancinante, come ad esempio in The Paramount Empire, ancora oggi una delle migliori canzoni del gruppo. Un’innegabile genialità, dunque, la sua, capace di sfuggire comunque in parte alla comprensione del pubblico medio, nonostante i ripetuti ascolti delle sue opere e le, cruciali, eventuali letture di alcune sue interviste rilasciate negli anni, piccoli ma solidi punti di partenza per l’esplorazione di una mente tanto caleidoscopica.

SKOLL - LE BASSE FREQUENZE DELL'AVANTGARDE
Hugh James Mingay, fin dagli albori della sua carriera, decise di affibbiarsi il nome de-plume Skoll, che nella mitologia norrena è un lupo che insegue costantemente la dea Sól, per divorarla. Sebbene abbia scelto di suonare il basso in uno dei generi in cui è, ingiustamente, più ignorato, è sempre riuscito a farsi notare nella maggior parte dei progetti in cui ha prestato il suo quattro corde, ma più che per una tecnica strabiliante (la quale, tra l'altro, sicuramente non gli manca viste le sue basi jazz), grazie ai suoi giri di basso, che sono stati tra i primi nel suo genere a distaccarsi dalle linee chitarristiche e ad aggiungere un contributo significativo al sound. Un primo, timido, esempio di ciò lo avevamo avuto con Varg Vikernes in quella Life Eternal resa immortale proprio dai suoi giri da basso e dai testi di Dead, ma è Skoll che in certo senso codifica definitivamente questa tendenza.
Primo esempio lampante, e forse più significativo, di ciò, lo possiamo rintracciare, dopo la sua esperienza nei Fimbulwinter con Shagrath dei Dimmu Borgir, in Written In Waters, allo stesso tempo opera prima e canto del cigno dei visionari Ved Buens Ende, in cui tra l'altro egli suonerà anche la tastiera. I giri del suo Fender Jazz Bass che pervadono l'intero disco, non solo si distaccano totalmente dalle dissonanti linee della sei corde di Vicotnik, ma sembrano non andare di pari passo neanche con i particolari pattern di batteria di Czral: insomma sono un'entità a sé stante, indipendente. Basti ascoltare pezzi come Remembrance of Things Past per capire di cosa si sta parlando. Non a caso, quindi, i fan del gruppo rimasero parecchio delusi quando il combo si riunì brevemente tra il 2006 e il 2007 (senza per altro poi pubblicare nulla) senza Skoll. Gli stessi suoi compagni, Czral e Vicotnik, ne lodarono le sue doti artistiche e si dissero pentiti per non avergli lasciato abbastanza spazio in fase di songwriting ai proprio ai tempi di Written In Waters. Insomma, una conferma delle sue già indubbie capacità.
La sua firma, Skoll l'ha messa anche su dischi come Bergtatt (come dimenticare le calde linee di basso nell'opener I Troldskog Faren Vild?) e sul super-gruppo Arcturus, di cui è bassista in pianta stabile (escluso The Sham Mirrors, in cui suona solo nella bellissima Radical Cut), fin dal forzato abbandono di Samoth causa arresto. Suo l'estraniante e azzeccatissimo giro di basso della mitica Master of Disguise (opener de La Masquerade Infernale), a cui dona ancora un tocco in più di follia e sregolatezza.
Insomma, chiunque suoni il basso e abbia la passione per il black metal o l'avantgarde, prenda esempio da quest'uomo, che è riuscito a ritagliarsi il suo angolino di gloria in un genere che gliel'avrebbe negata a priori.

GRIM - UNDER THE SIGN OF DRUMS
Torniamo nei meandri più oscuri del nostro viaggio nel mondo “nascosto” del black metal con Grim, uno dei batteristi più talentuosi della scena e membro di più di una band del genere, tormentato però da problemi personali e di natura psichiatrica, che lo portarono al suicidio non ancora neanche trentenne. Quando fu trovato morto per overdose il 4 ottobre 1999, c'era chi se lo aspettava da tempo: Abbath, suo ex-compagno negli Immortal, come molti altri del resto, sapevano già delle sue manie suicida causate da una grave forma di depressione. Egli ricorda come, già nel 1994, prima di un concerto proprio con gli Immortal, Demonaz fece appena in tempo a portare in ospedale Erik, vittima di un'overdose.
Ma come avrete potuto capire leggendo fino ad ora, quest'articolo vuole evitare assolutamente di parlare di vicende personali degli artisti. Parlando, dunque, del Grim musicista, c'è da dire che nonostante nel black metal non scarseggino i batteristi molto dotati (i vari Hellhammer, Frost, Trym ne sono solo alcuni esempi), anche il buon Erik si è saputo distinguere per le sue abilità dietro le pelli. Probabilmente tra le sue migliori prove in studio troviamo l'indimenticabile opera terza dei Gorgoroth, Under the Sign of Hell, imperniato proprio sulle malvagie vocals di Pest, sulle complesse linee della chitarra di Infernus e sul drumming inarrestabile di Grim. Il suo non è un battere forsennato ma illogico sulle pelli, bensì un assalto che, seppure faccia dell'aggressività il suo punto di forza, risulta ben congegnato e preciso, atto a distruggere i timpani dell'ascoltatore. Uno dei motivi, infatti, per cui molti non hanno apprezzato Under the Sign of Hell 2011 è proprio perché, senza nulla togliere a Tomas Asklund, il drumming di Grim abbinato al particolare suono della batteria della registrazione originale, sono impareggiabili e assolutamente unici. Il suo blast-beat furioso lo possiamo ritrovare anche nel ferale ed omonimo debutto dei Borknagar, formazione in cui militerà anche negli anni successivi, registrando anche The Olden Domain e The Archaic Course, raffinando in questi dischi il suo stile, di pari passo con quello della band. Con gli Immortal, invece, suonerà solo in sede live, non partecipando, come molti credono, alle registrazioni di Pure Holocaust, sebbene venga accreditato e appaia nella mitica copertina. Alcune delle pochissime testimonianze video chiare in cui lo si può vedere all'opera dietro le pelli, sono proprio riprese durante il Fuck Christ Tour del '93 a cui partecipò con gli Immortal, oltre ad alcuni spezzoni della performance dei Borknagar al Wacken Open Air del 1998.
Dopo la sua morte nel 1999, il “suo” mondo musicale, quello del black metal, non si è dimenticato di lui: a Grim infatti sono dedicati Incipit Satan, quinto album dei Gorgoroth, la canzone Erik, May You Rape the Angels, dal titolo abbastanza eloquente, di Nargaroth (da Black Metal Ist Krieg) e il festival Hole In the Sky che si svolge annualmente a Bergen.

APOLLYON - LA NERA AURA DEI SEGRETI NEBULOSI
Altra figura che un qualsiasi appassionato di black metal ha certamente visto da qualche parte nel booklet di qualche disco o sentito nominare a proposito di qualche band almeno una volta nella sua vita è Ole Jorgen Moe, che deve il suo pseudonimo più celebre, Apollyon, al nome greco di un angelo caduto portatore di distruzione e nemico dei Cristiani. In realtà, Apollyon è davvero uno di quei personaggi che dalla sua prima comparsa con i doomster Lamented Souls (in cui milita anche ICS Vortex giusto per fare un nome), non è mai sparito dalla scena continuando a sfornare dischi, collaborazioni, live shows con i progetti più disparati e chi più ne ha, più ne metta.
Ovviamente la maggior parte dei fans lo ricordano per essere il membro principale, ma non il fondatore, insieme a Carl-Michael Eide del celebre gruppo black/thrash Aura Noir. I due, spesso coadiuvati anche dal buon Blasphemer alla chitarra solista, in quanto entrambi abili polistrumentisti, si sono sempre divisi equamente parti vocali, di basso, chitarra ritmica e batteria all'interno della band, fino all'incidente che ha colpito Aggressor, dopo il quale Apollyon ha cominciato a farsi carico di tutte le parti di batteria, tranne in sede live. Per gli Aura Noir ha scritto anche molti testi, di cui mi pare doveroso ricordarne almeno uno: quello di Fighting For Hell da Black Thrash Attack, diventata simbolo, insieme all'opener Sons of Hades, di quella sorta di rivoluzione musicale di quegli anni:

Attack
crush all the sons of christ
with our fierce and invincible might
Ah, this lovely sight I have waited for

Master of storms
marching to battle
Creator of evil
fighting for hell


Dunque Apollyon, come si diceva poco fa, è un ottimo polistrumentista: Vicotnik di cui abbiamo parlato in precedenza, incontrò nel '95 il ragazzo, si accorse della sua grande abilità e lo volle nei suoi Dødheimsgard; i due sono ancora amici nonostante Ole abbia abbandonato la nave dopo le registrazioni di 666 International. Apollyon nella band ha suonato ben tre diversi strumenti: chitarra, nonché voce in due pezzi su Monumental Possession, batteria live e su Satanic Art e infine basso nel succitato 666 International. Questo giusto per capire ancor meglio la caratura e la versatilità di questo artista.
Tra gli innumerevoli altri progetti di cui ha fatto parte, sicuramente sono da citare la reunion degli Immortal, di cui è ancora bassista al fianco di Demonaz e Horgh, e i Gorgoroth, per cui ha suonato dal vivo come chitarrista e con cui si può vedere all'opera in quel Black Mass Krakow 2004 che tanto ha saputo suscitare scalpore, oltre ai mitici Cadaver per cui è stato vocalist e bassista, nonché numerose sono state le sue apparizioni come guest per varie band, dai Darkthrone (tra l'altro gli The Merciless degli Aura Noir uscì proprio per la Tyrant Syndicate di Nocturno Culto e Fenriz) ai nostrani Whisky Ritual.
Insomma, Apollyon è non solo una delle figure più importanti ed influenti del black metal, ma anche uno dei musicisti più validi e versatili della scena norvegese fin dagli anni '90 arrivando ai giorni nostri. Ma il nostro viaggio continua...

CARL-MICHAEL EIDE - GENIO E SREGOLATEZZA ALLA FINE DELL'ARCOBALENO
Per questo personaggio che ritengo sinceramente uno dei migliori in assoluto mai apparsi nella scena black, cercherò di mantenere l'obbiettività mantenuta sinora, nonostante l'enorme stima che provo per quest'uomo. Già, perché Carl-Michael Eide o Czral o Aggressor, è stato ed è tutt'ora non solo un musicista di assoluto rispetto, ma ha saputo scrivere alcuni dei capitoli più belli della storia del black metal.
Innanzitutto, ben pochi sanno che fu proprio lui a fondare due degli act più famosi della scena, divenuti poi celebri grazie ad altri personaggi, ovvero Satyricon e Ulver, entrambi abbandonati dopo solo una demo-tape. In particolare, il suo talento alla batteria (imparata da autodidatta con qualche consiglio datogli da Fenriz ed Hellhammer) si nota soprattutto nel demo degli Ulver, Vargnatt, che, rovinato da una registrazione penosa e da un songwriting ancora acerbo, riesce a brillare grazie ai suoi pattern irregolari e insoliti e grazie alle chitarre acustiche del compagno Haavard, casualmente suo ex-compagno anche nei Satyricon con lo pseudonimo di Lemarchand. La sua consacrazione, Czral, la ebbe con i mitici Ved Buens Ende, di cui abbiamo già anticipato qualcosa, in cui, oltre a dedicarsi egregiamente alle pelli sfoggiando una tecnica che affonda le radici nel jazz tanto quanto nel metal, si dimostra capace di clean vocals dal sapore quasi lisergico, teatrali ed estranianti. Tutt'altra cosa con gli Aura Noir, in cui invece di dedicarsi alla sperimentazione come aveva fatto con i Ved Buens Ende, si getta a capofitto nel black metal di stampo thrash tipico del gruppo, dimostrando passione anche per il metal old-school. Negli Aura Noir ha suonato tutti gli strumenti e cantato, dividendosi i compiti con Apollyon e Blasphemer, fino al 2005, in cui un incidente in circostanze mai chiarite gli ha inibito l'uso delle gambe, interrompendo così bruscamente la sua carriera di batterista. Fino ad allora aveva donato le sue incredibili doti dietro le pelli a progetti come Dødheimsgard, con cui ha suonato sia su 666 International, che su Supervillain Outcast, così come i Cadaver Inc. oltre a numerose altre partecipazioni come guest, ad esempio con i Darkthrone e i Nocturnal Breed. Nonostante ciò, la sua carriera come chitarrista, bassista e vocalist continua senza sosta (nei live suona/canta con le stampelle o seduto su una sedia), ed è attualmente attivo, oltre che con gli Aura Noir, con gli Inferno, band di cui fa parte alla sei corde fin dal suo primo demo, e con i Virus, progetto attivo dal 2003 che vuol essere più o meno una continuazione, almeno concettualmente e in parte anche musicalmente, di ciò che erano gli ormai defunti Ved Buens Ende.
Insomma, <Carl-Michael Eide ha dimostrato col passare degli anni di essere un'eccellenza assoluta nel panorama estremo norvegese e non, mostrando non solo incredibile versatilità nelle idee e nella musica, ma una tecnica invidiabile nel maneggiare più strumenti, nonché impegno, costanza e determinazione in molti dei progetti in cui si è impegnato, anche dopo il brutto incidente che gli è capitato. Tutto l'onore e la stima possibili per questo grande uomo ed artista.

ALDRAHN - SATANICHE ALLUCINAZIONI
Aldrahn è uno di quei vocalist che, pur essendo più o meno sempre rimasto nell'oscurità dell'underground, ha saputo lasciare il segno con la sua ugola nella mente di più di un blackster. Il suo nome è legato in primis al monicker Dødheimsgard, di cui ha fatto parte per una buona parte della sua carriera, al fianco del fedele amico Vicotnik, con cui è rimasto in buoni rapporti anche dopo l'abbandono del gruppo. La frequentazione dell'Elm Street Rock Cafe di Oslo, proprio con Vicotnik, e la conoscenza con Fenriz lo portarono difatti a fondare proprio i Dødheimsgard, in cui inizialmente suonava la chitarra e cantava, proprio al fianco dei succitati artisti. Kronet Til Konge, debutto del combo, è l'unico disco dei Dødheimsgard in cui Aldrahn ha un ruolo predominante a livello di songwriting: brani storici come Midnattskogens Sorte Kjerne o Mournfull, Yet and Forever portano infatti la sua firma. Eppure l'album, nonostante qualche momento emozionante e il fatto che affondi le sue radici nel black metal più grezzo e old-school, non brilla particolarmente di originalità. Già dal successivo Monumental Possession, in cui dividerà equamente il songwriting con Vicotnik, si nota invece un bel salto di qualità proprio nella struttura dei riff e delle canzoni. L'uscita dell'EP Satanic Art, nel 1998, coincide più o meno con l'inizio per Aldrahn di un periodo molto particolare, in cui comincia a fare uso di droghe pesanti, soprattutto allucinogeni. Se da una parte questo avrà come causa il predominio di Vicotnik all'interno della band, dall'altra parte in questo periodo Aldrahn scriverà testi assolutamente unici nella loro astrattezza e, perché no, assurdità. Le liriche di Traces of Reality, tratta proprio da Satanic Art narra proprio del suo primo trip con l’acido, un argomento praticamente impensabile per una band black metal al tempo. Di pari passo, la formazione cominciava ad assumere un sound sempre più futuristico, alienante ed industriale. Il culmine di ciò arrivò con il celebre 666 International: i testi vergati dalla penna di Aldrahn sono quanto di più strano e irrazionale si possa leggere, pieni di frasi astratte, apparentemente senza senso e che non seguono un filo logico, eppure si abbinano perfettamente con l'assoluto caos musicale. Anche le sue prove vocali sul disco, registrate quasi completamente sotto effetti di droghe, sono estranianti ma incredibilmente emozionanti, interpretano le lyrics in un modo assolutamente unico ed inimitabile, non disdegnando l'uso di clean vocals altisonanti e screaming arrabbiatissimi. Vedasi un pezzo come Shiva-Interfere, simbolo non solo del disco ma di tutto il mondo del black che in quegli anni stava subendo drastici cambiamenti e coraggiose contaminazioni che avrebbero fatto inorridire gli amanti dell'old-school e impazzire di gioia gli avanguardisti. Con i Dødheimsgard, ha infine registrato anche il più recente A Umbra Omega come vocalist, in seguito a un lungo stop in cui si è dedicato alla sua neonata famiglia e ad altri progetti musicali, salvo poi abbandonare nuovamente il combo.
Tra i gruppi per cui è inoltre ricordato, va sicuramente citata la all-star band Zyklon-B con cui ha contribuito a permeare di assoluta malvagità quel piccolo gioiellino letale di Blood Must Be Shed, grazie al suo timbro pieno di nera cattiveria a metà fra screaming e spoken vocals, e i Thorns con cui ha cantato in parte sul debut album e poi sull'EP Embrace / Fragment. Inoltre, Aldrahn è stato un punto importantissimo del “triangolo” formato da Dødheimsgard, Dimmu Borgir e Old Man's Child, i cui relativi artisti sono sempre stati in ottimi rapporti fra di loro e hanno spesso collaborato gli uni con gli altri, scrivendo numerosi testi sia per i Dimmu Borgir (sia su For All Tid che su Stormblast) che per gli Old Man's Child (sul demo In the Shades of Life e sul debutto Born of the Flickering), e occasionalmente ha anche cantato in alcune canzoni per entrambi gli altri progetti (una su tutte la bellissima Over Bleknede Blaner Til Dommedag dal debutto dei Dimmu). Attualmente è coinvolto anche nel progetto The Deathtrip.
Aldrahn è dunque uno dei cantanti migliori mai apparsi sulla scena norvegese, con il suo timbro unico ed inconfondibile, le sue liriche folli e stravaganti ha messo la sua firma su molti album storici per il black metal, soprattutto nelle sue forme più avanguardiste.

SNORRE W. RUCH - IL MAESTRO DEL RIFFING BLACK METAL
Quando Fenriz parla di black metal c'è di certo da fidarsi di lui: non solo è un grande musicista ed ha una cultura musicale a dir poco enorme, ma ha vissuto in prima persona gli anni più “caldi” della scena norvegese da assoluto protagonista. Dunque, vedendolo affermare che Snorre W. Ruch sia il responsabile dell'invenzione del tipico riff black metal in tremolo picking parallelamente al defunto Euronymous, possiamo star certi che stia dicendo la verità, e la musica, che vale più di mille parole, supporta le sue affermazioni. Già perché la creatura di Ruch, i Thorns sono state una delle prime realtà del black metal di questo stato nordico e sono autori di qualche demo grezzissimo e di bassissima qualità audio che pure sono miniera d'oro per gli appassionati e che sono stati di grande impatto e influenza su molti artisti, tra cui anche Varg Vikernes. Tuttavia, è altamente probabile che molti tra i lettori abbiano sentito parlare di Snorre solamente in quanto fu incarcerato per 8 anni con l’accusa di essere stato complice proprio di Varg dell'assassinio di Euronymous, nonostante Il Conte abbia sempre affermato l'innocenza dell'allora poco più che ventenne Snorre. E sono proprio stati gli anni in carcere che costrinsero i Thorns, attivi fin dal 1988, a pubblicare il loro primo full-length eponimo sono nel 2001, nonostante i successivi risultati straordinari legati al loro un black/industrial di pregevole fattura ed ad una line-up fenomenale, composta da musicisti del calibro di Hellhammer, Satyr (che tra l'altro licenziò il disco con la sua Moonfog) e Aldrahn. Una volta pienamente riabilitatosi, Ruch ha aperto anche un side-project chiamato Thorns Ltd. con cui produce musica d'ambiente per musei e mostre d'arte.
Assolutamente non di secondaria importanza è anche il suo contributo al capolavoro assoluto dei Mayhem e pietra miliare del black metal, quel De Mysteriis Dom. Sathanas su cui ha messo la firma sotto lo pseudonimo di Blackthorn, suonando non solo la sei corde al fianco di Euronymous, ma contribuendo in minima parte al songwriting (un riff di From the Dark Past, ad esempio, è preso da una vecchia canzone dei Thorns) e rifinendo e completando, insieme ad Attila Csihar, alcuni testi abbozzati da Dead, ma mai completati.
Uomo dalla personalità introversa e sempre ai margini della scena, nonostante i fatti di cronaca che lo hanno riguardato, Snorre W. Ruch ha saputo indubbiamente lasciare un marchio indelebile nella storia del black della terra dei mille fiordi.

ZEPHYROUS - IL FASCINO DELLA CHITARRA A ZANZARA
Avendo aperto questo articolo analizzando la figura di Nordavind, personalità misantropica ormai scomparsa dalla scena, è sembrato quanto mai adatto concluderlo con un personaggio dalla storia del tutto simile, e se possibile ancora più misteriosa, ovvero niente di meno che Zephyrous, membro storico dei Darkthrone, fin dai suoi primissimi esordi, intorno al 1986, sotto il monicker Black Death.
Da sempre chitarrista del gruppo, partecipando non solo al passaggio della band dal death metal al black metal che li rese poi famosi, ma anche ai pochi concerti della formazione norvegese tra il 1989 e il 1991 (inclusi gli ultimissimi live nel mini-tour in Finlandia, in cui i membri del gruppo -tranne il bassista Dag Nilsen- indossarono il corpse paint così tipico del black metal), egli prese attivamente parte alla stesura dei primi dischi del combo, ovvero Soulside Journey e soprattutto A Blaze In the Northern Sky, la cui copertina, ormai simbolo di un'epoca e imitatissima da miriadi di gruppi in tutto il mondo, immortala proprio Zephyrous in un'espressione demoniaca passata alla storia.
Se fin qui, però, il buon Ivar (vero nome dell'artista) si era limitato soprattutto alle parti di chitarra ritmica, dopo l'abbandono di Dag Nilsen (non favorevole al passaggio al black metal della band) fu Nocturno Culto ad occuparsi delle parti di basso sul mitico Under a Funeral Moon, mentre Zephyrous andò a gestire tutte le parti di chitarra. In questo disco, quest’ultimo codificò definitivamente il classico suono “a zanzara” o “a motosega”, divenuto in breve tipico della chitarra black metal. Ma non solo: proprio da questa release, i membri del gruppo cominceranno a scrivere i pezzi separatamente l'uno dall'altro, e Zephyrous non sarà da meno. Il suo contributo consistette in due dei capolavori del gruppo, ovvero Unholy Black Metal e l'ipnotizzante Inn I De Dype Skogens Favn, considerata dallo stesso Fenriz la migliore canzone del disco insieme alla leggendaria title-track.
Poco tempo dopo Zephyrous lasciò il combo in circostanze misteriose e ancora difficili da capire, anche a causa della tendenza da parte di Fenriz e Nocturno Culto, artisti di loro già molto riservati, a fornire informazioni abbastanza vaghe sul tema. C'è chi dice che egli avesse problemi di alcoolismo (che tra l'altro in quello stesso periodo affliggevano anche Nocturno Culto), c'è chi dice che fosse stanco della scena black ormai da lui considerata senza stimoli, c'è ancora chi presume che sia morto. Sicuramente quest'ultima ipotesi è errata, in quanto Zephyrous viene ancora spesso nominato nei booklet dei dischi del gruppo e Nocturno Culto lo considera tuttora un “membro spirituale” della band, tanto che spesso sono girate voci di possibili reunion (tra l'altro mai smentite categoricamente), ma di lui, questo è sicuro, non si sono mai più avute notizie certe. Scomparso misteriosamente nella nebbia del nord, insieme alla sua chitarra e ai suoi riff malvagi...

CONCLUSIONI
Lungi, come anticipato nell’esordio, dal voler con questo articolo parteggiare per singoli artisti o voler riaprire ridondanti e ritriti dibattiti quanto alle complesse e condannabili vicende che hanno visto per protagonisti alcuni dei loro ex colleghi o formazioni, dall’analisi delle carriere di questi dieci (questo elenco, chiaramente, seppur molto esemplificativo, rimane senza alcuna pretesa di esaustività) più misteriosi e a tratti dimenticati figuri, il cui apporto è stato tuttavia chiave per alcuni di quei dischi che ancora oggi sfidano con successo il passare del tempo, continuando ad essere considerati dei veri e propri capolavori, rende ancor più evidente come la Norvegia di quegli anni davvero fosse una vera e propria fucina di talenti che, in alcuni casi, avrebbero addirittura innegabilmente potuto offrire persino qualcosa di più, al già ricco loro contributo al black metal. E ciò non va certo dimenticato.



LexLutor
Domenica 19 Febbraio 2017, 12.25.27
12
Aldrhan è il mio vocalist preferito di sempre. Da zyklon-b (allucinante) a dodheimsgard... Vicotnik. Un artista con diverse facoltà visionarie, profondamente disturbante e altamente manipolativo. Un mostro.
PZ:Pavl
Venerdì 10 Febbraio 2017, 20.59.16
11
Non si sente spesso, purtroppo... di lui so quasi nulla, lo ascoltai per la prima volta negli Shadow Dancers e rimasi impressionato da quella grandissima voce...
Typhon
Venerdì 10 Febbraio 2017, 20.46.56
10
@PZavl Occultus l'avevo anche preso in considerazione in un certo momento data il suo "particolare" rapporto con i Mayhem, Euronymous e l'Inner Circle, ma a mio pare gli mancava qualcosa dal punto di vista artistico/musicale.
PZ:Pavl
Venerdì 10 Febbraio 2017, 20.43.51
9
Un articolo molto interessante! Personalmente c'è un 11° "oscuro", anche se mi suona un pò strano defnirlo tale, che avrei inserito e di cui si parla veramente poco: Stian Culto Culus, a.k.a. Occultus. Un personaggio senza dubbio bizzarro, una fugace presenza nei Mayhem, che ho avuto il piacere di riascoltare negli Shadow Dancers, Con Anima (interpretazione vocale pazzesca!) e più recentemente come ospite in "Generator" degli Aborym.
Typhon
Venerdì 10 Febbraio 2017, 13.18.43
8
Di nulla Lisa, è un piacere scrivere questo tipo di articoli ed ancora di più vedere che c'è qualcuno che li apprezza. Ne approfitto per ringraziare anche tutti coloro che hanno commentato e che hanno apprezzato l'articolo prima di te!
lisablack
Venerdì 10 Febbraio 2017, 13.16.29
7
Grazie per questo articolo..Be' qui siamo nell'ambiente adatto a me, me lo sono letto con molto piacere..grazie!
Fabio Yaaaaaaaahhhhhh
Giovedì 9 Febbraio 2017, 21.36.25
6
Grande articoloche aggiunge ancora più mistero in un genere già misterioso di suo...alcune figure sono diventate un'icona sia per la loro bravura in ambito musicale sia per le loro personalità controverse che affascinano ancora adesso...un esmpio è Hat che considero tutt'ora il miglior cantante dei Gorgoroth,o almeno quello che ne ha espresso maggiormente la malignità...tra le figure controverse forse ci stava anche un Nattram,ma penso che di lui si sia parlato fin troppo
tino
Lunedì 6 Febbraio 2017, 17.12.53
5
In effetti leggere di un musicista asiatico in un mondo, quello black, spesso controverso per motivi extramusicali e ben poco nobili, è comunque qualcosa degno di nota. C’è un altro norvegese celebre, dal nome che suona iraniano, quello di raymond dei theatre of tragedy. Ovvio non sono un gruppo black ma l’ambiente e il terreno di coltura è comunque sempre quello.
doom
Lunedì 6 Febbraio 2017, 16.29.51
4
Bellissimo articolo, finalmente si parla acnhe di chi ha fatto grande musica, Czral è in assoluto anche il mio musicista "nordico" preferito! Seguito da Vicotnik, Skoll (i Ved Buens Ende al completo!), Grim e Apollyon. Una curiosità è anche la strana origine indiana di Vicotnik, credo uno dei pochissimi indiani a fare black metal...
Ulvez
Lunedì 6 Febbraio 2017, 16.07.32
3
ho letto con molto interesse, alcuni di questi artisti non li avevo nemmeno sentiti nominare.
Doom
Lunedì 6 Febbraio 2017, 14.22.28
2
Ho dimenticato Hat...poche apparizioni per lui...ma memorabili. Se la giocava con Pest...Gahl non lo considero perché e' un personaggio che non mi e' mai piaciuto, anche se vocalmente se la cavava.
Doom
Lunedì 6 Febbraio 2017, 14.20.08
1
Interessante articolo, vedendolo da quest'angolatura di personaggi non in primo piano. Apollyon un grande per me..Poi vabbe' Erik ( o Grimm) per me era un gran batterista e la sua prova su Under the Sign of hell rimane negli annali dal Black. Ma non dimentico neanche Zephyrous per il suo apporto alla causa primi Darkthrone. Poi i piu allucinati Snorre, Vicotnic e Aldhrann che in quanto a influenze e interpretazione non sono da meno ad altri piu blasonati.
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