Pur impegnato nel tour europeo che tra una manciata di giorni li porterà ad esibirsi anche in Italia, il chitarrista dei Kreator, il finlandese Sami Yli-Sirniö, ci ha concesso un’interessante chiacchierata che ha saputo spaziare a 360 gradi all’interno del mondo della band teutonica, e del loro nuovo album Gods of Violence, senza disdegnare qualche curiosità a livello personale…
Akaah: Ciao Sami, benvenuto su Metallized.it! È un onore e un piacere avere questa possibilità di intervistarti! Cominciamo ovviamente con il vostro ultimo album, Gods of Violence. Siete soddisfatti del risultato finale? E qual è la ragione per cui ci sono voluti cinque anni, il più grande intervallo di tempo tra due qualsiasi album dei Kreator, per portare alle stampe un degno successore di Phantom Antichrist? Sami: Ciao Elena, grazie per il tuo interesse! Sento di poter parlare a nome di tutta la band, nel dirti che siamo molto soddisfatti del risultato finale di quest’album. Ci abbiamo messo così tanto tempo semplicemente perché siamo stati a lungo in tour per promuovere il suo predecessore e, al contempo, il processo di scrittura dei brani in sé ha richiesto molto tempo, poiché volevamo essere davvero sicuri di fare del nostro meglio.
Akaah: Gods of Violence è stato presentato come il risultato di un collegamento tra la mitologia greca e alcuni tra gli ultimi, sfortunatamente violenti, eventi nel mondo, sottolineando come, da un certo punto di vista, la cattiveria umana sia sempre stata presente nel tempo. Quale canzone del disco ritieni sia quella più brutale ed allo stesso tempo migliore per rappresentare questa tematica? Sami: Una potrebbe essere l’opener World War Now, che è stata composta ispirandoci agli eventi avvenuti al Bataclan a Parigi, poco più di un anno fa. La canzone solleva una questione: ci si chiede se noi si sia, dopo tutto, già all’interno di una sorta di nuovo conflitto mondiale. Io personalmente spero di no, ma la situazione attuale non sembra molto confortante.
Akaah: In tal senso, visto che i Kreator non sono nuovi nel trattare tematiche relative alla società contemporanea, alla violenza in generale, al male ed al potere, e non si sono finora nemmeno preoccupati di superare qualsiasi limite a livello di contenuti dei propri testi, vi considerate una band con una coscienza politica, in qualche modo? Oppure il messaggio volete trasmettere è un altro? Sami: I testi dell’album sono un riflesso del mondo che ci circonda, visto che cose davvero terribili stanno accadendo al giorno d’oggi in Europa. Questi nostri brani ed i loro relativi testi non vogliono offrire nessun tipo di soluzione in merito, vogliono semplicemente diventare qualcosa su cui riflettere.
Akaah: Come è andato il processo di scrittura dell’album? Avete ciascuno di voi molto spazio per lavorare e suggerire nuove idee, oppure una canzone dei Kreator nasce seguendo un metodo specifico? E, più in particolare, come nasce un tuo assolo di successo, come ad esempio quello noto di From Flood into Fire? Sami: È cominciato tutto con Mille (Petrozza, NdR), a tutti gli effetti il nostro principale songwriter, che ci ha inviato inizialmente qualche demo grezzo. Io nel frattempo ho rimandato qualcosa indietro di mio, che si è dimostrato poter anch’esso fungere da ispirazione. Dopodiché, abbiamo fatto una serie di demo con tutta la band, prima di andare in studio con il nostro produttore, Jens Bogren. Certamente ci serve in generale sempre molto spazio per soddisfare la nostra creatività! Per quanto riguarda gli assoli, di solito cerco di ottenere un’ispirazione direttamente dalle canzoni stesse. A ciò seguono delle improvvisazioni, dopo le quali io analizzo quanto realizzato e cerco di prenderne le parti migliori, per costruire un inizio, una parte centrale ed una fine. Qualche volta, ma solo ogni tanto, è tutta pura e semplice improvvisazione. Famoso comunque quello di From Flood Into Fire? Grazie per il complimento!
Akaah: Gli italiani Fleshgod Apocalypse vi hanno dato una mano con alcune parti orchestrali incluse in diversi brani di questa release. Cosa vi ha portato a chiedere loro di lavorare con voi? È stato perché conoscevate bene la band, perché vi hanno proposto qualcosa, o…? E, alla fine, siete soddisfatti della collaborazione? Sami: Avevamo pianificato sin dagli esordi di includere un’orchestrazione sulla canzone intro Apocalypticon. I ragazzi italiani ci sono stati consigliati dal nostro produttore e hanno fatto un lavoro splendido, tanto che poi gli abbiamo chiesto di occuparsi di qualche altra parte su altri due brani, anche se va detto che il loro input comunque è stato più concentrato su quell’intro.
Akaah: Proprio in questi giorni siete impegnati in un tour europeo con Sepultura, Soilwork e Aborted, come sta andando? E, visto che suonerete anche in Italia, com’è per voi suonare di fronte al pubblico italiano? Sami: Ti sto parlando direttamente da Varsavia e lo show di stasera è sold-out, così come molti altri spettacoli in programma nei prossimi giorni, dimostrando già ora di quanto il tour stia andando alla grande! Non vediamo per altro davvero l’ora di suonare in Italia, personalmente vorrei ci fosse stata la possibilità di esibirci per più concerti nel vostro paese!
Akaah: Qualche anno fa, avete suonato con Sodom, Destruction e Tankard in un evento speciale dove i Big 4 teutonici hanno condiviso lo stesso palco per una notte, ottenendo grande successo tra i fan, nonostante il brutto tempo. Pensi che uno show del genere possa accadere di nuovo, in futuro? Sami: Perché no? Abbiamo anche fatto un tour simile a quella data (anche se solo con Sodom e Destruction, NdR) nel 2002. È stato qualcosa di molto divertente, per cui per me non ci sono dubbi, perché non farlo di nuovo? Giusto per darti un’idea: quel tour era stato intitolato "Hell comes to Your Town”, ma noi lo ribattezzammo "Hell comes to Your Toilet"!
Akaah: Preferisci suonare dal vivo durante un tour oppure trascorrere tempo nello studio? Ci sono degli aspetti di queste due sfaccettature della vita da musicista che adori o che assolutamente non tolleri? Sami: Ho fatto talmente tanti tour nella mia vita che, onestamente, oramai preferisco lo studio. Suonare dal vivo mi piace tuttavia ancora un sacco, è il continuo viaggiare ogni giorno a sembrare più un lavoro.
Akaah: Ora una domanda classica: quale è il tuo album preferito dei Kreator? E, ti piace suonare i brani di tutti quegli album che erano stati pubblicati prima del tuo ingresso nella band, oppure c’è qualcosa che preferiresti evitare, se appartiene per esempio a full-length che magari non hanno avuto molto successo, come Outcast, o che magari non sono molto adatti al tuo modo di suonare? Sami: Non ti posso dare una risposta in merito agli album a cui ho partecipato e dove suono io stesso, perché vi sono troppo affezionato e non riuscirei a darti un’opinione oggettiva su di essi scegliendo un nome piuttosto che un altro. Dei precedenti invece, mi piace il debutto Endless Pain per la sua energia brutale e grezza. E anche Coma of Souls è uno dei miei preferiti tra i dischi del passato. Va detto comunque che in questo tour suoniamo anche un brano tratto da Outcast e qualche altro pezzo storico.
Akaah: Spostandoci su un argomento più personale, è ben risaputo che tu, a parte la chitarra, suoni anche il sitar. Quando hai cominciato a suonare questo strumento? Ed è qualcosa che fai ancora, o hai un po' abbandonato questo aspetto? Sami: Sto pianificando di comprarne uno nuovo, visto che quello che avevo non è sopravvissuto troppo bene al clima secco e freddo della Finlandia. All’inizio mi ha ispirato a suonare questo strumento l’ormai defunto musicista finlandese Pete Walli della band Kingston Wall (combo finlandese psychedelic/progressive rock attivo a cavallo degli anni Ottanta e Novanta, NdR), che ha per altro suonato il sitar anche in una canzone dei Waltari (intitolata Fuckadelican Garden, NdR), contenuta nell’album Torcha! In seguito, ne ho comprato uno io stesso e ho studiato un po’ di teoria musicale indiana. Ha degli affascinanti micro intervalli che possono essere incorporati anche nel suonare la chitarra. Ho anche in programma di suonare il sitar all’interno del prossimo album dei Barren Earth.
Akaah: Qualche anno fa l’edizione tedesca di Rock Hard ti ha definito un "Guitar-Hero dimenticato" e Mille Petrozza stesso ti ha recentemente descritto come un "genio musicale". Pensi che siano affermazioni che si addicono al tuo essere musicista? Sami: Che domanda! Ovviamente non lo penso! (scherza, NdR). No beh, chiaramente entrambe le dichiarazioni, soprattutto la seconda, sono davvero lusinghiere e quindi le prendo semplicemente come complimenti!
Akaah: Un’ultima domanda: suoni anche nei Barren Earth e sei stato un membro degli eclettici Waltari per parecchio tempo ormai. Come ti sei organizzato nellessere un musicista in così tanti progetti carichi di successo allo stesso tempo? Sami: Sei molto ben informata! Se ti interessa, ascolta anche il nuovo album di Jimsonweed (rock band finlandese, attiva fino ai primi Duemila, di cui Sami ha fatto parte per un breve periodo, NdR), Ghosts of Kopli (recentemente pubblicato da Svart Records, con materiali realizzati nel 2002, ma mai pubblicati prima, NdR). Lo trovi anche su Spotify. Non faccio più parte line-up dei Waltari per quanto riguarda solamente i concerti, ma i Barren Earth entreranno presto in studio per registrare il successore di On Lonely Towers. In ogni caso, i Kreator rimangono una priorità per me.
Akaah: La nostra intervista giunge ora al termine. Grazie ancora per il tuo tempo! Vuoi aggiungere qualcosa ai nostri lettori ed ai vostri fan italiani? Sami: Non vedo l’ora di venire in Italia! Grazie mille!
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