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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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KREATOR - Stream of Consciousness - Terza Parte
06/12/2012 (4302 letture)
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La storia ce li ha consegnati quali integerrimi alfieri del thrash estremo, furibondo e devastante, ma non per questo ignorante e privo di contenuti tecnici, di fine anni ottanta: grazie ad un'evoluzione qualitativa formidabile, infatti, i tedeschi Kreator hanno dapprima posto il seme primario del thrash europeo, quindi l'hanno evoluto dal rozzo caos primigenio ad una forma sempre più matura ed accurata. Eppure, gli anni Novanta hanno portato venti alternativi anche presso i leggendari killers di Essen, alle prese con dischi controversi ma assolutamente non trascurabili o privi di testi interessanti. Il leader Mille Petrozza, infatti, non ha mai smesso di dar adito alla sua rabbia polemica e al suo pessimismo cronico, attraverso versi provocanti ed infastiditi, sin da Renewal (1992), il disco della svolta: un lavoro ancora devastante ed improntato sulla velocità, ma molto glaciale nel riffing, privato dei grandi assoli di chitarra e contraddistinto da pezzi definibili alternative-thrash. Niente più riff roboanti o ampie fughe strumentali, bensì brani secchi e uniformi, martellanti ed ipnotici, senza spiragli. L'opener Winter Martyrium sembra essere una visione apocalittica, un monito che ci vuole avvertire: la nostra civiltà rischia di crollare sotto i colpi dell'insensibilità; le masse vengono ipnotizzate e condotte alla loro fine, dominate dalla tristezza e destinate a 'gabbie individuali che abbiamo di fronte'; la criptica frase 'l'amore è più freddo della morte, e nel freddo rimarremo' lascia spazio a molte interpretazioni personali, e nel complesso il 'martirio invernale' potrebbe essere tanto quello di un mondo che tende a non ascoltare i sentimenti e le emozioni, quanto quello di un raggelante scenario post-nucleare, nel quale il nostro pianeta si spegne lentamente, abbandonandosi a catastrofi ambientali immani, causate dalla razza umana stessa. La titletrack possiede in sé alcuni rimasugli di speranza: speranza che la massa possa iniziare a possedere la propria mente, rinnovando il proprio modo di pensare e 'abbracciando la luce'. Si attaccano nuovamente i politici, si definisce la gente 'ridotta in schiavitù' e si inneggia alla 'resistenza ad un percorso che non dovrebbe esistere' (quello delle forzature, di ogni tipo): un tipicissimo testo in stile Petrozza. Reflection è molto criptica, ma sembra annettere al suo interno rilfessioni contro il flebile appiglio della religione ('Lasciando incantesimi d'inganno, dando luce ai ciechi, sognando con gli dei della guerra, ricerca i veri portatori di vita') e finisce per scagliarsi contro ogni sorta di imposizione: 'Nessun Dio, nessun dittatore, nessuna frustrazione'. In Brainseed si parla di quei 'semi di pensiero distorti piantati nei cervelli di tutti noi': ancora tematiche legate all'importanza del pensiero soggettivo, in una società che tende ad imporci i suoi modelli precostituiti. Spesso e oscuro è anche il contenuto di Karmic Wheel, un brano in cui Petrozza sembra descrivere la continua lotta per sfuggire all'inesorabile catena di conseguenze scatenate da ogni singola azione, una routine che gira sempre più velocemente man mano che la vita scorre; tutto viene influenzato da eventi casuali, alla cui origine è impossibile risalire: 'Fino alla fine dei tempi, fino alla fine della vita, la ruota gira finché non moriremo'. Il chitarrista mantiene uno stile di difficile lettura anche in Zero to None, episodio nel quale sembra constatare la desolazione umana e sociale che ci circonda, ormai privata di ogni speranza di rinascita spirituale e tentativi di reale cambiamento da parte degli uomini ('Un sogno dentro un sogno, un utero dentro una tomba, calma dentro una sommossa'), mentre pone quasi in fondo alla tracklist una dichiarazione anti-razzista ed anti-nazista come Europe After the Rain, nella quale si vergogna per i crimini bellici commessi dalla sua Nazione ('Non ricordo più chi siamo') e constata il declino della stessa, abbandonata in una grave crisi industriale, ferita come tutta 'l'Europa dopo la pioggia', ovvero dopo il Grande Conflitto Mondiale; c'è spazio per ricordare le disumane ingiustizie succedutesi nei decenni ('Non è possibile dimenticare quelle immagini che ho visto in televisione, non è possibile chiudere gli occhi su questo spettro astratto'), ma anche per il reale rigetto nei confronti di una vita deprimente e omologata, croce designata per un popolo dai sogni spezzati, 'imprigionato per sempre dentro le fabbriche'. La conclusiva Depression Unrest è invece un atto di accusa contro le religioni organizzate, che si 'diffondono come parassiti' e per le quali il buon Mille auspica la fine: in lui arde una 'scintilla d'odio', perché mentre 'le culture muoiono' la gente non sa che fermarsi a 'pregare in attesa di un segno', aspettando supinamente che la decadenza ed il declino devastino ulteriormente la nostra già mesta realtà.
Nel 1995 la formazione teutonica si priva dello storico drummer Ventor e continua il suo percorso con Cause For Conflict, un pesantissimo disco di thrash alternativo, groove-oriented, ancora caratterizzato da ritmiche urgenti e tinte fosche. L'opener Prevail parla di come il decadimento e la schiavitù mentale abbiano portato al desiderio di ribellione toccando i cuori della gente: ora regna l'anarchia, 'la manipolazione non è riuscita' e dilaga il virus, quello delle promesse non mantenute dai potenti; Petrozza spera nell'inizio di una nuova era dopo 'decenni di buio senza fine': lo scenario è quasi post-apocalittico, ma persiste il terrore nei confronti di un futuro freddo e incerto. Catholic Despot è una devastante bordata di disprezzo nei confronti della bigotta e moralista frangia estrema cristiana, considerata come la massima forma di ignoranza retrogada e staticità mentale latente: i cristiani più fervidi si riempiono la bocca di sterili illusioni, predicando bene e razzolando male (basta osservare lo sfarzo del Vaticano o il folle meccanismo dei preti pedofili, il rifiuto dell'omossesualità, dell'utilizzo dei contraccettivi e dell'aborto stesso, per non parlare dei secoli di sangue innocente versato nel nome di Dio), pontificando concetti ridondanti e promesse di pace e fratellanza, ma non accorgendosi del degrado in cui versiamo; si nascondono dietro scritti vecchi di millenni e attendono che qualcosa cambi, auto-imponendosi dogmi assurdi, regole incoerenti, credenze al limite dello scaramantico. Mille Petrozza è spietato contro la Chiesa: 'Dittatore cattolico, nessun rispetto per la vita altrui; la criminalità dilagante della croce, la morale prevenzione: l'aborto non è peccato, nessuno di voi sarà salvato dal cielo; la consapevolezza annega nella devozione, seguite le regole, scavate la tomba. Aprite gli occhi: il Messia, il vostro fottuto Messia, non arriverà mai, e voi state uccidendo i poveri. Non c'è giustizia, non esiste una legge, non vi è alcun salvatore, non c'è altro Dio'. Di un'altra forma di moderna schiavitù mentale si tratta in Progressive Proletarians: la percezione di trovare protezione e sicurezza presso i grandi poteri proletari, non accorgendosi di come i potenti possessori di industrie e capitali, in realtà, curano in primo luogo i propri interessi, e non certo quelli dei poveri, dei lavoratori; a questo si aggiunge anche l'ideale mondo fatato dipinto dai media, uno scenario di sfarzo e benessere del tutto irreale ma che viene costantemente propinato alle nostri menti da ridicoli e falsissimi teatrini televisivi: 'Falsa libertà totale, proiettata dai media per schiavizzarci, oggetto di derisione totale, costante negazione della nostra miseria'. Il mito dell'avere, le pubblicità martellanti, lo spreco senza ritegno: di fronte all'importanza di possedere uno status quo, il gregge massificato si dimentica anche della grave crisi economica nella quale versiamo. Crisis of Disorder possiede un testo ermetico e semplice, improntato su una descrizione esile e catastrofica della realtà: si ripetono parole come 'paura' e 'terrore', si parla di un 'passato in frantumi', di reazioni traumatiche ed anime in fiamme, di un disagio collettivo che crea 'danni di identità, alienazione, paranoia, depressione, tirannia'; Petrozza spinge ancora sull'importanza del ragionamento personale: 'Il possesso del tuo cervello suicida il potere sovversivo'. Si ritorna a parlare di razzismo in Hate inside Your Head: il buon Mille narra di come i fanatici riescano a diffondere la loro rabbia ed il proprio odio influenzando di pregiudizi le suscettibili menti popolari ('Intellettuali maestri delle menti guidano i ciechi', portandoli all'urgenza di una 'separazione razziale'); Bomb Threat avrebbe potuto tranquillamente essere stata scritta negli anni della guerra fredda, oppure nell'imminente post-11 settembre (col senno di poi, naturalmente), dato che descrive l'insistente ondata di panico da terrorismo diffuso dalle Nazioni tra i propri cittadini: 'Nessuna prevenzione statistica l'ha potuto prevedere, il panico colpisce la nazione assassinata e la pulsione aggressiva esplode incontrollata; la gente continua a combattere, unita dall'odio, per abbattere il muro'. Più volte, anche in seguito, il chitarrista avrà modo di sottolineare come in realtà le guerre, spacciate come crociate in onore della patria o della religione, siano mosse soltanto da un'unica causa, quella economica. La gente muore, in guerra, soltanto per rimpinguare il portafoglio dei propri Governanti. Men Without God descrive il raggelante scenario di un pianeta lasciato morire tra lo scellerato egoismo dei propri abitanti, 'avvoltoi umani' che discendono per razziare le anime devastate da una 'nuova religione di controllo'; persa la fiducia in un ipotetico Dio, appurato che 'il Paradiso era solo un'illusione', il caos inizia a dilagare in maniera ancora più incontrollabile; Lost fotografa la perdita dei sentimenti e dell'amore in funzione di un predominante istinto materiale ('Avidità, brutalità infinita, tutto ciò che resta è l'odio, il dolore, massa frustrata, depressione globale, vita senza speranza, l'amore è perduto; nessuna esperienza, solo piacere orgasmico, sogni astratti di perversione. L'odio non può morire, è sempre vivo'), mentre Dogmatic ci riporta in rotta di collisione con la filosofia ecclesiastica, essendo una spiegazione di come le scoperte scientifiche ed il progresso contribuiscano alla 'emancipazione mentale' e, quindi, potrebbero portare al 'crollo della democrazia', ossia dell'ordine comunemente accettato dalle masse: 'L'autorità dogmatica cade'. Sussistono anche possibilità secondo cui le 'autorità dogmatiche' non siano solo quelle religiose, ma anche quelle politiche, che tendono a plagiare il pensiero collettivo imponendo le proprie scelte e le proprie necessità, censurando e nascondendo la verità: 'La propaganda è la droga della nazione, uccide te e me, rivolta psicosociale quando si viene a conoscenza della straziante realtà'. La guerra e l'insanabile tendenza al dualismo continuo animano i versi di Sculpture of Regrets, un brano nel quale ci si sofferma ulteriormente sull'anacronistica inutilità delle guerre e sull'intollerabile copertura con le quali vengono organizzate ('Che la guerra sia strumento per la pace è solo una fantasia infernale, la parte negativa del dualismo è la causa del male di tutti gli uomini, porta a guerre senza fine per distruggere ciò che è stato costruito su secoli di paura; l'elemento sempre presente è l'odio eterno, la voglia di conquistare di nuovo le menti'); la seguente Celestial Deliverance descrive le cristiane promesse di redenzione come un 'narcotico miraggio che crea una nebbia psicotica', anticipando la lunghissima Isolation, dodici minuti di durata -ma con un testo molto sintetico- che concludono il disco con una riflessione personale, la quale si pone come un desiderio di fuga e purificazione da tutto e tutti, un'esortazione a trovare in se stessi la pace interiore: 'Qui in isolamento vedo più di quanto l'occhio possa vedere, salvo in un silenzio tranquillo, così lontano da raggiungere, più vicino alla pura libertà; l'isolamento è ciò che cerco, manifesto di una verità perduta, dolore e agonia sono assoluti in questa vita di tristezza, la vera serenità si trova all'interno, sogno di luoghi lontani'.
Ancor più significativa fu la svolta di Outcast, il primo disco che non presentava più ritmiche prevalentemente serrate e composizioni violente: nel platter, infatti, vi erano composizioni pesanti, cadenzate e dall'atmosfera cupissima, intrise di elementi industrial metal. L'introduttiva Leave This World Behind è un invito a sperare in un mondo migliore, con un riferimento al contrasto tra la deludente realtà esteriore e i disillusi sogni interiori ('Il mondo esterno è freddo come il ghiaccio, dentro si sta bruciando'): 'Questa miseria deve svanire, lasciandoci vedere un giorno migliore; questo è tutto quello che c'è da scegliere' esorta Petrozza, il quale ci regala anche un poetico 'spiega le ali e vola con me'. Il brano migliore, oltre che il più simile alle vecchie mazzate thrashy, è Phobia, spesso suonata ancora oggi; il testo è criptico e parla di una paura interiore, con il chitarrista che interroga un ipotetico protagonista: 'C'è qualcuno che ti sta seguendo? O stai solo sognando? Qualcuno vuole prendersi la tua vita'? Potrebbe riferirsi alle tante piccole paure che costellano la nostra esistenza, timori che il nostro cervello ingigantisce più del dovuto rendendoci interiormente deboli e schizofrenici, e al contempo potrebbe essere anche una discussione intima di Petrozza stesso, il quale potrebbe aver messo per iscritto una sorta di flusso di coscienza nel quale analizza qualche sua paura inconfessabile, cercando di vincerla. Forever parla di un dolore eterno, che dura 'per sempre' così come le lacrime, la paura e l'onestà del protagonista, forse ferito da un amore spezzato o deluso da una persona cara; l'oscura e cadenzata Black Sunrise conferma il pessimismo latente di Petrozza, alle prese con un momento evidentemente difficile della propria esistenza: 'Tutto il verde si è trasformato in grigio, perché non riesco più a vedere la luce? Tutto è diventato molto più difficile di prima, come una palude che mi tira più in basso'. C'è anche un verso abbastanza misterioso ('Dio, so che ho esagerato, sto morendo per aver guardato dentro'), che potrebbe essere interpretabile come un'autocritica nei confronti dell'eccessiva riflessione interiore di Petrozza. Nonconformist è chiara fin dal titolo, una sintesi perfetta del carattere anarchico del cantante e chitarrista italotedesco, che accusa coloro i quali diventano capitalisti e 'seguono il cieco': 'Non riesco più a vedere la verità dopo tante bugie'. Petrozza scrive che l'individuo conformato finisce per morire col cervello cancellato, mentre chi ha il coraggio di dire 'non sono d'accordo', come lui, diventa il peggior nemico di chi ci vuole stereotipare; troppa gente, purtroppo, rimane ingabbiata in un gregge, come e peggio delle pecore: 'Fanno bruciare i vostri sogni, inquinano la vostra mente, e nemmeno lo vedete'. Anche Against the Rest è un orgoglioso manifesto di forza mentale, un incitamento a restare incontaminati al cospetto di costrinzioni e imposizioni, senza seguire nessuna fede o partito bensì seguendo solo la propria testa: 'Come una religione mondiale, un perfetto prodotto della fantasia, abbracciate me, non i leader che governano; solo il puro potere dell'integrità è ciò che posso vedere, stiamo insieme contro il resto, seguendo la nostra direzione'. Il testo breve di Enemy Unseen sembra parlare di una coscienza interiore con la quale dover fare spesso i conti se si è persone coerenti ed incapaci di mentire almeno a se stessi ('Adesso pensi che sia finita, ma c'è una cosa che ti sei dimenticato, questa voce dentro la tua testa'), mentre con la titletrack si inquadra perfettamente la figura di 'reietto e sociopatico' incarnata dal Petrozza novantiano, un individuo che cercava e cerca tutt'ora una fuga dalla società conformizzata e standardizzata; un testo che è possibile leggere, in chiave alternativa, anche con gli occhi del metallaro messo all'angolo nel piccolo mondo quotidiano che lo circonda, ma che resta incentrato sulla sofferenza interiore di quei 'filosofi moderni' che mal sopportano la falsità, la pesantezza e l'ingiustizia del mondo nel quale abitiamo, e finiscono dunque per apparire come asociali, visionari e misantropi: 'Tutto solo, così irreale, segui le illusioni, rifiuto assoluto in un mondo senza riflessione; ora che hai attraversato la linea puoi vedere con occhi diversi, con una mente diversa, guardando dritto attraverso il loro travestimento. Ti è mai capitato di sapere cosa significa venire respinto, fino all'ultimo estremo? Tutto ciò che è e che era è nient'altro che un mostro, solo un sociopatico'. Anche Stronger than Before, ha un significato intuibile già dal titolo: ciò che non ti uccide ti fortifica, e Mille Petrozza sa bene che, in questa vita dura ed in questo mondo malato, andare avanti e restare fedeli a se stessi è sintomo di grande forza interiore. Il chitarrista spiega che 'questa vita ti ha portato in basso, spingendo il tuo volto per terra, intrappolato in un mondo di bugie' e che 'l'aggressività è l'unico modo per esprimere la tua rabbia'; affrontando le proprie paure si trova il metodo per 'uscirne più forti di prima', che 'si trova nel tuo sangue e nel tuo cuore', perché noi possediamo il 'potere di trovare qualche pezzo di mente'. Pressante negatività si insinua pure in Ruin of Life, nella quale ritornano le consuete avversioni verso la sottomissione mentale: qui Petrozza sembra quasi confessare di preferire la morte ad una vita talmente amara ('Rovina della vita, si conclude in lacrime, come in una maledizione, cuore, anima e mente, come un'illusione che annebbia la vista, allora perché non mi porti via'?). Il chitarrista è talmente attaccato alla concezione di libertà mentale e spirituale che ne parla anche in Whatever It May Take, ennesimo pezzo nel quale incita fieramente a non farci manovrare da nessuno: 'Qualunque cosa accada, tieni la testa al di sopra del suolo, rifiuta di essere schiavo, non arrenderti. Nessuno ha fiducia nelle promesse, ma da qualche parte ci sarà un'altra occasione'. Probabilmente Alive Again parla di quella 'reazione eccessiva' dovuta all'odio ed alla rabbia repressa, sentimenti che ci trasfigurano facendoci 'diventare qualcun altro', rendendoci 'odiosi, psicopatici ed emotivi', ma che è anche l'unica valvola di sfogo al cospetto di tante fastidiose circostanze che ci portano alla saturazione. La conclusiva A Better Tomorrow è un altro idilliaco presagio di speranza, il sogno di un cambiamento che porti la gente a ribellarsi alle ingiustizie ed al conformismo al quale è sottoposta: 'uno dopo l'altro perdiamo il controllo, nuova coscienza, un solo cuore, una sola anima; fine delle opressioni, è giunto il momento: quindi non guardare indietro, si può fare. Così incamminiamoci silenziosi in questa guerra silenziosa, questa generazione è finalmente in direzione di un domani migliore. Vuoi dirmi che non lo senti, non lo vedi, non hai sentito? Cosa stiamo aspettando? Ora o mai più, giorno dopo giorno stiamo pregando per questo; nuova speranza che porta nuova luce, ora anche i ciechi vedranno e abbracceranno la propria mente, per piantare i semi di un domani migliore'.
L'apice dell'evoluzione coincise con Endorama (1999), disco fortemente melodico e che affiancava elementi gotici a quelli industrial già presenti sul predecessore. L'epica opener Golden Age si ricollega alle speranzose tematiche di un futuro migliore, nel quale Mille Petrozza spera di poter coltivare una 'mente libera, libera dalla paura, libera dalla rabbia': l'avvento di una prosperosa 'età dell'oro', per un 'genere nuovo' e privo di guerre, corruzione falsità. La titletrack Endorama si ricollega al timore diffuso che l'avvento del 2000 avrebbe segnato l'inesorabile fine del mondo, esistente fin dalle profezie di Nostradamus e tornato a insinuarsi nelle teste delle persone con il tramonto del ventesimo secolo; Petrozza prende questo fenomeno, ovvero la fine del mondo imminente, e la descrive come liberazione da tutte le sofferenze, chiamandola appunto 'Endorama': 'Questa è la fine di tutte le sofferenze della vita, questa è la fine di tutto il dolore della vita; paura, distruzione, cupidigia non esisteranno più. Non è rimasto nulla, ora nulla può rimanere'. Contro l'immane catastrofe l'uomo non può nulla, e così tutti i suoi sentimenti spocchiosi ed i suoi comportamenti nefasti appaiono tremendamente piccoli ed insignificanti: 'Questa è la fine del tuo falso paradiso, questa è la fine dell'orgoglio dell'umanità, gli spettacoli egoistici non servono più, tutte le dimenticate oscure illusioni sono morte'. Secoli di guerre e genocidi vengono cancellati in un soffio: 'Questa è la fine di tutte le tue lotte, questa è la fine di questo dominio; odio, regressione,menzogne non esisteranno più quando il mondo diventerà l'epitaffio di Caino'. La morte viene vista a più riprese come fuga dalla sofferenza: 'Per tutto il tempo che sei vivo devi soffrire, la morte ti prenderà da questo labirinto; apri gli occhi e vedrai che questa vita non può essere reale'. Identico pessimismo si respira in Shadowland, un pezzo nel quale la nostra 'Terra delle ombre' viene descritta come 'luogo freddo e inespressivo, nel quale l'amore non può nascere': le nostre 'vite senza senso' generano solo 'morti senza senso'. Il chitarrista parla di qualche 'anima inquieta che cerca la risposta', riferendosi alle persone che si pongono domande e riflessioni sul senso della vita, constatando con disdegno la decadente realtà che le circonda e la bassezza morale dei loro simili, autori di una 'mascherata di disperazione'. Tanto melodica e radiofonica (quindi atipica) quanto criptica nel testo è Chosen Few, la quale sembra parlare della nascita di un amore complicato, che ha portato con sé una visione più colorita e calda della realtà circostante, ma che al tempo stesso diventa una droga a cui è difficile resistere: 'Per la prima volta nella mia vita ho visto il fuoco nei tuoi occhi'. Petrozza sembra descrivere una persona alla quale non sa resistere: 'Sei la mia religione, la mia morte certa, la mia salvezza, il mio sacrilegio, il mio regno prezioso, il mio impero, la mia tragedia, il mio desiderio, la mia vita, il mio sangue, la mia luce splendente', anche perché aggiunge che 'sei diventata tutto e di più per me, mi sento come finalmente vivo', eppure l'amore comporta anche sacrifici e sofferenze, soprattutto se -come si può evincere dal videoclip del pezzo, che ritrae all'opera una ballerina di lap dance- la donna desiderata è una ragazza di facili costumi e non certo la fanciulla della porta accanto ('Per la libertà è una spada a doppio taglio'). La tetra Everlasting Flame, sostenuta dall'insolito suono degli archi, parla di come spesso ci facciamo scivolare la vita dalle mani, non accorgendosi del tempo che brucia veloce, scottato dalla 'fiamma eterna' in una continua e fulminante routine dai toni oscuri e raggelanti; nella strofa iniziale, il protagonista è giovane e nutre ancora speranze per un futuro migliore: 'L'atmosfera intorno a te è buia e fredda, hai solo 17 anni ma nel cuore ti senti vecchio; ma un giorno lascerermo questo luogo di paura, fuggendo lontano da qui'. Ben presto, però, la nostra vita viene incastrata in una gabbia angusta e priva di colori, scandita soltanto dagli orari di lavoro, dalle preoccupazioni, dagli standard da rispettare meccanicamente: 'Le pareti della fabbrica non lasciano spazio per respirare, hai 34 anni e i vecchi amici sono diventati solo ricordi; hai ancora bisogno di nascondere le tue lacrime amare ed il sogno di un posto lontano, lontano da qui'. Mille Petrozza parla di una figura 'inghiottita da questo mondo materiale, destinato alla morte fin dalla nascita: non è possibile interrompere la sofferenza che segue alla fiamma eterna'. Giunge un momento in cui il destino sembra segnato ed irrevocabile: 'Non c'è proprio nessun modo di uscire da questo inferno, hai 56 anni e sei solo l'ombra della tua autodistruzione; una vita sprecata, il dolore non scomparirà, non vedrai mai un posto migliore, lontano da qui'. Il pezzo è deprimente e crudo nella sua descrizione della realtà, ma almeno ci invita a dare più valore alle cose, a vivere al meglio ogni istante della nostra vita. Passage to Babylon è uno degli episodi più atipici dal punto di vista musicale, un ritmo soft e ovattato che cresce in un refrain più aggressivo; liricamente è difficile capire a cosa si riferisse Mille Petrozza: forse alle promesse vane ed irrealizzabili di qualche uomo di potere, molto più probabilmente a qualcosa che non possiamo comprendere con certezza utilizzando solo la logica. Per esempio potrebbe riferirsi alla nostra mente, uno strumento potentissimo ma che spesso non utilizziamo, necessario per scoprire il 'passaggio per Babilonia', ovvero la chiave per la consapevolezza, la libertà intellettuale e la forza mentale di muoversi con le proprie gambe, senza farsi strumentalizzare: è dunque la nostra stessa mente che ci dice 'posso mostrarti tutto quello che vuoi vedere, riesco a trasformare le vostre fantasie in realtà nascoste, posso portarti ovunque tu voglia andare, insegnarti tutto quello che c'è da sapere, mostrarti la via d'uscita da questa tragedia'. Il tedesco sembra ricollegarsi alla titletrack nel corso di Future Ring, un brano in cui descrive come questa 'razza morente' attenda cronicamente la venuta di un Messia, annegando dietro ad un 'sogno che non si sente', abbindolata da 'devozioni traumatiche'; troppo semplice nascondersi nella speranza che un 're glorioso' giunga dal futuro per rimettere tutti i nostri peccati, molto più sottile e difficile da accettare l'idea che l'unico problema di questo mondo siampo noi stessi, poveri umanoidi privi di mente e cuore. L'allucinata Soul Eraser parla ancora di come gli esseri umani tendano ad assegnare ad ipotetiche figure superiori il loro bisogno di salvezza, la necessità di essere aiutati, che si tratti di un 'imperatore immortale da un pianeta lontano' o di un 'mitico dio-re'; compaiono forse riferimenti alla civiltà egizia, proprio per la caratteristica di inquadrare il Faraone come figura mitologica ('Per cento anni un segreto, nel grande buio della piramide puoi vedere i discendenti degli dei', e poi 'un tiranno universale, privo di emozioni, senza rimpianti'); di sicuro, elevare una persona, chiunque essa sia, al rango di Salvatore o solutore di tutti i problemi è solo un tentativo di fuggire dalla realtà, rifugiandosi in un 'sogno fantasmagorico, travestimento per una morte silenziosa'. Compare una citazione letteraria in Willing Spirit, brano misterioso e di difficile analisi che si rifà per certo al romanzo Der weiße Dominikaner dell'esoterista austriaco Gustav Meyrink, che narrava del discendente di una famiglia di alchimisti ('Potrei giurare di aver sentito il tuo tocco, ho bisogno della tua magica presenza, diventa realtà solo di notte'); Pandemonium è la consueta descrizione di un mondo prossimo alla catastrofe, alimentata anche dalle paure terrificanti della gente, che si limita a gridare aiuto senza far nulla per assistere se stessa ('Ora che il mondo sta sprofondando, ora che finisce in lacrime, l'inferno è arrivato e nulla può farlo sparire; tutte le cose che sono successe nei tempi passati hanno originato questa vita, pandemonio apocalittico, uno psicodramma che ti trascina in una vita surreale'), mentre Tyranny sembra -con tutta ovvietà- parlare di un potente, il quale impone la propria dittatura smentendo le proprie promesse di un futuro migliore ('Sei diventato così, mi dicono; dov'è il tuo paradiso in terra'?); Petrozza, ovviamente, si schiera apertamente contro il tiranno di turno: 'Credi nel dolore, credi nell'odio; questa vita non fa per me, il tuo mondo non fa per me'. Si chiude così il decennio delle sperimentazioni, per i Kreator: un periodo atipico e in cui molti fans storsero il naso, ma che ci ha comunque tralasciato buoni dischi ed una faccia inedita dei thrashers tedeschi, che stavano per riprendersi il trono.
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Vichingo, quando magari avrò la possibilità di aprire un bord...ehm volevo dire un ostello...allora sarai tra gli invitati.... |
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@Lambrusco: quando ti fanno papa?  |
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Un analfabeta senza apostrofo, prego.....(è maschio). |
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E' interessante leggere un articolo sui testi di Petrozza: un'analfabeta, comunista e terrone! |
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Secondo la mia interpretazione, petrozza indica come ''grandi proletari'' i grandi imprenditori che regolano l'economia di un paese, e nella quale la gente pensa di trovare un appoggio sicuro, si fida di essi nonostante siano in realtà degli squali.. |
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Vorrei che mi spiegaste cosa sono i "grandi poteri proletari" penso che il testo si riferisca semplicemente a quei fenomeni descritti come lotta di classe o guerra sociale... |
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Dubito, Cristiano! per il video, ma anche perchè credo non che sarebbe troppo ''infantile'' per un uomo disilluso come Petrozza, lo avrei potuto pensare piuttosto nei suoi anni giovanili. come ho cercato di spiegare nell'articolo, sono indeciso nell'interpetazione: quasi certamente parla di una donna, resta da capire se una donna che ha portato solo positività e con cui iniziare una relazione oppure una ballerina/pseudo prostituta alla quale diventa difficile e doloroso legarsi.. propendo leggermente per la seconda ipotesi... |
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Grandi, continuate così, non vedo l'ora di leggere il prossimo. E' possibile che "Chosen Few" parli del metal stesso? Certo il video non fa pensare per niente a quello |
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se ci siamo posti l'obbiettivo di spiegarne i testi (come accaduto in passato per black sabbath, metallica ed iron maiden) evidentemente non è possibile esaurire l'argomento in uno o due articoli.. se si vogliono fare le cose fatte bene... |
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non fraintendetemi.... adoro i kreator ma..... quanti articoli fate su di loro? 1 alla settimana? =) |
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