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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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KREATOR - Stream of Consciousness - Prima Parte
05/11/2012 (6063 letture)
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Kreator, sovrani incontrastati del thrash europeo, integerrimi alfieri dell'estremo: una carriera ricca di gemme e violenza, qualche cedimento ed infinite dimostrazioni di forza, sempre all'insegna della velocità. Sono stati una delle band più amate degli anni ottanta, sono ancora oggi tra i big più accreditati e popolari nel pubblico, hanno scritto la storia del genere e godono di stima e credito quasi illimitato presso gli headbangers di ieri e di oggi. Merito di tale aura mistica va accreditato alla coerenza musicale -nonostante gli esperimenti degli anni novanta- e alla importante vena critica riscontrabile nei testi di Mille Petrozza, leader della band e paroliere intelligente. Se all'inizio il cantante e chitarrista di origini calabresi si limitava a cavalcare l'onda lunga di un thrash sguaiato ed estremo tanto nella musica quanto nelle liriche pseudo-demoniache, col tempo ha affinato una vena critica sempre più sottile e vogliosa di giustizia, uguaglianza, trasparenza, rispetto per il prossimo e per il pianeta: si sono così succeduti album sempre più curati tecnicamente e tematiche via via più acute, nelle quali la band tedesca si scagliava contro i politici, i governanti corrotti, la falsità nel senso più ampio, la guerra ed il degrado sociale al quale siamo sottoposti. Non solo: Petrozza, classe 1966, è un fiero sostenitore di tematiche ecologiche come la protezione dell'ambiente e degli animali, tanto che molti suoi scritti sembrano essere un vero e proprio monito contro la distruzione ambientale della nostra Madre Terra. Come spesso accade, sotto una lettura superficiale si nascondono contenuti molto profondi: chi considera i Kreator una band ignorante e statica, probabilmente, non ha mai approfondito le tematiche trattate nelle varie canzoni, né si è accorto dell'enorme crescita stilistica intercorsa dopo i primi due dischi. Endless Pain e l'apocalittico Pleasure To Kill sono state releases fondamentali, di importanza seminale per la diffusione del thrash nel nostro continente: mentre in America questo nuovo filone già spopolava da un paio di anni, nella vecchia Europa continuava ad andare forte l'heavy tradizionale; grazie alla Triade Teutonica, il thrash si è diffuso a macchia d'olio, assumendo connotati ancora più estremi. Con i loro primi due album, i Kreator hanno ulteriormente spostato l'asticella della violenza, sconfinando in territori mai uditi prima: basti pensare che all'epoca venivano definiti gli Slayer europei e, proprio come i killers di Los Angeles, erano catalogati all'interno del movimento death metal, che non era affatto definito come al giorno d'oggi. Endless Pain e Pleasure To Kill erano ancora marci, rozzi, una scarnificante opera di distruzione sonora dai connotati caotici e furibondi: l'istantanea della prima essenza dei Kreator, l'adolescenziale e sferzante forza bruta scatenata attraverso riff brutali, assoli atonali e strutture grezze, dirette, totalmente sottomesse al caos e alla veeemenza sonora. E' proprio da questi due dischi che partiremo per comprendere lo spirito lirico racchiuso nei primi cinque anni di vita della band, ovvero quelli imprescindibili per ogni appassionato di musica dura, nonché quelli che hanno tramandato ai posteri la leggenda di questa formazione senza pari nell'ambito del thrash estremo. La critica e la censura non hanno certamente risparmiato le sorti del combo di Essen, sorto nel 1984, ma -come spesso è accaduto nella storia della musica dura- si è trattato di accuse infondate e prive di approfondimento, perché mai band come i Kreator o gli Slayer hanno voluto incitare alla violenza o all'adorazione di Satana. Certo, nei loro primi lavori si scorge un approccio lirico infantile e che volutamente tentava di sconvolgere e scioccare; ma, al contempo, erano già presenti elementi più acuti e discorsivi, messaggi nascosti tra le disordinate invettive di rabbia adolescenziali. Messaggi che cercheremo di cogliere e che, in ogni modo, sono emersi in maniera sempre più considerevole disco dopo disco, man mano che l'uomo Petrozza (in questo caso) affinava il proprio pensiero e sentiva crescere il bisogno di comunicare qualcosa di importante, senza la pretesa di poter cambiare il mondo ma con la volontà di farci riflettere.
L'album d'esordio, Endless Pain, esce nel 1985 e si pone immediatamente un gradino oltre la frontiera del thrash estremo fino a quel momento egemonia degli Slayer: la brutalità delle vocals, la velocità scarnificante, la caoticità degli assoli e la crudezza di ritmiche e riff sono praticamente insostenibili, accompagnate da una tecnica rozza ed ancora primordiale, irruenta e scarna. Il massacro inizia con la forsennata titletrack, un testo incentrato su un 'dolore senza fine', che si fa sentire attraverso una 'catena di metallo', arma d'aggressione con cui uccidere il nemico che 'ti ha attraversato la strada'; la rabbia sembra fine a sè stessa, non vi è un motivo o un destinatario preciso, l'unica cosa certa è che 'il potere della morte distruggerà l'umanità', senza che noi possiamo sapere il perché: 'è un gioco infernale', con tanto di criptici ed incomprensibili i riferimenti a 'mostri rossi e verdi che tormentano la vostra mente'. Si esalta il 'suono dell'inferno', si parla di un cuore in cui imperano terrore, odio e solitudine: ma tutto resta vago e confusionario, privo di particolare profondità. La massacrante Total Death potrebbe essere il primissimo atto di accusa contro la classe governante, col giovanissimo Mille Petrozza già disgustato dal potere con cui i politici maneggiano le nostre vite: il cantante e chitarrista asserisce che 'la pace non può perdurare' e, citando i Black Sabbath, definisce i politici 'warpigs', ovvero maiali da guerra; essi sono causa di 'morte totale', dalle cui fiamme ardenti non si può sfuggire: 'la carne e il decadimento della pelle dal viso, distruggere la razza umana è il loro obbiettivo'. Petrozza, forse, ha già le idee chiare ed è manifestatamente schierato contro le stanze dei bottoni, anche se il testo in questione potrebbe tranquillamente essere un'altro sproloquio di brutalità fine a sè stesso e senza troppi significati intrinsici. Al di là del titolo volutamente provocatorio e blasfemo, tipico di un'età aolescenziale in cui si ama giocare a fare i metallari satanici, Storm of the Beast contiene anche un piccolo passaggio dai contenuti leggermente più incisivi: 'l'odore del sangue è nell'aria, la gente muore quando ambisce un trono'. In altre parole, la sete di potere, l'ambizione di emergere, non sono altro che modalità alternative per corrompere la propria anima, cacciarsi nei guai ed infangare la propria esistenza. Mille ha sempre detestato gli abusi di potere e l'esaltazione della grandezza materiale, e infatti ammonisce: 'La misericordia è qualcosa che loro non conoscono'. Per il resto, il testo è un ordinario bignami di brutalità infantile: 'La notte sta scendendo, la nebbia è tutta intorno, la bestia sta lasicando la sua casa sanguinante; ha bloccato le porte, non puoi uscire, la bestia porta la morte come fosse un gioco'. Forse è individuabile anche un'identificazione del metal stesso nella figura della 'Bestia': 'fa scoppiare le teste, fate thrash dappertutto'. Il brevissimo testo della infernale Tormentor parla di una figura infernale che 'cavalca nelle tenebre, attraverso l'inferno della notte, lasciando tutto il suo tormento nel cielo'; egli 'diffonde il terrore nel nome di Satana' e 'quando senti la sua rabbia sai che si sta avvicinando'; questo guerriero di blasfemia possiede un potere tale da detronizzare persino Dio: 'lancia un incantesimo, il Signore di tutti gli Inferni, squartando gli angeli; Dio è caduto'. Anche in questo caso, il testo è molto superficiale e figlio di visioni adolescenziali senza troppi significati nascosti: 'Chiamando la morte Baphomet si fa reale, cani infernali e demoni sono in attesa di uccidere; i pentagrammi risplendono, Lucifero sorride. Stupra la vergine e strappa i suoi occhi, bevi il sangue, non temere Dio. Ora sei morto e la tua carne è marciume'. La successiva e virulenta Son of Evil è un inno a tutti i 'figli del male', e fa quasi sorridere pensare a questi ragazzini neanche maggiorenni che invocano la ribellione delle forze oscure, incitando gli esseri umani a compiere atti orripilanti: 'Messaggeri di volontà ardente, parlando di cose che nessuno sa, violenza per la vergine, morte che scende sulla sua pelle insanguinata; rinnega il padre, rinnega la madre, brucia la sorella e avvelena il fratello, hai giurato di prendere la vita con le armi della morte. Nato nelle stanze demoniache dell'odio, nei suoi occhi la tortura è una lama incandescente, anima disumana come una bestia animale. Il sangue di Gesù, migliaia di persone soverchiano il prete. Figlio del male, svegliati per portare la fine senza fine, Creatore di demoni e commandos di mostri'. Curioso notare come 'Creatore di demoni' venga scritto utilizzando la parola 'Kreator', il nome della band che viene dunque citato in forma autoreferenziale. Visioni di infernali Apocalisse caratterizzavano anche la veemente Flag of Hate, uno dei primi irresistibili e sferzanti classici dell'act teutonico, ancora oggi presente in tutte le setlist live: 'Ombre oscure sulla città, stasera qualcuno morirà; si possono sentire urla dolorose, l'aria è piena di mosche. Legioni infernali sono pronte per rubare le anime umane'. E' arrivata l'ora di scontrarsi col proprio destino, 'potrai provare a correre ma ormai è troppo tardi: è tempo di sventolare la bandiera dell'odio, distruggere il mondo è il nostro unico obbiettivo'. Ancora una volta emerge un messaggio antireligioso: 'Tutto quello che vogliamo è di crocifiggere il vostro Dio', ma c'è spazio pure per qualche atipica citazione che si ricollega alla forma primordiale del thrash, intrisa di contenuti epici e settarici ancora fortemente derivati dall'heavy classico: 'I poser su questa terra non hanno diritto di vivere, abbiamo intenzione di torturare i loro cervelli'.
Appena un anno, e nel 1986 l'ecatombe si trasfigura in una dissennata orgia di distruzione: Pleasure To Kill dilata il caos cieco del predecessore, ne sconvolge le strutture lineari e si schianta al suolo dopo aver triturato e squartato ogni lembo di carne gli si fosse posto dinnanzi. I riff accentuano la propria brutalità e la furia scriteriata divampa con ulteriore efferatezza ed ignoranza: è questo, per molti, il massimo capolavoro dei Kreator, un disco che tende la mano al nascente death metal e spinge ancora più all'inferno l'atrocità del sound thrash, in gironi talmente sfrontati e letali da risultare, prima di quel momento, praticamente inimmaginabili. La tracklist è una sequela di sproloqui vocali e assalti ritmici disinibiti, senza attimi di sosta: una serie di classicissimi, per il genere, considerabili imprescindibili. I significati dei vari testi rimangono altamente ininterpretabili, spesso e volentieri poco profondi e affidati alla pura veemenza lirica; nonostante ciò, meritano di certo un tentativo di approfondimento. La terrificante Rippin Corpse è un massacro sonoro che parla della venuta di una figura spaventosa e sanguinaria, pronta a fare a pezzi qualsiasi individuo gli si ponga di fronte: 'E' venuto da est con le armi piene di sangue di neonati, ora è qui nella vostra città per uccidere, si muore una sola volta; finora hai vissuto la tua vita senza alcun dolore, a casa hai il tuo bambino e tua moglie, ma quello che verrà domani sarà attendere la morte per mezzo della spada. Corri prima che sia troppo tardi, aspettati un'ascia nella schiena: l'attacco dello squartatore di cadaveri'. I Kreator, ancora adolescenti e attratti da visioni splatter, cercano di descrivere nel dettagli l'orrore che si consuma: 'Inizi a sudare, inizi a piangere mentre guardi questa scena; in un primo momento vedi i tuoi bambini morire, e vorresti che fosse un sogno; poi lui mangia il cuore di tua moglie e squarta la sua figa. Sai che ora è il tuo turno, gli altri sono già morti ed ora è vicino a te; i suoi occhi sono freddi e crudeli, la paura nel tuo cuore e la sua forza che ti fa a pezzi. Orrore eterno, malvagità eterna, morte eterna'. Impellente, cruda e aspra, Death is Your Saviour è la narrazione di una storia che si presta ad un'interpretazione sottile: si racconta di un potente 'Signore della Guerra', vissuto in 'una terra oscura e brutale, non lontano da qui', che ha fatto della morte e del terrore la sua regola: le sue vittime, il popolo, non potevano che guardare alla morte come a una liberazione dalle sue orrende angherie. Difficile non cogliere tra le righe riferimenti ad Adolf Hitler, un personaggio storico contro i cui crimini Petrozza tornerà svariate volte in futuro: 'Nessuno si è messo contro di lui, ha vissuto attraverso la violenza fino alla morte: caccia il popolo, che nessuno resti sul pianeta. Combatti sotto una paura immortale, comanda tutta la terra, diffondi la paura attraverso il mare: ti uccide per essere libero, l'unico comandante del mondo. La morte è il tuo salvatore, nella notte una lotta costante, attraverso il genocidio i soldati marciano su una terra dissacrata, cavalcando di fronte alla morte'. La scarnificante titletrack, Pleasure To Kill, tratta, senza mezzi termini, di un folle psicotico, con tutta probabilità uno zombie, che trova piacere morboso nell'uccidere brutalmente quante più persone gli sia possibile: 'Il giorno si trasforma in notte, mi alzo dalla mia tomba, mi aggiro per la città per trovarti; mi piace moltissimo quando bagni la mia spada, il tuo corpo è così bello ma mai quanto lo sguardo; quando il mio perverso desiderio è placato nessuno ti può salvare, né i tuoi genitori né i tuoi amici. Il mio unico scopo è quello di prendere molte vite, più sono e meglio sto; il mio unico piacere è quello di ascoltare le urla delle persone torturate dal mio acciaio. Il colore del sangue del corpo aperto è tutto ciò che volevo vedere, assaggiare il sangue dalle tue labbra, vedere come muori è una soddisfazione per me: il piacere di uccidere'. L'enorme forza caotica sprigionata dal thrash primordiale dei Kreator trova una propulsione impressionante attraverso le liriche: 'Ascolta il mio battito cardiaco quando sono su di te, le lacrime nei tuoi occhi non mi interessano; ascolta il motore della mia motosega, apri gli occhi e non avere paura. Guardami negli occhi, vedi dell'amore? L'unica cosa è l'agonia, ora non vedo l'ora di darti il dolore buono, muori e sii libero. Ora che la mia missione è compiuta il tuo corpo dimenticato è stato ucciso; torno al cimitero e la mia sete di sangue è placata, la mia bara è aperta per me, mi sdraio e mi riposo. Nulla mi renderà libero, e così uccido fino all'eccesso; la morte è il tuo salvatore, tu morirai, brucerai nel fuoco urlando contro il cielo, la morte è il tuo salvatore; tu stai per morire ed i sopravvissuti possono sentirti piangere'. La mitica Riot of Violence era un primo tentativo di creare pezzi più complessi e a più registri ritmici, con diversi riff, sezioni differenti e letali accelerazioni da headbanging. Il pezzo parla, sostanzialmente, della guerra, delle conseguenze derivate dalla bramosia di potere e di un potente contro il quale vengono organizzate rivolte e sommosse, al fine di prenderne il trono: 'Avido di sangue, paralizzato dal potere; un uomo si trova in un angolo coperto di sangue, ferite sanguinanti sul suo corpo mentre prega per il suo dio. La gente passa ma si chiede perché dovrebbe curarlo, tanto lui morirà oggi stesso'. Mille Petrozza sembra voler spiegare la terribile realtà secondo cui chi vuole salire al potere deve diventare una sorta di squalo, pronto a divorare chiunque si imbatta nella sua strada, amici e nemici, al fine di distruggere ogni concorrenza ed ogni forma di resistenza: 'Sommossa della violenza, trova la tua strada e percorrila da solo, uccidi chiunque ti sia vicino, chi vuole il tuo trono, hai sempre paura di morire assassinato; i soldati iniziano a combattere guerre brutali, sono venuti a spegnere le luci con le bombe e le armi da fuoco; preferisco non andare, ma devo salvare me stesso'. La frase conclusiva è quasi poetica e disincantata: 'Su un campo disseminato di cadaveri c'era un fiore solitario, ci ricorda com'era il mondo prima che lo prendessimo a calci con potenza'. A conti fatti, una delle primissime forme di critica mossa dai Kreator ad una società marcia, insensibile e fortemente materialista.
La cruenta The Pestilence, con un titolo del genere, non poteva che descrivere un truce scenario di decadenza sociale, ammorbato dalla malattia e proteso verso un apocalisse lento e marcescente: 'Teschi ed ossa in decomposizione, gli arti dei cadaveri ed una carneficina mortale; massacri e criminalità stanno governando, il mondo vive nel terrore e nel dolore: sopravvivere o fuggire, non c'è altra possibilità'. Petrozza fa riferimento anche alle colpe dei potenti, individui contro cui non ha mai ritratto la propria accusa: 'Ci deve essere un parassita nel loro cervello, il terrore è il loro unico scopo, dei della guerra e regni caduti. Medioevo, tempo della pestilenza, crudeltà dei troni non raggiunti'. Forse il signer italotedesco imputa ai governanti irresponsabili la causa del dilagare delle pestilenze, intese come conseguenza di crisi economica, guerra, inadeguatezza igienica ed economica nelle città, oppure usa la metafora della pestilenza per indicare i governanti medesimi: 'Uno scettro ed una spada, infiniti sogni di odio e desolazione; nella mente e nel cuore di anime e cervelli c'è solo decadenza, una vergogna per tutti coloro che vivevano secondo le regole'. Il giovanissimo Petrozza ammonisce con una frase che ritornerà spesso nel corso della sua carriera di musicista ed attento osservatore della società e dello stato di salute del nostro pianeta: 'La morte di tutte le culture è vicina', aggiungendo -con critica antireligiosa- che 'vermi e ratti attaccano il cervello, pregate guardando il sole ma è una cosa stupida: non c'è nessun aiuto per voi, la morte si avvicina e si teme l'odore dell'Armageddon. Non hai possibilità di fuga, morirai all'inferno; ascoltate le urla dei bambini intorno a voi, nessuno si preoccupa della criminalità. Il terrore governa il paese decaduto, e i capi stanno a guardare per tutto il tempo'. Musicalmente, il pezzo è una rasoiata velocissima, tra le più scarnificanti del lotto. Veemente e letale è pure Carrion, un sequel ideale per The Pestilence: l'adolescente Petrozza insiste nel voler disegnare una sorta di mondo post-apocalittico, nel quale si fondono orrori medievali e morti post-nucleari. Tra il lampeggiare delle luci, si scorge l'arrivo del 'mietitore', che rinvigorisce la 'brutalità medievale' senza nessun rimorso nè pietà: 'Solo odio nei loro occhi, Satana e le sue legioni saranno le guide che renderanno il mondo schiavo del loro infernale potere; il mondo è pronto a morire, la morte cadrà dal cielo ed il mietitore arriverà. Aprite gli occhi se potete: vedrete tutto bruciare, zombie usciranno dalle loro tombe per vedere i cadaveri girare, il mondo è alla fine e non c'è ritorno. Non cercate di sfuggire alla morte finale, la morte è una parte della vostra vita di cui dovreste essere felici. Una pioggia nera è caduta dal cielo, la luna sta diventando rossa; ascolta il suono delle bombe che cadono, non piangere se morirai strisciando, ma temi il giorno dopo, se sopravviverai, perché non c'è posto per una nuova vita'. Altra bordata farneticante e priva di compromessi, Command of the Blade è uno dei pezzi migliori del lotto; ancora una volta, si lavora di fantasia attorno ad una figura tragicamente epica, che arriva con l'obbiettivo di spargere il sangue, 'cavalcando sulla terra' dopo aver visto decine di battaglie, vinte e perse. C'è solo da 'attendere il proprio destino', condannati a morire, perché nessuno può salvare le vittime di questo 'Guerriero del Re con missione di uccidere': 'Il suo scopo è quello di dare la morte a tutti, quando si muore è compiuta la missione del Comando della Spada; il suo mantello è di colore nero, gli occhi sono rossi incandescenti; è alla vostra ricerca per violentarvi, il suo corpo senza vita è deceduto da tempo, il suo scheletro a cavallo sta giungendo per distruggervi collo e ossa. E' troppo tardi per piangere, ora si muore: Guerriero del Re, missione di uccidere'. Il pezzo contiene pure una citazione autoreferenziale, perché quasi con un colpo di scena il testo rivela che è la band stessa ad incarnare questa figura spaventosa, idealmente posta a contrasto della credenza religiosa: 'Quando si muore per mezzo della sua lama, il cadavere rimane a decomporsi; nessuno sarà li a pregare, il Kreator cavalca di nuovo verso il suo regno per ricevere un altro comando, presto sarà di nuovo qui per conquistare e dominare la terra. Il forte ed il debole, tutti cadranno: preparatevi a morire. urla di disperazione, urla di dolore si sentono in tutto il mondo. Attendete un dio, se ce n'è uno, ma anche lui non si cura di voi'. Under the Guillotine è uno dei brani più caotici e tritaossa, e possiede un testo brevissimo e scarno, che come è intuibile racconta di un individuo condannato alla ghigliottina: 'La notte è finita, ora albeggia, è iniziato il tuo ultimo giorno; ascolta i passi sul pavimento, ascolta i suoni della porta che si apre; sei troppo orgoglioso per urlare, per implorare pietà. Morirai per mano del boia, sotto la ghigliottina; le lacrime scorrono sulle guance quando vedi la scure della morte. tu eri un prigioniero, non importano le regole: ora è tempo che gli sciocchi paghino'. Tecnicamente è uno degli episodi più scarni ed ignoranti del lotto, ma nonostante questo si è guadagnato un posto di rilievo tra i seguaci del combo teutonico.
Sebbene rimanga violento e devastante nelle sue scorribande ritmiche e nei suoi riff trucidanti, Terrible Certainty, terzo disco nell'arco di tre anni (1987) è un passo avanti considerevole nell'evoluzione stilistica della band: nonostante una produzione ancora ruvida e spartana, difatti, il platter mostra segni di maturazione compositiva e brani più curati nella struttura, nonostante il loro compito, quello di distruggere e razziare, venga puntualmente assolto con un cinismo sanguinario. Siamo di fronte ad una nuova infornata di pezzi memorabili ed immortali, che ancora oggi scatenano rabbia e delirio senza ritegno: conferma di quanto di buono mostrato dalla band nei primi due lavori. La vigorosa mazzata d'apertura, Blind Faith, è curiosamente ambientata nell'epoca dell'Impero Romano, e parla delle persecuzioni contro i cristiani: 'Caccia quelli che pregano le nuove parole, in attesa della loro caduta, il pollice verso per la loro fine: l'arena è pronta, la folla in attesa dello spettacolo'. Mille Petrozza sottolinea con sadica ironia la 'fede cieca' dei cristiani, ferrea fin sul punto di morte: 'siete così ciechi, pregate Dio per l'invio di un miracolo'. L'urlo strozzato del singer, incalzato dai riff lancinanti, traina la narrazione, domandandosi perché, in quei momenti drammatici, il tanto decantato Dio cristiano non interveniva a supporto dei suoi fedeli: 'Nutrire i leoni con la carne dei cristiani, ordine dell'imperatore, circo di menti illuse: le donne e i bambini, i giovani e gli anziani, tutti coloro che sono in attesa del nuovo messia, il massacro è iniziato. Non c'è Salvatore, sei solo! Perché Dio non vi aiuterà adesso'? Uno dei pezzi più violenti ed apprezzati, Storming With Menace, poggia su un refrain in coro, altamente trascinante, e su un devastante assolo al fulmicotone; essa sembra trattare argomenti come la falsità delle persone e la decadenza che queste lasciano al loro passaggio: 'Una nube nera sovrasta la vostra esistenza, tutti i vostri pensieri tristi e grigi; la fine della compassione risiede nella distanza, il tuo futuro è solo falsità e sgomento. Tempesta minacciosa, falsità nel loro cervello, menzogna, odio e sgomento, l'odio cresce in me. Vi hanno insegnato ad abbattere i muri, lasciando rovine dietro le vostre vittime; non possiamo essere sicuri del loro destino confuso e terrorizzato'. Petrozza non si smentisce ed attacca nuovamente gli individui subdoli e capaci soltanto di nascondere la propria viscidità dietro una maschera ingannatrice. La titletrack, Terrible Certainty, è un esplosivo concentrato di riff adrenalini e taglienti, sparati alla velocità della luce, e tratta dell'argomento-peste, malattia che in passato ha mietuto non poche vittime nel nostro continente, come riportato da molteplici fonti storiche: 'Lentamente si sta morendo di questa malattia contagiosa, la tua scomparsa è una cosa sicura, i vostri pensieri sono vuoti e senza speranza: nulla è lasciato per voi, dovendo vivere con questa certezza terribile: pregare è tutto quello che puoi fare. E' feroce e paralizzante, lentamente la tua vita finirà: ma quanto tempo ci vorrà per salvarci dalla peste? Con convulsioni mortali la peste ci sta raggiungendo, Dio lo sa che cosa ci vuole per salvarci dalla peste. Contratto dal sangue, il virus può essere in tutti noi: tu sei una delle sue vittime, ma poi ce ne saranno altre migliaia, e non saranno le ultime: i potenti, i superbi e il coraggioso, i poveri, i ricchi, indiscriminatamente, presto finiremo tutti nella tomba'. Il chitarrista italotedesco pone l'accento sul fatto che la malattia, così come tutte le altre disgrazie di questo tipo, non guarda in faccia le proprie vittime: davanti alla morte siamo tutti uguali, non ci sono ricchi o poveri, potenti o deboli, ma soltanto esseri umani destinati a sparire. Come facilmente intuibile dal titolo, As The World Burns è un'istantanea sull'apocalisse, sulla guerra nucleare che devasta il nostro Pianeta e sulla incoscienza umana che porta alla distruzione attraverso l'abuso di potere e la corruzione dello stesso: 'La guerra è qui, il futuro si arresta, l'esistenza finisce, l'Apocalisse sarà la nostra vita; come le città cadono una ad una, come le culture muoiono (altro riferimento al collasso della civiltà e delle culture, ndr), così le speranze per la sopravvivenza si tramutano in nulla'. Il giudizio di Petrozza è stentoreo e molto critico: 'Non c'è niente da salvare ora, l'umanità non impara mai: controllata da cervelli violenti, la popolazione deve pagare. Il giorno del destino è arrivato, mentre il mondo brucia'. Impellente e trascinante, Toxic Trace è un'irresistibile sfuriata di riff a rincorsa e ritmiche orgasmiche, contraddistinta da un testo che riflette in maniera chiarissima il pensiero di Petrozza, da sempre attento ai problemi non solo degli esseri umani ma anche a quelli della natura e degli animali; il pezzo parla infatti dell'inquinameno che sta distruggendo il nostro pianeta. Forse con qualche riferimento alla recente tragedia di Cernobyl, il chitarrista punta ancora il dito contro l'irresposabilità dell'uomo: 'Pesticidi nei torrenti scorrono veloci,la terra non può sopportare ancora a lungo l'inquinamento totale; l'industria chimica porta nuove malattie, la paura di auto-distruggersi è sempre più forte. Un diluvio di scorie nucleari riduce la terra a pianeta senza aria, lontana è la rinascita: ora è l'unico momento in cui puoi fare qualcosa per salvarla. La contaminazione in ogni luogo condanna la razza umana, tutto decadrà'. Nessuno scrupolo, pur di ammassare denaro: l'essere umano è bieco ed egoista e non esita a ridurre il suo pianeta alla stregua di una pattumiera a cielo aperto: 'Metamorfosi della terra a un deserto senza vita, voracità per la ricchezza, la rovina del genere umano'. L'ennesimo attacco di Mille ai potenti: 'Dominazione, il desiderio di avere di più deumanizza i cervelli dei governanti e dà loro il diritto di minacciare tutti noi'. La ritmata No Escape possiede un testo più criptico, che sembra far riferimento a qualche forma di oppressione adolescenziale, forse addirittura sotto forma di violenza sessuale, dalla quale non sembrava poterci essere via di fuga: 'Abbiamo trascorso la giovinezza in riformatori, l'odio per quel posto cresceva giorno dopo giorno; molestato e sottomesso, soddisfatti a modo loro'. Forse il protagonista del pezzo si è reso protagonista di un tentativo di fuga, o comunque di un gesto comprensibile, dal suo punto di vista, ma che è stato duramente punito: 'Ti senti in colpa per quello che hai fatto, non hai mai pensato che fosse un crimine, dopotutto è la tua natura; non riesco a capire l'odio contro di te, non riescono a vedere che avevi ragione?' Nel finale è presente un sussulto d'orgoglio ('Lasciami vivere la mia vita') ed un'accusa a quelle figure che avrebbero essere dei punti di riferimento, forse i genitori: 'Quando ero giovane non ti sei mai curato di me'. La velocissima One of Us, una sassaiola elettrica di riff impazziti e frenesia adrenalinica, sembra descrivere uno scontro fisico tra due persone, un duello all'ultimo sangue. Lo stato d'ansia si fa evidente in versi come 'Il sudore è in esecuzione sul collo, mentre si attende per l'attacco, il minuto finale si avvicina', ma l'elemento che contribuisce a dare il titolo al brano è la morte di 'uno di noi', uno dei due combattenti, che viene 'colpito in mezzo agli occhi' ed è l'unico a 'lasciare questo posto'; il pezzo potrebbe riferirsi anche ad una delle tante micro-battaglie affrontate dai singoli soldati all'interno di guerre nelle quali si trovano ad dover annientare dei propri simili, anche faccia a faccia se necessario. Behind The Mirror è uno dei brani più efferati e taglienti della band teutonica, che 'dietro lo specchio, dove la realtà si perde ed il tempo si ferma' immagina un'utopistica via fuga dal mondo: tuttavia 'sogni e incubi sono una cosa sola', e quindi anche in questa strana 'nuova dimensione' non vi è che odio e distruzione: 'Niente amore, nessuna speranza, solo debolezza e violenza'. Nulla può aiutare a fuggire da questo mondo dove nessun essere umano è mai stato prima'; qualcuno potrebbe scorgere in espressioni come 'buco nero' e 'scappare attraverso le dimensioni' una sorta di connessione con gli affascinanti misteri dell'universo e, appunto dei buchi neri: a tutti sarà capitato di immaginarci proiettati in un mondo nuovo attraverso una sorta di passaggio spazio-temporale, anche se il messaggio trasmesso dai Kreator sembra più sottile e velato: nemmeno la speranza più remota e virtuale, infatti, sembra poter contrastare la decadenza ed il disagio che imperano sul nostro mondo reale.
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Brutali!Da sempre e quanta strada hanno fatto....Mi son sempre piaciuti,fin da ragazzino e dal vivo son sempre stati una garanzia,orgoglio europeo,gran bel articolo con disamina interessantissima sui testi,bravo The Thrasher ottimo lavoro!Terrible il mio preferito! |
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I loro primi anni ( da endless a coma ) sono stati i migliori, come in fondo sempre accade. L'apice di brutalezza l'han raggiunto con pleasure, dopo un debut grandioso, poi furia e violenza sono andate via via scemando ( come in fondo sempre accade ), arrivando a sfornare album, dopo coma of souls, mediocri e niente più. Ottimo l' articolo |
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@FILIPPONE, io vorrei un'analisi più dettagliata di quello che hai scritto, era da un po' che non leggevo un commento così forte (nel senso simpatico), ma qualcuno se l'è presa??? |
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Ho letto con grande piacere questo ottimo articolo, che mi ha riportato ai tempi in cui divoravo a son di ascolti Pleasure To Kill e Terrible Certainty! A rileggere oggi i testi di Pleasure To Kill mi viene un pò da sorridere, ma se ripenso all'estrema connotazione musicale di quell'album (che ha contribuito a ridefinire il concetto di estremo nella scena mondiale, non solo europea), non riesco ad immaginarmi qualcosa di diverso da associare a simili sfuriate parossistiche. Ormai tutti siamo abituati (forse dovrei dire assuefatti) ad espressioni musicali estreme, ma a quei tempi ascoltare qualcosa del genere era davvero sconvolgente! A prescindere dal altre valutazioni di tipo personale, trovo decisamente più maturi i contenuti presenti in Terrible Certainty (oltre tutto il mio album preferito dei Kreator), i quali indicano una propensione a trattare tematiche più concrete e meno manieristiche, fermo restando l'impatto diretto e brutale, che nei primi lavori dei Kreator è sempre stato presente. |
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grazie @bau, ho provveduto a correggere, effettivamente era più corretta la tua interpretazione! |
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ottimo lavoro! solo un appunto, in one of us il testo descrive un duello all'ultimo sangue, e dice solo unodi noi lascerà questo posto vivo e non da solo come riportato, ti riposrto la rpima strofa che già da quella si capisce che si tratta di un duello tra due persone See the sun for the last time Remember, make your will before you come to this place Choose your weapons and I will take mine Me or you, no-one knows, we stare into death's face Hit him right between the eyes Only one of us will leave this place alive One of us! One of us! comq ripeto ottimo lavoro |
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Questo articolo - complimenti Rino - mi ha fatto venir voglia di rispolverare i primi, e rozzi, due dischi della band. Micidiali. |
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Non più di quanto ne abbia certa gente convinta di provocare dietro una tastiera e farsi quattro risate, senza calcolare la figura miseranda che fa. Ragazzi, al solito: niente spago ai troll, vivono solo per quello, in rete e nella vita vera. |
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Certo che sto Rino non deve avere proprio un cazzo da fare per scrivere tutte ste minchiate! Che poi analizza i testi di quel terùn analfabeta di Petrozza, pure comunistoide del cazzo ... ma i thrasher sono il sottogenere down della famiglia dei metallari, il che è tutto dire!! Filippone IL Pisellone |
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rispetto la band ed i suoi fans ma il testo di rippin corpse mi sembra alquanto di cattivo gusto e infantile... |
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di loro ho solo "Pleasure To Kill" e "Hordes Of Chaos" (quest'ultimo l'ho letteralmente consumato). Dovrei provvedere ad ascoltare meglio anche il resto dei lavori |
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Bell'articolo sicuramente a mIlle al giorno d'oggi riescono meglio i testi che la musica....Anche se non lo ha mai apertamente dichiarato,credo lo si possa tranquillamente definire un libertario(..un anarchico insomma..) in fin dei conti i testi parlano chiaro..Vedi Prevail su C.F.C... |
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Infatti Rino non riuscirei mai a tenere in mente tutti i testi, questi articoli sono buonissimi proprio per questo |
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@fabio II: ma infatti questo articolo è un modo per farli conoscere e discuterne, non ti servono mica conoscenze regresse!  |
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Quoto i commenti di Nightblast, FabioII e Cristiano, è notevole vedere come si sia passati da testi sempliciotti e un tantino puerili (visti oggi, forse all'epoca facevano scandalo) a dei testi politicamente impegnati, di denuncia. Io ho sempre trovato molto belli quelli di "Renewall", come Acceptance of neo-fascist Persecuting anarchists Put the wrong ones on the list Let the new age begin " da Europe After The Rain, (tremendamente attuale, pensate a tutti i rigurgiti neofascisti in Europa al giorno d'oggi, da Alba Dorata, allo Jobbik ungherese, a Casa Pound) o l'intera Winter Martirium,davvero notevole nel suo delineare il "dominio senza forma" che governa la contemporaneità. |
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Finalmente un articolo sui testi dei Kreator, non li conosco molto bene ma ho sentito l'ultimo album e sono rimasto particolarment attratto dai testi, veramente belli, alcuni molto pessimistici, mentre in altri si intravede un barlume di speranza circondato dall'oscurità e la falsità del mondo. E poi non possono non piacermi questi testi dopo che sono rimasto affascinato dai filososi del '900, Nietzsche su tutti, ma anche il Freud che analizza la decandenza della società, tema a quanto pare molto caro a Mille. Complimenti, non vedo l'ora di leggere la seconda parte! |
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Rino personalmente non posso risponderti perchè non conosco approfonditamente i loro testi, ma solo a grandi linee, ma comunque ha ragione Nightblast per quel poco che ricordo. Ma così anche per i Sodom, basti pensare ad 'Agent Orange' ( ho la versione apribile in vinile ) che dedicava il lavoro a tutti i caduti delle guerre...non è quello che uno potrebbe ricevere come messaggio guardando artwork e l'impatto visivo della band di primo acchito |
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Se tralasciamo i primi album in cui i testi erano fin troppo intrisi di argomenti perlopiù adolescenziali volti ad impressionare l'ascoltatore, devo dire che Petrozza ha scritto testi davvero molto belli, usando svariate metafore e parallelismi per descrivere il periodo sociale durante il quale un determinato disco della sua band vedeva la luce...Ribadisco che secondo me uno dei loro migliori dischi anche a livello testuale è il troppo sottovalutato Cause for Conflict...Testi socialmente impegnati, politicizzati quanto basta edi intrisi di metafore davvero interessanti... |
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e dei testi di petrozza che ne pensate? del resto questo articolo è uno spunto a rilfettere sui contenuti lirici piuttosto che a ripetere i meritatissimi complimenti alla carriera (ed al presente) della band, pertanto sarebbe interessante rimanere incentrati sul tema dell'articolo! |
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Anche l'ultimo Kreator è un discone pallutissimo...così come i tre album che lo hanno preceduto... |
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Kreator, Coroner, Celtic Frost...i loro primi lavori sono leggendari!!! |
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Se ritorno con la memoria all'85 quando uscì 'Endless Pain' ( vale anche per i Sodom ), davvero non avrei mai immaginato che i Kreator 27 anni dopo sarebbero stati una band di tale importanza storica. Seminali e grandissimi. ( tra le mie bands preferite, di seconda fascia, figurano sicuramente i Deathrow ). Coroner e Celtic Frost, all'epoca di un altro pianeta |
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nessuno si dimentica dei coroner, caro flag of hate! io non di sicuro! |
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Quoto Flag ed aggiungo di non dimenticare mai anche i Celtic Frost... |
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Ottimo articolo,i Kreator sono, insieme ai Coroner (non dimentichiamoci MAI dei Coroner, Rino!!), la punta di diamante del Thrash europeo, e anche adesso, dopo 30 anni di attività, ci sono pochi, pochissimi gruppi capaci di tener loro testa, anche a livello mondiale. |
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Grandissima band, sicuramente i migliori rispetto a Sodom e Destruction. Mi hanno accompagnato con la loro musica in tutta la mia crescita, quindi sono una di quelle band a cui sono particolarmente affezionato. Li ho rivisti l'estate scorsa al Metalfest all'Alcatraz dopo anni che non li vedevo dal vivo e potuto constatare che spaccano ancora di brutto. |
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Nella scena europea i migliori thrasher. Hanno tutto, musica lyrics, live.. Testi mai banali, velocità, tecnica, live sempre all'altezza dei dischi. Pochi cali nella loro carriera, anzi i Kreator degli anni 2000 sono una di quelle poche 80's bands che hanno saputo rigenerarsi e raggiungere livelli di altissima qualità. |
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Band grandiosa, violenza inaudita, aggressività, potenza, ma il tutto condito da tecnica! Kreator grande band! |
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Io praticamente vado in estasi per i Kreator...Devo dire che a mio avviso i loro migliori testi sono racchiusi in quello che è forse uno dei dischi più sottovalutati di Mille e co....Quel Cause for Conflict che fece storcere il naso a molti, ma che secondo me è una raffica di mitra continua... |
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