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SAVATAGE - La biografia
28/03/2003 (8469 letture)

..... nell’anno 1975, un ragazzo quindicenne, Jon Oliva, e suo fratello Criss, 12 anni, che fondarono il loro primo gruppo insieme, posando il primo mattone di una carriera musicale unica che sarebbe passata alla storia per passione e novità di idee.
All’epoca, nel bel mezzo degli anni ’70, quando Richie Balckmore aveva appena lasciato i Deep Purple per fondare i Rainbow, i Black Sabbath avevano appena fatto uscire "Sabotage" e i Judas Priest regalarono all'umanità "Sad Wings of Destiny", i due futuri eroi dell'heavy metal abitavano in California e suonavano in una coverband chiamata "Black Diamond"; Jon era il mago della sei corde e Criss invece suonava il basso.
Jon: "Avevamo in repertorio circa una trentina di pezzi dei Kiss, più "War Pigs" dei Black Sabbath e 'Iron Man'. Ci truccavamo come i Kiss, ma senza la base bianca, sembrava un po' uno stile alla Alice Cooper, ma più cattivo". Doveva proprio donare parecchio all'organista, un ragazzino quindicenne con tratti afro e una selvaggia criniera bionda!
Nel 1976 la famiglia Oliva si trasferì in Florida, dove Criss e Jon trasformarono un vecchio pollaio nel cortile sul retro nella loro sala prove. "Battezzammo quel postaccio "La Fossa". Ci si poteva davvero sentire male lì dentro! La cosa peggiore erano i ratti. Ogni volta dopo le prove Steve Wacholz piazzava le trappole e per ogni ratto che prendevamo - più o meno la media era 6 a prova - disegnava una grossa X sul muro dietro la batteria!"
Prima di arrivare a questo conteggio delle vittime, il destino aveva fatto incontrare Steve e i fratelli Oliva, che all'epoca erano i fondatori di una band chiamata Metropolis, specializzata in cover di Kiss e Alice Cooper. Steve era un fan accanito della band, aveva perfino comprato il loro primo singolo, 'Let's get Rowdy', un 7 pollici stampato in 500 copie. Il futuro "Doctor" abitata a pochi isolati da casa Oliva e in un pomeriggio di sole si presentò alla "Fossa" dove trovò Jon e Criss alle prese con l'ennesimo tentativo di far passare alla storia il quartiere di Palm Harbour per un nuovo record di rumorosità!
Jon: "All'improvviso alziamo gli occhi e vediamo questo ragazzino dentro alla nostra sala prove, che ci fa 'Hey, ragazzi, siete dei grandi! Sentite, vi serve un batterista?' Lo abbiamo squadrato e ci siamo chiesti che razza di svitato fosse, ma poi gli abbiamo detto che poteva benissimo presentarsi da noi con i suoi tamburi e si poteva provare una volta. E così fece, si portò dietro la batteria e iniziò a suonare. L'unico problema era: picchiava sulle pelli invece che MARTELLARLE! Mi sono piazzato davanti a lui e gli ho detto "Senta, signorino, se vuole suonare con me e mio fratello devi fare un po' più casino! Ti spiego cosa intendo..."
Dietro "La Fossa" c'era una rastrello appoggiato a un muro, abbiamo preso il manico e l'abbiamo spezzato in due e abbiamo creato due gigantesche bacchette. Poi mi sono seduto alla sua batteria e gli ho detto "Okay, devi suonare almeno con questa potenza che ti faccio sentire adesso" ... e ho iniziato a pestare sulla batteria con i manici del rastrello. Nel frattempo lui saltava e si disperava e diceva "Noooooo!!! La mia batteria!!!!! Cosa cavolo fai!?!" e io gli risposi "Non fare il piscialetto, anzi, ringraziami che ti sto insegnando come si fa!". Beh, gli sfasciai completamente le pelli e così il giorno dopo gli ho portato 35 $ per ricomprarsele nuove, poi lui ha iniziato a suonare davvero e gli consigliai di andare a comprarsi le bacchette più grosse che trovata. Detto fatto, se le procurò davvero!
Siccome non aveva i soldi, Steve rubò due mazze da golf leggere da un campo da gold lì vicino, le segò e le trasformò in bacchette per batteria. E da quella volta, diventammo ancora più fragorosi!! Mio fratello poi aveva un metodo veramente bastardo per incitarlo a fare più casino, mi diceva "Questo qui non fa ancora abbastanza casino, adesso gli faccio sentire la voce degli angeli!" e Criss aveva avuto la brillante idea di mettere i nostri ampli direttamente dietro la batteria, metteva il volume al massimo e lo facevamo impazzire, ah ah ah!!! Già, a quel punto doveva proprio picchiare forte, che lo volesse o no! E così iniziò a martellare la batteria in modo davvero impressionante, e da lì venne il suo nome "Dr. Killdrums" ("Dottor Ammazzatamburi"!!) ... semplicemente sfasciava tutto! Dopo che suonava con noi da tre settimane la sua batteria sembrava che gliel'avessero tirata dietro per 20 $ al mercatino delle pulci!!"
Per il periodo successivo Criss e Steve suonarono nei Tower, un trio all'epoca del liceo, e Jon lasciò la scuola senza diplomarsi perché nel frattempo riusciva a mantenersi con i concerti che faceva con una coverband. Insieme i tre persero la testa per i Rush. "Da allora decidemmo di chiamarci Avatar. Ormai era passata l'era delle coverbands, suonavamo già pezzi nostri. Nel frattempo Criss era diventato un chitarrista molto in gamba e io iniziai a suonare il basso al suo posto e le tastiere". Alla fine però il trio decise di trovare un bassista vero e proprio.
Jon: "E fu così che trovammo Keith Collins. Principalmente perché aveva un impianto suo, e con quello e la nostra strumentazione potevamo andare a suonare nei clubs, una soluzione molto pratica, aha ha ha! Inoltre non era veramente un bassista, Keith era un chitarrista, ma nel 1980 non era facile trovare un bassista. Quindi la prima formazione degli Avatar nel 1980 consisteva di un quartetto. All'epoca non avevamo un vero agente, facevamo tutto da soli. Steve specialmente, si prendeva cura lui di tutta la parte di booking".
Nel 1980 gli Avatar registrarono per la pria volta la loro musica, per una compilation della radio rock YMF. Gli Avatar furono la sola band sconosciuta a cui fu permesso di contribuire, e registrarono due brani "Rock Me" e "Minus Love". In queste due canzoni si sentiva molto poco la loro influenza Rush. Jim Morris, il quale aveva aperto il Morissound - studio a Tampa nell'anno 1981 insieme a suo fratello Tom, ricorda: "facevano rock commerciale. Rock per capelloni! E per lo meno era molto ma molto più potente della musica che la gente sentiva in quel periodo".
Negli anni 1981/1982 venne alla luce la maggior parte del materiale che costituisce l'LP "Sirens".
Jon: "All'epoca registrammo parecchi demo; Keith aveva un registratore multitraccia piuttosto buono, e registrammo alla Fossa. Non me lo dimenticherò mai! Facemmo un concerto all'aperto organizzato da una radio, nel parcheggio di un supermercato, l'ingresso era gratuito e vennero circa 6000 persone a vederci! E fu proprio in questa memorabile occasione che incontrammo la prima volta Dan Johnson della Par Records, e dopo il concerto ci offrì un contratto. Ci avrebbe pagato tutto. Gli abbiamo riso in faccia. Pochi giorni dopo ci chiamò davvero, firmammo il contratto e entrammo nei Morrisound Studios".
...dove, nell'agosto 1982, i ragazzi iniziarono a registrare i brani precedentemente apparsi sul singolo "City Beneath the Surface" nel giro di 12 ore filate, prima di iniziare a registrare i brano per il loro primo vero album. Nel frattempo, in vendita a prezzi da capogiro: The City Beneath The Surface - 7" in vinile giallo (edizione limitata, 1000 copie). Qui l'enorme talento e potenziale della band venne alla luce. Tutti i costi di produzione e registrazione delle canzoni che costituiscono "Sirens" e "The Dungeons are calling" arrivarono in tutto a 2500 ridicoli dollari! I brani furono registrati e mixati nel giro di tre giorni. Jim Morris, un fan irriducibile dalla band fin da allora, ricorda: "Facemmo tutto in tre turni da 10 o 12 ore l'uno. Jon e Criss mi hanno impressionato fin dal primo momento".
Jon: "Ogni canzone l'abbiamo provata una volta, registrata in diretta subito, buona la prima e fine. Poi Criss ha registrato gli assoli e io mi sono sgolato per le parti di cantato, tutti i brani uno dietro l'altro". Per il mixaggio hanno avuto a disposizione "in tutto 4 ore, è stato folle!!" Quando Jon poté riascoltare il tutto disse "che avrei voluto cambiare questo o quello, ma continuamente ci dicevano che non c'era tempo. E mi viene quasi da ridere, se penso ai tempi che abbiamo a disposizione oggi. Davvero, non sapevamo cosa stavamo facendo. Le pressioni erano enormi! Non abbiamo avuto un solo secondo libero per provare o sperimentare qualcosa".
Ma qualcosa poi fu cambiato, per forza di cose...
Jon: "Avevano già mandato in tipografia la copertina di "Sirens" quando Dan ci chiamò e mi disse che c'era già una band che si chiamava Avatar e aveva registrato il nome legalmente. E naturalmente non volevamo essere denunciati da quei pagliacci!"
E così Jon, Criss e la sua ragazza Dawn si sedettero attorno a un tavolo quella sera stessa e fecero un partita a "Scarabeo-Metal"!. "Cazzo, ci piaceva da morire quel nome! Così volevamo almeno salvarne un pezzo. Prima abbiamo pensato di chiamarci Savatar. Giuro!!! Ma suonava male, una band con un nome che sembra una specie di mostro giapponese scappato da una edizione di serie B di Gozzilla! "Aiutooooo! Arriva Savatar, distruggerà Tokyo!!!" Ahahaha!! Sabotage non andava bene, sapevo che c'era già una band con questo nome in Europa, e alla fine facemmo un bel miscuglio tra le tre parole: Sabotage, Avatar e Savatar. Non voleva dire niente, ma suonava bene e ognuno poteva pensare che significasse quello che preferiva. Così richiamai Dan e lui disse 'Ok'.
Con il disco "Sirens" sul mercato la band guadagnò una certa considerazione, che la portò ad esibirsi in concerti di maggiori dimensioni.
Jon: "In uno di questi concerti suonavamo come gruppo spalla per gli Zebra qui in Florida e nel pubblico c'erano dei rappresentanti della Atlantic Records, che erano venuti in teoria per vedere gli Zebra, che erano sotto contratto con loro all'epoca. Ci videro, notarono che il pubblico rispondeva bene e così dopo il concerto vennero nel nostro camerino e ci fecero un'offerta".
Il risultato fu che la band si mise d'accordo con la Music For Nations, che nel frattempo aveva acquistato i diritti su "Sirens" e l'opzione per un secondo disco. Misero le 6 canzoni avanzate dalla registrazione di Sirens sull'album successivo, "The Dungeons are Calling" e così onorarono il contratto prima di firmare con l'Atlantic.
Jon: "L'Atlantic allora ci mise al lavoro con Max Norman, un gran produttore, e registrammo "Power of the Night". Max ci diede un suono molto aggressivo e nuovo. Con questa produzione le cose andarono molto diversamente. Avevamo un mese intero solo per la pre-produzione, un mese intero a Bearsville, dove non avevamo altro da fare che prepararci a registrare in un centro gigantesco di sale prove. Il posto era ricavato da un vechcio scalo ferroviario, sia Jimi Hendrix che i Rolling Stones erano stati qui a provare... era incredibile! Solo due anni prima avevamo due ore per finire un disco, e all'improvviso adesso avevamo una settimana intera solo per fare gli assoli di chitarra, un giorno intero per cantare e ricantare una singola canzone! "Power of the Night" è stato piuttosto dispendioso in effetti, in tutto ci abbiamo lavorato per tre mesi. Lavorare con Max era un po' come lavorare con Paul O'Neill, la preoccupazione principale di entrambi è che l'essenza della musica che producono deve rendere al 100%. Creare un album meraviglioso per loro vale qualsiasi sacrificio.
Tra le altre cose, i nostri ebbero anche il tempo di creare uno dei suoni/effetti per tastiera più imprevedibili che siano mai stati registrati su un album rock o metal. Ad esempio, il suono dell'intro di warriors non viene da dentro un aspirapolvere come sembra: Jon Oliva affumicò mezzo studio quando bruciò un sacchetto di plastica e registrò il suono che faceva la plastica fusa che colava per terra, e poi fece girare il nastro al contrario...!
Il mixaggio aggressivo di Max non solo produsse in maniera brillante voce e chitarre, ma regalò alla scena metal anche uno dei suoni più naturali e potenti di batteria fino ad allora registrati. Steve Wacholz spiega il suo suono travolgente principalmente con il fatto che "poco prima che entrassimo in studio mio padre morì. Così le registrazioni diventarono una faccenda molto emotiva per me. Mentre registrai "In the Dream" effettivamente piansi, e poi picchiai sulle pelli come un dannato. E così facendo, apparentemente feci anche un ottimo uso dell'eco naturale della sala di registrazione".
Anche se l'album diede dei buoni risultati di vendita, i Savatage si bruciarono intenzionalmente la strada per un maggiore successo rifiutando qualsiasi compromesso. Mentre le bands glam dell'epoca scrivevano mega successi dai titoli come "Hot for Love" ("caldo per il tuo amore") una canzone tipicamente alla Jon Oliva come "Hard for Love" ("duro per il tuo amore"... notare la leggera differenza!), anche se una band come i Motley Crue si sarebbe trascinata in ginocchio fino a Wladiwostok per poter dire che l'avevano scritta loro, con il suo testo impudente fu sdegnosamente rifiutata da tutte le stazioni radio dalla pudica America.
E con 'Power of the Night' i Savatage partirono per il loro primo tour. E il tour 'Monsters of the Universe' è stato la quintessenza di ogni tour!...
Jon: "E' stato come il nostro primo picnic. Semplicemente perfetto! Come andare a Disneyland per la prima volta... e restarci per sei mesi!!! Eravamo una manica di esagitati a piede libero! E' stato magnifico, cazzo! Non avevamo un tourbus, ma una specie di camper. Io guidavo quasi sempre. E non dimenticherò mai come siamo riusciti a ridurre quel povero veicolo! Verso metà tour dovevamo cambiare macchina, riesco ancora a vedere quella buca enorme sulla strada che non avevo visto, e come ci sono andato dentro a tutta velocità e... bhe, la macchina... come dire, atterrò un po' male e la botta fece saltare via il contenitore del WC! Sono saltato sul freno che tutti e due i piedi! E siamo scesi, e abbaiamo raccattato i pezzi rotti e li abbiamo rimessi assieme, e abbiamo legato il tutto davanti alla macchina, sul radiatore usando nastro adesivo, corde e elastici. Il proprietario del garage era pietrificato quando ci ha visti arrivare! Con questa macchina con il WC davanti, buchi di sigaretta sui sedili e ammaccature dappertutto!"
Per gli addetti ai lavori il Morrisound - Studio a Tampa è sempre stato l' "Abbey Road dell'heavy metal" - e ci sono molti addetti ai lavori che, oltre alla musica e alle bands, sono interessati a questo tipo di informazioni.
"Almeno 3 volte alla settimana dei turisti Europei vengono qui e si fanno fotografie tra di loro e dei loro figli davanti allo studio, all'insegna, alla porta e chiedono di me o di poter incontrare mio fratello Tom o Scott Burns" racconta Jim Morris.
Lo staff del Morrisound ha portato un grosso contributo di qualità alla storia dei Savatage.
Non per caso, Jim Morris sostiene che non starebbe facendo questo lavoro se non fosse per musicisti devoti e professionalmente eminenti come Jon Oliva.
Anche se lo studio è tra i più grandi della Florida, è piuttosto piccolo se paragonato ai celebri studios di New York e Los Angeles.
Jim: " A Francoforte o Saarbrucken (Germania), dove lavorai con i Wicked Maraya al loro debutto, tutti sapevano chi fossi. Questo non succederebbe a Los Angeles. A parte i fans del metal, non ci conoscono in molti negli Stati Uniti. Abbiamo i nostri clienti abituali, come i Saigon Kick e i Death, che tornano sempre qui perché danno importanza all'atmosfera personale in cui lavoriamo, e perchè siamo anche molto meno costosi degli studio nelle metropoli o a Miami".
Nel 1985 si registro' il primo cambiamento di line-up: il bassista Keith Collins sostituito da Johnny Lee Middleton, ex Lefty. Immediatamente dopo l'arrivo di Middleton i Savatage registrarono il loro album piu' controverso e discusso, Fight For The Rock, penalizzato da una produzione ridicola e da una qualità delle canzoni medio-bassa. Dopo l'uscita di Fight for the Rock, Jon Oliva fu contattato dallo scrittore/produttore Paul O'Neill, che si offrì come producer per l'album successivo.
Con la collaborazione di Paul O'Neill, i Savatage registrarono il loro capolavoro, Hall of the Mountain King (1987), vera e propria pietra miliare dell'Heavy Metal anni 80. A rendere straordinario questo album, oltre all'altissima qualita' delle canzoni, la ripresa in prospettiva 'metallica' della musica di Grieg in Prelude to Madness e Hall of the Mountain King.
Questo lp storico, vede inoltre la partecipazione di Ray Gillen in Strange Wings, ottima power ballad, che anticipa la strada che i Savatage prenderanno in seguito.
Durante tutto l'anno successivo, i Savatage partirono per un lungo tour insieme a Ronnie James Dio e ai Megadeth. L'amicizia con Dave Mustaine (noto gia' dai tempi dei Metallica per i suoi eccessi con droghe e alcolici), portò Jon al contatto con la droga e con l'alcol. Una sera Mustaine sfido' ad una gara di bevute Jon, con il risultato di ritrovarsi fortemente intossicato; in un'altra occasione, Dave e Jon si lanciarono reciprocamente addosso gli oggetti che trovavano nell'hotel e a farne le spese fu Mustaine, duramente colpito.
A questo punto fu impedito ai Savatage di suonare la sera dopo quella 'bravata' e la band realizzò che la situazione stava diventando critica (dalle parole dello stesso Jon : <<Ero arrivato al punto in cui mi dovetti fermare, perchè ero diventato completamente incontrollabile>>).
Durante il periodo di cura, Jon trovò la forza di scrivere Thorazine Shuffle e Mentally Yours, fortemente influenzate dall'esperienza che il vocalist aveva avuto. Queste due canzoni furono le prime ad essere scritte per l'album Gutter Ballet, che annoverava un secondo chitarrista, Chris Caffery, nella band. Decisamente piu' melodico del suo predecessore, Gutter Ballet avrebbe dovuto intitolarsi Temptation revelation, ma dopo aver scritto la title track, Jon decise di cambiare il titolo dell'lp.
Dopo il grande successo di Gutter Ballet, Paul O'Neill rispolverò una sua vecchia idea risalente al 1979, quella di una rock opera. Criss Oliva si appassionò immediatamente al progetto, e dopo breve tempo erano pronte ben 26 tracce, ridotte poi a 16, per il nuovo Streets - A Rock Opera (1991), probabilmente l'album piu' famoso della band, contenente la leggendaria ballad Believe e la canzone preferita di Jon Oliva: Tonight he grins again.
Dopo il tour di Streets, Jon decise di abbandonare le vesti di vocalist, dedicandosi esclusivamente alle tastiere. Fu cosi' ingaggiato Zachary Stevens, che partecipò alla registrazione di Edge of Thorns (1993), altro grande successo degli statunitensi. Dotato di una voce decisamente più pulita e meno rabbiosa di Oliva, Stevens divenne istintivamente familiare ai fans sin dal primo album .
Nel frattempo Chris Caffery, secondo chitarrista della band, continuava a collaborare sporadicamente, mentre Jon metteva in piedi i due side projects Doctor Butcher (dediti ad un suono decisamente molto piu' pesante di quello dei Sava) e Romanov, un musical che attualmente non e' stato ancora rappresentato, malgrado il vocalist lo citi sempre tra i suoi progetti.
Il 17 Ottobre 1993, la famiglia Oliva fu sconvolta dalla tragica morte di Criss, sicuramente tra i migliori chitarristi americani degli anni 80/90. Criss stava ritornando in auto assieme alla moglie Dawn da un festival a Zephyr Hills, in Florida, quando un guidatore ubriaco, cercando di sorpassare un camion, centro' la sua vettura in un pauroso scontro frontale: Criss rimase ucciso all'instante, mentre Dawn si riprese, malgrado avesse riportato ferite gravissime.
Dopo un comprensibile periodo di inattività, i Savatage tornarono in studio per registrare Handful of Rain, uno dei lavori meno conosciuti. In sostituzione di Criss arrivò Alex Skolnik, grandissimo chitarrista dei Testament, abituato pero' a ben altro genere di musica. Jon oltre che alle tastiere si dedicò anche ad alcune parti di batteria, chitarra e basso.
L'album però non ottenne un grande successo, malgrado annoverasse Alone you Breathe, dedicata a Criss e la splendida Chance, caratterizzata da uno straordinario intreccio vocale nel finale.
Le 'colpe' del mezzo flop furono attribuite dai fans al nuovo arrivato Skolnik, forse perche' proveniente da una band Trash, osteggiata dagli amanti delle power ballad dei Savatage e cosi' la line up fu nuovamente modificata: Al Pitrelli sostituì Skolnik, Jon Oliva tornò a tempo pieno nella band come tastierista cosi' come Chris Caffery (che come si e' detto spesso partecipava ai tour dei Savatage ma non alle registrazioni in studio, non figurando quindi come membro 'ufficiale').
Con la nuova line-up i Sava registrarono un concept album incentrato sulla guerra in Bosnia, Dead Winter Dead (1995), decisamente molto piu' melodico del suo predecessore, compatto e imponente se ascoltato per intero dalla prima all'ultima nota. Il grande successo ottenuto dalla strumentale Christmast Eve/ Sarajevo 12/24 convinse Jon a sperimentare un progetto concepito da tempo, quello che portò alla creazione della Trans Siberian Orchestra.
Guidato da Paul O'Neill, Jon Oliva e Bob Kinkel (da sempre associato ai sava come ingegnere e tastierista), il progetto coinvolse anche i membri della band Al Pitrelli, Jeff Plate, Johnny Lee Middleton, Chris Caffery e Zachary Stevens oltre ad una serie di musicisti di broadway. Gli album realizzati dalla TSO sono attualmente tre, Christmast Eve and Other Stories, The Christmast Attic e Beethoven's Last Night, tutti basati sulla formula del concept, accolti immediatamente da un ottimo successo tra il pubblico americano sulla cinquantina.
Mentre la TSO riscuoteva grande successo negli states, la fama dei Savatage aumentava sempre di più in Europa, vera e propria patria di vendite degli americani, grazie ai live Ghost in the Ruins (dedicato a Criss Oliva e comprendente il primo periodo della band) e Japan Live 94, oltre che ad alcune raccolte.
Dopo ben 4 anni dal rilascio di Dead Winter Dead, i Savatage, accantonati momentaneamente i side project che stavano rubando sempre piu' tempo, ritornarono in studio per registrare il loro undicesimo album in studio: The Wake of Magellan (1998).
Si tratta di un lavoro estremamente complesso, influenzato di sicro dall'esperienza di Jon Oliva con la TSO; la formula e' quella di un concept album e gli intrecci vocali sono piuttosto numerosi.
Dopo l'uscita del disco, Zachary Stevens manifestò l'intenzione di uscire dal gruppo per dedicarsi alla famiglia: i fans accolsero molto male la notizia, tempestando di proteste il sito internet della band.
Mentre i side projects continuavano a sottrarre tempo ai Sava, gli statunitensi ripresero a scrivere canzoni per un nuovo album, alcune per la voce di Stevens, altre per la voce di Jon. Con l'abbandono del vocalist, Oliva decise di tornare a cantare per intero su un disco mentre nel frattempo giungeva un'altra notizia a turbare la quiete dei fans: Al Pitrelli, primo chitarrista della band, decideva improvvisamente di tradire i Savatage per i Megadeth (scelta sbagliata, visto che Pitrelli e' abituato a ben altro tipo di musica rispetto a quello di Mr.Mustaine).
Ecco che i Sava, ridotti ad una formazione a quattro, registravano il loro ultimo lp, Poets and Madmen, uscito con molto ritardo (e generando un'attesa quasi spasmodica) nel 2001.
Riascoltare la voce di Jon Oliva dopo lungo tempo e' sicuramente emozionante, ma l'album non si fa apprezzare solo per quel motivo: ottime la lunga Morphine Child, la struggente The Rumor e la potente Drive.
In sostituzione di Stevens e Pitrelli, dopo l'uscita del disco i Savatage hanno ingaggiato alla chitarra Jack Frost e come vocalist lo sconosciuto Damond Jiniya, partendo per un tour da spalla ai Judas Priest (hanno suonato anche al gods of metal 2001) prima e da headliner poi.

Membri dei Savatage

Jon Oliva: "La più sottile linea immaginabile tra Genio e Follia è quella che divide l'emisfero destro dall'emisfero sinistro del cervello di Jon Oliva". - Jim Morris - Jon Oliva è un fenomeno sotto molti punti di vista. A pare il fatto che questo purosangue da palcoscenico è passato alla storia come uno dei cantanti e interpreti più carismatici del metal, costui suona anche il piano, la chitarra, il basso e la batteria senza aver mai preso una sola lezione in tutta la vita.
"Sono certo che Jon sia uno dei musicisti di maggior talento su cui questo pianeta abbia mai posato gli occhi" conferma Steve Wacholz. L'accanito fumatore (Paul: "Non avete idea di quanto spenda in sigarette! E si mantiene il vizio solo perché fa un sacco di soldi!") semplicemente riesce in qualsiasi cosa faccia, come sedersi dietro a un piano a coda una sera e suonare le canzoni dei Beatles come se fosse John Lennon, proprio come fece una sera in California nella lobby di un hotel dopo un concerto del tour di "Streets", dove diede un concerto per pochi entusiasti ospiti dell'albergo da notte fonda fino all'alba. Jim Morris è convinto che al mondo non esista un altro cantante metal che riesca con la facilità di Jon. Almeno, non in modo così perfetto.
Quando una sera durante il tour di Gutter Ballet Chris prese il microfono e cantò "Power of the Night", Jon che è mancino prese al volo la chitarra (per destri) di Chris e d'istinto iniziò a suonare, ed eseguì alla perfezione tutta la canzone.
Paul: "E' stato assolutamente impossibile far suonare a qualcuno che non fosse Jon la parte di piano di "Alone you Breathe" sull'album "Handful of Rain" [la canzone che i Savatage dedicarono a Criss dopo la sua morte]. Avevo fatto mandare alcuni eccellenti pianisti dal conservatorio, ma anche dopo 8 ore di prove nessuno era stato in gradi di trasmettere le emozioni che Jon tira fuori da un piano."
Anche come autore e compositore, il capofamiglia Oliva (due figli maschi, di 7 e 13 anni) sembra esese un pozzo senza fondo. Riesce a creare una canzone perfetta che non necessita di ritocchi nel giro di 6 o 7 minuti. Big Dave, un amico, vicino di casa e compagno di molti viaggi da tanti anni, descrive così le capacità del "Mountain King". "Nel giro di un quarto d'ora aveva tirato fuori un sacco di idee, che avrei riconosciuto anni dopo su "Edge of Thorns". Gli avrò già chiesto mille volte perché non usa il suo talento almeno una volta ogni tanto per scrivere una canzone che almeno una volta arrivi dritta in cima alla classifica di Billboard. La risposta è sempre la stessa da anni: "Non posso scrivere certa musica-spazzatura, perché io non sono così. Non mi piace quella roba superficiale, no." sapete una cosa? Quest'uomo sarebbe potuto diventare miliardario molti anni fa..."
Al contrario, Jon è il tipo di persona che darebbe via anche l'ultima camicia, se qualcuno gli chiedesse un favore. Non c'è una sola persona che lo abbia conosciuto che non racconti di che uomo alla mano, amichevole, generoso e modesto Jon Oliva sia.
Certo il "Madman" non è un santo, ma per dirla con el parole di Big Dave "E' l'antitesi vivente del concetto di 'Stronzo' " Come suo fratello, appartiene a quella categoria di persone che non guarderebbero mai nessuno dall'alto in basso.
Paul: Ho visto Jon fare questo dopo moltissimi concerti in cui era assolutamente esausto. Usciva, si imbatteva in 200 ragazzi che volevano autografi e firmava tutto quello che gli veniva chiesto, ci metteva circa 2 ore a dare ascolto a tutti quanti. Jon è fatto così, ha semplicemente un cuore d'oro. In Giappone una sera sparì nel nulla dopo un concerto. Lo cercai dappertutto, non sapevo più cosa pensare, quando alla fine lo trovai all'ingresso dove stava pulendo i pavimenti e svuotando i cesti della spazzatura mentre aveva mandato gli addetti alle pulizie, tutti uomini e donne anziane, a bersi una birra e mangiarsi un panino che offriva lui".
Da bambino Jon fu molto ispirato da suo padre, che per molti anni oltre a fare il rappresentante di una ditta di materiale sintetico, suonava il piano in hotel e ristoranti.
"Abbiamo sempre avuto un pianoforte a casa, e fin dall'inizio i nostri genitori hanno incoraggiato me e Criss quando hanno capito quanto fosse importante per noi la musica, anche se mio padre, che aveva un'istruzione di stampo classico era molto dispiaciuto che nessuno di noi avesse mai voluto prendere almeno qualche ora di lezione di musica e siamo sempre andati a naso e a orecchio. Ma eravamo ragazzini, e volevamo solo suonare le canzoni dei Black Sabbath".

Criss Oliva: C'è difficilmente qualcosa che possa meglio descrivere fino a che punto Criss Oliva sia stato sottovalutato più del modo in cui sia stato completamente ignorato nel corso della sua vita da note riviste per chitarristi come Guitar World e Guitar Player. Non solo nessuna di queste testate gli fece mai un'intervista, ma dopo la sua tragica morte gli editori delle due riviste non pensarono neanche che fosse opportuno o necessario onorarlo ai postumi come uno dei chitarristi più influenti di quest'era.
Criss, come suo fratello Jon, imparò a suonare il suo strumento senza aver mai preso una lezione, e ha mostrato stupefacenti capacità fin da molto giovane.
Steve ricorda che "Criss all'età di 14 o 15 anni surclassava in modo spettacolare qualsiasi chitarrista". All'età di 17 anni partecipò a un concorso a Tampa dove stravinse alla grande.
Suonò il brano "Eruption" di Van Halen così bene che "Eddi Van Halen sarebbe rimasto a bocca aperta!". Gli organizzatori del concorso non ebbero altra scelta che consegnare a Criss la Strat che si meritava. E' stato un momento molto triste quando proprio questa chitarra gli fu rubata dopo un concerto in Florida.
Jon: "Criss era un musicista molto dovizioso. Suonava la chitarra per 5,6,7,8 ore al giorno. E tutti i giorni. Era la sua vita, più di qualsiasi altra cosa. Ed è sconvolgente come non gliene sia mai importato nulla della teoria musicale. Faceva solo affidamento sul suo orecchio e ai suoi sentimenti ed era enormemente creativo in questo modo. Per me era come Mozart, aveva qualcosa di divino".
Jon descrive la loro relazione interpersonale come "molto stretta. Ci divertivamo insieme, ma alla fine era la classica relazione fratello maggiore/fratello minore, come è quasi sempre tra fratelli. Lui aveva i suoi amici e io avevo i miei, non è che fossimo sempre in giro insieme. A parte quando scrivevamo canzoni, allora eravamo come gemelli".
Chris Caffery: "Il suo particolarissimo stile veniva tutto dalle mani. Non importava che amplificatore usasse, che chitarra, che effetto. Più passa il tempo e faccio esperienza e più mi rendo conto di che chitarrista incredibile Criss fosse. Era assolutamente perfetto, al punto da non sbagliare mai. E se per caso gli scivolava un dito, cose che capitano, aveva un capacità innata di trasformare una possibile stecca in qualcosa di intonato e artistico, come se l'avesse fatto apposta, e nessuno capiva che stava per sbagliare".
Paul O'Neill: -e non è il solo ad essere di questa opinione- dice che Criss "era la persona più splendida che uno potesse immaginare. Ha sempre trattato ogni persona come se questa fosse al suo ultimo giorno di vita. Ogni volta che lavoro in studio mi chiedo sempre "Cosa avrebbe fatto qui Criss per migliorare, purificare questa o quella canzone? E quante canzoni meravigliose non saranno mai più scritte, ora che il suo talento e contributo artistico non sono più tra noi?"

Al Pitrelli: Diversamente da Alex Skolnick, Al Pitrelli sembra diventare per i Savatage molto più di un "tappabuchi" temporaneo. Anche se ha preso parte a numerose produzioni (Asia, entrambi i dischi dei Widowmaker, CPR e Joe Lynn Turner) e tour (ad esempio Alice Cooper) nel corso degli ultimi 15 anni, Al non è mai riuscito a rimanere con la stessa band per un lungo periodo, cosa che gli dispiace molto: "Perfino i Widowmaker si sono dimostrati un vicolo cieco per me".
Il piccolo Al aveva senz'altro immaginato la sua carriera in modo diverso quando per la prima volta aveva preso in mano una chitarra nel 1968/69: "all'epoca dalle mie parti c'era una garage band che provava vicino a casa mia. Avevano tutti i capelli lunghi e un sacco di ragazze carine che facevano avanti e indietro tutto il tempo. E' stato il mio primo approccio con il rock, e mi ha affascinato seduta stante".
Nell'estate del '95 Al fu ingaggiato per la registrazione di ' Dead Winter Dead '.
"Incontrai prima Jon Oliva, un uomo che non può non piacere, e poi uno alla volta tutti gli altri, e mi sono detto: qui siamo più o meno tutti della stessa età, le stesse esperienze e siamo tutti pazzi uguali!' La prova della verità è stato il tour successivo, durante il quale ci siamo trovati benissimo tra di noi, e da allora sono diventato un membro effettivo del gruppo. Adoro la musica e i ragazzi della band. I Savatage non si sbarazzeranno facilmente di me!"
Riesce a suonare benissimo con un altro chitarrista dopo molti anni in cui ha sempre avuto il palco tutto per sè: "Onestamente la cosa mi darebbe fastidio, in circostanze normali. Ma Chris è una persona fantastica, è simpatico e ha molto rispetto per gli altri, e soprattutto è un chitarrista in gamba. I chitarristi di solito non mi stanno simpatici, se la tirano tutti e hanno un ego grande come una montagna"
Veramente anche lui ha questa reputazione, ma ora sta cambiando: "Ehm, sì... anch'io ero così una volta - tutti quanti passano in questa fase. Ma oggi sono rilassato, tranquillo, perchè so quello che so fare e chi sono. E per di più, a mia moglie non vanno proprio giù gli atteggiamenti da rockstar! Quando arrivo a casa dal tour mi fa "Al, ecco la paletta, vai a raccogliere la cacca del cane in giardino" aha ha ah!"

Zachary Stevens: I Savatage hanno sempre avuto molto intuito nel scegliere nuove facce che si integrassero alla perfezione con la formazione originale della band.
Dopo Paul O'Neill e Chris Caffery la scelta di chiamare Zak Stevens nel gruppo come sostituto di Jon Oliva nelle vesti di cantante si è rivelata assolutamente azzeccata.
Anche se inizialmente criticato dalla Sava-comunità durante il tour di 'Edge Of Thorns', Zak ha subito dimostrato il suo valore. Le sue brillanti doti canore si basano sull'esercizio, all'età di 9 anni Zak ha iniziato a suonare in una coverband dei Kiss, si chiamavano Black Diamond (casualmente, lo stesso nome della coverband dei Kiss di Jon e Criss) e un giorno decise di iniziare a cantare, cosa che continuò a portare avanti per anni: "Stavamo continuamente provando nuovi cantanti, ma nessuno era meglio di me così rimaneva il fatto che dovevo fare entrambe le cose, suonare la tastiera e cantare. Era proprio dura..."
Nel 1985, quando Zak terminò il suo primo anno di college, gli capitarono per le mani "Power Of The Night" e "Sirens" - e da allora divenne un fan entusiasta dei Savatage. Dopo essersi diplomato al college si trasferì a L.A., trovò un lavoro come dirigente del personale all'Holiday Inn e iniziò a prendere lezioni di canto, per espandere l'estenzione della sua già ottima voce.
A L.A. Zak, grande ammiratore di Bruce Dickinson e Ian Gillan, incontrò Dan Campbell, il quale era stato il roadie di Criss Oliva per vari anni. E fu sulla West Coast che Jon, Criss e Chris incontrarono Zak per la prima volta, durante il tour di Gutter Ballet.
"Dan mi ha invitato al concerto e abbiamo passato una bella serata insieme. Me la ricordo ancora perchè facemmo un po' di casino e fummo esiliati da "Fatburger" a vita! All'epoca non mi sarei mai sognato che ci sarebbe stato qualcosa di più di questa semplice conoscenza, che per me era già un grande evento".
Nel frattempo Dan non si era dimenticato di Zak, che era diventato cantante di una band di buone speranze nel New England, i Wicked Witch, quando Jon decise di passare il testimone di cantante. La prima audizione andò bene, "anche se non riuscivo a immaginarmi i Savatage senza Jon". Poi il giorno fatidico venne: "Sono quasi svenuto al telefono: Criss Oliva mi telefonò e mi chiese di venire in Florida con la massima urgenza." Il resto è storia...

Jeff Plate: Jeff Plate, il successore di Dr. Killdrums, è nato nella campagna fuori New York e si guadagnava da vivere suoando in bands da classifica Top-40 e di musica country: "Per la amggior parte sono cresciuto ascoltando musica country, finchè mi sono imbattuto in un disco dei Kiss quando avevo 14 anni".
Nel 1990 Zak Stevens stava cercando un nuovo batterista per i Wicked Witch a Boston. Il giorno stesso in cui si parlarono al telefono, decisero di incontrarsi e il destino volle che proprio quella sera i Savatage tenessero un concerto a Boston. Zak trascinò Jeff con sè al concerto, un concerto che non si sarebbe dimenticato facilmente! E neppure Jeff che, come vuole la tradizione nei Savatage è autodidatta, si sarebbe dimenticato il primo incontro con Jon & co " perchè per 3 mesi sono andato in giro camminado a un metro da terra!".
Dopo l'uscita di "Handful Of Rain" e il primo tour in Giappone e negli USA, fu un periodo ricco di avvenimenti a Savatage Camp, - anche perchè tra le altre cose stabilirono allora che il loro management si arricchiva alle spese della band. Jeff non ebbe notizie dalla Florida per "praticamente un secolo" e poi più o meno le cose andarono come per Chris Caffery qualche anno prima: "Li chiamai io e gli misi un po' di fretta, volevo sapere cosa dovevo fare, e poi non c'è praticamente nessun gruppo che sia adatto al mio modo di suonare meglio dei Savatage".

Johnny Lee Middleton: Johnny Lee è l'unico membro dei Savatage nato in Florida e che non ha mai abitato fuori dai confino dello stato, ma solo a Tampa o St. Petersburg. Ed oltre ad Al Pitrelli è anche l'unico a non aver iniziato la sua carriera di musicista come batterista. Entrambi deliziavano le orecchie dei loro cari suonando la tromba, quando erano bambini!
Agli albori il nostro calmo e gioviale Johnny militava come bassista nella formazione dei Lefty, una glam band piuttosto selvaggia e dal look appariscente, anche se oggi non si direbbe proprio. Tra un tour e l'altro Jonhhy ama dedicarsi allo sport e alla vita all'aria aperta: da ragazzino era un mago dello skateboard con cui dava spettacolo sulle rampe, mentre oggi preferisce passare il tempo sulla spiaggia con la sua tavola da surf o ad assistere alle partite della neonata formazione NHL, i Tampa Bay Lightning, insieme a sua moglie Michelle, una donna decisamente tutta pepe che gli ha già fatto venire parecchi capelli grigi grazie al suo stile di giuda non proprio tranquillo!
A parte ciò, Johnny ha un lavoro assolutamente al riparo da qualsiasi crisi di recessione, nella calda e umida Florida: insieme a suo padre, Johnny Lee Middleton II installa e ammoderna condizionatori d'aria.
Il ricordo più buffo dei "tempi andati" per Johnny è un concerto a "Bush Gardens", una via di mezzo tra Disneyland e uno zoo, che si trova a nord ti Tampa.
"Suonavamo su un palco che durante il giorno veniva usato come pista per gli spettacoli degli elefanti. Davanti al palco c'era una pozza d'acqua abbastanza grossa, e c'era un leggera pendenza che dal prato portava verso la pozza e verso il palco. Era venuta così tanta gente a vederci che quelli dalle file in fondo iniziarono a spingere, e così chi stava sull'orlo di questa pozza iniziò lentamente e inesorabilmente a scivolarci dentro. A metà concerto ci siamo ritrovati a guardare una marea di gente che ci nuotava davanti in questa poltiglia fangosa che, inutile dirlo, era piena di cacca di elefante!!!"

Paul O'Neill: Paul O'Neill è nato e cresciuto in un quartiere opeario a New York City. Era il secondo di dieci fratelli, figlio di un veterano della Seconda Guerra Mondiale di nascita irlandese, che lavorava nel settore delle telecomunicazioni e la sera frequentava un corso di laurea che lo portò a diventare professore di Storia.
"Ero circondato da libri quando ero picoclo", l'instancabile lavoratore e perfezionista ("il cui carburante consiste in un gallone di diet coke al giorno!" nota di Chris Caffery!) descrive così il suo amore per la storie e i racconti, che ha alla fine portato alla creazione del concept di "Dead Winter Dead".
Il suo credo: "Anche se può sembrare molto pretenzioso o snob, sono convinto del fatto che l'arte abbia una certa responsabilità del plasmare una vita umana appena nata". Uno dei molti esempi dei testi scritti da Paul è la storia che sta dietro a "Chance", dall'album "Handful of Rain" .
"Sempo Sugihara era l'ambasciatore giapponese a Mosca negli anni '30. Un ometto di bassa statura, magro e con occhiali spessi. All'epoca c'erano forti movimenti razziali contro gli Ebrei in Russia, e Sugihara ha fornito ai profughi ebrei migliaia di visti lasciapassare per permettere loro di fuggire dall'URSS passando dal Giappone. Dopo che la sua nazione gli intimò di termirae questa sua attività, egli non si lasciò intimidire ma anzi raddoppiò i suoi sforzi per aiutare queste povere persone. Fu deposto, dalla carica e passò il resto della sua vita in povertà estrema come barcaiolo in una piccola località sulla costa in Giappone. Negli anni '80 alcune delle persone che aveva salvato ed erano sopravvissute lo rintracciarono e gli offrirono grosse somme di denaro come ricompensa e ringraziamento, ma egli rifiutò sempre.
Morì nel 1986, senza che nessuno se ne accorgesse. I suoi compaesani si accorsero di chi fosse solo quando al suo funerale una folla di circa 20.000 persone accorse da tutti gli angoli del mondo".
La filosofia di vita di Paul: "Molte volte nel corso della vita si ha l'occasione di fare qualcosa, o cambiare qualcosa in modo positivo - e bisogna saper cogliere questa occasione. "Jon Oliva ha un modo molto efficiente per spiegare quanto i Savatage beneficino dell'input creativo di Paul: "Paul e io spesso e volentieri litighiamo come bambinoni quando siamo in studio. E' allucinante, ma funziona, perchè così facendo siamo molto produttivi. Semplicemente abbiamo la formula giusta per il tipico Savatage sound. Lui riesce a sentire minuscoli dettagli quando io sto strimpellando qualcosa e mi ferma e mi dice "Hey, fermati, quello era una figata, rifallo, lavoriamoci sopra". E' veloce come la luce quando si tratta di asocltare e scegliere le idee buone. Sono quetsi i momenti in cui nascono le canzoni".
Paul multitalentuoso: Entrò nel music buniness all'età di 16 anni come chitarrista della band-orchetsra di "Hair" e "Jesus Christ Superstar". L'autodidatta, che scrive anche alcune canzoni al piano, è anche stato in tour con una coverband per un paio di anni. Ha lavorato come tecnico del suono dal vivo per bands come Humble Pie, ed è stato fonico da studio presso i prestigiosi New York Electric Ladyland-Studio per alcuni mesi, poi passò ad occuparsi di management, organizzazione e promozione e nel giro di pochi anni arrivò alla posizione di vice-presidente della più grossa casa di management degli Stati Uniti all'epoca, la Leber/Krebs Communications. In tutto ha scritto più di 80 canzoni per bands con contratti major. Ha diretto come regista svariate produzioni musicali. Ha per primo pensato, realizzato e promosso i primi Rock Festival in Giappone nel 1984 e '85, e nel frattempo organizzò i tour di Whitesnake, Foreigner, Scorpions, Bon Jovi, Sting e Madonna nel Paese del Sol Levante, stabilendo così un record di incassi superiore ai 200 milioni di dollari; molti degli artisti citati ottennero i loro ingaggi più ricchi proprio suonando in Giappone sotto l'organizzazione di Paul. Dal 1985 ha prodotto (tra gli altri): Aerosmith ( "Classics Live! I and II" ) e il debutto dei Badlands, "Badlands".
Ha lavorato come compositore per esempio con bands come gli Omen ( "Escape to Nowhere" ) e i Metal Church ("Hanging in the Balance" ).
Ha preso parte alla composizione e stesura (testi, concepts e musica ) di tutti gli album dei Savatage dal 1988 ("Hall of the Mountain King") e dal 1995 ha abbandonato ogni attività per dedicarsi a tempo pieno all'attività di manager e produttore dei Savatage.

Steve Wacholz: "Il mio più grande ispiratore come batterista? Jon Oliva, naturalmente"
Steve Wacholz è sempre stato molto più del "semplice" leggendario 'Dr. Killdrums'.
A parte il fatto che non toccò mai una goccia di alcol durante i tour, e costituiva il contrappeso sobrio dei fratelli Oliva insieme a Johnny Lee Middleton, si è sempre occupato della promozione della band agli esordi e poi della cura degli aspetti finanziari e organizzativi dei tour.
"Qualcuno doveva pur controllare che tutti avessero il passaporto in regola e che la crew venisse pagata in tempo. Ho solo cercato di mantenere un minimo di organizzazione. Il che era già un lavoro di per sè!"
Oltre a tutto ciò, ha tenuto in vita il fanclub della band per molti anni, insieme a su madre, 'Ma Killdrums', - e ha gelosamente custodito ogni foto, ogni rivista, ogni maglietta e ogni rarità dal 1977. Così facendo raccolse centinaia e migliaia di rarità. "Ha raccolto vagonate di roba" confida Chris Caffery "Una scenetta che si ripeteva spessissimo quando eravamo in tour la dice lunga: quando qualcuno di noi perdeva qualcosa, Steve la raccattava e la metteva nella sua cuccetta... bastava chiedere a lui, e lui te la tirava fuori!" Grazie a questa mania di collezionare cose, oggi abbiamo una documentazione completa della storia della band. Perfino le tavole originali delle copertine di Gary Smith hanno trovato posto nel "museo" di Steve.
Il Doctor, che non ha più registrato da dopo la registrazione di 'Edge of Thorns' perché non ha mai trovato nessuno al livello dei Savatage,...("Ho avuto varie offerte, ma nessuna soddisfacente") da lezioni di batteria, lavora di giorno nel reparto batteria e percussioni del Thouroughbred Music a Clearwater, il più grande centro di strumenti musicali nell'area della Baia di Tampa Bay area, e da molti anni fa il promoter "da normali concerti di bands locali a raduni di motociclisti a oktober fests"... qualsiasi cosa si possa fare su un placo, insomma!
Con la 'Spybat Records' ha anche dato vita ad una sua etichetta discografica.
La prima uscita della Spybat' è stat la ristampa su cd di ' Sirens/ Dungeons', la seconda sarà probabilmente la pubblicazione in America del CD dei Doctor Butcher, che è stata rimandata da oltre un anno. "E' uno dei miei dischi preferiti, si avvicina molto allo spirito e ai suoni dei primi Savatage".
Oltre a Tommy Aldridge, il più grande idolo come batterista per Steve, non ci crederete, è Jon Oliva ! "E' un batterista meraviglioso. Non solo ha composto i nostri pezzi, ma spesso mi ha dato cassette con registrate le parti di batteria per farmi sentire esattamente come voleva che suonasse la sezione ritmica. Molto spesso io aggiungevo qualche particolare, un 2 o 3%, ed il risultato era subito perfetto".

Progetti Paralleli
DOCTOR BUTCHER:
Jon Oliva: voce
Chris Caffery: chitarra e basso
John Osborn: batteria
DOCTOR BUTCHER (1994)
I Doctor Butcher dovevano essere il progetto (o, almeno, uno dei progetti) post-Savatage di Jon Oliva, e, anche se un secondo album e' stato da tempo annunciato, sembra che il tutto sia caduto nel dimenticatoio - anche alla luce del definitivo reingresso nella band madre di Chris Caffery. Lo spirito di questo gruppo era di recuperare il sound assassino e puramente metallico dei primissimi Savatage, spogliati quindi di qualunque orpello tastieristico ed orchestrale: il risultato e' un discreto disco di metal cupo, ma qualitativamente restiamo distanti dal livello di eccellenza di album quali 'Sirens' e 'Power Of The Night'. Il problema fondamentale e' che Caffery non e' Criss Oliva, e si sente: se su pezzi come 'The Altar' e 'The Chair' il suo apporto e' pienamente convincente, lo stesso non si puo' dire per il resto dell'album, che alla fine suona troppo altalenante e tendenzialmente noiosetto.
Piccola postilla: la lavorazione di questo disco fu ritardata proprio per la morte del chitarrista dei Savatage, morte che porto' Jon a dare la precedenza al suo lavoro su 'Handful Of Rain'.

TRANS SIBERIAN ORCHESTRA:
Paul O'Neill: chitarra, composizioni, supervisione
Bob Kinkel: tastiere
Jon Oliva: tastiere, voce
e mille altri (fra cui i Savatage al gran completo)
CHRISTMAS EVE AND OTHER STORIES (1996)
CHRISTMAS ATTIC (1998)
BEETHOVEN'S LAST NIGHT (2000)
La Trans Siberian Orchestra e' il progetto di Paul O'Neill cui collaborano tutti i Savatage. Con la TSO Paul puo' sfogare in maniera definitiva la sua passione per i musical per grandi audience, uscendo al di la' del limitato pubblico metal dei Savatage. I primi due album sono dei concept natalizi, che fondamentalmente riprendono in maniera addomesticata e "per famiglie" le sonorita' e lo stile di 'Dead Winter Dead', risultando pero' alla fin fine un po' troppo melensi e noiosetti, nonostante alcuni bei remake chitarristico/sinfonici di molti pezzi natalizi e di musica classica. Dei due il piu' riuscito e' sicuramente il primo che, fra le altre cose, riprende (consacrandola al grande successo) proprio 'Christmas Eve (Sarajevo 12/24)'. Decisamente di ben altro tenore il terzo disco 'Beethoven's Last Night', che sposta il concept dal Natale alla vita del grande compositore, per una storia vibrante e avvincente sia dal punto di vista dei testi che da quello strettamente musicale (non che la formuletta sia cambiata piu' di tanto, comunque). La TSO ha avuto un successo esplosivo negli States, al punto da far apprezzare la musica di Paul, Bob e Jon anche ad insospettabili vecchiette e casalinghe. Ah... come sarebbe bello terrorizzarle con una bella 'Hall Of The Mountain King'!




Rob Fleming
Sabato 5 Gennaio 2019, 22.03.00
7
Per quanto mi riguarda qualitativamente i padroni (con gli Shadow Gallery) degli anni '90
Vitadathrasher
Sabato 5 Gennaio 2019, 19.12.33
6
Se dovessi citare una band che mette d'accordo tutti, citerei proprio loro. Fanno un heavy a 360 gradi ci trovi di tutto nella loro musica, ottima musica, non esiste un album pessimo. Effettivamente considerati il giusto, una compagine di eccelsi musicisti, ma di poco appeal mediatico forse. Comunque basilari per ogni metalhead.
ObscureSolstice
Sabato 5 Gennaio 2019, 18.41.39
5
Già, un vero signore Jon Oliva dal grande cuore e talento creativo, ha sempre pensato più agli altri che a sè stesso con un umiltà fuori dal comune come se fosse uno qualunque, ma lui forse si è sempre reputato uno qualunque, una persona normale. I Savatage, senza nulla togliere ad altre band meno considerate di tutto rispetto, ma sicuramente a livello internazionale e di grandi nomi i Savatage sono la band meno considerata con bagaglio di dischi invidiabile di qualità assoluta più di chiunque altro, solo un pó sfortunati. I fratelli Oliva, (oltretutto autodidatti e polistrumentisti), sono sempre stati Jon una voce tra le mie preferite e Criss è sempre stato uno dei miei chitarristi preferiti nel metal, da sempre. Pensa te, la prima band aveva 12 anni Criss...roba da matt, ed é stato di cattivo gusto quando è accaduta la tragedia che nessuna grande testata giornalistica chitarristica gli abbia mai menzionato o fatto una copertina in suo onore...è stato ingiustamente sottovalutato e ignorato, ma credo ancora fino a questi tempi. Savatage miti, sempre nel cuore
Maurizio
Venerdì 4 Gennaio 2019, 13.30.01
4
Non dimenticherò mai Jon Oliva fuori dal Rainbow a Milano seduto sul marciapiede a conversare tranquillamente con due fans dopo un meraviglioso e sudatissimo concerto. La band rimane semplicemente baciata dagli dei della musica. Ha lasciato testimonianze incancellabili di vera grandezza.
Royal
Lunedì 26 Dicembre 2011, 19.28.28
3
Mi associo ai tardivi complimenti
Radamanthis
Lunedì 26 Dicembre 2011, 14.32.14
2
Azz, visto ora questo articolone....spettacolo...
jek
Lunedì 26 Dicembre 2011, 14.28.18
1
'azzo Danilo che articolone. Ci ho messo un po' ma l'ho letto tutto, a dir poco entusiasmante. Non conoscevo bene la storia dei Savatage quindi ho apprezzato veramente.
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28/03/2003
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