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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Benighted - Carnivore Sublime
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( 2531 letture )
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Come un cannibale senza denti.
In sintesi questa potrebbe essere la descrizione del nuovo lavoro targato Benighted. Accompagnato da un concept profondo e di attualità, questo Carnivore Sublime conferma nuovamente le potenzialità stilistiche dei transalpini, senza sfortunatamente togliere o aggiungere nulla a ciò che hanno fatto sino ad oggi. Andiamo per gradi; testi, musiche e chiudiamo in bellezza con la solita finestrella. RITUALI CANNIBALISTICI E MALATI MENTALI Come da tradizione i Benighted ci deliziano con un nuovo trattato di maldicenze le quali, purtroppo, prendono spunto e raccontano di vita reale. Il cantante infatti, Julian Truchan, lavora ormai da anni in un ospedale psichiatrico. I testi che compongono le canzoni del gruppo da sempre raccontano ciò che il povero Julian vive in prima persona durante il suo lavoro. Nel caso del precedente, Asylium Cave, il maligno padre padrone tedesco Fritz era il personaggio principale; ora con Carnivore Sublime ci si avvicina alla vita di un uomo dalla personalità deviata a causa di traumi infantili ed abusi subiti all'età di sette anni. Costui ha successivamente sviluppato una paura interiore talmente tanto radicata nel subconscio che gli ha plasmato la vita; questa paura si può semplicemente associare all'abbandono. Con il desiderio sempre più forte di custodire le persone care nella sua vita, subentra il cannibalismo, il quale prenderà una piega sinistra non appena la sua compagna gli annuncerà di essere rimasta incinta. È una macabra fine per una famiglia, ma purtroppo non c'è niente di inventato. Da qui si parte con la gestazione del disco; senza sapere cosa risiede alle spalle di tutta la brutalità proposta, la comprensione del disco risulterebbe dimezzata del suo potenziale.
COSA CI FANNO 5 FRANCESI, UNO SVIZZERO ED UNO SVEDESE? Semplice, Carnivore Sublime. A livello prettamente compositivo non ci sono grandi differenze da ciò che venne composto ormai tre anni or sono, la furia cieca che si faceva largo tra le composizioni è ancora oggi il minimo comune denominatore. Chi di voi segue il gruppo da qualche tempo sa già cosa aspettarsi, purtroppo, viene da dire, poiché l'effetto sorpresa del passato è venuto a perdersi con gli anni in favore di una maggiore propensione verso una razionalità compositiva che è segno in parte del passare degli anni. Le chicche, gli effetti sorpresa come quegli stacchi tanto grezzi quanto contestualizzati che eravamo soliti aspettarci sono andati a perdersi diventando solo un'ombra del passato. Niente di male in questo, altrimenti staremmo a disquisire su tutto; ritrovarsi però tra le mani ciò che ti aspetti e nulla più da una band come i Benighted è alquanto frustrante. Canzoni vincenti come la seconda traccia Noise e la successiva Experience Your Flesh, prese singolarmente hanno un tiro che sveglierebbe pure un narcolettico; peccato che tutto finisca quando, concluso l'ascolto, si ha la stessa sensazione di una pasta stracotta e senza sale. Va bene gli stacchi con i bambini che piangono in acustico, va bene la destrutturazione della salsa in chiave brutal seguita da echi industrial di matrice Rammstein (Slaughter/Suicide) e va benissimo anche l'effetto strangolamento che Niklas Kvarforth offre su Spit. Ma a conti fatti non c'è il sangue in queste note, che sono innocue quanto basta per regalare trentasette minuti di brutalità senza scuoterci quanto serve. Anche sulla titletrack, dopo una quarantina di secondi, parte un intermezzo di matrice caraibica, ma era già tutto sentito e risentito nelle passate produzioni. L'idea è quella che se da un lato la componente groove e catchy è stata amplificata, dall'altro però l'insieme ha perso in termini di impatto. In sostanza è come avere davanti a sé un regalo di compleanno impacchettato e riuscire a leggerne allo stesso tempo nella parte inferiore il nome della marca. Peccato davvero, perché ad ogni loro nuova uscita ci si aspetta il botto, quella consacrazione definitiva che manca da tanto, forse troppo tempo; probabilmente questi sono i loro limiti, auto-imposti o meno e bisogna prenderne atto perché a giochi chiusi rendono il tutto amarognolo, la bocca impastata, senza riuscire a deglutire. Tornando agli ospiti del disco, l'innominabile Niklas Kvarforth (Shining), offre una prestazione ottimale e la sua voce si inserisce al cento per cento con il tappeto sonoro. Come confermato da Julian Truchan è stato proprio lo stesso Kvarforth a strangolarsi da solo in studio, regalandoci un'interpretazione che definire veritiera è un eufemismo. Michael Kern, frontman dei brutallari svizzeri Carnal Decay, compare in sordina su June and the Laconic Solstice; una presenza che sembra più un favore tra amici che un reale contributo verso la canzone. Né più, né meno.
UN ASSAGGIO? Non meniamo il can per l'aia, i Benighted hanno nuovamente composto un ottimo disco, splendidamente prodotto e realizzato con una tecnica sopraffina, peccato che sia prevedibile e a tratti monocorde. Ai primi ascolti ti esalta, ne vorresti ancora, con il passare dei giorni manca pure l'interesse di ascoltarlo nello stereo a tutto volume. Speriamo veramente che, dato il concept in oggetto, non finiscano per non amarsi così tanto nella loro autoreferenzialità da inghiottirsi in un sol boccone, ripercorrendo strade già battute in passato, mangiandosi la coda. Ad ogni modo, ascoltando questo disco, c'è sicuramente la possibilità di trascorrere qualche minuto in compagnia delle malsanità più torbide dell'uomo.
La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Franco Basaglia, "Che cos'é la psichiatria", 1967
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6
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Un'insana e malata dose di brutalità accompagnata da una capacità tecnica di altissimo livello, questi sono i Benighted. Di prevedibile ci trovo davvero poco nella loro musica, colonna sonora perfetta di un delirio psichico. Il death metal ha diverse sfaccettature, questi ragazzi francesi ne rappresentano quella più folle e anarchica in maniera esemplare. Voto 82/100 |
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5
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Nulla che passerà alla storia ma io mi diverto sempre a sentire questo genere di cafonate piene di blast beat, pig squealing a muzzo, etc. |
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4
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Dopo vari ascolti posso dire che quoto Andy, disco potente, cattivo e ben suonato; sarà che anche il concept dell'album stesso mi ha già di per se molto intrigato, ma album che cresce ascolto dopo ascolto; la titletrack è senza dubbio la migliore, cattiveria grind supportata da un ottimo brutal tecnico, senza sdegnare aperture melodiche molto suggestive e apprezzabili. Voto 78 |
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3
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Mah,secondo me con questo disco ci sono arrivati,tecnico,potente,una vera mazzata in faccia,distruttivo come pochi!le canzoni ,ci sono,un bel 80 secco ci sta alla grande! |
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2
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Anche se purtroppo lo trovo inferiore a Asylum Cave |
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1
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E' vero Ad Astra, anche io ascoltano l'album in questi giorni ho avuto quasi la medesima sensazione, cioè di un gruppo che avrebbe veramente tutti i mezzi per distruggere seriamente, ma che purtroppo non riesce a rendere il tutto efficace, comunque continuerò a seguirli volentieri, perché ripeto, secondo il mio parere il potenziale c'è eccome. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. X2Y 2. Noise 3. Experience Your Flesh 4. Slaughter/Suicide 5. Spit 6. Defiled Purity 7. Jekyll 8. Collection of Dead Portraits 9. Carnivore Sublime 10. Les Morsures De Cerbère 11. June and the Laconic Solstice
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Line Up
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Julien Truchan (Voce) Olivier Gabriel (Chitarra) Adrien Guérin (Chitarra) Alexis Lieu (Basso) Kevin Foley (Batteria)
MUSICISTI OSPITI Niklas Kvarforth (Voce nella traccia 5) Collapse and Naked Disfigured Yo- Grut (Voce nella traccia 10) Michael Kern (Voce nella traccia 11)
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RECENSIONI |
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