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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Alestorm - Sunset on the Golden Age
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( 4704 letture )
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Estate = mare. Mare = pirati. Pirati = Alestorm!
È il momento di parlare di un disco che per molti di voi, ne sono sicura, avrà fatto da colonna sonora per il mese di agosto. Con Sunset on the Golden Age la ciurma guidata da Christopher Bowes raggiunge la quota di quattro full-length. Quattro album senza grosse pretese se non quella di far divertire gli ascoltatori, obiettivo finora sempre raggiunto alla grande. Quest'ultimo disco non deluderà le aspettative dei fan, riproponendo la stessa ricetta che, ammettiamolo, non ci stuferà mai: riff semplici ma incisivi, ritmi che fanno saltare dalla sedia, melodie orecchiabili da drinking song, ritornelli da cantare a squarciagola, tastiere da Pirati dei Caraibi e, su tutto, la voce sguaiata e ruvida di Bowes con il suo marcato accento scozzese. Bando alla ricercatezza, bando alla complessità, bando all'introspezione, bando alle seghe mentali. Avete bisogno di staccare dopo una giornata pesante? Niente di meglio degli Alestorm. La colonna sonora della vostra vacanza? Gli Alestorm, ovviamente. Qualcosa che vi faccia dimenticare lo stress e che vi metta istantaneamente di buonumore? Chi meglio degli Alestorm?
Sunset on the Golden Age contiene in totale 10 pezzi, tra cui un paio di vere e proprie drinking song, qualche brano incalzante ed esaltante che richiama i Running Wild, un paio di pezzi più epici e seri ed una divertentissima cover. Nella prima categoria ricade sicuramente Drink, uno dei pezzi più semplici ed allo stesso tempo migliori dell'album. Il testo è assolutamente esilarante ed il ritornello così vincente che è impossibile non cantarlo già dopo il primo ascolto ("We are here to drink your beer/ And steal your rum at a point of a gun"). Da inserire immediatamente e per sempre nella playlist "da festa". Sicuramente diventerà un must nelle setlist live della band. Tra le esponenti della seconda categoria, da citare è l'opener Walk the Plank, che aggancia subito l'ascoltatore e lo trasporta immediatamente sulla sgangherata imbarcazione di Bowes e compari, con l'odore del sale e quello dell'alcol che pungono il naso ed il sole accecante che fa strizzare gli occhi. Tra i brani più epici, il più riuscito è 1741, che inizia con un motivetto ad 8 bit da videogioco per poi svilupparsi in un brano piuttosto lungo ma incalzante, in cui la tastiera si divide tra sottofondi evocativi e marcette di flauto. Queste ultime si prestano perfettamente a creare l'atmosfera di cui parla il testo, dedicato alla disastrosa sconfitta della flotta inglese nella battaglia navale di Cartagena de Indias. Per quanto riguarda invece la cover, si tratta di Hangover, una canzone originariamente scritta per un cantante pop e rapper inglese (Taio Cruz) che parla per l'appunto del doposbronza. Visto il tema, fa già ridere nella versione originale, ma suonata dagli Alestorm raggiunge il massimo delle sue potenzialità. Sembra sia stata scritta apposta per loro! Decisamente esilarante. Nel complesso, la qualità si mantiene grossomodo pari a quella dei due lavori precedenti, Back Through Time e Black Sails at Midnight. Non ci sono innovazioni o differenze particolari: con Sunset on the Golden Age gli Alestorm ci mostrano che bastano pochi semplici ingredienti per cucinare moltissime ricette gustose. Sicuramente da apprezzare è l’inserimento di strumenti ospiti come le trombe, che ci accolgono fin dalle prime note di Walk the Plank e che spicccano particolarmente in 1741, ed il violino. I difetti più evidenti di questo album invece sono due, e riguardano entrambi la title-track finale, un mastodonte da 11 minuti stile Death Throes of the Terrorsquid. Il primo è proprio la durata di questo brano, che di per sè non è mal riuscito, ma che potrebbe tranquillamente risparmiarci qualche minuto di ripetizioni. Il secondo è la sua posizione all'interno dell'album: dopo una canzone come Hangover è difficile avere voglia di un brano serio come questo. Se fosse stato inserito prima nella tracklist ne sarebbe stato decisamente valorizzato. Peccato.
In conclusione, posso dire che Sunset of the Golden Age sicuramente non piacerà agli ascoltatori che non hanno mai apprezzato gli Alestorm finora. Peggio per loro. Per noialtri, sono 50 minuti circa di divertimento su disco. Ci voleva.
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14
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Non giudico la proposta musicale, va bene il tema trattato dei pirati, ma volevo solo dire che mettere nella stessa frase Alestorm e Running Wild mi mette i brividi di terrore e sconforto e ovviamente non per i secondi. |
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13
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Ok Theo. Comunque lo riascoltato due volte ieri sera e confermo che non mi entusiasma granché . Certo non mi ritengo un esperto di folk, ma il mio personalissimo voto non va oltre la sufficienza : 60. |
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12
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Comunque Christoper Bowes è un genio. Disco dell'estate assolutamente, quei cretini dei TrollfesT hanno fatto uscire il loro disco a Marzo e il loro sarebbe potuto essere l'unica alternativa da ascoltare in spiaggia. |
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11
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Hanno solo il loro modo (diverso, ma spesso anche molto intelligente) di essere validi  |
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10
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No Dario, il tuo discorso ha senso e vista in un certo modo hai anche ragione! Solo che, come ti ho spiegato non sto sminuendo affatto la band, ho semplicemente fatto un appunto ed una distinzione per rendere chiara la cosa. A me gli Alestorm piacciono dal primo disco, quindi lungi da me dire che non siano una band valida  |
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9
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Allegri e divertenti ....questo si. |
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8
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Certo Theo , capisco. Non sempre si ha voglia di musica impegnata e la spensieratezza degli Alestorm spesso ci vuole eccome. Rimango comunque dell'idea che non lo descriverei in questo modo. Senza voler bacchettare nessuno per carità, però mi sembra che sminuisce un pò la band questo discorso dell'estate.  |
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7
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Estivo nel senso di spensierato e dall'appeal chiaramente più "facile", per come la vedo io. Personalmente ritengo sia un ottimo ascolto più durante l'estate che non d'inverno ove, io per primo, preferisco altro (ma in questo caso mi riferisco a tutti i loro lavori). Diciamocelo, sono validi e divertenti, ma la musica impegnata è altra. Per me vano presi per quello che sono: simpatici e divertenti (con una vena d'ironia ed inteligenza fuori dal comune, anche), ma di sicuro non un ascolto impegnato. E questo vale per tutti i loro dischi, non solo questo . Con ciò non intendo dire che siano "banali" o "hit estive", la cosa mi pare chiara, semplicemente va fatta distinzione tra i dischi buoni e piacevoli ed i capolavori, parer mio, e Carolina sia con la recensione che con il voto lo mette ampiamente in chiaro a mio modo di vedere. |
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6
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Fra i quattro è quello che mi piace meno. Non c'è nessun brano che mi colpisce in modo particolare. Magari crescerà con gli ascolti. Non so se definirlo "estivo" o colonna sonora dell'estate sia un complimento: queste descrizioni le lascerei alle banalità dei brani estivi, quali "...dammi tre parole cuore sole amore " ..."...c'è delirio al maracanà" ecc. |
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5
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Si riconfermano divertenti e di qualità come al solito. Quando la musica divertente e spensierata ha anche qualcosa da dire... Come valutazione bene o male in linea con le loro precedenti uscite, va detto che è un disco che non farà la storia di chissà quale genere, ma è giusto così, vanno presi per quello che sono, divertenti ed "estivi", come Carolina ha giustamente detto nella rece. Altro da dire non c'è, migliori tracce, per me, su tutte "1741", "Magnetic North" e "Walk The Plank". |
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4
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Ma no! Non sapevo fosse uscito un altro disco dei suonatori di Scottish Pirate Metal, come si definiscono loro, lo ascolterò il prima possibile!  |
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2
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Quando sono andato in svizzera, ho trovato questo disco che si soprannominava da solo "i figli dei Running Wild" io incuriosito, lo misi nel lettore (Mediamarkt che sarebbe il nostro Mediaworld, aveva dei lettori dvd precisamente 6, quindi potevi ascoltarti tutti gli album che volevi..) in poche parole, capolavoro davvero, fare il poker di album per una band è difficile al giorno d'oggi ma penso che gli Alestorm siano i pochi che ci sono riusciti, 87 |
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1
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Questo disco mi ha tenuto compagnia mentre studiavo per l'esame di recupero. Penso che questo sia il loro lavoro migliore sia per il songwriting(1741 e la titletrack) sia per la voce di Chris che mi ha sorpreso col suo Growl. non vedo l'ora che sia il 2 ottobre |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Walk the Plank 2. Drink 3. Magnetic North 4. 1741 (The Battle of Cartagena) 5. Mead from Hell 6. Surf Squid Warfare 7. Quest for Ships 8. Wooden Leg! 9. Hangover (Taio Cruz cover) 10. Sunset on the Golden Age
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Line Up
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Christopher Bowes (voce, keytar) Dani Evans (chitarra) Elliot "Windrider" Vernon (tastiera, cori) Gareth Murdock (basso) Peter Alcorn (batteria)
Musicisti Ospiti
Bren Casey (cori) Gordon Krei (orchestrazioni, programmazione) Hildegard Niebuhr (violino) Tobias Hain (tromba) Jonas Dieckmann (tromba) Myk Barber (chitarra nella traccia 1) Lasse Lammert (chitarra e vibraslap nella traccia 5) Phil "MC Immobiliser" Philp (voce nella traccia 9)
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