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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 2647 letture )
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Se non sapete ancora bene cosa sia lo stoner, se volete approfondire meglio la conoscenza di questo genere musicale, se volete aprire i vostri orizzonti verso vibrazioni positive, verso echi che lambiscono galassie lontane, verso mondi dal profumo stonato rispetto a quelli di casa vostra, siete decisamente nel posto giusto, perché Charged è uno dei dieci album fondamentali che consiglierei ad un amico per comprendere appieno questo genere musicale. Immaginate di essere rimasti intrappolati in una macchina chiusa, in piena estate, con il sole che frusta le lamiere sfidandovi in un incontro all'ultimo respiro contro i suoi raggi infuocati. Immaginate la sofferenza fisica che provereste nel rimanere intrappolati in questa scatola mortale per ore, chiudendo gli occhi potete quasi sentire il sudore che vi solca il viso, tuffandosi con fierezza sulla vostra maglietta. Ed ora, in preda alla disperazione, immaginatevi uno spiraglio, un briciolo d'aria che si insinua nelle fessure esigue del finestrino, che come in un ultimo, disperato tentativo di uscirne vivo, riesce leggermente a muoversi. Ora l'aria è li, pronta ad accarezzarvi, vi sembrerà di essere nuovamente in paradiso, di essere salvi, ma è solo un attimo di serenità prima che la forza devastante del sole possa nuovamente investire i vostri sensi in preda ad un attacco di panico. Non vi resterà che accasciarvi in terra, chiudere gli occhi e lasciarvi trasportare dalle allucinazioni che la musica compresa in quest'album vi recherà, un autentico trip di proporzioni cosmiche, dalla forza disarmante, dal carico distruttivo annichilente. Nati dalle menti degli ex Fu Manchu, Eddie Glass, voce e chitarra, e Ruben Romano, batteria, ed accompagnati dal basso di Mark Obshire, i Nebula giungono qui al loro secondo lavoro, edito sotto la guida della Sweet Nothing, dopo l'ottimo debut uscito tre anni prima della presente release.
Cosa cambia? cambia che le tentazioni psichedeliche del precedente disco vengono qui inglobate, cercando di non fermare mai la creatività, di non attraccare la nave in nessuno dei dieci porti lambiti da questo splendido veliero del deserto. Lo stoner viene concentrato in disarmanti squarci blues, lasciandolo marcire sotto il sole cocente e straripare in colate di vento heavy psych, in pirotecnici rallentamenti sabbathiani e in acustiche parti violate da un ombrosità che va a cozzare col sole accecante del deserto da cui provengono; le strutture snelle e dirette si prestano a un ascolto di facile assimilazione, fatta eccezione per la lunga coda dell'album, in cui la psichedelia prende forma attraverso lisergiche visioni che vanno a lambire i confini dell'anima. Lasciarsi trasportare dunque dal blues sporco di Travelin' Man Blues, o dal treno merci che risponde al nome di Do It Now, dagli squarci fuzz di Beyond, dalla pazzia non convenzionale di Instant Gravitation, dal calore circolare degli splendidi ricami acustici di This One, dall'heavy psych tirato di Ignition, dalla sensualità sporca di Shaker, passando infine per i richiami post grunge della splendida Goodbye Yersterday, è davvero incredibile, una sensazione che vi lascerà appagati e rigenerati.
Insomma in quest'album è racchiuso un po’ tutto quello che si dovrebbe trovare in un vero album rock: ci sono le canzoni, ottimamente costruite, dove non c'è spazio per la banalità e per il già sentito; c'è un suono che parte dallo stoner ma che ingloba al suo interno influenze diverse ma ottimamente amalgamate; c'è una band che suona in modo sublime, c'è una leggera brezza malinconica che aleggia guardinga come una carogna dinanzi la sua preda. E poi ovviamente c'è tanta aridità, c'è tanto sole, c'è un modo di concepire la musica che solo le grandi band possiedono, ma soprattutto c'è la magia, quella magia che il 90% degli album che sono usciti nel corso degli anni, e che continueranno ad uscire in futuro, non possiedono e non possederanno mai.
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3
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Riascoltato il weekend scorso mentre tornavo a casa in macchina: gran disco e grande band, mentre lo sentivo non mi sono neanche incazzato per il traffico in uscita da Milano! |
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2
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Gran bel disco. Si ascolta e si riascolta con immutato piacere. |
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1
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Un classicone del genere. Da avere. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Do It Now 2. Beyond 3. Giant 4. Travelin' Man Blues 5. Instant Gravitation 6. This One 7. Ignition 8. Shaker 9. Goodbye Yersterday 10. All The Way
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Line Up
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Eddie Glass (Voce, Chitarra) Mark Abshire (Basso) Ruben Romano (Batteria)
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