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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Nebula - Transmission from Mothership Earth
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26/08/2022
( 1495 letture )
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Nello spazio, lo sappiamo, non esiste suono. Il silenzio è totale. Il che, in un certo senso, è l’aspetto più terrificante in assoluto, ben più di tutti i fantasmi e mostri creati e amplificati dalla fantascienza. Il silenzio come totale assenza di suono rende surreale, vuoto, alieno, ostile, lo spazio. Un posto nel quale l’umanità deve imparare a fare a meno di uno dei suoi -già limitati- sensi. Eppure, la fantasia umana non conosce ostacoli e sulla costruzione del racconto ha fondato tutta la spiegazione della propria esistenza e del cosmo che la contiene. Sono quindi tante le band che nel corso della loro carriera hanno voluto ricreare un suono che in realtà non esiste e associarlo alle infinite praterie spaziali, per restituire grazie alla suggestione dell’immaginazione elementi che di per sé vagano o stazionano, crescono o si distruggono nel più assoluto vuoto di rumore. Addirittura, un’intera branca della musica psichedelica ha accompagnato questa totale creazione dell’intelletto e dell’inventiva umana, dando vita e sostanza a ore di musica e rumoristica varia che ha reso agli uomini l’immagine sonora dell’universo. Parlando degli statunitensi Nebula, già dal nome prescelto si capisce quanto l’ispirazione spaziale contasse fin da subito nella definizione della loro identità. Non stupisce quindi che il loro nuovo album sia quasi interamente rivolto alla ricerca di queste sonorità, in un modo così pervasivo da risultare stordente, che è poi spesso il fine di questo tipo di espressione creativa.
L’uscita di Holy Shit aveva restituito la band ai suoi fan -e forse non solo a loro- dopo dieci anni di assenza. Un intervallo enorme, che però risultò fortunatamente colmato da un gran disco, uno dei migliori della loro discografia e capace non solo di riprendere la formula precedente, ma di ampliarla ulteriormente, mostrando una maturità e una voglia di crescere ancora inesauste. Volontà e capacità che ancora una volta dominano Eddie Glass e i suoi ritrovati compari, i quali, dopo aver sancito il proprio ritorno scolpendolo nella pietra, decidono di lanciarsi a piena velocità nelle profondità universali, cavandone una perfetta colonna sonora, come appunto si trattasse di una trasmissione proveniente dalla nave madre Terra, verso chiunque volesse intercettarla. Il risultato viene raggiunto dai nostri intrepidi esploratori cosmici prendendo la propria classica proposta, fatta di stoner, psichedelia, blues, garage e spingendola ai massimi livelli di rumoristica, caricando di filtri, delay, effetti, wha wha e spingendo la distorsione a un livello di vera e propria "fusione" sonora, così da esaltare al massimo il fuzz e la dimensione onirico/spaziale. L’effetto è stordente, estraniante, specie se la mano viene calcata così pesantemente. Se l’iniziale Highwire ci inganna col suo riff spettacolare e le variazioni di accento, basta l’entrata della voce annegata negli effetti di Glass e la seconda parte del brano per ritrovarsi già in piena atmosfera space, con i brani successivi che non fanno che amplificare ulteriormente l’effetto. In particolare, la doppietta costituita dalla spettacolare Wilted Flowers, uno dei brani più belli del disco, memore di quella impronta di lascivia che aveva caratterizzato Holy Shit e dalla successiva Melt Your Head, un vero e proprio trip sonoro senza uscita. Le cose recuperano vagamente una forma con Warzone Speedwulf, che si rivelerà però praticamente un canovaccio nel quale Davies e in particolare un grandioso Amster prendono le redini e conducono il gioco, mentre Glass tira fuori l’ennesimo grande riff (una fucina vera e propria) e un accenno di linea melodica (poco più che una strofa e il ripetuto “ok, let’s go!”), per quella che appare palesemente una palestra di improvvisazione psichedelica per le esibizioni dal vivo. E’ solo con I Got So High (cantata da Davies) che una forma canzone vera e propria fa di nuovo capolino nel disco, regalandoci un nuovo inno vizioso e perduto che richiama il disco precedente e, con esso, i Monster Magnet. Dopo la deriva psichedelico-spaziale dei brani precedenti, la pur tutt’altro che pudica e innocente traccia sembra una roba da educande, con tutta la sua coda psichedelica. Ma ecco che, non paghi, i Nebula sul finale tirano fuori due colpi da knock out puro: Existential Blues, col suo riff magnetico ed enorme è un capolavoro di psichedelia heavy, sfrangiata da assoli e cowbell che certificano ancora lo status di Glass, mentre la conclusiva The Four Horseman rispolvera le sonorità western per chiudere alla grande un disco sorprendente, stordente, totalmente immerso nell’acido e lanciato nello spazio.
Dopo l’uscita di Holy Shit era più che lecito chiedersi come i Nebula avessero intenzione di riprendere il proprio viaggio ed ecco la risposta: Transmission from Mothership Earth è l’ennesimo disco enorme di una band che non ha intenzione di mollare il colpo e si mostra tutt’ora capace di sorprendere ed elevare la propria musica oltre la mediocrità circostante. La nuova maturità melodica, che porta i brani ad essere tutti ben riconoscibili e identificabili, con ritornelli e melodie non solo abbozzate, ma sviluppate e ricercate (entro certi limiti, ovviamente, non stiamo parlando di armonie a sette voci), come tracciato dal precedente album, resta una caratteristica preponderante, ma è chiaro che qua la componente puramente space diventa l’assoluta protagonista, rendendo l’esperienza di ascolto un vero e proprio viaggio sensoriale. Mai fuori controllo, mai lontano da una intellegibilità melodica piacevole, ma totalmente immerso in un bagno psichedelico annichilente. Nient’altro da aggiungere: ennesimo grande disco, da avere.
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3
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Non e' male....ma sinceramente piu' che loro preferisco il cd dei sons of otis del 1996...piu' pesanti con la voce molto piu' space e molto piu' acidi...una versuone dei nebula molto piu' pesante e piacevole!...comunque 84 ci sta bene perche' almeno i nebula non cercano di scopiazzare i solity kyuss. |
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2
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Non male, la voce non mi fa impazzire. Sicuramente un 3/4 anni fa lo avrei riascoltato in loop, ora ne ho UN Poco lo scroto satollo di certe proposte |
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1
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....dato un ascolto....lo trovo davvero ottimo.....voto giusto... |
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INFORMAZIONI |
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Heavy Psych Sounds Records
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Tracklist
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1. Highwire 2. Transmissions from Mothership Earth 3. Wilted Flowers 4. Melt Your Head 5. Warzone Speedwulf 6. I Got So High 7. Existential Blues 8. The Four Horseman
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Line Up
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Eddie Glass (Voce, Chitarra) Tom Davies (Basso, Voce su traccia 6) Mike Amster (Batteria)
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