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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Fleshgod Apocalypse - King
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24/02/2016
( 7504 letture )
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I Fleshgod Apocalypse sono, in questo momento, il gruppo nostrano più in voga nel panorama musicale metal; forti anche di una proposta dalle trame sinfoniche, sempre in grado di abbracciare una grande fetta di pubblico e il mai banale partenariato con la Nuclear Blast, la band è riuscita a portare le proprie teatrali rappresentazioni anche al di là dei confini della nostra penisola, diffondendo così il vessillo italico nel vecchio continente e non solo. King, quarto album della band, cambia il contesto a tinte mitologiche di Labyrinth; con questo lavoro infatti si descrivono forza e debolezza del potere sovrano, di un re appunto che si circonda di un ambiente dove sono soprattutto il vizio e la corruzione a spopolare, ma le cui ambizioni e la sete di gloria non ne escono menomate. Questo contrasto viene espresso con maestosa teatralità dai Fleshgod Apocalypse, grazie a una formula che non riserva particolari sorprese, ma che merita comunque di essere analizzata.
King si presenta come il lavoro "meno complesso" rispetto a quelli passati, sebbene quanto fatto da Francesco Ferrini per quello che riguarda orchestrazioni e relative composizioni sia davvero notevole. Sicuramente c'è la vivida intenzione della band di focalizzare l'attenzione dell'ascoltatore proprio su questo perché sono i vari elementi connessi con la tradizione classica a conferire quella teatralità all'opera; si passa così dai pindarici trionfalismi in tiratura power con suoni in grado di gonfiare di orgoglio il petto ai momenti di assoluta melodrammaticità abili a scrutare nel profondo l'animo umano. Per quello che riguarda il lavoro delle chitarre, invece, i Fleshgod Apocalypse hanno fatto un passo indietro rispetto all'esperienza passata; le ritmiche calcano la mano su ritmi più regolari, prevalentemente cadenzati, in modo da conferire al suono quella sensazione di sinistra oscurità ricercata pedissequamente, in particolar modo in questa produzione. Di conseguenza, sono stati evidentemente ridotti i momenti in cui la furiosa rapidità passata riesce ancora a emergere dalle viscere; la traccia Mitra, su tutte, ripropone i vecchi retaggi, oscurando le sinfonie di sottofondo e lasciando spazio a un furioso dinamismo accompagnato dal rabbioso blast beat della batteria. Nel suo insieme, King non è un disco che si riesce facilmente ad assimilare con pochi ascolti; nelle prime riproduzioni la presenza delle chitarre può sembrare soffocante, vista la riduzione nel merito di varianti e diversità stilistiche; successivamente, entrando sempre più a fondo nelle stanze della corte del sovrano, con una maggiore attenzione ai particolari sinfonici e alla grandezza delle voci liriche che ci spingono sempre di più, si riesce ad apprezzare l'ottimo lavoro fatto.
Entrando sempre più nello specifico, passata la marcia trionfale introduttiva, si entra subito nelle viscere sovrane; in Aeternum si apprezzano le trascinanti voci in sottofondo dei cori e le chitarre che, con i loro riff serrati e granitici, conferiscono sia un grande slancio sia una buona dose di cattiveria. In questo pezzo, come nei seguenti, si apprezza il bilanciamento fra il growl cavernoso di Tommaso Riccardi e il cantato pulito Paolo Rossi. La voce pulita si esibisce in un ritornello pregnante di carica emotiva, grandiosità e epicità, risultando così anche molto orecchiabile. Stesso discorso vale per la traccia And the Vulture Beholds, più o meno sulle linee ritagliate nella canzone appena descritta, ma qui l'esecuzione complessiva è migliore; è ottimo il fraseggio in cui la chitarra solista riesce finalmente a liberarsi dal coacervo death sinfonico e la prova generale delle sei corde è più dinamica e incisiva. Il momento più alto di King è sicuramente la traccia Cold As Perfection, di cui si può trovare il video che permette di contestualizzare al meglio il concept dell'album; una canzone in costante crescendo, all'inizio su ritmi regolari, tenebrosi e oscuri, con la voce femminile che dà la percezione di cadere in un horror vacuo senza fondo; con il passare del tempo la canzone è un costante crescendo con il climax finale in cui la voce del soprano Veronica Bordacchini finalmente esplode con una carica emotiva che non ha eguali. Altro momento di grande intensità è la traccia Die Leidenschaft Bringt Leiden; qui è solo la voce del soprano a essere posta su un piedistallo, valorizzata anche dalla assenza delle chitarre e dalla presenza minima e poco invadente delle orchestrazioni. Passata questa istanza particolarmente aulica, a parte l'episodio costituito dalla traccia And the Vultur Behold, l'album perde freschezza. Gravity si dimostra essere una canzone troppo monotona e le tracce successive non entusiasmano perché ricalcano troppo i manierismi precedenti. Tracce evitabili quindi, simili alle precedenti e che con l'orecchio, in questo momento della riproduzione visibilmente affaticato, risultano di troppo.
Complessivamente la prova dei Fleshgod Apocalypse è di alto livello, fortemente ispirata, precisa e in grado di tirare su una rappresentazione che trova la propria forza nella sua spiccata teatralità. A parte le perplessità illustrate sul finire del disco e alcune circostanze in cui i suoni sinfonici vengono surclassati da quelli di matrice death, risultando così annebbiati e poco chiari, King è un disco piacevole, intrigante e che si fa apprezzare con l'aumento degli ascolti.
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40
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Diciamo subito che posseggo solo questo disco dei fleshgod apocalypse.Lo ascolto spesso da un mesetto a questo parte ed ancora non mi ha stancato.Tutt’altro, appena termino l’ascolto, la tentazione di pigiare nuovamente il tasto
Play e’ tanta.Questo connubio di orchestrazioni classiche e sonorità estreme e’ riuscito.Ho avuto modo di vederli dal vivo a Trezzo al live club durante il festival e subito comprai il
disco limited edition. |
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Veramente un album molto valido, a partire dallo stupendo intro fino alla fine nessun calo di tensione. Anche il precedente era bello ma qui secondo me siamo su livelli non distanti dagli ultimi lavori dei Septicflesh, per me indiscussi maestri nel genere, nonostante l'approccio sia molto differente sia nelle melodie che nel songwriting. Molto bello, voto 80 |
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grandissimi,un po di sano death made in italy la stessa sensazione che i cripple bastardsmi fecero la prima volta che li ascoltai |
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Ne ho sentito tanto parlare dovrò ascoltare qualcosa, ho visto che hanno anche unottima presenza scenica |
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@dri ok...i gusti poi non si discutono...aspetto a dare un giudizio definitivo all album...molti sono entusiasti lo si evince anche dal voto lettori...sono soddisfatto di questo disco anche se non completamente...ovvio che richieda più ascolti...ripassero per il voto |
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@edohard: riporto la mia prima frase del commento "Vado contro corrente, per me un gruppo in fase calante in cui la cacofonia nella sua accezzione negativa prevale sulla musica" e parlavo del cd, poi ho detto anche che dal vivo aumenta questo senso di confusione. Forse era poco chiaro il commento ma il senso era che li trovo confusionari anche su cd a partire da Labyrinth compreso. Questa è una mia impressione poi magari sbaglio ma non devo per forza farmelo piacere. |
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Effettivamente hanno cambiato sound, anche se non del tutto, rispetto a Labyrinth. Ma il punto è che lo hanno fatto andando in un'altra direzione positiva, con un songwriting ancora ottimo e con idee. Lo ho ascoltato varie volte, prima di scrivere questo commento ed è stato ogni volta molto piacevole. Ottima band e danno la netta sensazione di avere grandi margini di sviluppo. Gran disco. Au revoir. |
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@dri nel tuo post dai 65 ad un album associandolo alla resa live...che c'entra? |
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@dri nel tuo post dai 65 ad un album associandolo alla resa live...che c'entra? |
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@dri nel tuo post dai 65 ad un album associandolo alla resa live...che c'entra? |
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@dri nel tuo post dai 65 ad un album associandolo alla resa live...che c'entra? |
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@dri che evolvono è un dato di fatto...ripeto questo album è composto quasi totalmente da mid tempo...il tuo discorso sta in piede se ti riferisci a labirinth a tratti caotico a causa del missaggio...in king il lavoro fatto in studio è nettamente migliore...il songwriting pare anche...dal vivo il discorso cambia anch io al metalitalia.com ci ho capito poco a parte un paio di brani che conoscevo...se si conoscono gli album cambia l ascolto dal vivo...di certo così tanta carne al fuoco non è semplice da riprodurre live... |
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@edohard: hai mai sentito di idee personali? Per te evolvono? Benissimo, per me aumenta la confusione per cui non riesco a sentire la musica come tale ma come mix di suoni indistinti. Poi se hanno successo bene, un vanto italiano che riesce a emergere anche e soprattutto all'estero. |
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Qui c'è gente che definisce la band in calando...ma avete mai sentito parlare di evoluzione? cambio di direzione? I fleshgod hanno semplicemente rallentato i ritmi creando uno stile che definirei personale allontanandosi dal brutal death iniziale presente in molte band anche italiane...può piacere o meno lo stile ma mi pare senza dubbio personale e ciò è di base positivo... |
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Ottimo album secondo me, anche se il mio preferito rimane comunque Mafia bravi i nostri Fleshgod! |
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L'ho ascoltato prima su youtube.. poi comprato... ora che lo sto assimilando devo dire che è un vero capolavoro. Sono bravissimi. |
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Album fantastico, ma il video di cold as perfection è veramente da vomito!!!!! E' troppo pezzenterrimo! |
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Io non sono lo stesso recensore di Labyrinth, quindi é normale questa incongruenza. |
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Anche secondo me questo disco dimostra che sono in fase un pò calante, a mio parere hanno un pò snaturato il loro suono, troppe, troppe orchestrazioni e quasi mai sfuriate velocissime (loro marchio di fabbrica), dopo l'Ep Mafia non mi hanno mai convinto appieno. Ps: un pò di coerenza nei voti non guasterebbe, Labyrinth (voto 80) viene giudicato inferiore a questo anche se hanno lo stesso voto.. |
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Sono d'accordo con la riflessione di dri |
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Io ho solo detto la mia è quando leggo "solo per rispetto bisognerebbe apprezzare" rabbrividisco. Cioè non posso dire la mia su un genere che ascolto spesso e devo dire che sono bravi solo perché italiani? Boh! Poi capisco e concordo che dell'esterofilia si fa spesso una bandiera ma qui parlo di questo gruppo che per me é in calando. |
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Finalmente. Finalmente hanno rallentato i tempi, fatto risaltare le chitarre e ricamato il tutto con maggiore atmosfera. Se non sarà considerato il loro capolavoro ( me lo auguro ), sarà comunque ricordato a lungo. Voto: 90 |
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Se vi annoia probabilmente è perchè non amate molto il genere, i pezzi sono molto vari. Oltretutto c'è anche il "lied" e l'ultima traccia pianistica che oltre ad essere godibilissimi spezzano il ritmo e variano ulteriormente la proposta. Detto questo ovviamente "de gustibus" |
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Il commento 13 dalla terza riga in poi dovrebbe essere stampato e distribuito. Io non amo molto il death, ma amo le parti sinfonico-orchestrali e questo disco mi piace un sacco, specialmente il lied che loro hanno riadattato. Bravi Fleshgod Apocalypse. |
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13
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Bellissimo album, molto più equilibrato tra le parti orchestrali e le parti death metal. Si lascia ascoltare con piacere più volte avendo una struttura dei pezzi molto varia. Dal vivo stanno riscuotendo vari sold out in terra d'America ed in Italia come al solito fanculo, ma come vogliamo pretendere che la scena cresca... lamentarsi sempre, anche dove solo per rispetto bisognerebbe apprezzare.... Complimenti ragazzi. Voto 90 |
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12
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Fanculo...sto album è bellissimo |
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di gruppi italiani ascolto solo deathss, strana officina, tossic e peggior amico.il resto per me non esiste. |
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10
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Si penso che problemi in sede live ci saranno, ma non avendo avuto la possibilità di vederli dal vivo non ho scritto nulla nel merito |
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Almeno una band noiosa a festival è strettamente necessaria.  |
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@Galilee: beh almeno ho potuto fare una pausa per esigenze personali senza problemi  |
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Al metalitalia, credo di essermi addormentato. Non posso dire che non siano bravi, ma a me non piacciono e annoiano da morire. Ma per il genere proposto non per le loro qualità. Quindi non mi esprimo. |
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Vado contro corrente, per me un gruppo in fase calante in cui la cacofonia nella sua accezzione negativa prevale sulla musica. Infatti a me al Metalitalia festival non sono piaciuti per niente, solo confusione! Questo dal vivo sarà peggio! Voto 65 massimo |
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E niente, io volevo solo dire che da quando ho impostato Marche Royale come sveglia mi alzo con il pisello duro come un palo della luce. |
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Ascolto quest'album in loop più o meno da quando è stato leakato su Spotify a fine Dicembre. E non mi stanca mai, anzi ad ogni ascolto scopro qualcosa di nuovo. Il migliore dei Fleshgod fino a qui, e se continuano così.... |
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3
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Il migliore dell'era post Mafia, si vede che hanno imparato dagli errori di labyrinth, songwriting e produzione in primis, dosando con cura gli ingredienti tipici del loro sound lasciando respirare tutti ,più o meno, gli strumenti. L'album gode di una buona varietà e le canzoni hanno tutte una propria personalità, anche se Gravity e Million deaths è vero colpiscono meno nel segno ma rimangono comunque ottime. Con questo lavoro hanno veramente messo le cose in chiaro ora Voto 90 |
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2
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Disco stupendo, il migliore dei Fleshgod, non mi annoia per nulla anche dopo parecchi ascolti. Grande equilibrio tra violenza ed epicità, chitarre e orchestrazioni, ritornelli anche orecchiabili e sfuriate death. Gran gusto negli assoli. Secondo me sono migliorati anche a livello di songwriting, è l'album della consacrazione. Voto 90 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Marche Royale 2. In Aeternum 3. Healing Through War 4. The Fool 5. Cold As Perfection 6. Mitra 7. Paramour (Die Leidenschaft Bringt Leiden) 8. And the Vulture Beholds 9. Gravity 10. A Milion Deaths 11. Syphilis 12. King
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Line Up
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Tommaso Riccardi (Voce, Chitarra) Cristiano Trionfera (Chitarra, Orchestrazioni) Francesco Ferrini (Tastiere, Orchestrazioni) Paolo Rossi (Basso, Voce) Francesco Paoli (Batteria)
Musicisti Ospiti Veronica Bordacchini (Voce nelle tracce 5, 7, 11)
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RECENSIONI |
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ARTICOLI |
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