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10/10/24
CRYSTAL VIPER + TBA
ZIGGY CLUB - TORINO
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Fleshgod Apocalypse - Agony
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( 10676 letture )
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INCIPIT “Morire come le allodole assetate sul miraggio
O come la quaglia passato il mare nei primi cespugli perché di volare non ha più voglia
Ma non vivere di lamento come un cardellino accecato.”
(G. Ungaretti - Agonia, da “L’allegria” (1914-1919), sezione “Ultime”)
L’agonia, l’ultima lotta, lo sforzo finale contro il male che opprime la carne e l’anima, l’ambivalente desiderio per la vita e tendenza a spirare, l’essere incatenati al proprio male nell’estremo tentativo di liberarci o scegliere di abbandonarci a esso. Meglio morire di fato avverso che vivere nell’eterna agonia scriveva, in sintesi, Ungaretti. Agognare, la volontà bramosa che reca tentazioni, che conduce all’ipocrisia, all’inganno, al violento imporre se stessi, all’egoismo ed al tradimento di se, dei propri ideali, di chi ci è vicino, l’abbandono delle persone e delle vie del retto vivere ed infine l’oppressione, il male di vivere, il toccare la fine senza volerla raggiungere, morir di vita, viver di morte. Possiamo riassumere con queste poche righe il contenuto concettuale dell’opera terza (se includiamo l’EP Mafia) dei nostrani Fleshgod Apocalypse, band che fin dagli esordi ha messo in campo freschezza, originalità nell’approccio, professionalità indiscutibile e doti musicali di alto livello. Doti che non sono sfuggite all’all-seeing-eye della Nuclear Blast, la quale ha messo a disposizione tutte le sue risorse e la sua potenza di fuoco.
Risorse sfruttate a dovere?
TENTAZIONE Come "il fuoco saggia il ferro", così la tentazione saggia la virtù di una persona. (Imitazione di Cristo - Thomas Hemerken, Jean Charlier, Giovanni Gersen)
Su un lento crescendo orchestrale dal taglio Wagner-iano, di buonissima fattura e qualità considerando che si tratta di sample, Temptation ci accoglie nelle catenose spire di Agony. Sezione orchestrale che, come da copione, ci accompagna verso ciò che da codesto copione non ci saremmo mai aspettati. The Hypocrisy scatena l’anima death dei perugini (e romani) ma inaspettatamente non attenua e, anzi, dà ancora maggior slancio alla componente orchestrale. Così come in quest’ultima, anche nelle successive The Imposition e The Deceit (caratterizzata da un intermezzo evocativo in latino, non pseudo tale) tutti gli elementi costituenti la maturata forma del sound dei Fleshgod Apocalypse fanno capolino, ben dosati e amalgamati ottimamente tra loro. Le raffinate orchestrazioni, la dinamica sostenuta della sezione ritmica, il riffing corposo che tanto deve alla tradizione americana, il massiccio growl (anch’esso usato in chiave corale) di Tommaso Riccardi e le notevoli, per certi versi Vortex-iane, cariche di pathos, per altri più recitate e cariche di teatrali dissonanze, clean vocals di Paolo Rossi. Aspetto che già da questi primi episodi risulta lampante e apprezzato è la cura per le parti vocali, l’interazione tra le voci e un certo adattamento ai temi lirici dell’impianto strumentale, il quale riesce, laddove si rende necessario, a creare spazi di riflessione nell’ascolto.
EGOISMO L’egoismo è l’unico movente delle azioni umane. (Carlo Bini)
The Violation, singolo apripista per il quale è stato anche girato un videoclip promozionale, apre la terzina di brani sicuramente più cupi e introspettivi. Rispetto ai primi tre episodi di Agony, più “tradizionali” nell’approccio sinfonico al metal, i Fleshgod Apocalypse riescono nell’arduo tentativo di far interagire le orchestrazioni in maniera tale da implementare la violenza sonora del death, la sensazione iniziale che vedeva la matrice metal al servizio dell’architettura sinfonica è sostituita dalla gradevole impressione di coesione e complementarità. L’adattarsi vicendevole delle due anime si palesa chiaramente all’ascolto della cadenzata The Egoism (splendido l’intervento lirico sulla parte in latino di Veronica Bordacchini degli In Tenebra) e dalla violenza sprigionata dalla successiva The Betrayal.
AGONIA Il cinico viene ucciso dal veleno delle sue azioni, ma l’agonia dura tutta la vita. (Valeriu Butulescu)
E quando pensi di aver capito tutto arriva The Forsaking, brano per certi versi accostabile ad una ballad, ovviamente nell’accezione che può assumere una ballad suonata dai Fleshgod Apocalypse. L’andamento struggente, a suo modo triste e drammatico nell’incedere dell’arpeggio di pianoforte, come fosse un carillon. Pianoforte che diventa protagonista nelle ultime tre canzoni dell’album, dall’assolo, ricercato e di rara classe, presente sul finale di The Oppression allo splendido monologo dell’outro e titletrack Agony, brano questo dalla conclusione sospesa, aperta, così come il destino dell’umano corpo, annerito nell’anima e agonizzante dal venefico effetto delle sue azioni.
EXPLICIT Gli errori sono necessari, utili come il pane e spesso anche belli: per esempio la torre di Pisa. (Gianni Rodari)
Quel che lascia Agony sono diversi spunti di riflessione, anche alla luce di quanto è stato detto (nell’intervista che trovate qui) e quanto scritto sopra. I Fleshgod Apocalypse dimostrano prima di tutto che anche in Italia, pur facendo musica estrema, si può, con la giusta perseveranza, dedizione e professionalità, arrivare al grande pubblico internazionale senza necessariamente ammorbidirsi ma semplicemente sviluppando con coerenza le proprie attitudini e peculiarità. Possiamo discutere quanto ci pare sui diversi aspetti formali, di marketing e promozionali (logo, copertina, produzione) ma la verità è che il prodotto partorito dal quintetto nostrano è di grande qualità e merita, prescindendo da gusti, le lodi che noi del bel paese serbiamo per i diversi act internazionali. L’obbiettivo primigenio, la volontà alla base del progetto, di coniugare death metal ed elementi classici vede nel platter in questione la sua concretizzazione, francamente riuscita, e lungi dal poter essere interpretata come una svendita in fatto di attitudine ed ideali. L’esecuzione è magistrale lungo tutto l’arco del minutaggio di Agony, gli arrangiamenti sono sempre coerenti e mai abbozzati, le vocals gutturali di rara qualità (a gli occhi di molti Tommaso Riccardi avrebbe la sola “colpa” di chiamarsi Tommaso Riccardi), per non parlare del drumming di Francesco Paoli e dell’eccellente lavoro alle orchestrazioni ed al piano di Francesco Ferrini.
L’inizio e al contempo la conclusione, Agony è figlio legittimo di Oracles ma è anche il genitore d’una prole tutta da scoprire, ascoltare e valutare. E come ogni buon genitore, fa quello che deve e può, lo fa al meglio ma non è esente, né a dire il vero non esentato, da falle e imperfezioni. Per quanto ben congegnate melodicamente le clean vocals peccano nell’esecuzione, soprattutto sui registri più alti (imperfezioni che a loro modo, va detto, non inficiano il giudizio complessivo, anzi amalgamano inaspettatamente le due anime vocali). Le orchestrazioni sono ben concepite ed interessanti nel loro utilizzo portante ma mostrano il fianco ad una leggera ripetitività, non si parla di autocitazioni ed è probabilmente il semplice limite imposto dalla fusione di generi, fatto sta che sulle dinamiche più furenti la, invero leggera, confusione armonica restituisce una certa prolissità umorale. Per chi, come il sottoscritto ai primi ascolti, sente eccessivamente gli echi Dimmu Borgir-iani, la risposta è che, banalmente, questo rimando stilistico è limitato al solo istinto iniziale dell’accostare sinfonia e distorsione alla band norvegese (alla faccia di chi dice che i Dimmu Borgir non hanno derivato un vero e proprio genere a sé, nda). Le somiglianze cominciano e terminano qui, perché i Fleshgod Apocalypse fanno death (Phlebotomized docet). Ebbene sì, fanno death!
Detto questo, sfuggendo dalla critica tout court e focalizzandoci sulla resa generale, questo è semplicemente un disco meraviglioso, meraviglioso nelle sue peculiarità come nei suoi difetti, quasi voluti e comunque necessari - la plastica è altra, se permettete. Rispetto e onore, orgoglio e speranza.
“Continua ciò che hai cominciato e forse arriverai alla cima, o almeno arriverai in alto ad un punto che tu solo comprenderai non essere la cima.” (Seneca)
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VOTO LETTORI
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77.04 su 157 voti [
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Disco molto compatto...troppo compatto,si ascolta con piacere dall\'inizio alla fine ma a le varie canzoni tendono ad assomigliare un po\' tutte tra loro (tranne The Forsak8ng,che è il pezzo più particolare del lotto) |
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Che album fantastico... |
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Disco che fa della sua compattezza croce e delizia,alla fine i brani più memorabili sono The Forsaking per via dello stile vocale differente e la title track strumentale,il resto è comunque discreto! |
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Comincio col dire che sono davvero bravi e preparati, perchè creare parti orchestrali così e poi metterci sopra (o sotto, dipende) batteria, basso e chitarre non è semplice. Queste stesse parti sono difatti davvero ben ideate e, spesso almeno, molto belle. I problemi alla fine sono due, principalmente: primo, le parti di chitarra ritmica e di basso per forza di cose sono svilite. Essendo pensate in funzione dell' orchestra, finiscono coll' essere un semplice sostegno, niente che possa farsi forza e spiccare da sola. Difatti nella resa sonora sono spesso appena udibili (almeno da quello che ho sentito) se non inesistenti. E in un disco heavy metal, questo vuol dire. La produzione è proprio il secondo problema: resa penalizzante nei confronti di questi due strumenti, ed eccessivamente accomodante nei confronti della batteria. Paoli è un batterista bravissimo, ma porlo in evidenza così compromette il risultato, perchè la sua batteria fa davvero un gran casino. Di certo non è un capolavoro, un disco competitivo sì, ma Paoli stesso disse che ha le sue belle pecche. Deceit e Violation i brani per me migliori. Disco da 78. |
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Beh lo so che il commento in questione è vecchio ma...@Flv Oracles era solo buono ?!M che cazzo dici?Poi Mafia era orribile come Ep?Ma va va.Capisco i gusti ma fino a un certo punto cazzo. |
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Bello, Bello, Bello. Voto: 89 |
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Mi ritrovo qui a dire la mia sugli italiani Fleshgod Apocalypse. Il qui presente "Agony " non l'ho mai ascoltato ( se non qualche estratto dei singoli presenti su YouTube ), ma ho acquistato ( quasi ) a scatola chiusa il successivo e recente "Labyrinth". Inizio con l'affermare che la validità dei ragazzi romani è indiscussa; perizia tecnica, violenza perdurante, sinfonie magniloquenti e tanto pathos. Le critiche rivolte alla band sono altrettanto giuste; sacrificare una maggiore varietà ed articolazione nel riffing e nei ritmi a favore di una variegata e creativa vena sinfonica ( e qui il merito si deve al tastierista della formazione ). Se vogliamo ascoltare il punto più alto del ( sotto ) genere dobbiamo ascoltare i greci Septicflesh che, con il recente "The Great Mass" hanno sfornato una ( nuova ) vetta di creatività compositiva, perizia tecnica e pathos incredibile. I nostrani Fleshgod Apocalypse sono più incentrati sull'impatto sonoro e sull'esasperazione del connubio tra musica sinfonica e matrice brutal death, ma di gruppi come loro la scena italica ne ha davvero bisogno e dovrebbe vantarsene con orgoglio. |
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heartwork coverizzata in versione death sinfonico rende come non mai |
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La perfezione non esiste, i Fleshgod sì. |
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Ottima recensione Nagash, del resto da un redattore così... Il disco, invece, è un pò meno ottimo. All'inizio prende davvero tanto, ma proseguendo con gli ascolti non si fatica a notare grandi pecche, secondo me. In primis, la predominanza delle tastiere e delle orchestrazioni è davvero eccessiva e tende sempre a rubare la scena. L'attenzione dei Fleshgod per la parte sinfonica della loro musica si è ridotto ad una cura scarsina per le parti di chitarra e basso, che risultano davvero poco interessanti. Va perdendosi il magico equilibrio di Oracles, dove tecnicismi e classicismi erano perfettamente in armonia tra loro. Le vocals di paolo sono poi del tutto da rivedere, sembra davvero troppo sforzato e alla lunga risulta fastidioso. La produzione è perfetta, ma non in senso del tutto positivo perchè pare troppo artificiosa. I pezzi in sè sono di valore, specialmente The Violation, ma come già detto è la sensazione di maldestro dosaggio degli elementi del sound che penalizza davvero questo disco. Per me è un 7. Speriamo che in futuro ritornino alla perfetta commistione di brutalità e sinfonia tipica di Oracles. |
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La recensione è scritta divinamente, sei stato bravissimo. Tendenzialmente questo gruppo viene accostato sempre ai Dimmu, ma in verità (e me ne dà conferma l'ascolto delle voci) a me sembrano tanto i Behemoth. Anche in live sono molto simili, anche nei comportamenti (un pò triste come cosa però) e le sezioni ritmiche assomigliano e prendono sempre di più dalle velocissime sfuriate di Inferno. Cmq quest'album mi urta per 2 motivi. 1) è tanta plastica. (c'è una parte dove si sente solo grancassa e la chitarra che la segue, che è così perfetta da dubitare sulla produzione, sembra un "cut and copy in 16") 2) Le tastiere coprono completamente le chitarre, il basso è completamente assente (se non per le poche performance vocali del bassista, che in live OVVIAMENTE sono una delusione). Mi chiedo appunto che senso ha fare dei falsetti che non riesci a reggere? Plastica condizionata da una Major che ultimamente produce solo derivati del petrolio. ah ... tutto questo rigorosamente IMHO! |
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Questo disco ha così tanta plastica che potrei costruirci la nuova chitarra di Guitar Hero. C'è di buono che è godibile e si lascia ascoltare volentieri, purtoppo i pezzi si assomigliano tutti un po troppo e le clean vocals fanno davvero schifo. Arrangiamenti decenti ed è suonato davvero bene, mamma nuclear sceglie bene i suoi pargoli. |
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Album bello...magari non da 85 ma da 80...Purtroppo le clean vocals alla Vortex a mio avviso inficiano la resa finale di un disco che altrimenti sarebbe stato davvero inattaccabile. |
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francamente non voglio dire se è un capolavoro o meno ma a volte sono state dati degli 85 a dischi molto meno qualitativi di questo. fossilizzarsi su pseudo somiglianze e sul corretto uso di orchestrazioni è riduttivo. per me è un buon disco e non annoia affatto...bravo NAGASH |
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Mah, dopo averlo ascoltato diverse volte, mi accorgo di non riuscire mai ad ascoltarlo tutto in un fiato: sprofondo nella noia. Per carità, è ottimamente prodotto e la tecnica individuale è notevole, tuttavia il disco non riesce a prendermi. |
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Peccato! Un'occasione persa. |
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Io francamente ancora mi chiedo a che pro si tirano fuori paragoni insensati, oltre che futuribili. I Gojira ancora lo devono pubblicare il loro disco, a suo tempo lo giudicheremo, ed in ogni caso di certo il metro di valutazione non potrà mai essere lo stesso, quindi di cosa stiamo parlando? |
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ascoltato il singolo: o l'orchestra non c'entra un cazzo con loro, o loro non c'entrano un cazzo con l'orchestra |
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neanche gli europe han le tastiere così alte...mi sembra tantino 85...in questo caso un nuovo album dei Gojira dovrebbe pigliare come minimo 95 secondo me...buon disco per gli amanti del metal sinfonico moderno...oltre che perseveranza professionalità e buona qualità credo che i nostri abbiano speso dei bei soldini...comunque nulla in contrario eh!!il Death Metal è un'altra cosa...sempre dal mio ignorante e poco filosofico punto di vista!!poi se è vero della frase detta da uno di loro ad un concerto (come letto nel commento 22) "pogate, siete solo i soliti italiani di merda etc. etc."...in questo caso il pubblico italiano è stato bravo a non prenderlo a scarpate!!io sarei andato a pogare sul palco!!ahahah |
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Premetto che ho amato tantissimo Oracles. Per me anche questo è davvero ottimo, a parte una cosa: se si fosse diminuito davvero di poco il volume delle tastiere forse ci sarebbe stato maggiore equilibrio tra le orchestrazioni e gli altri strumenti. Per il resto, davvero un ottimo lavoro a mio parere. |
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migliore la rece dell'album,quoto undercover per il resto. |
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per adesso nei miei ascolti è top album 2011,assolutamente fantastico. |
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Non leggi stronzate ma semplicemente pareri differenti :ad essere sintetici come te nel tuo post potrei dire che la stronzata l'hai scritta tu parlando cosi' facilmente di capolavoro , termine che mi fa venire in mente ben altri dischi |
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E' un capolavoro e come al solito leggo stronzate. FINE! |
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E' un capolavoro e come al solito leggo stronzate. FINE! |
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buono l'esordio ,pessimi sia iul mcd che questo nuovo album con queste orchestrazioni esagerate e le pessime voci pulite ... cmq massimo rispetto per quello che stanno facendo in giro sul fronte live ,la mia e' una critica puramente legata alla musica che fanno adesso che proprio non mi dice nulla |
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Quoto il commento qua sotto di Undercover in toto. Aggiungo che quando ho visto la loro vecchia formazione un paio di anni fa il soggetto in questione si è lasciato andare , sul palco, ad affermazioni del tipo "pogate, siete solo i soliti italiani di merda etc. etc." . Premesso che io i concerti me li guardo come mi pare, sarebbe il suo compito coinvolgere il pubblico e non insultarlo ,visto che nessuno deve niente a nessuno. |
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Negli Hour Paoli non canta più e se proprio devo dirla tutta era l'anello debole del carro, quello che faceva la differenza nei romani era Mercurio dietro le pelli. La cover degli At The Gates lo ripeto non mi piace (e perché dovrei calarmi qualcosa che non mi piace qualcuno me lo spiega? Sul fatto che adesso Riccardi sia il cantante di fronte non vuol dire che non si debbano reggere anche le backing vista la proposta per com'è impostata e comunque sia in qualità di frontman che di batterista non mi ha convinto sarò libero di pensarlo o devo chiedere il permesso? |
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Ragazzi manca l'originalita? Assomigliano ai Vesania? Ma che diavolo state dicendo? Dovete solo apprezzare questa band che dopo tanti sacrifici e riuscita a realizzarsi. Puo darsi che anche per loro valga la formula "o li ami o li odi". Massimo rispetto per una band che rappresenta fieramente l' Italia con i controcazzi e noi cosa facciamo? Magari li insultiamo....oppure tutto ad un tratto diventano venduti perche hanno cambiato logo ed etichetta....manco la cover vi piace! Poi vabbe se leggo provocazioni tipo: ce la fara francesco paoli a suonare e cantare insieme?" mi cadono le braccia..... Paoli e solo una voce addizionale! Suona la batteria nei Fleshgod, non canta mica come fa negli hour of penance..... Sentitrevi l'album che secondo me e solo un punto di partenza e cercate dk goderveli......e se non vi piace almeno tentate di non sparare cazzate..... Saluti. |
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75, non di più. Quello che manca non è certo la tecnica o la produzione, ma il senso di già sentito è forte...manca originalità. |
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Posso solo dire che Agony è un disco destinato a dividere. I primi teaser avevano lasciato basito anche me... ma qualche ascolto in più mi ha convinto. Sottoscrivo la recensione di rami fino all'ultima lettera. |
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Semplicemente eccezionale. Un masterpiece in materia. L'unica cosa che gradisco poco sono i clean vocalism. Ma sono inezie. Superlativi! |
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@Undercover,ok ricevuto.Hai argomentato a dovere...comunque l'ho detto i gusti sono gusti.Agli altri che si limitano a dire che hanno aggiunto solo delle tastiere,vuol dire che: o non hanno ascoltato il disco,oppure non lo hanno ascoltato con attenzione.Se è solo una tastiera quella.... |
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Letto male perché non si parla di influenze |
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ho sentito il singolo del video e mi sembrava una pataccona inascoltabile e pacchiana... |
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Io non ho paragonato l'approccio, dicevo in linea generale l'inserire una tastiera in uno contesto di musica estrema death. Però poi leggo nella recensione che compaiono nomi come Dimmu Borgir e Phlebotomized tra le influenze. Se parliamo di approccio a me Immense Intense Suspense pareva giusto un attimo + progressivo, non sento bene un drumming a 250 bpm continuo come in Agony tanto per dirne una. |
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Recensione superba... il disco non l'ho ancora ascoltato, ma vedrò di procurarmelo il prima possibile |
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Paragonare l'approccio (oltretutto black/death europeo) dei Vesania con questi Fleshgod è sintomatico del mancato ascolto del disco... |
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Contentissimo per il successo che stanno avendo oltreoceano... però io rimango fedele al sound di Oracles, questo non fa per me. |
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Ma dove sta la novità assoluta nel miscelare tastiere con un death metal tecnico? I Vesania lo fanno da anni e non ho sentito gente esaltarsi per questo. Poi campanilismo a parte, l'album qualcosa vale ad un primo ascolto, ma non mi fa cascare dalla sedia. |
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@Suennio insufficiente assolutamente no, da ottantacinque neanche però, di sicuro non è un disco che riuscirei ad ascoltare due volte di seguito senza farmi del male e non disdegno il sinfonico nel metal, solo che questo quanto i Dimmu dal 1997 in poi mi straziano. Il fatto che non mi piaccia non vuol dire assolutamente che ad altri possa fare impazzire, è una questione di gusto ma se dovessi mettere a paragone due prove estreme death metal e sinfoniche come questo e l'ultimo Septic Flesh ne escono con le ossa rotta almeno per me, non è una questione di pensiero esterofilo, tutt'altro sono uno di quelli che ama il metal tricolore ma avendoli seguiti sinora, non sono rimasto né impressionato, nè tanto meno soddisfatto da nessuno dei lavori prodotti. |
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7
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Aspettavo con impazienza quest'album e sono rimasto steso, riesce a miscelare brutalità e sinfonia in un modo nuovo che fuziona molto bene. Nonostante la composizione viaggi su livelli molto elevati rimango dell'idea che debbano riuscire a bilanciare correttamente la tastiera rispetto agli altri strumenti in modo da non dover semplificare (e quindi svilire) le parti chitarristiche che, fin da oracles, sono sempre state molto varie e ben congeniate, qui costrette ad un riffing volto più ad accompagnare che a fare da protagonista. Tuttavia sono piccolezze in confronto al capolavoro che ho trovato in Agony, curato fin dal concept. Complimenti Fleshgod Apocalypse! |
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Troppe, troppe, troppe tastiere. Non fa per me questo disco... |
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L'ultima frase non era per Nagash era rivolta ad Undercover,sorry |
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Questo album è devastante!Alla faccia di chi non piace(rispetto èh i gusti son gusti e non si discute.Però siamo su un livello superiore,e quì non si discute.La differenza con i Dimmu Borgir è che i Flesh sanno suonare PUNTO.Le parti orchestrali sono state composte prima di tutto il resto,quindi niente parti sinfoniche per "pompare" il suono...è tutto a servizio dell'orchestra(ci fosse stata veramente un orchestra sarebbe stato un capolavoro).Le clean vocals sono tirate allo stremo,e si sente...però incredibilmente ci stanno a pennello!Invito tutti a fare un ascolto molto attento e ripetuto...è da assimilare.Per Nagash:questo è un album insufficente?Dai veramente,siamo obiettivi...io trovo una punta d'odio nelle tue parole(potrei anche sbagliarmi,sorry) |
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"Per chi, come il sottoscritto ai primi ascolti, sente eccessivamente gli echi Dimmu Borgir-iani, la risposta è che, banalmente, questo rimando stilistico è limitato al solo istinto iniziale dell’accostare sinfonia e distorsione alla band norvegese (alla faccia di chi dice che i Dimmu Borgir non hanno derivato un vero e proprio genere a sé, nda). Le somiglianze cominciano e terminano qui, perché i Fleshgod Apocalypse fanno death (Phlebotomized docet). Ebbene sì, fanno death!" METALLIZED WIN. QUESTA E' UNA RECENSIONE...alla faccia di quella di metalitalia che fa ****** |
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Si il titolo è esatto è stata un'agonia arrivare alla fine, non pensavo potessero fare peggio del debutto e dell'orrida cover degli At The Gates, ci son riusciti. Le orchestrazioni saran pure belle ma sfiancanti, nulla a che vedere con la classe innata di gente come i Septic Flesh, non contando che come al solito la produzione made in "Nuclear Blast" ci regala un incelofanamento di livello superiore, fore per "Nagash" la plastica è altra, per me la plastica è questa. Sono curioso di vederli live visto che già con gli Hour il Paoli era alquanto monocorde live (difetto che era palese anche in "Paradogma") e soprattutto riuscirà a suonare e cantare insieme? Non lo so davvero. Gli faccio un in bocca al lupo in quanto italiani, sono altre le prove che attendo con ansia. |
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Se il disco vale la recensione è da comprare immantinente |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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01. Temptation 02. The Hypocrisy 03. The Imposition 04. The Deceit 05. The Violation 06. The Egoism 07. The Betrayal 08. The Forsaking 09. The Oppression 10. Agony
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Line Up
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Tommaso Riccardi - Vocals/Guitars Paolo Rossi - Vocals/Bass Cristiano Trionfera - Vocals/Guitars Francesco Paoli - Drums/Guitars/Vocals Francesco Ferrini - Piano/Orchestra
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