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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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20/02/2017
( 6593 letture )
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Poche band nella storia della musica estrema possono sbandierare apertamente il proprio ruolo di precursore ed essere in grado, dopo circa 30 anni, di tenere testa alla scena attuale; ancor meno band possono vantare l'assoluta prova di costanza e di continuità della proposta e della line-up, senza mai scadere nell'auto-citazionismo; e mettiamo da parte anche quelle band che, reunion dopo reunion, rimaneggiamenti su rimaneggiamenti, tirano a campare di album sufficienti e di rese live poco più che mediocri. Gli Immolation arrivano al loro decimo lavoro in studio e consegnano al mondo un'ennesima perla di Death Metal (maiuscolato, grassettato, sottolineato, marchiato a fuoco nelle carni), con la disinvoltura e la naturalezza di chi è conscio di non aver mai fatto un buco nell'acqua … e forse mai lo farà. Basterebbero queste poche righe di encomio e di glorificazione per chiudere qui l'articolo e obbligarvi a prestare un orecchio ad Atonement, freschissimo di stampa sotto Nuclear Blast, ma siamo solo a metà delle premesse.
Premesse obbligatorie e multiformi: la formazione più longeva e proficua della discografia degli Immolation perde, dopo 12 anni esatti, l'ascia Bill Taylor ed arruola l'ex- Goreaphobia ed Incantation Alex Bouks. L'occasione è scattata in concomitanza del ritorno al vecchio e trionfale logo della band, che non compariva su un artwork dal lontano 1996 ed oggi in grande spolvero grazie alla mano e ai pennelli di Par Olofsson, che lavorò con i nostri al tempo di Majesty and Decay.
A più di 3 anni dalla precedente release e con chilometri e chilometri incamerati a condividere tour con Marduk, Cannibal Corpse, Broken Hope, Origin e altri mostri del Sacro Metallo, Atonement si manifesta in tutta la sua maestosità, nonché con qualche netta divergenza rispetto a quell'amalgama di cieca brutalità grondante pece che era Kingdom of Conspiracy.
Nel corso della loro storia, gli Immolation si sono costruiti una reputazione inviolabile, fatta di tecnica, di un sound dilaniante avvezzo alle disarmonie e di un velo di oscurità. Recensire un album del quartetto newyorkese non significa imbattersi in un esercizio di stile o in una pura messa in mostra di tecnica al fulmicotone: più che altrove, Atonement è un album di antica concezione, nell'alternanza dei brani, nelle dinamiche, nel continuo andirivieni di evocazione al male e di sassate sui denti, di tempi dispari e di certi chitarrismi che, già vent'anni fa, avevano ispirato la branca più raffinata del black metal. E i due video/singoli anticipatori ne sono l'esempio: Fostering the Divide è forse il pezzo più d'avanguardia dell'album: cadenzato, con quell'intro e quell'andatura quasi tribale misto industriale, che fa il paio con la svolta politicizzata e sociale delle lyrics e che impazzisce di death metal solenne e mastodontico solo verso la fine. Destructive Currents, al contrario, torna sui lidi rigorosi di capolavori come Here in After o Close to a World Below e la loro pregnanza di blast-beat e plettrate deviate. Dolan e soci con questo Atonement non ci vogliono far sballottare dalle sedie, non mirano ad un impatto o a una brutalità “fisica”, ed è forse questo che rende l'album non di semplice digestione, non immediato nei primo giro dei suoi 45 minuti di clessidra. Le prime tracce The Distorting Light e When the Jackals Arrive ne sono l'esempio: andatura mai esasperata, batteria che incalza man mano, arrangiamenti dettati dagli assoli, dai feedback e dalle svisate di Robert Vigna e Alex Bouks, fino a mid-tempo rocciosi che esplodono in tonnellate di doppia cassa e corde maltrattate. Rise the Heretics e Thrown to Fire richiamano i primi anni 90 e, assieme a Lower, la più cupa di tutto il set, esaltano il gorgogliare tipico dell'inossidabile Ross Dolan, dei suoi bronchi, polmoni e cavità. La parte finale si dimostra più ruggente e più avvezza al Wall-of-Sound del death metal moderno: spiccano i riff rimbombanti della title-track, i palm-muting di Above All e la chiusura da headbanging di Epiphany. L'affiatata e rodata unione tra il buon vecchio Vigna (per chi vi scrive, una delle chitarre più impressionanti del death metal, per l'estro compositivo, per il gusto e per la tecnica e la precisione live) e il roboante Steve Shalaty, mai come in questa release, giocano di inseguimenti, di botta e risposta, di arpeggi cacofonici sopra drumlines disumane, di sfuriate distorte, di dinamismi e di breaks ragionati, come già espresso nel buon Majesty and Decay o nel mai troppo osannato Unholy Cult.
Atonement è un grande disco death metal, apprezzabilissimo da chi ama le frange più tecniche e da chi vuole lasciarsi trasportare in dimensioni strazianti e funeste. E ce n'è per tutti, perché da una band così non possiamo esimerci dall'apprendere, come loro non hanno mai smesso di impartire lezioni. Mai.
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19
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Sono ritornato su questa band solo di recente quindi con colpevole ritardo dico che questo é uno dei loro album più belli.
Nonostante non sia di certo facile ascoltare questa roba l\'ascolto é stato molto scorrevole e questa band mi era mancata essendo stata una delle mie preferite.
Artwork che descrive perfettamente il contenuto del disco e poi benissimo che abbiano recuperato il loro vecchio logo.
Ho sentito svariate definizioni tipo Dissonant Death Metal, Old School Death, per qualcuno sono un gruppo Brutal... per me la definizione migliore potrebbe essere Devastant Death Metal. |
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Discone Anche Questo . |
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Album del 2017, per me, ormai siamo alla fine. Semplicemente fantastico. |
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16
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Bomba! Disco death dell'anno e degli ultimi 3/4 anni ! Le prime 5 sono pazzesche!!! Questi più invecchiano più picchiano con ispirazione, immensi! |
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14
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Dopo 100 ascolti, posso dire che questo è forse il disco death dell'anno, di sicuro sarà sul podio per me, anche come disco metal dell'anno..sarà difficile superare questa bomba.. |
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13
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Un altro centro pieno, qualità di livello superiore per il loro disco più cupo e 'dark'...Per me anche un pelo sopra a KoC...In linea col voto lettori 85-86 ci sta proprio tutto. |
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12
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Finito di assimilare...album mostruoso non ho altre parole. Una colata lavica...8,5. |
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11
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Discone. Monolitico, oscuro e claustrofobico. Si nota una grande attenzione ai dettagli. 80 |
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10
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Durante l'ascolto, chiudi gli occhi e sono ringiovanito di 25 anni, una band che non delude puro e semplice DEATH METAL, voto 90. |
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9
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Lavoro come al solito eccellente da parte di Mr.Dolan e dal resto della band. Uno dei loro album migliori in assoluto insieme a Close ro a world below e ovviamente i loro capolavori Dawn of poessession e Here in After. Atonement mi ha stupito al 100% |
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8
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a me sta arrivando....il dischetto e' in transito. non vedo l'ora! |
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7
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Un grande ritorno che riesce a far incontrare gli Immolation degli esordi con quelli degli ultimi "Kingdom of Conspiracy" e "Majesty and Decay",che è l'album con cui ho iniziato ad ascoltarli...l'album è monolitico e assolutamente concreto,specialmente nel terribile blocco centrale,con continui cambi di tempo e degli assoli che strizzano l'occhio alla melodia senza però mai scadere nel banale e nel già sentito,Ross Dolan si conferma una delle voci più profonde e più valide del Death contemporaneo...un album adatto sia a chi è legato al death metal old school sia al death tecnico degli ultimi anni,non stanca mai e coinvolge dall'inizio alla fine,oltre al singolo "Destructive current" altri grandi episodi sono "Rise of the Heretics" e "The Power of Gods",ma non c'è nessun filler in tutto l'album...anche per me 85 |
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6
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Finalmente mi è arrivato, album per me già sul podio del 2017, mi piacciono troppo, solito grande disco di questi maestri del death metal. Consigliato a tutti gli appassionati come me. 85! |
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4
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Bomba, un pelo sotto gli ultimi 2! voto 78 |
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3
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Sempre grandi. Anche io non ho dubbi sull'album...i due pezzi in anteprima erano ottimi. Sara' un altro centro....Appena posso lo ordinero' insieme ai Memoriam. |
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2
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Mi arriva a giorni..finalmente, non vedo l'ora..ma sono strasicura che mi piacerà un casino! |
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Nella recensione c'è un errore. Nel secondo paragrafo c'è scritto ''L'occasione è scattata in concomitanza del ritorno al vecchio e trionfale logo della band, che non compariva su un artwork dal lontano 1995'', ma in realtà il logo è stato usato su Here in After, che è uscito nel 1996. Comunque la disamina mi ha incuriosito, e spero che quest'album sia meglio del precedente, che non mi aveva particolarmente colpito. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Distorting Light 2. When The Jackals Come 3. Fostering The Divide 4. Rise The Heretics 5. Thrown To The Fire 6. Destructive Currents 7. Lower 8. Atonement 9. Above All 10. The Power Of Gods 11. Epiphany
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Line Up
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Ross Dolan (Voce, Basso) Robert Vigna (Chitarra) Alex Bouks (Chitarra) Steve Shalaty (Batteria)
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