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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Loudness - Live Loud Alive
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( 4556 letture )
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Noti a taluni soltanto a partire dall’esperienza U.S.A. di Thunder in the East che li impose a livello internazionale, i Loudness vantavano invece una carriera pregressa di tutto rispetto. Per chi li apprezzava per la loro precisa connotazione nipponica, un vessillo allora sventolato soltanto da loro, dai Bow Wow, dagli Ezo e pochi altri, quell’album, pur essendo apprezzabile di per sé, non rappresentava più la vera essenza della loro musica. Facendo seguito a The Law of Devil’s Land uscì, solo in Giappone, un monumentale doppio live ristampato in Europa dalla Roadrunner nel 1984 a causa del clamoroso successo della versione inglese di Disillusion, che era la somma di tutto quello che la band fino ad allora era riuscita a costruire. Non si può a questo punto che concentrarsi sulla figura del miglior chitarrista del Sol Levante, il quale pur risultando profondamente in debito con la lezione di Van Halen, rivaleggiava a pieno titolo con il ben più noto europeo nell’uso del tapping e di scale eseguite a velocità ultrasonica, ma senza mai perdere di vista un prezioso modo di comporre. Egli, infatti, non usava mai le canzoni come pretesto per fare sfoggio di sola tecnica esecutiva come altri più blasonati colleghi, ma proponendo al contrario l’assieme di un massiccio e raffinato heavy metal “british”, quindi di matrice N.W.O.B.H.M. e vagamente priestiano, ricco di un grande impatto, ma venato da una epicità e da un gusto lirico tipicamente orientali. Un’altra caratteristica sicuramente apprezzabile ed invece eliminata nel prosieguo dell’avventura americana, era costituita dal timbro vocale del vocalist Minori Niihara, sicuramente molto particolare per gli standard occidentali. La sua pronuncia talvolta incerta dell’inglese, con vocali molto chiuse e dal timbro molto nasale, dava personalità genuina al combo, un senso di appartenenza alla terra dei samurai che poi, come detto, verrà eliminata in favore di un altro cantante, Mike Vescera, più adatto ai padiglioni auricolari statunitensi, molto poco inclini a concedere credito a chi non si adatta ai loro canoni.
I due vinili, registrati presso il Nakano Sun Plaza nel Settembre dell’83, propongono una panoramica dei pezzi migliori estrapolati dai primi tre lavori, col valore aggiunto di un surplus di potenza che la dimensione live offre sempre da parte di chi sa stare su di un palco e sono disseminati di gemme esecutive di Akira. Questo si dimostra ora arrendevole, ora violento, ma non brutale con la sua mitica ESP, ed è assecondato come si deve da Masayoshi Yamashita al basso e da Munetaka Higuchi alla batteria, il quale si permette anche di piazzare un lungo assolo in coda a Tusk of Jaguar, pezzo poi riproposto sul primo album solista di Takasaki. Il doppio, aperto da un intro tratto da The Planets di Gustav Holst eseguito dalla Orchestre National de l’Opera de Montecarlo agli ordini di Antonio de Almeida e chiuso da un outro noto ai più come Theme of Loudness II, si snoda facendo perno su classici come In the Mirror, I Was the Sun (perfetto esempio dell’epicità orientale a cui facevamo riferimento in precedenza), Exploder, Speed e nel suo complesso rappresenta una preziosa istantanea di come era il gruppo prima che venisse assorbito dal music business statunitense, dunque nel suo momento più vero, con pregi e difetti, ma con maggiore onestà intellettuale. Dal punto di vista del suono il lavoro risente a monte di una registrazione non ottimale, che appiattisce un po’ il tutto, ma che è fedele al momento in cui le canzoni sono state “catturate” dal vivo. La versione rimasterizzata in DVD del 2005 fornisce forse un’idea migliore delle potenzialità dal vivo del gruppo.
Se siete partiti dalla loro carriera post svolta americana, ossia da Thunder in the East, potreste rimanere spiazzati da un lavoro come questo. I Loudness erano una band profondamente heavy ed altrettanto profondamente giapponese, con i pro ed i contro della cosa, ma con una personalità che poco aveva a che fare con le stars and stripes, i capelli cotonati ed il trucco glam. Essi potevano mettere sul piatto un certo gusto orientale per il metal, seppur debitore verso i modelli occidentali, ma reso proprio e una cifra tecnica che va dal buono all’eccellente, laddove l’eccellenza era rappresentata chiaramente da Akira Takasaki. Quello che verrà dopo sarà spesso più che godibile, ma i tempi di Disillusion e di questo Live, Loud, Alive non torneranno mai più. Mettete dunque la bandana con le insegne del Sol Levante, entrate in un negozio di vecchi vinili ed urlate: “Banzaiii!!” prima di chiedere il disco. Se il negoziante non è in grado di fornirvi ciò che chiedete, fate giustizia dei suoi scaffali a colpi di katana, i Loudness approverebbero.
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3
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Dimenticavo... totalmente d\'accordo con Antonius Rex; un po\' meno, per usare un eufemismo, con il bravissimo e competente recensore, 81 a mio modesto parere è un voto incomprensibilmente basso. |
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2
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Uno di quei Live, non a caso ho usato la maiuscola, che in una desiderabile scuola ideale, da docente, renderei obbligatorio il suo studio ed eventuale approfondimento. Imprescindibile in qualsiasi credibile collezione Hard Rock & He Heavy Metal. In buona compagnia con altri numerosi ed altrettanto validi live, ne cito solo i primi quattro che mi affiorano, a mero titolo esemplificativo:
Live After Death; Strangers in the night;
Made In Japan; Live At Last; rispettivamente Iron Maiden, Ufo, Deep Purple & Black Sabbath. Voto: 100 |
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1
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Album epocale.......uno dei migliori in assoluto....... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Opening Theme (Mars, the Bringer of War) 2. In the Mirror 3. Road Racer 4. I was the Sun 5. Fly Away 6. Black Wall 7. Tusk of Jaguar/Drum Solo 8. Mr.Yes Man 9. Exploder/Heaven Ward 10. Loudness 11. Sleepless Night 12. Speed 13. Shinkiro
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Line Up
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Minoru Niihara (Voce) Akira Takasaki (Chitarra) Masayoshi Yamashita (Basso) Munetaka Higuchi (Batteria)
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