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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Loudness - Thunder in the East
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( 5659 letture )
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Prima prova americana per il quartetto giapponese, Thunder in the East ottenne un ottimo successo da quelle parti e rappresentò l’inizio di una carriera abbastanza fortunata nella terra della bandiera a stelle e strisce. Il disco è senza dubbio da considerare come molto buono, ma va preliminarmente fatta una netta distinzione tra questo vinile e quanto fatto dai Loudness in precedenza. Il fatto è che per sfondare negli Stati Uniti, Takasaki & C. dovettero accettare un bel po’ di compromessi, a partire dalla “glamizzazione” forzata del look -in verità assolutamente deleteria- a quella musicale che, pur mantenendosi su livelli decisamente molto elevati, presenta una nettissima sterzata imposta dalla casa discografica verso un sound più accettabile dalle orecchie dei nuovi potenziali ascoltatori. La classe di Akira Takasaki come riffer e soprattutto la sua tecnica esecutiva superiore negli assoli che lo poneva tra i guitar-heroes più importanti e meno conosciuti del periodo, rendono comunque Thunder in the East un album estremamente godibile, a tratti trascinante e senza dubbio da possedere. Tutto ciò almeno a patto di non conoscere la carriera precedente dei Loudness.
La necessità di sfondare sul mercato americano impose una generale semplificazione delle composizioni che invece in lavori come Disillusion oppure in Law of the Devil’s Land, erano decisamente più heavy, con punti di contatto con certi prodotti targati Judas Priest. I quattro fornirono comunque una prova decisamente valida, una volta accettata la nuova ottica compositiva ed il nuovo fine del gruppo. Brani come l’opener Crazy Nigth, un buon compromesso tra una certa vena heavy e lo spirito kissiano necessario al nuovo corso, oppure Heavy Chains, Clockwork Toy, No Way Out, composizioni davvero trascinanti e We Could Be Together, un vero inno metal “giappunitense” (crasi tra giapponese e statunitense), per citare i più efficaci e nonostante un sound molto ottantiano, quindi oggi superato in certe soluzioni, sono assolutamente ottimi e tutto l’album è impreziosito da un elevato numero di assoli che vi invitiamo ad ascoltare al fine di farvi un’idea della preparazione di Takasaki. Apprezzabile, in quanto elemento fortemente personalizzante, anche il fortissimo accento giapponese di Niihara, che dava un’impronta caratteristica alla band ed una fierezza di fondo che si sposava benissimo con i natali della band, ma che fu rifiutato -come prevedibile- dal pubblico nordamericano. Questo portò in seguito alla sostituzione del singer con uno di madrelingua come Mike Vescera, stravolgendo ulteriormente l’identità del gruppo. Notevole anche l’apporto di Masayoshi Yamashita al basso e Munetaka Higuchi alla batteria, per quanto non paragonabile a quello fornito quando le composizioni non dovevano obbligatoriamente adeguarsi a certi canoni più semplici e più vicini al gusto U.S.A.
Sicuramente ottimo nel suo genere, Thunder in the East rappresentò un importante trampolino di lancio per un gruppo con i numeri per imporsi a latitudini dove i giapponesi erano noti per ben altre faccende, rappresentando nel contempo anche un ottimo (si fa per dire) esempio di come degli artisti importanti vengano alcune volte costretti a compromessi davvero notevoli, per fini che con l’arte hanno a che fare solo molto relativamente, restando più vicini ad un mero fatto economico. Detto questo, per valutare con cognizione di causa questo lavoro, sarebbe opportuno considerarlo in maniera isolata dalla storia pregressa dei quattro, magari facendo precedere l’approccio da un ascolto propedeutico del faraonico doppio dal vivo Live Loud Alive, che raccoglie il meglio della produzione precedente, questo al fine di farvi un’idea più completa di una band che a tutt’oggi rappresenta quanto di meglio prodotto nel settore dalla terra del Sol Levante.
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VOTO LETTORI
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81.53 su 119 voti [
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18
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Questo insieme ai due successivi é il primo di una trilogia di capolavori! Merita un acquisto a scatola chiusa solo per Crazy Nights.
Alcune persone tra non amano la pronuncia Inglese di Minoru Nihara, io invece trovo sia caratteristica.
Ammetto che ho quasi completamente ignorato la discografia del gruppo dal 1989 in poi, dopo un po presero anche ex membri di EZO e altre band Nipponiche.... so che variarono parecchio con anche incursioni nell\'alternative e nel doom.... però boh...
Comunque a quando la recensione di Hurricane Eyes? E\' il mio disco preferito dei loro... |
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17
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la chitarra più veloce dell\'est. Che classe: dal neoclassico al vanhalenismo, passando per rifferama acceptiani, funky (no way out) e friedmanismi ante litteram (never change your mind).
Continuate a sentire le sonia\'s metal....... |
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16
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Gran album questo....Akira super alla chitarra e band che va a mille...\"Like Hell\" ed \"Heavy Chains\" sono pezzi incredibili ma tutto l\' album è meraviglioso..gran disco, grande Band |
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15
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Già, disco splendido. Il riff di Crazy night è monumentale. |
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14
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bella roba, raven come al solito manica stretta eh  |
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13
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merita di pui' di piu' di piu' |
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12
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..ottima band.....grande chitarrista.....il disco scorre che e' un piacere.....devo procurarmi il live....... |
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11
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Anche i giapponesi -da sempre superappassionati alla scena rock- volevano dire la loro in termini di metallo pesante. E lo hanno fatto pure bene, anche se l'influenza teutonica in certi riff è fin troppo accentuata! Era entrato subito nella mia top ten personale e alla fin fine anche il mio voto è un 80 secco. |
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10
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Akira Takasaki goduria allo stato puro... grandissimo album, a distanza di 33 anni ogni tanto me lo sparo. C'ho il vinile cazzo!!!  |
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9
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Uno dei migliori album dei Loudness (se non il migliore). L'americanizzazione che avrebbe (purtroppo) caratterizzato le successive produzioni qui secondo me è in fase ancora "germinale" e si sposa benissimo con le radici classicamente heavy della band, che ci regala una serie di grandissime canzoni, prime fra tutte Run for your Life, Clockwork Toy e la fighissima opener Crazy Nights (che riffone!!!). |
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8
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Tra i più bei album di sempre che siano mai stati sfornati nel metal! |
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7
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Ottimo album,anche se io preferisco 'Soldier of fortune':Vescera ha un'estensione vocale ed una timbrica superiori a quelle di Niihara. |
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6
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può esserci del vero..... malice! Minchia che gruppo, fa-vo-lo-si  |
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5
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Altro centro di Golden Eggs Raven, questo è di poco inferiore a 'disillusion'; un tocco di glam in più, così come nelle pose di copertina. Raven tu che all'epoca eri in mezzo al calderone- ti sembra esagerato vederlo come un anello di congiunzione mancante tra qualcosa dei Ratt ed i Malice?? Sai credo che ( soprattutto il primo lp) i Topi fossero un band risolutamente heavy metal; neanche troppo distante dal riff-rama di 'License To Kill'. La cosa che davvero differenziava era la costruzione delle hook liners, una americana l'altra à là Priest |
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4
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"Banzai" Akira Takasaki come lo chiamavamo era un fenomeno con la chitarra, ma il metal targato japan non mi ha mai convinto l'ho sempre ritenuto innaturale e forzato, ma sono impressioni a pelle. |
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3
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Era solo per presentare il sound ad un pubblico che, in massima parte, ha cominciato ad ascoltare questa musica dal 95 in poi. Dalle mie parti saresti definito un tipo "pizzuto" |
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2
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Come si fa a dire che il sound ottantiano di quest' album è superato? Questo è un album del 1985, è ovvio che il suo sound sia ottantiano. |
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1
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"Live Loud Alive" è in realtà un doppio, non un triplo. Mentre scrivevo la rece stavo ascoltando un documentario sui Clash e si parlava di "Sandinista", così... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Crazy Night 2. Like Hell 3. Heavy Chains 4. Get Away 5. We Could Be Together 6. Run For Your Life 7. Clockwork Toy 8. No Way Out 9. The Lines Are Down 10. Never Change Your Mind
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Line Up
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Minoru Niihara (Voce) Akira Takasaki (Chitarra) Masayoshi Yamashita (Basso) Munetaka Higuchi (Batteria)
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