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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Loudness - The Law of Devil’s Land
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( 6532 letture )
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Heavy Metal e samurai, un incontro suggestivo e insolito, un connubio splendidamente sposato dai Loudness, la band di maggior impatto -carisma, classe, longevità- mai partorita dal paese del Sol Levante. Superate le scorie del debutto, l'ancora acerbo The Birthday Eve, con il già più valido Devil Soldier, la formazione di Osaka torna a colpire duro, dimostrando di aver ben recepito il messaggio portante dell'heavy metal occidentale e di saperlo riproporre con orgoglio e competenza ai piedi del monte Fuji (e dagli con gli stereotipi). Indubbiamente questa é la più fervida realtà mai partorita dal mondo orientale in ambito heavy: una band che crescerà sistematicamente release dopo release, prima di confermarsi anche alle opposte latitudini con una svolta più tendente ai canoni americani di quello che intendiamo come metallo classico. Ma questa é un'altra storia, perché ora é degli albori di questo ensemble che ci occuperemo: rff rocciosi ed assoli ultramelodici sono alla base di un sound imperniato attorno al lavoro alle sei corde di Akira Takasaki, chitarrista delizioso sui cui spartiti vengono stese le liriche in lingua madre di Minoru Niihara, più convincenti che in passato; questo permette ai Nostri di raggiungere nel terzo disco, The Law of Devil's Island, un risultato finale affascinante e di livello.
L'album contiene pezzi dal buon 'tiro', coinvolgenti e spesso incalzanti nella ritmica, molto compatti ed, ancora una volta, contraddistinti da una forte dose di melodia, affidati ad una produzione valida ed incoraggiante, il riffing si fa sempre più corposo ed heavy, ed anche la voce, pur mantenendo la tipica modulazione nasale e lamentosa tipica dei singer giapponesi, risulta più coinvolgente ed orecchiabile. I fiammanti guitar solos di Takasaki si fanno qui ancor più maturi e metallizzati che in precedenza, fluidi, cristallini e veloci, affiancati da un drumwork compatto e sugli scudi, molto pulito ed asciutto nel suono. La combinazione di suoni, strumenti, sezioni di 'intermezzo' e linee vocali si fa assai gradevole, con il combo nipponico che dà finalmente l'idea di essere un vero team e non solo un insieme di singoli come era parso nel disco d'esordio. Nella proposta dei quattro orientali non manca mai la vivacità, la melodia, peculiarità che rendono l'heavy metal qui proposto assai orecchiabile e capace di flirtare con l'hard rock più che con i sinistri e anthemici inni priestiani o maideniani, pur se rivestito di una scintillante componente d'acciaio, che cola ad alte temperature dalla chitarra di Takasaki; la band si alterna tra midtime e schegge più rapide, scoppiettanti, colorate e decisamente catchy, allegre e vivacissime, per un totale di nove pezzi e quarantadue minutui abbondanti di buona musica. Ancora una volta, però, l'artwork di copertina è assai pacchiano e esteticamente non meraviglioso. L'album entra nel vivo, dopo il corale introduttivo Theme of Loudness, con i pezzi più speed e diretti dislocati lungo la tracklist: In the Mirror, dal coinvolgente chorus vocale, la titletrack -assai catchy, accattivante e vocalmente scoppiettante- e la conclusiva Speed, il cui titolo è di per sè assai eloquente. Ma i Nostri sanno farsi valere anche con pezzi meno rapidi, trainati da refrain vocali molto canticchiabili e talvolta quasi da sigla di cartone animato (Show Me the Way) o capaci di sintetizzare nel giro di pochi minuti sonorità mainstream con sprazzi progressivi nelle trame chitarristiche (I Wish You Were Here), talvolta strizzando l'occhio a tinte più cupe e ballate lente (Mr. Yes Man, che cresce in concomitanza del chorus) e non disdegnando l'atipico utilizzo di cori e di una timbrica vocale a tratti più ruvida (Sleepless Night), fatto assai insolito per le corde di Niihara). Il passaggio più metallico del lotto risulta essere Black Wall, con pregevoli architetture culminanti in un guitar solo molto intenso.
Ampiamente superate, dunque, le incertezze degli esordi, levigate negli angoli più grezzi -legati soprattutto alle vocals, al songwriting e al concetto di 'collettivo'- e forti di un sound portato a livelli eccelsi dal chitarrismo di Takasaki, i Loudness si caricano sulle spalle l'intero movimento asiatico e, pur non essendo ancora americanizzati nello stile -ma, anzi, mantenendo quel flavour 'casereccio' e fortemente genuino, passionale, anomalo, se vogliamo, vista la provenienza- sfornano un signor disco, pregno di melodie ed heaviness, mantenendo rispettosamente i contatti con le proprie radici, anche attraverso le eleganti e assai naif liriche in lingua madre di Niihara, autore di una prova incoraggiante che non soffre -anzi ne viene esaltata- della pronuncia e della modulazione della sua voce. Di Takasaki s'è già detto ampiamente: performance gustosa, tecnica sopraffina, scale veloci e vertiginose, pulizia e gusto melodico al pari di tanti grandi guitar hero occidentali. Album importante nella carriera dello storico act nipponico.
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7
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Fantastico disco, per me il più bello dopo Disillusion, mi piace il fatto che in questi dischi i Loudness riescono ad inserire melodie tipicamente orientali in una cornice occidentale, abilità non comune. Con Thunder In The East, soprattutto per la produzione di Max Norman, reduce da Ozzy e Y&T, un po\' questa caratteristica si perderà e anche buona parte del l\'originalità, pur confermandosi anche nel genere americano su livelli eccelsi |
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6
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Album ottimo ...un puro...anche in questo terzo lavoro un classicissimo heavy metal ottantiano nippofono come nella tradizione LOUDNESS \"prima maniera\" ...a mio giudizio l\'anello di comhlimziione tra la prima fase patriottica ..e la futura svolta più radiofonica di stampo US ...poi io adoro questa loro particolarità di alternare potenza e polverosa aggressività heavy di rilevante estrazione NWOBHM , ...con episodi dalla vena più prettamente semi/hard progressive : haime\' oggi di album così non se ne sentono piu purtroppo |
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5
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Riascoltato stamattina. Bell’album, qualitativamente fa da ponte tra i primi due, ancora un po’ grezzotti, e i due successivi, Disillusion e Thunder in the East, che per me rimangono sempre il top della loro discografia. Qui 2/3 pezzi mostrano ancora qualche limite, ma altri - come In The Mirror o Sleepless Nights - alzano un bel po’ la media. Takasaki già qui autore di assoli notevoli. Voto 79 |
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4
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sicuramente un grande disco,sono felice di aver trovato una copia di questo lavoro ( insieme al precedente devil soldier ) a poco prezzo in un mercatino: uno dei migliori affari mai fatti in ambito musicale  |
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3
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IL 35,90 dei lettori non ci sta.. |
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2
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Grandissimo album! Secondo me uno dei migliori dei Loudness! Band che ha fatto grandi album in generale! voto :89 |
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1
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Gran bel disco anche questo! A differenza di altre bands di metal classico, che talvolta vengono ricordate per un solo album di qualità, i Loudness hanno saputo confermarsi in più di qualche uscita discografica. Questo aspetto va ricordato, a mio avviso. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Theme of Loudness 2. In the Mirror 3. Show Me the Way 4. I Wish You Were Here 5. Mr. Yes Man 6. The Law of Devil's Land 7. Black Wall 8. Sleepless Night 9. Speed
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Line Up
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Minoru Niihara (Voce) Akira Takasaki (Chitarra) Masayoshi Yamashita (Basso) Munetaka Higuchi (Batteria)
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