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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Loudness - Soldier of Fortune
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11/03/2023
( 1246 letture )
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La pubblicazione nel 1987 di Hurricane Eyes, settimo album in studio in soli sette anni, sotto l’egida di un produttore del calibro di Eddie Kramer, doveva rappresentare la culminazione del crescente successo dei Loudness negli Stati Uniti. Tuttavia, nonostante i brani fossero cantati in inglese e ammiccassero alle sonorità in voga in quegli anni in occidente ammorbidendo la componente “metallica” con l’introduzione dei synth (ad opera del maestro Gregg Giuffria), l’album non riscosse il successo sperato, arrivando solamente a lambire gli ultimi posti della classifica Billboard 200 per poche settimane, senza nemmeno eguagliare le vendite degli album precedenti. Il colosso discografico ATCO decise allora di reintegrare Max Norman, l’uomo alla guida del team di produzione degli album precedenti a Hurricane Eyes, nonché uno dei principali fautori dei successi in occidente della band del sol levante. Si concordò in primis di abbandonare il ritmo serrato delle pubblicazione annuali in favore di un tempo maggiore da dedicare alla stesura delle composizioni e al lavoro in studio di registrazione. Facendo poi leva sulla scarsa pronuncia della lingua inglese dello storico singer, Minoru Niihara, Max Norman convinse il leader e fondatore dei Loudness, il chitarrista Akira Takasaki, a reclutare al suo posto il cantante statunitense degli Obsession, Mike Vescera, poco prima di entrare in studio di registrazione. Coadiuvato dal produttore dei Fates Warning, Roger Probert, Max Norman optò per un ritorno a sonorità più vicine al metal classico, favorendo la velocità e l’impatto dirompente della chitarra di Akira Takasaki e relegando le tastiere in secondo piano. Utilizzando più studi di registrazione dal New Jersey a Los Angeles, il team in regia di produzione (tra cui un giovanissimo Joe Barresi), non lasciò nulla al caso, curando maniacalmente ogni aspetto dell’album, dalla registrazione delle linee vocali e i cori alle parti strumentali, per poi mixare il tutto presso il Gold Rush Studio di Tokyo. Al mastermind Akira Takasaki venne affidato il compito di comporre la musica del nuovo album, mentre la band intera partecipò alla stesura dei testi che avrebbero costituito l’ottavo full length dei Loudness, Soldier of Fortune. L’album fu pubblicato il 17 settembre del 1989 e nonostante il lavoro certosino in studio di registrazione e le numerose attività promozionali capillari della ATCO, tra le quali il video promozionale di You Shook Me in rotazione nelle principali emittenti televisive, non ebbe il consenso sperato, non andando nemmeno a scalfire la top 200. Nonostante ciò Soldier of Fortune ha tutte le carte in regola per essere un disco di successo, riuscendo nell’intento di fare riemergere la potenza della band giapponese dei primi album, coniugandola con sonorità più vicine ai gusti occidentali, grazie anche ad un’interpretazione di Mike Vescera davvero sugli scudi. Cavalcate dirompenti come la title track, You Shook Me, Running For Cover e la conclusiva Demon Disease sono autentiche bordate metalliche dove la sezione ritmica di Masayoshi Yamashita al basso e Munetaka Higuchi alla batteria, può tornare a ruggire e sorreggere i riff assassini di uno scatenato Akira Takasaki. Le parti solistiche, veloci ed iper tecniche, richiamano il miglior neoclassicismo di Yngwie Malmsteen, senza però risultare pesanti e invadenti. Non mancano mid-tempo più vicini alle sonorità di Hurricane Eyes, quali l’anthemica Danger of Love e Long After Midnight, votate a melodie più ruffiane ed immediate. Ancora una volta la funambolica chitarra di Akira Takasaki impreziosisce ogni singolo istante dei brani con una personalità forte ma mai ingombrante, bilanciando con perfetta scelta di tempo sezioni più granitiche ad altre più d’atmosfera. E non potevano mancare ben due ballad, la ritmata e spumeggiante Twenty-Five Days e Lost Without Your Love, più malinconica ed introspettiva, dove la camaleontica voce di Mike Vescera mostra tutta la sua versatilità ed estensione, rubando per una volta la scena alla sei corde nipponica. Nonostante l’appoggio di una casa discografica come la ATCO, dai mezzi quasi illimitati, e i consensi di parte della critica, Soldier of Fortune rappresentò una sorta di canto del cigno per l’avventura dei Loudness in occidente. L’americanizzazione, a volte forzata, della band non riscosse il successo sperato e per i fan di vecchia data fu la causa principale di una graduale perdita d’identità del combo nipponico. Lo stesso Mike Vescera, chiamato a risollevare le sorti della band giapponese, rimase in formazione ancora per la pubblicazione di un album nel 1991, On The Prowl, principalmente composto da riarrangiamenti di vecchi brani, per approdare infine alla sfarzosa corte di Yngwie Malmsteen. Eppure Soldier of Fortune fotografa un momento irripetibile della carriera di una band che tuttora miete consensi in madrepatria e in Europa, l’istantanea di un’epoca che volgeva lentamente al tramonto, ma che ancora era in grado di stupire con piccoli capolavori di classico hard‘n’heavy. La lunga epopea targata Loudness, costellata di successi e sogni infranti, di cadute e resurrezioni, di amicizie tradite e poi rinate, con Soldier of Fortune, giunge bene o male ad un punto di non ritorno, ad un crocevia che contrassegnerà una svolta stilistica, quella degli anni novanta, agli antipodi rispetto a quanto proposto fino ad allora. Nonostante alcune scelte forzate e mal digerite, l’ottavo full length dei Loudness, forte di una qualità intrinseca inattaccabile, diviene la colonna sonora, che racconta, cattura, dipinge e condivide tutti questi istanti vissuti in prima persona in una tela variopinta i cui colori sono le note intramontabili della chitarra di Akira Takasaki.
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13
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Ciao Maurizio.
Certamente. Una riregistrazione/riscrittura dei classici con alcuni inediti. Operazione controversa con alcune belle canzoni. |
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12
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Solo per sapere se qualcuno conosce On The Prowl del 1991 che secondo me è davvero notevole. |
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11
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@Duke, si peccato però che manchi la recensione di quello precedente che almeno per chi scrive é il loro più bel disco. |
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10
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....bel disco....anche a me piace...il made in Japan... |
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9
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@ShotInTheDark, mi piace il tuo nick! Uno dei miei pezzi preferiti di Ozzy e pure un gran disco dei Great White.... ad ogni modo... li ha messi in mezzo e ti dico che a me i Rage mi hanno sempre annoiato mentre QUESTI Loudness no.... quindi anche nel 2024 preferisco loro. |
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8
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L\'ossessione per la chitarra, per il suono, per l\'impatto che questo suono ha creato nella storia del genere. I boccaloni si accontentino pure di ascoltare i Rage del 2024 con i rasta alla barba |
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7
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Un cambio di line up piuttosto impostante ma qui tirarono ancora fuori un gran disco!
Spero che qualcuno faccia la recensione di Hurricane Eyes che é il loro album secondo me più bello! |
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6
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Come continuità di tracklist è forse il migliore insieme a Thudner In The East e Hurricane Eyes |
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5
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Gran bell’album! Anch’io lo metto dietro a Thunder in the East e Disillusion, però davanti a tutti gli altri. Album che ha pochissimi cali e diversi picchi. Specialmente nella prima parte mi rimane veramente arduo scegliere il pezzo migliore. Ottima prova del neo entrato Vescera e un Takasaki veramente in grande spolvero (il solo della title-track è di quelli da sentire in loop). Un album che non stanca mai. Voto 83 |
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3
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Ottimo album voto corretto, invece dovete correggere la data di pubblicazione sotto la cover perché è dell 89 come si legge nella rece e non 82. Per me riprendono la vena del loro disco artisticamente più famoso, ovvero Thunder In The East, anche se il mio preferito rimane comunque Disillusion |
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2
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Comunque, ottima recensione |
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1
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Segnalo una piccola svista: l’anno di pubblicazione di questo album è 1989 mentre sulle informazioni compare 1982. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Soldier of Fortune 2. You Shook Me 3. Danger of Love 4. Twenty-Five Days 5. Red Light Shooter 6. Running For Cover 7. Lost Without Your Love 8. Faces In The Fire 9. Long After Midnight 10. Demon Disease
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Line Up
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Mike Vescera (Voce) Akira Takasaki (Chitarra) Masayoshi Yamashita (Basso) Munetaka Higuchi (Batteria)
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