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07/02/25
LITTLE TIL AND THE GANGBUSTERS
CIRCOLO MAGNOLIA, VIA CIRCONVALLAZIONE IDROSCALO 41 SEGRATE (MI)
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Funeral - From These Wounds
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( 5901 letture )
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Quarto bivio e quarto radicale cambio di rotta per i norvegesi Funeral, moniker che i più attenti (ed attempati) ricorderanno principalmente per la firma, nei primi anni ’90, di un EP e di un LP di rara bellezza ed originalità. Proprio con l’uscita di Tragedies (LP del ’95) si pongono le basi per l’avvio di un nuovo sottogenere musicale, divenuto con il tempo (e con la tipica evoluzione commerciale) inaspettatamente popolare: il gothic doom. Lo sapevate che i Funeral sono stati tra le prime band doom a reclutare all’interno della propria formazione una vocalist permanente alla quale affidare un ruolo primario? In Tragedies la malefica nenia della cantante Toryl Snyen svolge infatti un compito predominante rivelando tutti i luttuosi rituali sinfonici a cui i nostri intendono adempiere. Sette (dico sette) anni di latitanza, un terzo episodio (2002) da dimenticare e la successiva scomparsa del bassista Einar Fredriksen fanno pensare, con qualche sospiro, alla definitiva arresa. Ma non è così. Anno del Signore 2004: i nostri arruolano Frode Frosmo (Minas Tirith) e registrano From This Wounds, album che, a seguito di una serie di vicissitudini culminate con la morte del chitarrista Christian Loos, è stato però pubblicato e messo in vendita solo pochi mesi fa. Basta qualche secondo per comprendere la nuova direzione; il caratteristico “immobilismo apatico” che ha disciplinato gli inizi della band si è trasformato in inaspettata creatività melodica costruita su un’ossatura piuttosto scontata ma vincente: ritmiche lente, semplici e cadenzate, solista molto presente a costruire il tema principale e sinth a completamento armonico fanno da base alla “nuova” voce di Frosmo. Delicata, nostalgica, mai brutale nè tantomeno banale, rappresenta il vero punto di forza del disco. Play. Con This Barren Skin è subito feeling, quello giusto. Emozioni goth e chitarre sfuggenti per una traccia estremamente orecchiabile che non stanca nemmeno a lunga gittata. Per ricordare al mondo di essere (stati) metallari in From These Wounds si torna a far ringhiare un poco le chitarre, per subito ripresentare una melodia estremamente emozionale con la successiva The Architecture Of Loss nella quale il cantato manifesta la sua massima performance. Nulla da segnalare (a parte un paio di inattese “frullate” di doppia cassa) in Red Moon e Vagrant God, che comunque non compromettono il livello (alto) dell’album. Semplicemente incantevole si dimostra Pendulum: mai un’incertezza, mai una caduta di “tensione” emotiva; nei 9 minuti di sviluppo i Funeral si concedono il lusso di disinteressarsi dell’ascoltatore per esaltare tutta la propria ispirazione e capacità creativa (a costo di essere considerati presuntuosi); ecco dunque continui cambi di ritmo a suggellare, attraverso i passaggi più lenti, l’estasi autocelebrativa di una band che è tornata per fare storia. Si chiude in bellezza con le successive Saturn e Breathing Through You, pensate per godere dell’ultimo quarto d’ora in compagnia dei maestri. Che dire. È un disco che può essere gradito a molti; al doomster nichilista come al metallaro più romantico. A me piace e pure molto; mi sento appagato per ogni secondo che gli dedico: perché non riesco a paragonarlo a nessun altro titolo della mia collezione, perché è arrivato in un momento di stanca del genere o forse, più semplicemente, perché ogni nota sembra ricordare al sottoscritto di avere ancora molti motivi per dedicare tempo alla nobile arte della musica.
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6
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Grazie! In questi giorni sto ascoltando diversi Album che mi hai consigliato, oltre a quelli consigliati dai vari Recensori, e devo dire che, a parte le etichette, ho conosciuto Gruppi veramente validi e capaci di trasmettere emozioni intense... Thergothon in primis.. Buon Anno! |
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5
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@Lucio 77 questo disco, come i successivi, perdono completamente gli stilemi funeral degli albori. Diciamo che FTW è un album doom, pure melodico. A mio avviso però resta una delle pietre miliari doom degli ultimi 20 anni: probabilmente, ripensandoci, sono perfino stato stretto con il voto all'epoca ma per salire sopra alcune asticelle occorre capire la tenuta nel tempo di un disco. Se vuoi tornare ai generi più estremi (funeral/extraslow) fiondati sull'esordio Tragedies; a me piace molto. Un abbraccio a tutti. M. |
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4
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Album evocativo.. Poi con la neve che continua a cadere, l'atmosfera viene amplificata.. Effettivamente più "orecchiabile" rispetto ad altri lavori ascoltati negli ultimi giorni ma con melodie mai banali.. Anche qua però, nonostante il nome, di Funereo non ho captato molto.. Molto gotico/intimista.. |
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3
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L'ho appena ascoltato d'un fiato: è un capolavoro! |
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2
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Quest'album ha segnato profondamente la mia vita ed evoluzione musicale, quanti ricordi e rimpianti!! comunque...al dilà del mio coinvolgimento emotivo oggettivamente non c'è che dire,sono dei maestri del doom! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1.This Barren Skin
2. From These Wounds
3. The Architecture of Loss
4. Red Moon
5. Vagrant God
6. Pendulum
7. Saturn
8. Breathing Through You (Bonus Track)
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Line Up
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Frode Forsmo (Basso, Voce) Kjetil Ottersen (Chitarra, Tastiera) Christian Loos (Chitarra) Anders Eek (Batteria)
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