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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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29/06/2019
( 1768 letture )
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Il nucleo primario dei Sevendust nasce nel 1994 dall'incontro fra il bassista Vince Hornsby ed il batterista Morgan Rose. Dopo molteplici cambi di nome e dopo aver formato il quintetto definitivo con l'ingresso del cantante Lajon Witherspoon e dei due chitarristi, finalmente il 15 aprile 1997 riescono a realizzare il loro primo disco. Essi possono considerarsi a pieno titolo una delle band più compatte dell'intero panorama alternative/nu metal, visti e considerati i dodici album in studio pubblicati fino ad oggi e la costanza della line up, la quale ha subito una sola variazione nel periodo 2005-2008 quando il chitarrista Sonny Mayo andò a sostituire per breve tempo Clint Lowery, rientrato prontamente a far parte del gruppo nel marzo 2008.
L'omonimo album d'esordio è figlio del tempo in cui è stato scritto: predilige chitarre pesanti, parti rappate sulle strofe alternate a ritornelli immediati, potenti e soprattutto ben riusciti ed infine una sezione ritmica orientata sul thrash e sul groove. A completare il quadro vi è la voce sempre convincente del frontman in entrambi le fasi (canto e rap) e la qualità di alcune track, tuttora immancabili durante i live della band, a partire dalla doppietta Black/Bitch. La prima rimane impressa per i vortici di chitarra ripetuti dal duo Connolly/Lowery e per il chorus sfrontato ed entusiasmante; la seconda concede qualche sprazzo melodico in avvio e sul ritornello, ma sono semplici elementi di contorno a fronte delle scariche elettriche presenti sulle strofe. Terminator mette in mostra le altre qualità dei Sevendust, come gli spunti funky, mentre Too Close to Hate ritorna pesantemente a gridare la volontà di elargire riffoni categorici e diretti. Wired è una sorta di break prima della seconda parte, un brano poco significativo che anticipa la vera perla del disco, ovverosia Prayer. Essa riesce a fondere sapientemente funky, rap metal, persino blues e musica etnica in un mix interessantissimo che confluisce interamente sul solido chorus. Se state cercando il brano che riesce a far convivere meglio le commistioni anni 90 in ambito metal, Prayer potrebbe essere un valido candidato. Face è un altro centro: i ritmi sono medio-bassi, tendono a sottolineare la parte rappata ed i refrain di chitarra ma la cosa migliore è la voce che s'inarca e si distorce in stile industrial. Su Speak e Will it Bleed escono prepotentemente i gusti thrash della band in quanto la batteria ed il basso iniziano a pestare maggiormente ammortizzando soltanto in parte le urla del singer. Risultano entrambi pezzi notevoli, in particolare per le capacità teniche dei musicisti coinvolti (Hornsby e Rose su tutti). My Ruin è un assaggio inaspettato di grunge, che sta a dimostrare come i Sevendust siano in grado di svariare fra più generi senza il benché minimo calo a livello di resa. È un pezzo che non stonerebbe nella discografia degli Alice in Chains data la malinconia assordante e l'attesa spasmodica di un qualcosa di meramente tangibile nel corpo della canzone. La finale Born to Die è un masso ingombrante scaraventato sulla faccia poiché prima disorienta, nella fase centrale distrugge ed infine conquista.
Siamo di fronte ad un lavoro di sicura professionalità, prodotto da due veterani del mondo heavy metal come Mark Mendoza e Jay Jay French. Il full length possiede il marchio indelebile di un intero movimento denominato nu metal. Non si può fare a meno di associarlo a lavori di successo maggiormente quotati usciti nello stesso periodo, confezionati da band che hanno contribuito alla nascita del genere, cioè Limp Bizkit, Korn, Deftones, ma va anche detto che Sevendust ha delle connotazioni originali che contribuiranno alla longevità della band. La capacità di far convivere rap e thrash metal, servendoci occasionalmente richiami ad altri generi non è per nulla scontata e rende il disco d'esordio della band di Atlanta meritevole di ascolto.
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5
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Band a me nota solo di nome...fino ad ora: che mazzate regala la sezione strumentale e la voce di lajon è bella corposa e intensa. Devo dire che questo disco non mi dispiace affatto. Lì ascolterò sicuramente ancora perchè da quanto sentito finora meritano |
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4
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il loro vero capolavoro è animosity |
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3
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Per gli amanti del nu-metal anni 90 è un disco da avere. Comperai l'album appena uscito , stavo in fissa con il genere all'epoca. Ascoltato molto.....x me buono. Voto 80. |
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2
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Non vedo la necessità di recensire della robaccia del genere, da abolire senza pietà, bleeeahhh.... |
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1
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non li ho mai seguiti, ma quello che ho ascoltato è stato sempre più che dignitoso, anche se non abbastanza da farmi scattare la scintilla per diventare un loro fan... però penso che tra i gruppi non di primissima schiera possano essere considerati tra i più positivi del genere. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Black 2. Bitch 3. Terminator 4. Too Close to Hate 5. Wired 6. Prayer 7. Face 8. Speak 9. Will It Bleed 10. My Ruin 11. Born to Die
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Line Up
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Lajon Witherspoon (Voce) John Connolly (Chitarra, Cori) Clint Lowery (Chitarra, Cori) Vinnie Hornsby (Basso) Morgan Rose (Batteria, Cori)
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RECENSIONI |
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