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Sevendust - Blood & Stone
01/11/2020
( 1292 letture )
Gli ultimi mesi del 2020 accolgono il ritorno dei Sevendust, autentici stakanovisti della scena alternative metal arrivati al traguardo del tredicesimo album in studio. Dopo l’ottimo All I See Is War, la band ha evidentemente fatto suo il motto “squadra che vince non si cambia” confermando il produttore Michael “Elvis” Baskette, specializzato nell’ambito post grunge/hard rock (Chevelle, Alter Bridge) e in cabina di regia anche per God Bless The Renegades, l’esordio da solista del chitarrista Clint Lowery uscito nel gennaio dell’anno corrente.

Il nuovo disco parte subito alla grande con Dying To Live, mazzata di metal alternativo introdotta da brevi spunti elettronici che lasciano subito spazio alle bordate dei riff del duo Connolly-Lowery e all’inconfondibile timbro di Lajon, energico nelle strofe e suadente negli ariosi refrain accompagnati da vocalizzi arena rock semplici ma d’impatto. Love, pezzo meno tirato rispetto all’opener, vede in primo piano il martellante drumming di Morgan Rose anche se a rubare la scena è sempre il frontman, autore di una prova esaltante grazie anche al bellissimo testo che si interroga sull’amore e sul peso che questo sentimento ricopre nelle nostre vite. La trascinante Blood From a Stone, semi title-track, suona come una dichiarazione d’intenti ispirata dalla resilienza e dal forte spirito di gruppo che da sempre lega i musicisti, insieme da più di venticinque anni e uniti come una vera famiglia. La consueta miscela di aggressività strumentale e armonie vocali che pervade la traccia appena descritta viene riproposta anche in What You’ve Become, caratterizzata da riff granitici e dal sempreverde dualismo “black and white” tra il cantato pulito di Lajon e i ruvidi contro cori in scream del batterista. Lo stesso si può dire per Kill Me e ancor di più per Desperation, i cui ritornelli servono al vocalist per esorcizzare i fantasmi dell’isolamento forzato dovuto alla pandemia urlando a pieni polmoni tutta la sua voglia di ritrovare una libertà che appare ormai compromessa. Lo stato di grazia del complesso è tangibile e nell’accoppiata Feel Like Going On e Criminal ci si riavvicina ai vertici toccati in passato nell’era Seasons, l’apice melodico dell’intera discografia mai più eguagliato. I due brani, assimilabili a delle power ballad di caldo hard rock, convincono ed emozionano in virtù delle magistrali performance di Lajon che qui canta davvero con il cuore in mano ottimamente coadiuvato da tappeti sonori arricchiti da delicate note di piano (la prima) e da uno struggente arrangiamento d’archi (la seconda). La voce infusa di soul regge praticamente da sola Nothing Left To See Here Anymore e Alone, altra strepitosa ballad in cui romanticamente viene dichiarata la necessità di avere al proprio fianco una presenza per dare alla vita un senso compiuto. Wish You Well, una vigorosa preghiera di ringraziamento al Signore, precede la conclusiva The Day I Tried To Live, cover dei Soundgarden tratta dallo storico Superunknown del ’94. La band, saggiamente, opta per non emulare pedissequamente l’originale e lo reinterpreta secondo i suoi classici stilemi alternative metal depotenziandone l’aura grunge: Lajon, manco a dirlo, fa suo il brano ammantandolo di una carica straripante e centrando in tal modo l’obiettivo di tributare un sincero omaggio ad un grande cantante come Chris Cornell.

Blood & Stone è dunque l’ennesima conferma positiva della band di Atlanta, alle prese con uno dei lavori meglio riusciti dietro solamente all’inarrivabile quadrilogia di inizio carriera. Nonostante la proposta musicale sia la solita di sempre -una base di robusto alternative metal su cui si innesta il cantato black intriso di soul- mai si avvertono momenti di stanca o impressioni di “fotocopie” del passato. Grazie infatti anche alla longa manus del produttore ogni traccia mostra una sfumatura diversa dovuta ad inserzioni di piccoli dettagli che però fanno la differenza quali parentesi elettroniche, intermezzi con il piano e arrangiamenti sinfonici. Ciò rende la corposa tracklist variegata e scorrevole, con la giusta alternanza tra brani più dinamici ed altri più intimi come le riuscitissime ballad, il piatto forte di questo album.
Poco da aggiungere riguardo i musicisti coinvolti, impeccabili nella costruzione delle singole canzoni ma è doveroso riservare un plauso a scena aperta al frontman, la cui voce è la protagonista assoluta dell’intero full-length. Si sente infatti attraverso ogni nota che quello che canta è sentito, provato sinceramente e che in gioco ci sono davvero i suoi sentimenti e la sua anima. Tale sensazione di “onestà” si ritrova anche nei testi, incentrati sull’ambivalenza dei sentimenti umani o sulle paure dovute alla pandemia globale eppure quello che traspare è un fortissimo attaccamento alla vita (credo non sia un caso che la prima e l’ultima traccia contengano nel titolo la parola Live, “vivere”), alla quale bisogna aggrapparsi a discapito di tutte le negatività presenti facendo affidamento sulla famiglia o sugli amici più cari.
I Sevendust sono dunque proprio come il totem di rocce raffigurato nell’evocativo artwork: solidi, uniti e pronti a continuare a lottare nella difficile situazione attuale, consapevoli che nessun ostacolo (il simbolico fiume di sangue) potrà mai spezzare la loro coesione e la potenza della loro musica.



VOTO RECENSORE
79
VOTO LETTORI
76 su 7 voti [ VOTA]
Metalsalvet
Lunedì 6 Giugno 2022, 8.05.05
1
Album carino ma inferiore a "All see is war"
INFORMAZIONI
2020
Rise Records
Alternative Metal
Tracklist
1. Dying To Live
2. Love
3. Blood From a Stone
4. Feel Like Going On
5. What You’ve Become
6. Kill Me
7. Nothing Left To See Here Anymore
8. Desperation
9. Criminal
10. Against The World
11. Alone
12. Wish You Well
13. The Day I Tried To Live
Line Up
Lajon Witherspoon (voce)
Clint Lowery (chitarra, cori)
John Connolly (chitarra, cori)
Vince Hornsby (basso)
Morgan Rose (batteria, cori)
 
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