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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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29/09/2019
( 3835 letture )
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Inspiration comes from the world around me I let the music write itself within the loose boundaries and just enjoy the ride
Queste alcune delle affermazione di Tony Kakko sul promo di Talviyö, nuovo album targato Sonata Arctica. La notte d’inverno, questa la traduzione letterale del titolo, prosegue nel viaggio introspettivo ed intimista che la band ha intrapreso ormai da almeno un decennio, abbandonando il power metal degli esordi in favore di un sound più leggero, talvolta più hard rock altre volte più progressivo, ma in cui la componente fondamentale è la melodia. Lo potenza e la velocità che avevano caratterizzato i primi dischi sono lontane, inutile sperare in un ritorno forzato, ormai la via intrapresa dai Sonata Arctica non può che deludere la maggior parte di chi ha amato Ecliptica e Silence, la band è maturata, anche se sarebbe più corretto dire che si è accentrata sulla figura del leader Kakko, ormai deus ex machina della band nordica.
Mi sono avvicinato a Talviyö senza troppe aspettative, ho sempre seguito i Sonata Arctica marginalmente, apprezzando la prima era e poco la seconda fase (Reckoning Night, Unia, The Days of Gray), senza approfondire troppo i lavori più recenti, e le premesse, considerando i primi due singoli A Little Less Understanding e Cold non erano delle migliori. Il primo ascolto non ha tradito le aspettative, il nuovo lavoro dei finlandesi riprende il discorso interrotto con il precedente The Ninth Hour, con tonnellate di melodia e poca o nulla cattiveria, e ad alla fine del primo ascolto la più grossa sensazione è stata di noia. Tuttavia bisogna ammettere che brani e spunti interessanti sono presenti, ed ascolto dopo ascolto le sensazioni positive crescono, l’approccio fondamentale è quello di non avere aspettative legate al passato, in questa ottica allora potremo godere di un songwriting di livello, maturo e sopra la media, di arrangiamenti curati e raffinati, e va detto che una caratteristica che inficia negativamente sul giudizio globale va purtroppo alla produzione e al mixaggio, sbilanciata inspiegabilmente a favore di voce e tastiere affossando chitarre e batterie. Dico inspiegabilmente perché per una band di questo livello una scelta del genere è poco sensata. La voce di Kakko è sfruttata su registri medio bassi, senza mai andare in alto, sfruttando il suo timbro riconoscibile più per la teatralità che non per l’estensione, talvolta quasi con intenzioni cantautorali che rendono meglio ovviamente sui brani più d’atmosfera.
Il disco si apre con Message From The Sun, brano di reminescenza power metal, che ci illude che si possa tornare ai vecchi fasti, ma non possiede la potenza e la classe dei tempi andati. Whirlwind e Cold rappresentano meglio il nuovo ciclo dei Sonata, con parti progressive, melodia a tonnellate e arrangiamenti molto curati e stratificati. Per Storm the Armada vale il discorso della opener, brano power innocuo che però lascia poco dopo l’ascolto. The Last of the Lambs, Who Failded the Most, come anche la già citata A Little Less Understanding sono purtroppo i brani meno interessanti e più noiosi del lotto, in cui a parte l’interpretazione teatrale della voce e qualche arrangiamento si fatica trovare spunti interessanti. Di tutt’altra pasta la strumentale Ismo’s Got Good Reactors, che parte con melodie arabeggianti per sfociare in una cavalcata dalle atmosfere piratesche in stile Running Wild, interessante anche la successiva Demon’s Cage, alternando parti malinconiche di piano e voce a parti più heavy nel refrain. The Raven Still Flies With You è l’ennesima ballad, eccessivamente lunga, con un intermezzo prog che però sembra incollato e poco si adatta al brano, che se accorciato di un paio di minuti ne avrebbe beneficiato. Chiude The Garden, senza risvegliare troppo l’interesse che stava calando con il brano precedente.
Talviyö, che presenta una bellissima copertina, è dunque un disco di luci e ombre, non brutto, ma prolisso e pesante (non nel senso musicale, purtroppo) in certi brani. Non è un disco di impatto e necessita più ascolti per essere meglio apprezzato, tuttavia non è nemmeno da bocciare, perché possiede buoni episodi. Ribadisco che un mix differente ed una produzione più potente l’avrebbe reso più godibile anche dai fans legati alla prima era della band, ma il mercato, che lo vede già campione di vendite in diversi paesi, ancora una volta da ragione alle scelte di Kakko e della band.
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19
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Ma la prima song è una cover dei Coldplay?!? XD |
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18
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Vado contro corrente, a me è piaciuto...necessita di diversi ascolti ma poi entra in testa e merita. Se si vuole ascoltare un loro disco veloce basta andare a ripescare Ecliptica o Silence e non aspettare che replichino i primi due dischi. Non un capolovoro, ma un buonissimo disco che si lascia ascoltare! |
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17
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Per amor del cielo! Lasciate perdere, molto meglio l'ultimo album degli Europe! MA molto molto meglio! Dopo il tragico UNIA non si sono più ripresi... Salvo solo qualche canzone qua e là. |
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16
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Effettivamente è molto moscio e tende a consigliare il sonno. Peccato perché qualche segno di un ritorno agli ottimi dischi iniziali pareva esserci con The Ninth Hour. Forse hanno pressioni dalla casa discografica e fare queste melense è più facile che comporre brani con una certa personalità. Se poi, sono in classifica in vari paesi, vadano pure avanti così. Ma qui siamo sul pop e per di più, soporifero. Occupiamoci di altro. Au revoir. |
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15
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65 a un disco di m... come questo è un insulto! |
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14
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tralasciando il loro passato glorios opower, questo disco ha tre problemi enormi:
- un mixaggio da dilettanti
- voce di tony finita
- melodie troppo mielose
purtroppo una lagna di oltre 50 min
e lo dice uno che ha tutti i loro cd
voto 45....
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12
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Dopo i due validissimi predecessori Paria e Ninth che li avevano riportati in cima al mio gradimento mi aspettavo un altro ottimo disco invece qui si torna indietro alla fase inaugurata con Unia...peccato. Continuerò a tenerlo nel lettore perché è caratteristica dei Sonata il crescere con gli ascolti ma temo resterà nella serie b della loro discografia.. |
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11
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Ho sempre apprezzato i Sonata Arctica,sia quelli del periodo d'oro sia quelli del nuovo corso,ma se devo essere onesto questo disco mi ha deluso.Il precedente The Ninth Hour era ottimo ma qua abbiamo fatto due passi indietro.voto60 |
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10
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come gia' detto in precedenza x i singoli di power oramai non c'è piu' nulla e forse ora neanche di metal .... ma lo sto ascoltando volentieri. niente che faccia gridare al miracolo ma non mi sembra cosi' scadente, siamo sulla falsariga di 9th hour. compitino fatto con sufficienza |
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9
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Sono comunque curioso di ascoltarlo anche se non mi aspetto di risentire un Winterheart's Guild dopo tutti questi anni....
La copertina comunque mi fa pensare a un disco di Natale con la grafica di Pingu XD |
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8
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L'ho ascoltato solo una volta e non posso dare un giudizio definitivo, ma mi sembra un disco abbastanza scialbo ma gradevole, probabilmente il peggiore dei Sonata nella loro discografia, ma non da buttare come emerge da tutti i commenti sulla rete. Gli arrangiamenti sono molto belli, le melodie e le atmosfere che riescono a creare sono sempre di impatto, ma qui mancano brani che possano essere ricordati in futuro, e manca l'ispirazione secondo me. Siamo passati da Pariah's Child che adoro, contenente pezzi spettacolari come What Did You Do In The War, Dad e Blood, passando per The Ninth Hour che era già meno ispirato ma con ottimi brani, fino a questo che mi sembra in netto calo. Secondo me è come dice @Master, sembra che non si divertano più a suonare e comporre e forse siamo vicini ad uno scioglimento, cosa che non sarebbe cosi drammatica alla fine, anche perchè credo che il meglio lo abbiano già dato. Kakko poi canta solo su tonalità basse perchè non ha più voce (ed è giovane, se l'è proprio rovinata a cantare su certe tonalità) ma il suo timbro ci sta, quasi teatrale. Peccato che live sia penoso in certi momenti. Ora lo ascolterò altre volte per capire quanto ci sia di buono, comunque Cold mi sembra un bel pezzo sinceramente con la sua melodia malinconica |
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7
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ascoltato e riascoltato... non è male come disco, anzi... la voce di Kakko sembra essere migliorata molto nel tempo, anche se credo sia questione di valorizzazione della stessa, e i brani in questione riescono nel loro intento, certo di power metal nessuna traccia, ma alla fine chi se ne frega..abbiamo a che fare con una band che è riuscita a ritagliarsi un notevole spazio nel settore e io li premio con un per 80... the gustibus |
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6
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La cosa migliore di questa lettura è vedere con piacere che è tornato "My refuge" come recensore! Bentornato amico mio! Sono tutto sommato d'accordo con la recensione, non è tutto da buttare (sempre se si usa come metro di giudizio ciò che sono diventati post Unia i Sonata) ma certamente manca una scintilla. Qualche brano buono c'è e gli arrangiamenti non sembrano affatto male ma in primis manca il power metal (ormai sbiadito ricordo per questa band) e subito dopo manca la voce di Kakko. Che fine ha fatto? Voto 62 |
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5
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Io comunque, forse mi sbaglio, ma dalle interviste, oltre che dalla musica, ho percepito una certa stanchezza, che mi farebbe pensare ad un imminente scioglimento. Elias ha partecipato a tutte le interviste in qualità di valletta di Tony, e anche quando era intervistato da solo aveva un entusiasmo pari a 0, percepivo che non credeva minimamente in quello che stava facendo o dicendo. Anche Tony, mi pare abbia parlato in qualche intervista di brani inizialmente composti per un progetto solista, e solitamente anche questo è un indizio in quella direzione. |
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4
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Concordo con l'analisi della recensione. Personalmente non cerco il power a tutti i costi, Unia e Reckoning night sono i miei preferiti della loro produzione, però credo che questo sia il loro lavoro più debole: lo vedo come un ibrido tra l'hard rock di Stones grow her name e il power leggero e glaciale di Pariah's child. L'unico pezzo che per me svetta sugli altri è Demon's cage. Come voto, anch'io mi assesto sul 60-65. |
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3
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Li ho mollati dopo Unia, stavano diventando troppo diversi dallo stile con il quale li avevo conosciuti. Ho provato a dare un ascolto, quando uscì, a Pariah's Child, ma dopo tre pezzi non ce la facevo più. Di questo qui ho sentito i singoli, e sono veramente imbarazzanti (Cold sopratutto, Kakko ma che fine ha fatto la tua voce?). Passo con piacere. |
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2
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Mi piacevano all'inizio, anche se erano dei Strato minori, ma da anni il loro sound proprio non lo capisco né mi prende, senza contare che Kakko ha la voce andata.... |
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1
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A parte la voce del cantante, che non mi piace, sono sincero: non li capisco. Ho più volte provato ad approcciarli, un po' per le belle copertine, un po' per capire cosa ci trovassero coloro che li hanno resi campioni di incassi... ma niente. Mi sembra siano partiti da un eccellente tributo agli Stratovarius (ma senza avere Kotipelto alla voce o senza i guizzi progressive alla Twilight Symphony) e poi siano progressivamente diventati una sorta di accrocchio di power, rock melodico, prog, ma non riuscito. Come dice la recensione, i numeri li premiano. Io salvo solo il primo disco (che però per chi ha vissuto l'epoca doro del power metal nei 90, è poco più che un tributo molto ben riuscito). |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Message From The Sun 2. Whirlwind 3. Cold 4. Storm The Armada 5. The Last Of The Lambs 6. Who Failed The Most 7. Ismo’s Got Good Reactors 8. Demon’s Cage 9. A Little Less Understanding 10. The Raven Still Flies 11. The Garden
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Line Up
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Tony Kakko (voce) Elias Viljanen (chitarra) Henrik Klingenberg (tastiere) Pasi Kauppinen (basso) Tommy Portimo (batteria)
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