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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 12572 letture )
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I finlandesi Sonata Arctica fin dall’inizio si erano imposti all’attenzione generale come una delle migliori band che sul finire degli anni ’90 popolavano il sovraffollato panorama del genere power, che proprio in quegli anni stava vivendo un vero e proprio boom, in quanto a seguito e qualità. Ovvio che ciò rappresentava un elemento di maggior difficoltà per una giovane band che iniziava a muovere i primi passi, confrontandosi con numerose realtà già affermate ed apprezzate in ambito metal, ma la qualità di album come Ecliptica del 1999 o Silence del 2001, divenuti ormai veri e propri classici di questo genere nonostante la loro giovane età, non poteva che catapultare i Sonata Arctica in cima alle preferenze di gran parte degli amanti del power, i quali riuscirono oltretutto a mantenersi su buoni livelli anche con i successivi Winterheart’s Guild e Reckoning Night, pur senza riuscire ad eguagliare i primi due lavori, che oltre a godere del fattore sorpresa, possedevano una freschezza ed un songwriting di gran lunga superiori.
Adesso alcune cose sono cambiate, a partire proprio dal contesto storico, facile infatti notare come il power metal, a differenza di quanto avveniva nella scorsa decade, non sia più un genere che goda di tante simpatie, spesso addirittura snobbato a priori o definito adolescenziale, e le moltitudini di band che si sono prodigate nel proporre tali sonorità senza aggiungere molto in termini qualitativi ed innovativi hanno contributo a renderlo ancor più esposto alle aspre critiche dei più accesi detrattori. Da non sottovalutare poi neanche il rischio per la band di fossilizzarsi in quegli stilemi circoscritti che ne avrebbero di conseguenza limitato inventiva ed ispirazione in fase compositiva. Non sappiamo con precisione quanto questi fattori abbiano realmente inciso sulle decisioni, e di riflesso sul nuovo lavoro dei finlandesi, ma di certo i Sonata Arctica hanno spiazzato un po’ tutti, compresi i loro più fedeli fan, dando alle stampe un album che parecchio si allontana dal loro canonico power fatto di cavalcate speed in doppia cassa, chorus orecchiabili, riff al fulmicotone ed assoli veloci, insomma sembra quasi una prerogativa quella di eliminare tutti quei clichès che avevano contrassegnato i loro precedenti lavori. Così il nuovo Unia si presenta meno immediato, ma più ricercato e mutevole, un album più cupo ed atmosferico a cui sta certamente stretta l’etichetta “power” e che invece sarebbe più corretto definire melodic metal, infatti le nuove composizioni si estendono ad abbracciare soluzioni progressive, hard n’ heavy e persino rock, e proprio in tal senso fin troppo chiara risulta l’influenza esercitata dai Queen sul songwriting di Tony Kakko, il cui approccio interpretativo risulta più aggressivo ed intimista, meno votato alla ricerca dell’acuto da piazzare ad ogni costo, ma anche le chitarre di Liimatainen, il drumming di Portimo, meno ripetitivo e più fantasioso, e le tastiere di Klingenberg, la cui presenza è più dosata ed atmosferica, si adattano al nuovo corso.
L’opener In Black And White ha un tocco magniloquente ed epico, si tratta di un mid-tempo articolato ed interpretato con fare cangiante, ora aggressivo ora soave, da Kakko, in possesso di una buona melodia e di un intermezzo strumentale un po’ atipico, che lo rendono un po’ ostico ai primi ascolti, ma soprattutto l’opener pare voler offrire un passaggio più graduale e meno traumatico alle nuove sonorità, ancor più vecchia maniera è Paid In Full, primo singolo estratto, un ottimo brano che poggia su linee melodiche malinconiche ed emozionanti, tempi più veloci ed un buon lavoro di backing vocals, certamente tra i migliori del lotto. Le prime vere avvisaglie del nuovo corso dei Sonata Arctica si sentono in For The Sake Of Revenge, dove le chitarre suonano più basse e l’atmosfera in generale si fa più cupa, lo si nota in particolare nel ritornello triste e nell’interpretazione sentita di Kakko, si torna invece a strutture più tipicamente power con It Won't Fade, ed anche Kakko torna su tonalità alte, ma le linee vocali risultano azzeccate e particolari anche grazie al buon uso delle backing vocals, il ritornello melodico ed orecchiabile e l’intermezzo quasi recitato dona maggiore enfasi al brano, poi la delicata ballad Under Your Tree, che magari può sembrare anonima ai primi ascolti ma che invece riesce a catturare grazie alla sua melodia evocativa ed atmosferica, la quale sembra ricreare la serenità e la piacevolezza di una serale frescura estiva, mentre Caleb chiude questa soddisfacente prima parte della nuova fatica del combo finlandese, la lenta intro viena sormontata da riff taglienti, strofe lente ma aggressive lasciano spazio ad un ritornello melodico e soprattutto ad un interludio che molto richiama alla mente i Queen più operistici, quelli di A Night At The Opera per intenderci, anche nel cantato alla Mercury di Kakko. Elementi che in parte si ripetono anche in The Vice, che oltre al suo richiamo operistico apre anche a soluzioni prog-oriented, ma le troppe idee non sembrano trovare ancora la giusta coesione ed amalgama, così ne vien fuori un brano che pare un po’ disconnesso ma non certo cattivo, soluzioni prog/power che sembrano richiamare i brasiliani Angra e continui cambi di tempo si riscontrano in My Dream's But A Drop Of Fuel For A Nightmare, senza tuttavia rinunciare alla nuova influenza più rock ed operistica alla Queen apportata di recente nel songwriting di Kakko, i brani si mantengono sempre piacevoli, ma risultano prolissi e specie ai primi ascolti risultano di difficile assimilazione, più immediato l’heavy/power operistico di The Harvest, invece poco c’è da dire sulla breve ed anonima The Worlds Forgotten the Words Forbidden, episodio sottotono e fin troppo sperimentale. Ci si avvia alla conclusione con Fly With The Black Swan, aggressiva ed operistica, che va ad aggiungere nuova carne al fuoco, ma stavolta esagerando -infatti il brano gira a vuoto risultando disarticolato e poco riuscito, come un insieme di idee messe là un po’ a casaccio- molto meglio invece la conclusiva ballad Good Enough Is Good Enough, uno dei pezzi più belli, malinconica ed in possesso di melodie sublimi, che ricreano atmosfere epico-cavalleresche, vicina ad alcune composizioni dei Kamelot.
Unia si rivela quindi un disco che con buona probabilità dividerà il pubblico, infatti chi si attendeva l’ennesimo album che seguisse i già percorsi sentieri del canonico power nordico rimarrà fortemente deluso, mentre chi preferisce aprire la porta a nuove direzioni stilistiche potrà trovare in quest’album un apprezzabile e coraggioso tentativo di una band che non vuole più circoscriversi in limiti e stilemi che rischiano di schiacciarne ispirazione ed inventiva. L’album non può reputarsi un capolavoro e presenta delle pecche, alcuni brani infatti risultano troppo articolati e prolissi, forse una scrematura maggiore in certi passaggi lo avrebbe reso più scorrevole, ma nel complesso Unia è un buon disco, piacevole da ascoltare e che ha bisogno di qualche ascolto in più per essere pienamente apprezzato.
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VOTO LETTORI
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69.03 su 130 voti [
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40
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I brividi nel pensare quanto ormai sia vecchio quest'album. Lo sto riascoltando ora. Molto sottovalutato a parer personale. |
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Basta Paid in Full a spazzare via mezza discografia di qualsiasi altro gruppo venuto dopo. |
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Quoto in tutto il commento 37. Dopo questo album li ho mollati, hanno cercato di cambiare, e questo lo apprezzo in ogni band, ma hanno fallito miseramente. E dopo 12 anni continuano imperterriti su questo sentiero. Ho sentito svariate tracce degli album successivi ad Unia, e nessuna di queste mi ha fatto scattare qualcosa, un sussulto, emozione, niente. Solo tanta noia, un vero peccato. 40. |
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Non salvo una canzone. Soporifero. Svolta prog? Concept album? Ma per favore! I fan dei sonata desiderano speed metal di alto rango, non una pallida copia di Dream Theater e affini (per chi piace il genere ci sono centinaia di band progressive con gli attributi). Non basta il coraggio. |
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esattamente valerio sono altro, hanno composto 4 album power metal classico, Kakko probabilmente era stufo del genere e ha sperimentate per 2/3 album due per me riuscitissimi, stones grows her name sufficiente e basta, poi ora negli ultimi due album sono ritornati al power tenendo ciò che hanno sperimentato come mere influenze e secondo me sono album belli ma niente di più, ma probabilmente sono tornati perchè hanno perso troppi fan e quindi soldi diventando un gruppo più di nicchia |
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Ho letto i commenti precedenti... VBETA che cazzo dice??? Days of grays? Come se non lo avessi sentito, un album che mi ha dato una precisa sensazione: aver buttato via i soldi. Il sig. VBETA sostiene che bisogna staccarsi da un solo genere: caro signore, se voglio cambiare genere cambio gruppo. Se voglio sentire musica classica ascolto Mozart, se voglio sentire musica leggera posso sentire Gianni Morandi, se voglio black metal ascolto i Kampfar, ma se ascolto i Sonata voglio POWER METAL. Polemica a parte, questo album a mio avviso (e non solo mio) ha sancito la fine di questo gruppo: non dico che l'album sia brutto, qualche pezzo si salva, ma non sono più loro, sono altro.... |
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Anche per me il migliore album dei Sonata, assieme a Reckoning Night...come scritto nella recensione, si sentono forti le influenze dei Queen degli anni '70 (i miei preferiti) e anche molto prog. Davvero un lavoro ispirato e soprattutto unico. Mai sentito niente di simile! Voto 85-90. |
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Il migliir album dei sonata insieme a the days of grays. Chi non riesce a staccarsi davun solo genere o addirittura un solo tipo di metal ( il genere più variegato di tutti) non deve neanche votare |
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E' una noia e i successivi lo sono ancora di più secondo me |
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Non ho MAI capito e MAI capirò le votazioni generalmente negative che Unia ha ricevuto. I Sonata ebbero coraggio con questo disco ad allontanarsi dalla strada che li aveva resi famosi, sfornando un lavoro atipico e ricercato... Coloro che sono riusciti a metabolizzare e capire Unia sono stati premiati con il più monumentale, splendido lavoro dei Sonata Arctica. Non mi dilungherò troppo sulle singole canzoni, tutte splendide, ma ritengo doveroso menzionare My Dream is but a Drop of Fuel for a Nightmare, la MIGLIORE canzone dei Sonata Arctica e una delle MIGLIORI canzoni del panorama power (anche se con Unia non si può più parlare di semplice power) in generale. |
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30
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4-5 Tracce le trovo ottime ma il resto è abbastanza noioso e fin troppo moscio :Voto 65 |
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L'inizio di un nuovo stile per i Sonata, meno power ed ammiccante al progressive... esperimento riuscito in parte: alcuni brani sono effettivamente un insieme mal organizzato di più parti, cori e controcori ("Fly..." e "My Dream..."), altri invece sono ben riusciti e trascinanti ("It Won't Fade", "Caleb"). Tra pezzi più classici e ben fatti come "Paid in Full" e altri decisamente noiosi come "For the Sake...", per me è un disco più che discreto... piccola perla la conclusiva "Good Enough...". 75 |
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Album di ottima fattura. Finalmente i Sonata Artica sono riusciti a trovare un proprio stile!! Complienti per "Paid in full" (commercialina ma di ottimo impatto) e all'ottima "My dream's but a drop of fuel for a nightmare". Tempi musicali ottimi, cori al di sopra dei precedenti lavori. E' nato un nuovo gruppo, i VERI Sonata Artica!! |
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Unia è un buon album,nonostante i Sonata abbiano un bel pò variato la tonalità...ovviamente l'album non è al livello dei precedenti,ma se viene dedicato un buon ascolto ripetuto può piacere...paid in full e it won't fade sono stupende...poi Jani è stato costretto ad andarsene perchè dovette fare la leva obbligatoria nell'esercito ed è arrivato Elias per sostituirlo,informatevi prima di scrivere stupidaggini come ke si è rotto,bah...attualmente Jani è con Timo Kotipelto nei Cain's Offering W i Sonata Artica |
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unia e il peggiore cd dei sonata. hanno messo in secondo, anzi in terzo piano la chitarra di jani, e si sente solo la tastiera.. sara x questo che s e rotto ed e andato via.. ora sta uscire il nuovo album.. sono molt deluso, stanno diventando un gruppo commerciale con melodie scontate e pochi assoli. |
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Complimenti per la recensione! Secondo me azzeccatissima |
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Per me è un tentativo di evoluzione parzialmente fallito... Mi annoio dopo 4-5 tracks... |
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kauniita unia is Finnish for "belli sogni". |
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Unia è davvero un disco fantastico.. ma qualcuno mi saprebbe dire ke significa kaunita unia?! grazie!! |
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Un album stupendo. "brani prolissi", che significa? mai sentito adoperare questo termine per una canzone, e anche volendo, non ne vedo affatto il motivo. Le canzoni accusate sono un continuo susseguirsi di melodie, quasi mai riprese in seguito. E' vero, necessita di vari ascolti, ma alla fine è davvero "cibo per l'anima e per il cuore". Provate ad ascoltarlo ad occhi chiusi, e capirete perchè il titolo è UNIA. |
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Grandi Sonata, tolto Ecliptica non mi erano mai piacciuti molto...quest'album a mio parere è il loro migliore di sempre, l'atmosfera che si crea è a dir poco unica e irripetibile, le tastiere sono fantastiche e formano un duetto spettacolare con i cori, il tutot unito da un'armonia estremamente ricercata che a tratti sfocia in lontane influenze di musica classica. GENIALE! Ho votato 88/100 |
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beh che dire, complimenti ai sonata che hanno scelto di scostarsi dal loro carateristico speed power metal per avventurarsi nella produzione di un lavoro con evidenti influenze sia progressive sia rock... so che tanti fan sono rimasti per così dire "delusi" da questo cambiamento piuttosto radicale di stile, ed è quello che all'inizio è successo anche a me, ma penso che con questo album i sonata si sono un po' distinti dal resto del movimento power metal, dimostrando di sapersi cimentare anche in melodie più dolci dei pur sempre ottimi lavori precedenti..... nel complesso un ottimo lavoro (ho votato 90) |
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Da parte della mia amica Angela:toni kakko 6 un uomo affascinante resta sempre così!!Vienimi a prendere !!! Da parte mia invece (katy) continuate a farci sognare con le vostre canzoni! |
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I sonata sn un gruppo fantastico, migliore d molti grupppi metal che si trovano in giro!!!!!!!!!!! |
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ma bastaaaaaaaaaa!!!uguale a quelli prima nn merita più di ecliptica sicuro |
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Non so quanto possa parlare una che non impazzisce per il Power, e che i Sonata non ha mai gradito più di tanto.. Ma c'è da dire che ascoltando accidentalemtne quest'album sono rimasta piacevolmente sorpresa.. Levando la direzione effettivamente prog, davvero ragguardevoli a mio avviso sono i cori, chiari e limpidi..Molto Queen, effettivamente, e ciò è un'ottima cosa.. La mia preferita, almeno ai primi ascolti, e dream's but a drop.... Quelal è fantastica...^_^ |
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ho appena comprato il disco e ho avuto il tempo per un solo ascolto e devo dire che non è male..anche se appunto secondo me perde molto in orecchiabilità rispetto al resto delle opere dei sonata per una continua alternanza nei toni della voce, nonostante un ritmo abbastanza veloce ma non cavalcante in buona parte delle canzoni. l'ascoltatore si ritrova quindi con un testo molto più difficile sia da capire che da ricordare e con una ritmica che di certo non aiuta; d'altra parte tutto questo crea appunto un effetto atmosfera che affascina l'ascoltatore che invece non segue le parole. un altro punto a favore di unia devo dire che sta nel appassionare chi lo ascolta perchè parte da canzoni appunto difficili per arrivare a quelle più facilmente definibili belle nella seconda parte..insomma, ti tiene li fino alla fine per scoprire come sarà la prossima canzone...tutto sommato devo dire che mi piace, anche se sento un po la mancanza degli estremi musicali del power, come il ritmo di don' |
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The world's forgotten, the words forbidden è la + bella sia x quanto riguarda la melodia che le parole del testo! La stò ascoltando ripetutaemnte e ogni volta è un'emozione e una rabbia sempre + grande! Capisco perfettaemnte le parole e il modo con cui viene interpretata!Sono unici!!!!!! |
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The worlds forgotten, the words forbidden per me è la più bella del disco, è assolutamente un grandissimo errore sminuirla, dopo che ho letto il testo ho pianto! Mi da i brividi...come si fa a criticarla?! Comunque secondo me Unia è senz'altro il miglior lavoro dei sonata. Voto pieno |
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Unia...davvero un sogno come il titolo suggerisce. Per gli ascoltatori dei sonata il primo ascolto può essere un shock, un lavoro lontano dai precendendi in apparenza. Invece forse è qui che si vede l'anima dei finlandesi, diciamo di Tony. Kakko ha più libertà di esprimersi, oramai sono una realtà del metal, e non solo un giovano gruppo che tenta di affermarsi. Tony si è dedicato all'anima dell'album, creando un concept-trip album, un viaggio nei meandri del cuore dell'autore, che in ogni canzone è capace di creare un mondo a se. Ogni canzone ha il suo ruolo nel disco, e corrisponde a sentimenti e emozioni diversi ma collegati. E in questo si vede il concept, l'album sentito dall'inizio alla fine renze 10 volte di più. Effettivamente al primo ascolto non è facile apprezzarlo, ma secondo me i sonata hanno creato un mondo così complesso che la musica può sembrare a tratti insensata. Ma nell'incoerenza apparente delle note c'è una forte coerenza in significati. E poi... The world |
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10
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A me il disco è piaciuto moltissimo, tranne Paid In Full: non li rappresenta per nulla, è anonima e banale! My dream's but a drop of fuel for a nightmare merita, così come tutte. E' una direzione super - prog, ma stramerita. E' un grande disco, viva l'innovazione! |
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Ma che fine ha fatto metal shock? |
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Forse dovrò riascoltarlo, ma ad oggi, non c'è neanche una song che mi sia rimasta impressa! NEANCHE UNA!! Sono un fan dei S.A., ma da "Ecliptica" in avanti è stata una discesa continua di qualità....Dove andrà a finire il nostro amato "power"?? Mah... |
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Molte idee, poco power... mi gusta davvero questo cd. Peccato per qualche canzone troppo prolissa o confusionaria. La direzione è giusta secondo me! |
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Verissimo, è molto coraggioso, ed è la prova evidente degli sforzi che possono essere fatti per rinnovare il power, e per questo motivo confermo che il voto è corretto. Ma le ballate e le pseudo ballate sono una noia mortale... |
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4
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Un album coraggioso che ha bisogno di numerosi ascolti. A me è piaciuto molto, ma non mi stupisce che a molti non piaccia |
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Sì, concordo con entrambe le versioni: ci sono brani belli e brani molto brutti... confermo il voto, a grandi linee... |
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Son d'accordo con master444 con la differenza che già dal primo ascolto mi aveva deluso... |
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sinceramente al primo ascolto mi avevo preso...ma poi...traccia dopo traccia stavo per cadere in depressione...neanke il funeral doom mi fà star così male...perdonatemi ma 60 solo riesco a dargli... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. In Black and White 2. Paid in Full 3. For the Sake of Revenge 4. It Won't Fade 5. Under Your Tree 6. Caleb 7. The Vice 8. My Dream's But a Drop of Fuel for a Nightmare 9. The Harvest 10. The Worlds Forgotten the Words Forbidden 11. Fly with the Black Swan 12. Good Enough is Good Enough
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Line Up
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Tony Kakko (vocals) Jani Liimatainen (guitars) Marko Paasikoski (bass) Henrik Klingenberg (keyboards) Tommy Portimo (drums)
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RECENSIONI |
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