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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Sonata Arctica - Stones Grow Her Name
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( 8656 letture )
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Il nome dei Sonata Arctica non può non far spuntare un piccolo sorriso anche sul viso del metallaro più rude e grezzo: fautori di un power metal del tutto particolare, condito da sprazzi di prog e di rock dalle tinte quasi operistiche, questi ragazzi finlandesi hanno conquistato un posto speciale nel cuore di una miriade di fan in tutto il mondo grazie a due album splendidi come Ecliptica e Silence e, per l’appunto, ad un'efficace combinazione di interessanti elementi stilistici. Poi, un bel giorno (o brutto a seconda dei punti di vista), la svolta: il gruppo, lasciato forse non a caso dal suo storico chitarrista Jani Liimatainen, ha propeso per una decisa virata verso quegli elementi del proprio sound che prima erano solamente accessori, vale a dire le già citate influenze prog e rock melodico, concependo una svolta che non tutti hanno gradito. Unia e The Days Of Grays, difatti, hanno diviso ferocemente critica e soprattutto fan, in parte nostalgici del sound classico, in parte ammiratori del nuovo stile, che quantomeno tentava di portare un minimo di freschezza in un genere ipersaturo quale è il power.
Ma, come si suol dire, il terzo album è il vero banco di prova per una band; ok, solitamente se ne parla rispetto a band nuove e, pertanto, al loro terzo album in assoluto, ma quest’oggi possiamo fare una piccola eccezione alla regola e considerare questo nuovo Stones Grow Her Name il lavoro fondamentale per saggiare il rinnovato stile di Tony Kakko e soci. Only The Broken Hearts (Make You Beautiful), se mai ce ne fosse stato ulteriore bisogno, conferma che il power degli anni ’90 è ormai acqua passata per i nostri amici: il brano, che come parecchi altri sul disco ospita un certo Timo Kotipelto, è introdotto da un riff addirittura ai confini con l’industrial, che poi sfocia nel più classico dei brani di heavy metal melodico, con le tastiere di Henrik Klingenberg e la voce caratteristica di Tony Kakko in primo piano. In alcuni punti, forse, le tastiere sono fin troppo sdolcinate, ma va detto che in generale l’atmosfera del brano è molto leggera, quindi tutto sommato non stonano e contribuiscono a confezionare una canzone godibile pur con le caratteristiche appena evidenziate. Shitload Of Money continua sulla strada delle intro particolari, dal momento che le percussioni iniziali fanno quasi pensare ad un brano dance; dopo aver causato infarti fulminanti a molti ascoltatori con tale discutibile espediente, il timone vira poi nuovamente su coordinate di rock/metal melodico, in cui già a primo impatto risuonano abbastanza chiaramente le influenze dei vicini scandinavi Europe. Il brano sarebbe più piacevole senza alcune grida onestamente poco comprensibili da parte di Tony Kakko e, nel complesso, pur non risultando nel complesso davvero sgradevole, rischia di suonare un po’ troppo privo di mordente. L’intro di Losing My Insanity fortunatamente è meno atipica, consistendo in un piacevole pezzo di pianoforte che introduce un mid-tempo abbastanza robusto, in parte debitore dei vecchi tempi: il riff in palm-muting sulla strofa, difatti, per quanto non particolarmente vivace, offre una boccata di aria fresca ai fan della vecchia ora, che sicuramente apprezzeranno anche gli assoli al fulmicotone di Elias Viljanen. Resta da capire il perché delle urla quasi sleaze che ogni tanto compaiono nel corso della canzone, dal momento che onestamente c’entrano poco con il resto. Anche Somewhere Close To You è un brano un po’ più classico come stile, dove da padrone la fa nuovamente Elias Viljanen, data anche la relativa inconsistenza delle prove di Tommy Portimo alla batteria e di Marko Paasikoski al basso; buona anche prestazione del cantante, in particolare sul ritornello, mentre le strofe a tratti risultano oggettivamente poco interessanti. Veniamo ora a I Have A Right: l’inizio di questa canzone è oggettivamente spiazzante, per utilizzare un eufemismo; si ha difatti l’impressione di ascoltare un incrocio fra un brano pop ed una canzoncina natalizia, con tanto di tastierina gioiosa, ascoltare per credere. La combinazione prosegue anche su ritornello, dove però è affiancata dalla chitarra, che ne smorza l’aspetto pop; sicuramente rimane in testa, sicuramente è carina da ascoltare, ma onestamente penso che il 90% cambierà brano dopo i primi 10 secondi. Alone In Heaven inizia in modo ottimo, presentando una bellissima chitarra acustica affiancata dopo un po’ dalla tastiera, ma poi si rovina per l’incaponimento del gruppo nel cercare ad ogni costo il ritornello mainstream. Vanno benissimo le influenze degli Europe e dei Queen, in molti sarebbero felicissimi di ascoltare brani nello stile di questi due gruppi, ma certi ibridi sonori non funzionano sempre bene. Va molto meglio con The Day e Cinderblox, con la prima che rappresenta finalmente un brano di rock melodico riuscito al 100% e la seconda che regala un’altra sorpresa ai fan del power, caratterizzandosi nel complesso come il brano più old school presente sul disco; su quest’ultima giova anche rilevare un’incisiva presenza del banjo suonato dall’ospite Peter Engberg, che offre una variazione atipica ma interessante al brano. Don’t Be Mean è una delicata e soffusa ballad accompagnata principalmente da pianoforte e batteria, con un fugace e squisito passaggio di violino verso il finale: è abbastanza prevedibile nella sua evoluzione, ma risulta comunque molto piacevole, anche perché la voce del buon vecchio Tony, ancora oggi, è pienamente capace di emozionare chi la ascolta. Il ritorno del banjo e del violino è il preludio alle due tracce più lunghe dell’album, che costituiscono le due parti di una lunga suite, iniziata sull’album Reckoning Night del 2004; in queste canzoni i nostri operano un po’ una sintesi di tutto ciò che abbiamo ascoltato sull’album, mescolando con sapienza riff più metal e momenti di rock melodico, chitarre acustiche e tastiere al fulmicotone, con una discreta presenza di momenti riconducibili al passato. In Wildfire, Part: III - Wildfire Town, Population: 0, in particolare, i nostri giocano con una serie di stop & go tipicamente power, sprigionando riff e linee vocali che in alcuni casi sono melodiche, in altri sono riconducibili allo stile dei maestri tedeschi Blind Guardian; si tratta, insomma, di due buonissime tracce che confermano l’impressione avuta nel corso del disco, cioè che i nostri hanno sparato un discreto numero di cartucce a vuoto nella prima metà dell’album, per poi risollevarsi in modo notevole nella seconda. Una bella fortuna, dal momento che canzoni come Shitload Of Money e Alone In Heaven non rendono certo giustizia ad una delle band simbolo, nel bene come nel male, del power di matrice nordica.
Un voto numerico, mai come in questi casi, rischia pertanto di essere ingiusto in un senso o nell’altro, se non addirittura in tutti e due: ritengo dunque che questo Stones Grow Her Name vada ascoltato con un’attenzione doppia rispetto ad altri album, dal momento che è fondamentale percepirne i punti deboli e quelli di forza, senza concentrarsi per forza su due semplici cifre, che peraltro sono quasi sempre riduttive rispetto al lavoro di analisi di un’opera musicale. Come ho già detto, a mio giudizio la prima metà dell’album, pur non essendo del tutto fallimentare e presentando spunti interessanti, non raggiunge certamente la sufficienza: troppi i passaggi a vuoto, troppe le innovazioni apportate con eccessiva leggerezza; questo non perché una band debba per forza riproporre pedissequamente ciò che l’ha resa famosa, ma perché ci sono oggettivamente espedienti musicali che vanno dosati con un’attenzione maniacale, pena il rischio di rovinare l’atmosfera generale delle canzoni. La seconda metà dell’album, invece, risolleva ampiamente il giudizio, offrendo canzoni godibili e che al tempo stesso mescolano elementi vecchi e nuovi con un’efficacia molto maggiore rispetto alle precedenti, regalando anzi alle orecchie degli ascoltatori una sensazione di freschezza encomiabile per un genere come il power. In sostanza, siamo di fronte ad un lavoro non eccezionale, ma che ciò nonostante possiede le giuste caratteristiche per guadagnare nuove schiere di fan alla causa dei Sonata Arctica e, pur con qualche mugugno, di regalare un sorriso composto anche ai fan più nostalgici.
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GRANDE LAMBRUSCORE, IL TUO RACCONTO METAFORICO RENDE BENISSIMO IL CONCETTO! VALLO A SPIEGARE A QUEL DELIRANTE DI SHON CHE SI E' ASCOLTATO QUESTA "KAKATA" 800 VOLTE E ALLA FINE GLI E' SEMBRATO UN BEL ALBUM: QUESTO TIPO QUA, PUR DI NON AMMETTERE A SE STESSO CHE HA BUTTATO NEL CESSO I 20 EURO PER IL DISCO, SI VUOLE AUTOCONVINCERE CHE L'ALBUM E' IL PIU' BELLO DEL MONDO. VA BENE TUTTO, MA CHE NON VENGA QUI A FARE PROSELITISMO DI QUESTA "KAKATA"... |
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@VALERIO, ti capisco, non ho ascoltato il disco, una delusione del genere è capitata a un tipo dalle mie parti, è andato in un centro massaggi cinese, convinto di divertirsi, ha tirato fuori l'attrezzo davanti alla cinesina e ha beccato una bella denuncia per atti osceni e molestie, visto che -secondo loro- non era un puttanaio ma un vero centro estetico...anche se io ci credo poco... |
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HO LETTO IL COMMENTO DI GIOVANNI... SCONSIGLIO L'ASSUNZIONE DI SOSTANZE PSICOTROPE PRIMA DI COMMENTARE PUBBLICAMENTE LA MUSICA DI UN ALBUM. SE INCONTRASSI KAKKO PER STRADA RIVORREI INDIETRO I SOLDI PER IL DISCO, L'HO COMPRATO SULLA FIDUCIA, PER IL NOME SONATA ARCTICA, MA QUESTO E' UN IMBROGLIO. COME UNO CHE VA DAL MACELLAIO PER LA CARNE E GLI VENDONO I PEPERONI: E' UNA PRESA PER I FONDELLI. |
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Album sottovalutatissimo, cresce col passare dei mesi, merita diversi ascolti per essere apprezzato appieno. Voto 80. |
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per me non è un cattivo album, ma di certo non è Power. |
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Trovo che il livello da Unia si sia sempre più abbassato.. |
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Sono in completo disaccordo,l'album è davvero geniale, e non è il solito trito e ritrito power metal! Vedi il nuovo degli stratovarius,nemesis. L'album entra nelle ossa sin dal primo ascolto,e basta dire che questo è negativo perchè è pop! che palle! Questo invece è il pregio delle grandi band! W i Sonata Arctica, e grazie a Dio che esiste uno come Tony Kakko!! |
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Non c'è dubbio che I have a right non stonerebbe come b-side in un album di Britney |
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Ma non si tratta di essere abili, non mi sento più abile di molti che scrivono qui, lettori inclusi ovviamente; hai ovviamente il diritto di pensarla come vuoi sul disco ed anche sul mio operato, ma ti assicuro che è un errore dire che non ho ascoltato bene il disco, tutto qua  |
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Senti io non levo niente alla tua abilitá di recensore: questo sito mi piace e lo visito spesso e con piacere. Soli che credo che sia questa che la recensione di the days of grays sono fatte un po maluccio senza dare importanza ad alcune componenti del disco come i testi. Poi libere opinioni ovvio. |
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Senti io non levo niente alla tua abilitá di recensore: questo sito mi piace e lo visito spesso e con piacere. Soli che credo che sia questa che la recensione di the days of grays sono fatte un po maluccio senza dare importanza ad alcune componenti del disco come i testi. Poi libere opinioni ovvio. |
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"Cosa che non ha fatto il recensore" ti posso assicurare che non è un dato di fatto |
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Acccuse? Opinioni o dati di fatto ma non accuse |
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Acccuse? Opinioni o dati di fatto ma non accuse |
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@shon: il disco l'ho ascoltato anche molte volte, ci sta ovviamente che tu abbia un'opinione differente ma argomentala in modo adeguato, non lanciando accuse infondate. Colgo l'occasione per rispondere in ritardo a Vitalij: se leggi attentamente, non ho detto che sia gioiosa la canzone in sé, bensì la tastiera. Di The Day ho detto che è un brano melodico, quindi in questo senso la polemica è ancor più pretestuosa |
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Concordo pienamente con vitalij97.. che credo abbia ascoltato con più cura il disco e i testi oltre alla melodia, cosa che non ha fatto il recensore |
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Grande disco, anche se inferiore al precedente e al loro capolavoro che secondo me è Reckoning Night. Recensione a dir poco "fantasiosa". Il disco merita un voto tra il 75 e l'80. Pace. |
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Comunque consiglio di vedere per quale motivo è stata scritta I Have A Right e di leggerne attentamente il testo. Di canzoncina gioiosa di natale non ha veramente un cazzo. The Day uguale, non è gioiosa per niente. Il caplavoro è la coppia di Wildfire (gioia di vivere???). Don't Be Mean e Losing My Insanity sono decisamente "Sonata Arctica". Secondo me un 85 ci stava bello abbondante. |
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Non sono d'accordo su tutto, ma devo dire che la recensione ha reso giustizia. Il voto no, a mio parere. Trovo che sia dtata un po' troppo duro su Alone in Heaven e Shitload of Money. Il bello dei sonata è proprio che non hanno un "genere" in cui essere rinchiusi. |
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personalmente a me piacciono sia i vecchi che i nuovi sonata arctica e se devo essere sincero credo che un gruppo che cambia genere non sia da buttare perchè un gruppo si apprezza per il gruppo che è e poi in un posto secondario per la usica che fa. |
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Reputo i Sonata Arctica una delle band che ha contribuito a farmi amare il Power Metal, sopratutto da Ecliptica fino a Reckoking Night...in Unia solo poche canzoni mi hanno attirato...The Days of Greys idem, solo poche canzoni mi hanno catturato...Anche in questo ultimo cd poche canzoni riescono ad attirarmi... Secondo il mio modesto punto di vista avendo perso (avendo abbandonato volutamente) Jani (il loro precedente chitarrista) hanno un pò perso quella caratteristica basilare...e non sono uno di quelli contro la sperimentazione, MA penso che i S.A. avrebbero dovuto quanto meno mantenere come base la loro identità già conosciuta ai vecchi fan e ai più, e poi magari cercare altri lidi come sperimentazione per ampliare i loro confini...secondo me hanno sbagliato un pò il modo...ma è solo un parere. I Sonata rimangono e rimarranno per me il gruppo che nel cuore canta per me ... The Cage... Victoria's Secret...e tante tante altre!  |
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Secondo me è un lavoro di buon livello. Non dimentichiamoci che da Unia in poi deve fare tutto Tony! Non ha più Jani che scrive alcuni pezzi da solo. Un calo di creatività è più che normale. L'unica persona al mondo in cui non l'ho riscontrato è quell'altro genio di Sammet che ha scritto tutti i testi di Edguy e Avantasia.. Ma è un altro discorso. Tornando a quest'album, io l'ho davvero apprezzato da metà in poi (The Day è lo spartiacque per intenderci) con l'eccezione di Somewhere Close To You. E le due Wildfire sono un colpo di genio. Direi che un bell'85 non glielo toglie nessuno. |
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seguo i SA da 8 anni ormai. Visti 3/4 volte dal vivo e ho sempre apprezzato quasi tutto quello che hanno fatto. Ho imparato ad apprezzare (e ora ad amare al punto da aver abbandonato i primi album) gli ultimi lavori, ma questo Stones, dopo 3 volte che lo ascolto, non mi va giù. A volte mi sembra di ascoltare un disco glam.. con tutta questa gioia di vivere inutile, e ritornelli veramente fastidiosi.. bah.. E' stata una scelta molto rischiosa, secondo me. Vediamo se pagherà. |
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AAH che bella posizione geografica che hai per il metal! |
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Sto nei pressi di Milano, comodo comodo per vedermeli a Novembre  |
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Bravo MrFreddy, infatti lo volevo scrivere...più vicino a Reckoning. Ma gli arrangiamneti adottati su Unia sono magici! Mi ha fatto piacere averti "conososciuto" e sicuramente ci si ritrova su qualche altra recensione!Ciaooo P.S. A proposito di dove sei? |
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Ti capisco perfettamente Carloff - in un certo senso questo disco è come un anello "mancante" della discografia. Riprende ciò che era stato Reckoning Night e ci aggiunge degli elementi nuovi. Unia era Reckoning Night (non in così larga parte, per la verità) + Prog e sperimentazione (tanta, tanta, e con questo termine intendo la complessità degli arrangiamenti, la ricercatezza delle strutture, l'intricata raffinatezza dello stile) e così Stones, ma con una differenza fondamentale - qui con "sperimentazione" si intende l'innovativa commistione di power, prog, hard rock, pop e soluzioni fuori di testa (in senso buono, Cinderblox lo dimostra). E' questo ciò che lo porta all'indietro nella linea di evoluzione compositiva dei Sonata. Spero di aver espresso bene il mio punto di vista xD |
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Eh si, devo dire che mi aspettavo di più. Per carità non lo considero un acquisto inutile, sono sempre loro...ma avrei preferito un pizzico di "unianità" in più...e qui c'è chi sa cosa intendo. Per me un 72 ci può stare.... Ciao belli!! |
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L'ho ascoltato parecchie volte, devo dire che all'inizio le canzoni non mi dicevano niente.. Poi, dopo che le ho ascoltate più volte ho incominciato ad apprezzarle! Per me è un album carino, per adesso non penso però che sia uno dei migliori.. |
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Sono una fan dei Sonata Arctica da quasi 3 anni, non ho ancora ascoltato l'album perchè sto aspettando il momento giusto (assoluta tranquillità). Ho letto molto volentieri questa recensione e mi complimento per come è stata scritta Mi ha fatto ridere la descrizione della canzone I Have A Right XD Comunque, quando lo avrò ascoltato un po' di volte, darò anch'io un parare! |
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Ahahah grazie CarlOrff facci sapere le tue opinioni appena avrai tra le mani il disco  |
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Stavo leggendo la recensione che ha rilasciato MrFreddy: mi piace il suo modo di ascoltare le canzoni (io a breve spero di ricevere per posta questo benedetto disco, dato che nei negozi proprio non sono riuscito a trovarlo)...ma cosa che mi piace di più è come ha descritto l'album Unia=MAGICO! ciao belli! |
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Grazie Barry ma ancora non riesco a trovarlo nella mia provincia (Pescara)! Assurdo!! Non voglio ascoltarlo sul tubo : lo voglio avere fisicamente, scartarlo, apprezzarne il booklet e metterlo all'impianto! Cosi si dà il giusto voto! Dico giusto?? |
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Mah, .... da alcuni album, i Sonata Arctica non sono male ma non mi entusiasmano neppure. Diciamo da Reckoning in poi. Parlando di generi in generale (scusate il carembour...) hanno un songwriting migliore degli ultimi Nightwish ed Epica ma inferiore ad esempio all'ultimo dei White Skull. (Tralascio volutamente il mio amatissimo black nelle comparazioni...). Le canzoni belle sono poche. Mancano alcune perle luccicanti che c'erano nei primi album (Gravenimage, per esempio). Quindici ascolti mi sembrano un po troppi e questo significa che manca quel quid di immediatezza. Ma non è da bocciare, questo loro ultimo lavoro. Se proprio devo votarlo, darei un 70. Au revoir, Monsieurs. |
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Wildfire II è belllissima, indubbiamente la migliore dell'album, delusione invece riguardo a WildFire III mi aspettavo molto di più dalla canzone che doveva chiuddere il ciclo del fuoco selvaggio, invece, tanto rumore per niente. ldell'album che dire? qualcosa è orecchiabile, ma Nulla di lontanamente paragonabile ai VERI sonata Arctica, quelli che proponevano capolavori come Ecliptica, Silence, WinterHeart Guild e Reckoning Night. si sono un po commercializzati e questo cambio di stile sul prog non mi piace proprio. rivoglio i Veri Sonata....Voto 68, giusto per WidFire II. |
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Quoto Raptus. Ho imparato a non disprezzare neanche la musica dei sassi, figuriamoci un album di sti qua. |
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bel disco di metal melodico..dai sonata mi aspetto proprio questo: bel metal melodico, niente di piu, niente di meno |
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Dopo un ascolto completo posso dire che lo trovo un ottimo lavoro targato Sonata. Il disco ha toni senza dubbio più leggeri degli ultimi due (insuperati, per quanto mi riguarda) album e presenta qualche sprazzo del loro vecchio sound, secondo me si colloca tra Unia e Reckoning Night (non a caso in Stones troviamo la continuazione di Wildfire ) come sonorità: arrangiamenti meno complessi rispetto al primo, ma più del secondo, commistione di elementi progressivi, pop e power come mai prima d'ora, pezzi di grande caratura (ad eccezione di un paio di canzoni quali Shitload of Money e I Have a Right, pezzi che si intestardiscono su una delle tante "anime" del disco senza il dosaggio sapiente delle altre track). Eccezionali in particolare Losing my Insanity, Somewhere Close to You (uno dei brani più aggressivi dei Sonata, direi) e la micidiale coppia Wildifire Part II e Wildfire Part III. Il solo difetto che vi ho trovato, oltre alle track citate, è una sensazione di scarsa omogeneità degli elementi differenti che a volte traspare, come se Tony avesse voluto strafare e si sia dimenticato per un pò della continuità dell'opera. In conclusione, lo trovo un ottimo disco, sullo stesso ottimo livello della maggior parte dei dischi della band e sotto solamente ai capolavori Silence, TDOG e, soprattutto, il magico Unia. 85 |
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Che due scatole gli ascoltatori italiani... io non riesco a capire perchè i metallari italiani siano così fissati con l'avere per forza certi canoni, i "riff ad elicottero" e urli alla Stratovarius per poter dare un 80 ad un disco! Questo album non è power e i SA non devono essere per forza power! Avreste un minimo di apertura musicale capireste che, seppure non è certo un capolavoro, di album come questo nel giro di un anni ne escono gran pochi. Alone in heaven è bellissima come losing my insanity, il fatto che siano uno dei pochi gruppi a poter arrivare ai livelli dei Queen dovrebbe farvi pensare a quanto li state sottovalutando e invece sopravvalutando altre band che sanno solo essere banalmente "heavy". Fare musica non è "saper rifare perfettamente" un esercizio, la musica non è un esame universitario! |
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...mi sono dimenticato di fare i complimenti al recensore, la sua analisi mi è sembrata molto lucida e condivisibile! |
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Ah ecco ! grazie dell' informazione  |
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Sì, Losing my insanity è stata originariamente incisa da Ari Koivunen, ma il pezzo in sé è stato scritto dal buon Tony Kakko; quindi si tratta di una cover "a metà"  |
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Non è un brutto album, anzi, ha solo bisogno di più ascolti per poter essere assimilato, è sperimentale percui potrebbe non soddisfare i canoni di tutti, molto belle tracce come Somewhere close to you, Alone in heaven, The day, Don' t be mean, capolavori le ultime due tracce che seppure sempre particolari hanno quella chiara impronta che contraddistingue i lavori precedenti a The days of grays, comunque mi pare che Losing my insanity sia una cover di un certo Ari Koivunen, loro connazionale, l' intro di quest' ultima è bello e comunque anche la canzone di persè non è malvagia, per quanto mi riguarda cresce ad ogni ascolto quest' album. |
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A me invece più lo ascolto, più piace. E' vero, è ai limiti del commerciale... Pero alcune tracce, come le due wildfire e la bellissima losing my insanity o somewhere close to you, non lo sono affatto. Come, al contrario, è tremenda I have a right. Molto molto belle anche Alone in heaven e Cinderblox. Comunque cresce molto con gli ascolti secondo me... Io l'ho ascoltato più o meno 15 volte e lo sto apprezzando molto di piu |
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Che dire...2 wildfire mi sembrano molto ben fatte, il resto, da un paio di ascolti che ho dato, mi è sembrato abbastanza deludente...troppo troppo commerciale, se non migliorerà per ora starei sul 60...ahiahiai, mi stanno scadendo nel false questi sonata (si nota che in questi giorni sto ascoltando i Manowar ??)  |
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Lo sto ascoltando proprio ora. Questa band fino a Wintherheart l'ho amata, poi da Reckoning mi è scesa vertiginosamente...ora come ora non riesco a inquadrare questo disco, ci vorranno un pò di ascolti ma per ora non grido al miracolo di un ritorno a certi livelli anche se qualcosa di molto bello si sente...vedremo tra qualche giorno (e qualche ascolto in più) che ne penserò... |
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di certo non si può dire che non siano freschi e ORIGINALI, io li adoro da sempre e per me Unia e TDOG sono magnifici, questo SGHN al primo ascolto mi ha lasciato molto di stucco e un po' deluso ma con vari ascolti lo sto apprezzando moltissimo e devo dire che mi sta divertendo come pochi album hanno mai fatto. Canzoni più melodiche ma comunque di sostanza. Per me, ben fatto!....anche se preferisco l'imensa complessità di Unia e sopratutto di TDOG. Bravi, fnalmente si possono rilassare con canzoni tranquille, magari da suonare in acustico in un pub a Dublino, mentre tu ti scoli una bella pinta di Guinness.  |
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Non l'ho trovato nei dannati megastore, lo sto ascoltando sul tubo. Per ora ho sentito la prima metà e, forse influenzato dal mio essere fan, non l'ho trovata affatto male. Tutte buone canzoni (se non ottime, come nel caso di Losign my Insanity e Somewhere Close to You), a parte Shitload of Money che ho trovato piuttosto mediocre. Ora continuo  |
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Sono l'unico che trova i Sonata Arctica l'unica band power metal che non dovrebbe darsi all'ippica? Almeno loro si sono discostati dall'orrido clichè che ormai ammorba il genere. poi il disco può piacere o no, quelli sono gusti, ma leggere infinite schiere di post del genere "erano meglio prima" e poi passare a leggere "il power metal è tutto uguale" nelle altre rece mi fa sempre un pò ridere! |
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Meglio degli ultimi due pessimi dischi, un pò più leggero, ma a occhio e croce sono un gruppo alla canna del gas. R.I.P. |
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Lo sto ascoltando per la terza volta... Non mi sembra male, soprattutto l'ultima traccia è davvero bella... Darò un giudizio migliore tra cinque o sei ascolti dell'intero cd ancora  |
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Oggi vado a vedere se lo trovo, adoro i Sonata da Unia in poi soprattutto, quindi non posso che essere euforico! |
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La cura maniacale per gli arrangiamenti cerca,a mio giudizio, di sopperire ad un preoccupante calo di ispirazione che si trascina stancamente da UNIA. |
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E' da stamani che lo ascolto. Devo dire che come album mi sta entusiasmando non poco. Ben tornati Sonata!  |
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Mah....l'ho ascoltato un paio di volte ieri, non vado matto per i Sonata ma alcune canzoni e alcuni album precedenti mi eran piaciuti...questo è anonimo e scialbo. |
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Sarai il benvenuto come del resto tutti  |
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Ecliptica - silence...........dischi bellissimi......ma è proprio da Wint che mi sono innamorato di questo gruppo. Mi farò sentire molto presto per digitare anche la mia di opinione. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Only The Broken Hearts (Make You Beautiful) 2. Shitload Of Money 3. Losing My Insanity 4. Somewhere Close To You 5. I Have A Right 6. Alone In Heaven 7. The Day 8. Cinderblox 9. Don’t Be Mean 10. Wildfire, Part: II - One With The Mountain 11. Wildfire, Part: III - Wildfire Town, Population: 0
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Line Up
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Tony Kakko (Voce) Elias Viljanen (Chitarra) Marko Paasikoski (Basso) Tommy Portimo (Batteria) Henrik Klingenberg (Tastiere)
OSPITI Timo Kotipelto (Backing vocals su tracce 1, 2, 5 e 6) Mika Mylläri (Tromba su traccia 2) Sakari Kukko (Sassofono su traccia 2) Peter Engberg (Chitarra acustica, Viola caipira e Banjo su tracce 5, 6, 7, 8 e 9) Lauri Valkonen (Doppio basso su tracce 8 e 10) Pekka Kuusisto (Violino su tracce 8, 9, 10 e 11) Anna Lavender (Dialoghi su traccia 11) Mikko P. Mustonen (Orchestrazione su traccia 11)
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