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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Lamb Of God - Lamb of God
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24/06/2020
( 6734 letture )
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Moltissima era l’attesa per il nuovo album dei Lamb Of God, chiamati a dare un seguito al clamoroso VII: Sturm und Drang del 2015. Ben cinque anni ci separano da quell’episodio, un silenzio inframezzato da due uscite minori, l’EP The Duke e un album di cover uscito sotto il vecchio monicker Burn the Priest, poco più che un antipasto per chi -moltissimi- attendevano una nuova raccolta di inediti. Lamb of God è soprattutto il primo album uscito dopo l’abbandono di Chris Adler. Una cesura enorme, nonché la prima in vent’anni di attività, che lascia la band orfana di un batterista immenso e di un membro fondatore. Ecco spiegato il titolo omonimo, da intendere come una ripartenza. Inutile dire che l’interesse sul nuovo Art Cruz, che aveva invero rimpiazzato Adler già lo scorso anno, era alle stelle. Se tutto questo non fosse già abbastanza, ci si è messo pure il coronavirus, che ha fatto slittare di cinque settimane la pubblicazione del lavoro.
Diciamo subito che Lamb of God è un album più diretto e ortodosso di VII: Sturm und Drang, più semplice se vogliamo. La melodia strisciante e il cantato in clean che aprono Memento Mori sembrano suggerire il contrario, ma chi aspettava esperimenti rimarrà deluso, questo corto preambolo è tutto quello che troverà. Tempo un minuto e mezzo e il brano esplode: un riffing spezzato tritaossa si alterna alla progressione melodica di un ritornello indovinato. Stesso discorso per il secondo singolo Checkmate e per buona parte degli episodi successivi. I Lamb Of God picchiano duro, vanno dritti al punto con dei brani feroci e lineari. Non si tratta però completamente di un ritorno al passato, ma piuttosto di un passato riletto agli occhi di Sturm und Drang, dal quale i cinque di Richmond ritengono una certa coscienza melodica, posta al servizio del loro furioso e collaudatissimo stile. La band è infatti in forma smagliante ed erige un muro continuo e fittissimo, come la terza Gears mette in chiaro: la strofa rabbiosa travolge l’ascoltatore come un rullo compressore, prima di aprirsi in un refrain d’impatto. La coppia Mark Morton/Willie Adler ha raggiunto livelli di complicità e perizia stratosferici, per non parlare di un Randy Blythe sugli scudi e più coinvolto che mai. Non che ci fosse bisogno di conferme in tal senso, gli occhi inquisitori di pubblico e critica erano piuttosto puntati sul nuovo acquisto. Art Cruz raccoglie la pesantissima eredità a testa alta e con una prestazione maiuscola, potente e variata, avvicinandosi allo stile di Adler senza cercare di emularlo. Con Reality Bath e l’ultimo singolo New Colossal Hate, i LoG inanellano altri due episodi ben riusciti, nel segno dei precedenti, per poi rallentare il ritmo con Resurrection Man. Tra i migliori episodi dell’album, il brano è un mid-tempo velenoso e martellante che raggiunge livelli di violenza e intensità notevoli sul finale. Poison Dream è particolarmente thrashy e offre il primo featuring dell’album, un Jamey Jasta spompato che spegne l’impeto della canzone. Di tutt’altra pasta l’intervento di Chuck Billy, che tinge di groove e melodia la seguente Routes. Le atmosfere paludose e tremolanti Bloodshot Eyes fanno da preambolo al colpo di grazia finale, la violentissima On the Hook, incentrata sulla crisi degli oppioidi. A livello lirico, Blythe sposta infatti il focus da sé stesso al mondo esterno: dalle ripetute stragi nelle scuole alle ingiustizie imposte agli Indiani d’America e lo sfruttamento delle risorse naturali, i temi da denunciare certo non mancano.
Insomma, Lamb of God è un album da ascoltare tutto d’un fiato, forte di una manciata di brani potenti e compatti, anche se per forza di cose poco variegati. Ogni elemento funziona a meraviglia e si incastona in un meccanismo perfettamente oliato. Quasi troppo, a prima vista. Un ascolto sommario rischia di restituire una raccolta di canzoni manieristiche, scritte da mani esperte ma poco disposte a lasciare una comoda comfort zone. È innegabile che i Lamb Of God abbiano deciso di giocare in casa, ma non si tratta solo della riproposizione di vecchi schemi: ancor più che riletto alla luce di VII: Sturm und Drang, il classico LoG-sound si ritrova qui ammantato dall’esperienza e dal mestiere eccelsi di questi musicisti. Forse inferiore all’ultimo, sicuramente diverso, Lamb of God cresce con gli ascolti e aggiunge un altro riuscito capitolo a una discografia priva di passi falsi.
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VOTO LETTORI
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71.11 su 120 voti [
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20
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ecco, i Lamb of GOd, machine Head e tutti questi gruppi groove metal di nuova generazione non mi dicono nulla, o poco!!!
Salvo solo i primi due album dei machine head, il resto può rimanere sugli scaffali dei negozi di dischi!!!!
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19
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Disco fatto per i fan ma che non da a mio avviso ciò che serve dopo una assenza di 5 fottuti anni. Questo disco omonimo della band è praticamente un "best of". Ogni canzone ha un rimando a qualcosa fatto dalla band in passato: l'intro di Checkmate che ricalca la struttura acustica di Ghost Walking con un mezzo assolo blues in stile Overlord e che parla di politica, l'intro di memonto mori che ricalca l'intro pulito di Remorse is for the dead, Vigil o la stessa Overlord, Bloodshot Eyes che riprende alcune vocal clean post the Duke, New Colossal Hate che rimanda indietro l'orologio ai tempi di Ashes...da una band così io mi aspetto SOLO il meglio ma qui hanno tirato fuori un disco al di SOTTO delle loro potenzialità. E' per me il loro disco PEGGIORE che vale comunque l'ascolto poiché, sebbene sufficienti...sono come sempre D.E.V.A.S.T.A.N.T.I. |
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18
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Recepito... Penso sia anche fisiologico che dopo anni passati a suonare lo stesso Genere, subentri la routine... "Chiaro" che se però suoni a tempo pieno e la Musica ti dà da vivere, tanti vanno avanti per inerzia anche quando sarebbe ora di dire Basta... |
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17
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Lucio, non è questione di suonare sempre le stesse cose, è questione di impegno. Il mestierante è quello che non s'impegna. |
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16
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Questo è il mio parere.. Mah.. Come la vedi? È sempre costruttivo il dibattito... |
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14
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Solita tiritera... il Genere questo è... Suonan bene? Perfetto.. Suonan male? Album da dimenticare/inutile... Ripropongono sempre le stesse cose.. Come se ci lamentassimo che Un Quadrato ha quattro Lati con la stessa misura... Questo è... Si ascoltano i Classici come faccio Io e buonanotte... |
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13
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Disco di mestiere, senza infamia e senza lode, insomma, termini a parte, siamo intorno al 6,5 e non di più, secondo me. Per carità, ottima produzione, Randy Blythe è la solita garanzia e Art Cruz mi sembra un degno sostituto di Adler, ma mancano proprio le canzoni. Boh è dai tempi di Wrath che non mi convincono più, a parte qualche canzone sparsa |
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12
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Penso sia un disco davvero troppo mestierante. Qualche pezzo riuscito ma nel complesso c'è poca roba. Per me è un 65. |
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11
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Buon disco che ha l'unico difetto di non impressionare l'ascoltatore...ci si aspetta proprio quel che si trova |
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10
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I LoG sono una garanzia, temevo per il cambio di registro dietro le pelli, e seppur Art Cruz mette in chiaro che non è stato scelto a caso e fa un egregio lavoro, mi dispiace che non ci sia più Chris Aldler, che reputo (avo) l'essenza dei LoG fino ad ora.
Ad ogni modo un ottimo album groove metal, senza novità, in linea con tutto ciò che già i nostri ci hanno fatto udire e dimostrato ma inferiore ai noti Wrath, Sacrament, Ashes of the Wake o anche a Sturm und Drag per quanto mi riguarda, voto un 80 secco per il sottoscritto. |
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9
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Sapevo che non avrebbero potuto riproporsi ai livelli (da urlo) di un album come Sturm... perlomeno le buone promesse dei singoli sono state mantenute. Memento Mori è una randellata di grande classe ed insieme a Resurrection Man penso possa finire nella playlist delle loro migliori in assoluto. Senza dubbio degna di menzione Routes con lo zio Chuck che sembra portare in dote uno spirito Testament a tutto tondo, compresa impronta veloce ed assolo.... ottimo pezzo. L'album è la solita parete di roccia naturale sulla vostra faccia, ostico come consueto con alcuni ottimi pezzi equamente distrubuiti lungo una scaletta poco nutrita ma priva di reali filler e di buon livello medio. Voto 77 |
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8
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Ottimo primo album con il nuovo batterista Art Cruz. Diciamo che ricopre bene il ruolo abbandonato dal suo predecessore e non era facile sostituire il maestro Adler. Nulla che faccia gridare al miracolo, ma se questa è la strada, ben venga e probabilmente dal prossimo oseranno anche qualcosina in più.
10,100,1000 Lamb Of GOd. Voto 80 pieno. Particolare menzione per resurrection men, reality bath e memento mori i migliori pezzi del lotto a mio avviso e poi, che collaborazioni, Billy e Jasta tanta roba |
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7
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Mi sento in linea con il commento di @Legacy, un buonissimo album con dei momenti davvero esaltanti: Memento Mori stratosferica, Resurrection Man segue a ruota (mi ricorda Omerta) ma anche Checkmate, Gears e New Colossal Hate spiccano nella tracklist. L'assenza di Adler non si avverte, Art Cruz ha seguito chiaramente il suo stile per mantenere immutato il sound della band. Diversamente da quanto leggo più sotto, dai LoG non mi aspetto null'altro che bordate con tanto groove: in questo sono, a mio avviso, i migliori su piazza in quanto a classe e affidabilità. Voto 75 |
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6
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Disco nettamente inferiore al precedente ma comunque con molte luci e pochissime ombre. L'unica cosa che effettivamente mi fa storcere il naso è forse l'eccessiva sicurezza di non voler strafare in questo caso ma fare un compito più che valido con poca spesa. Dopotutto non ne hanno sbagliato uno ma si poteva usare di più. Blythe totalmente disumano e Resurrection Man insieme a Memento Mori le top dell'album. Il voto è più che giusto quello della recensione
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5
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Probabilmente vado controcorrente,vedendo rece e commenti,ma per me é un disco senza infamia e senza lode.Un passo indietro rispetto a Sturm,nessun momento particolarmente memorabile.Ottima produzione,ottime prestazione(Blythe mostruoso)ma onestamente non mi esalta per nulla.Vista la dipartita di Adler,per me occasione mancata per provare qualcosa di diverso e passare alla "nuova fase" dei LOG,come del resto il titolo dell album lasciava intendere.. |
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4
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Album da 90, Randy in forma strepitosa, chitarre protagoniste come sempre e esame di Art ampiamente superato. Non ci sono filler, forse il pezzo meno riuscito è la collaborazione con Jasta, pezzi migliori Memento Mori, Reality Bath e Resurrection Man. Degno di nota anche On The Hook messo in chiusura di album. Lunga vita ai Lamb Of God, candidati assolutamente a disco dell'anno. |
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3
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Mi sta piacendo molto. Personalmente trovo che, in realtà, riff e canzoni siano dei LOG siano eccellenti. Nonostante l'immediata brutalità del gruppo, pure io all'inizio li trovavo troppo monocordi, poi si è trattato semplicemente di abituare l'orecchio al loro sound. |
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2
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Il loro disco “più lamb Of god”; nulla di nuovo ma tutti ottimi pezzi; svettano soprattutto resurrection man, la traccia di apertura e quella di chiusura a mio parere.
Un bel 75 se lo porta a casa |
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1
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Gruppone da paura che pero' non riesce a fare quel gradino in piu' per raggiungere i mostri sacri.. vedi Pantera... troppo monocordi e canzoni poco riconoscibili anche se devo ammettere che va' ascoltato parecchie volte per aprezzarne il contenuto. Prova del singer STRATOSFERICA. Il migliore per me resta Ashes of the Wake. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Memento Mori 2. Checkmate 3. Gears 4. Reality Bath 5. New Colossal Hate 6. Resurrection Man 7. Poison Dream 8. Routes 9. Bloodshot Eyes 10. On the Hook
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Line Up
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Randy Blythe (Voce) Mark Morton (Chitarra) Willie Adler (Chitarra) John Campbell (Basso) Art Cruz (Batteria) Musicisti Ospiti Chuck Billy (Voce su traccia 8) Jamey Jasta (Voce su traccia 7)
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