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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Lamb Of God - Ashes Of The Wake
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( 10147 letture )
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Non c'è bisogno di presentazioni, né di troppe cerimonie: questo è uno di quei rari casi nei quali si ha a che fare con dischi che parlano da sé. Chi come il sottoscritto ha passato buona parte dell'adolescenza a pane e NWOAHM avrà già ben chiaro cos'hanno rappresentato (e ancora rappresentano) gruppi come i Lamb Of God: una linea di confine, la voce della dissidenza, il nuovo volto dell'estremo. I cinque di Richmond sono entrati in scena a cavallo fra due millenni con un'irruenza fuori dall'ordinario, in un mercato non ancora saturo di band-fotocopia o consapevole del loro potenziale, cogliendoci alla sprovvista quasi tutti, uno ad uno a suon di cazzotti. Perché, diciamocelo francamente, aldilà del death made in Florida o del thrash Bay Area rimaneva ben poco di "heavy" in senso stretto da attirare masse così grandi di headbanger. In tutto ciò, i Lamb Of God sono riusciti nell'intento di unificare una gioventù ribelle ed in costante ricerca di sensazioni forti. E, checché se ne dica sul passato e futuro di questo gruppo, Ashes of the Wake rimane tuttora uno dei grandi capostipiti del metal moderno assieme a pochi altri esempi (nello stesso anno usciva a fargli compagnia un certo The End of Heartache, in molti capiranno).
Ashes of the Wake è la terza pubblicazione della band sotto il monicker "Agnello di Dio", dopo il debutto discografico col nome Burn The Priest (letteralmente "Brucia il Prete"). Un agnello molto più propenso a denunciare i mali del mondo, anziché estirparli. Allora come adesso non era difficile cogliere riferimenti, sia tematici che stilistici, alla cara vecchia scuola di casa Slayer e Pantera: shredding, groove, odio per il bigottismo ecclesiastico e uno spiccato senso critico verso le problematiche sociali, americane e non, con l'unica differenza che tutto suonava nuovo. Laddove il fan medio individuava superficialmente del thrash metal, ecco che intervenivano in supporto una massiccia dose di hardcore e, soprattutto, la voce di Randall Blythe. Se già nel precedente As The Palaces Burn si erano delineate le caratteristiche che li avrebbero poi consacrati come i principali esponenti della nuova dottrina, gran parte del merito era anche del buon (si fa per dire) Randy. Dieci anni or sono, prima dell'ascesa di sottogeneri più estremi quali deathcore e affini, c'era lui e la sua timbrica di chiara estrazione death metal: un connubio di scream e growl viscerali racchiusi in un fisico sì mingherlino, ma in grado di smuovere anche le teste dei più scettici. E poi il resto: violenza su un paio di sei corde ed una precisissima sezione ritmica. Non vorrei rischiare di essere riduttivo una volta ancora, ma per avere una chiara idea di cosa voleva dire ascoltare i Lamb Of God nel 2004 vi basta risalire di qualche riga. Ai mostri sacri del Made in USA andava ad aggiungersi di prepotenza un nuovo rampollo, figlio di riffing rugginosi ma metodici nell'esecuzione e di strutture e tempistiche scandite con precisione maniacale; merito del genio di casa Adler e specialmente della migliorata qualità in sede produttiva ad opera di Machine. Come risultato, ben tre quarti d'ora di assalti verbali e sonori con davvero poche pause riflessive. Senza disdegnare la seconda parte di Ashes of the Wake, i veri e propri picchi compositivi dell'opera e le perle da allora più inarrivabili si trovano tutte entro la prima metà del disco: dalla opener Laid To Rest, passando per Hourglass, Now You've Got Something to Die For e per la inquietantissima Omerta, il cui discorso iniziale è tratto da un monologo mafioso. Ribadisco che ciò non deve precludere l'ascolto del disco per intero, a maggior ragione se in chiusura troviamo pezzi come Remorse Is for the Dead, unici in termini di enfasi e pathos. Insomma, si spera di aver fornito le minime nozioni necessarie per fare (o rifare) vostro un lavoro del genere: non c'è nessuna scusa abbastanza valida per non volerlo conoscere, ammesso che veramente non lo conosciate ancora.
Se dieci anni fa fu praticamente impossibile rimanere indifferenti ad uscite di questo calibro, oggi si dovrebbe aver ben chiaro del perché il genere che i Lamb Of God hanno contribuito a far affermare sia così apprezzato, non solo fra le fila dei più giovani. Da Ashes of the Wake in poi, la soglia del dolore si è alzata vertiginosamente in un climax di odio ed energia. Forse per qualcuno non si tratterà del culmine della loro carriera, mentre per altri non sarà mai quel gioiello pioneristico che molti credono, ma una cosa è certa: è con dischi come questo che ci si mette al passo con le leggende, diventando sinonimo di "vero metal americano".
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VOTO LETTORI
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91.67 su 133 voti [
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26
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Stratosferico. Che bomba. 95 minimo |
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uno dei piu' grandi album di metal moderno post era Pantera. |
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Bah.... che dire? Una bomba.... voto 96 |
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23
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Il miglior disco groove post thrash dai 2000 in poi, devastante, vario e suonato da dio. Primi 5 pezzi da urlo, solo questi spazzano via tutta la discografia degli Slipknot |
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22
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Capolavoro del post trash e del metal del nuovo millennio . 90 tondo |
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disco of the madonna! Laid to rest e Omerta valgono tutto l'album |
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20
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If I live, I will kill you. If I die, you are forgiven. Such is the rule of honor... Omerta sta ai LOG come Territory sta ai Sepultura... però Omerta è come una macina di pietra! Laid to rest pezzo strepitoso. Per me questo è il discod ei LOG da avere assolutamente, insieme a VII che è un ottimo punto di accesso ai lavori del gruppo. Secondo me sono gli unici portabandiera di un certo sound diciamo stile Pantera, che pur non gli somigliano ma per caratura il paragone lo reggono alla grande e -per via di una pallottola maledetta- forse lo vincono anche. |
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19
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Ottimo album! Secondo me il migliore dei LOG al pari di Wrath. Valutazione personale: 84/100 |
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18
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Mi unisco al coro. Ascoltato diverse cose per cercare di colmare le lacune, proprio non mi vanno giú. La voce proprio zero, ma e' giusto così, mica può piacere tutto |
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17
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È vero, la voce non è granché, ma i chitarristi spaccano. Per me questo disco è 83 |
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16
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Metal Shock@ de gustibus, a me ad esempio piace un sacco e la considero insieme al riffing di Morton il loro trademark inconfondibile. Questo è un album freschissimo e musicalmente ispiratissimo, ma a livello vocale Randy secondo me raggiunge l'apice in Sacrament. |
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@Galilee: non sei il solo a cui non piace la voce di Randy. Come musica i Lamb mi piacciono abbastanza, un pò monocordi, ma quella voce non la digerisco |
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14
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Ho preso il disco in questione, ma non riesce a prendermi molto. I riff non sono male, ma questa voce troppo urlata e monocorde la trovo molto noiosa. Poi boh, non posso dire che non siano bravi tutt'altro, ma per il momento il dischetto in questione non riesce proprio a coinvolgermi. Noia... |
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13
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li amo,troppo cazzuti,randall ha un'estensione vocale da paura.Nulla da dire,gia il pezzo laid to rest fa aumentare di livello quest'album.Voto 90 |
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12
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Bella rece,concordo in pieno...Forse il 9 se lo meritava |
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11
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album strepitoso. veramente potente. nessun cedimento o filler. bravi davvero. lo riascolto spesso. per me 87 |
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10
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Prego Lazarus  |
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9
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Grandissimo disco, hourglass mi fa uscire di testa. Il meglio della band per me insieme al successivo sacrament, i successivi due cosi cosi...grande gruppo comunque |
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8
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grazie Aelfwine  |
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7
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Per me qui si trova il meglio della band, insieme a As the Palaces Burn. Band che comunque mi è piaciuta fino a Sacrament mentre gli ultimi due li ho digeriti poco o niente. |
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6
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Gusti certo, ma non li metterei nemmeno per sogno allo stesso livello di Gojira o LOG. |
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5
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Perché bleah? Originali, capaci, validi dal vivo... Non chiedo altro ad una band moderna poi gusti, chiaramente... |
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4
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Album davvero bello. Recensione chiara ed esauriente, con un voto leggermente alto secondo me, ma questione di gusti. Blood of the scribe sopra tutte. |
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3
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Uno dei loro migliori album e un classico del metal moderno. Voto 90. @Sonny: Ok Gojira e Mastodon, ma i Volbeat??!! Bleah.... |
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Gruppo validissimo, secondo me tra i migliori del 21° secolo assieme a Gojira, Mastodon, Volbeat e pochi altri... Il mio preferito resta Wrath, ma trovo non abbiano mai sbagliato un disco  |
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1
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Io direi che già solo per l'enorme influenza che ha avuto quest'album su altri gruppi, in un lasso di tempo oltretutto, brevissimo, direi che almeno un 95 ci stava, anche perchè musicalmente credo sia la perfezione nel groove/thrashcore/chiamatelo come volete. Credo che questo disco sia tra i pochi veramente degni di essere annoverati tra i fruitori dell'eredità dei Pantera. Per quanto mi riguarda, ogni singola canzone è un classico, e credo che Remorse is for the Dead sia la miglior canzone che i LOG abbiano mai composto. IMHO |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Laid to Rest 2. Hourglass 3. Now You've Got Something to Die for 4. The Faded Line 5. Omerta 6. Blood of the Scribe 7. One Gun 8. Break You 9. What I've Become 10. Ashes of the Wake 11. Remorse Is for the Dead
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Line Up
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Randall Blythe (Voce) Mark Morton (Chitarra) Willie Adler (Chitarra) John Campbell (Basso) Chris Adler (Batteria)
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